Erano terre cattoliche ovvero Pensieri in libertà
Un tempo il Veneto tutto era una sorta di sacca cattolica in un’Italia variamente religiosa, ma il tempo passa e cancella tante cose.
Non si offendano gli amici vicentini, ma siamo stati tirati per i capelli dalla notizia che proprio a Vicenza, il 18 e il 19 settembre, verrà messa in scena l’ennesima porcheria laido-moderna che incassa bei soldini producendo una valanga di gratuite offese e di imbecilli blasfemie ai danni di Nostro Signore e della Religione di Dio.
La notizia è corsa per i media, con tanto di lisciapelo della solita Repubblica che ha pubblicato un’intervista con l’autrice di tanta schifezza, senz’altro con tanto di compiacimento di papa Scalfari, più noto come intimo amico di papa Bergoglio.Ebbene, fino al momento in cui scriviamo, salvo alcune proteste come questa nostra, non abbiamo avuto notizia che i “cattolici” vicentini, Vescovo in testa, siano andati ad occupare il teatro in cui si dovrebbe svolgere la blasfema, schifosissima rappresentazione.
Da parte loro, occupati come sono, i media curiali e vaticani non si preoccupano più, già da tempo, di stigmatizzare le blasfeme, schifosissime iniziative “artistiche” che si vanno moltiplicando, anche perché alcune di queste vengono perfino promosse da certi palazzi vescovili, e a Vienna ne sanno qualcosa.
Da parte nostra, non avendo intenzione di pubblicizzare la produzione da cloaca sfornata a piene mani da certe “laiche” e “laici” progrediti con l’appoggio di tanti “uomini pubblici” che si dicono di sinistra perché sono esattamente “sinistri”, ci siamo limitati a segnalare la pubblicità fatta da Repubblica, solo a titolo esplicativo, perché si capisca di cosa parliamo.
E mentre accade tutto questo, a Roma ci sono di quelli che si trastullano con le idiozie ecologiche come la “difesa della madre terra”, magari, senza volerlo, per distogliere l’attenzione dei cattolici dalla marea montante di fango maleodorante che sta per sommergerci tutti. Riconosciamo però che anche a Roma, anche in Vaticano, anche nel palazzo apostolico, anche al Santa Marta, uno il cervello se non ce l’ha non può darselo. E qui lo Spirito Santo non può farci nulla, perché è proprio Lui, il Vivificante, che permette che certi cervelli invece di materia grigia contengano polverina per il trucco; è proprio Lui che dopo averci provato, per non intaccare il libero arbitrio concesso all’uomo, lascia poi che ognuno si scavi la fossa che vuole.
Monsignori? Vescovi? Cardinali? Papi? A tutt’oggi tutti zitti, forse per non aumentare il clamore intorno alla notizia e cercare di farla passare sotto silenzio… dopo che tutto il mondo la conosce!
Ogni giorno che passa aumentano le offese a Dio, montano gli orgogli titanici dei piccoli uomini che si credono dei, sciamano nugoli di cavallette sataniche che penetrano negli occhi, nelle orecchie e nelle bocche di tante ex brave persone un tempo informate dagli insegnamenti di Dio, rendendole cieche, sorde e mute, e tanto più cieche e tanto più sorde e tanto più mute per quanto si trovano ai posti più alti della Gerarchia.
Cieche, sorde e mute per condannare le offese a Dio, ma attente e ciarliere per lisciare il pelo agli offensori e alle offenditrici, com’è il caso di Bergoglio che scrive, esorta, íncita e benedice una tizia che si “accompagna” con un’altra tizia e che confeziona opuscoletti per corrompere i bambini e gli adulti con la diffusione della moda del “genere” senza genere, tale Francesca Pardi (come riportato dal Corriere del Veneto del 28 agosto).
No! Non siamo indignati, peggio, siamo sconcertati e arrabbiati, ma soprattutto siamo intimoriti, perché ci rendiamo conto che di questo passo il momento del castigo di Dio si approssima sempre più… e temiamo di non essere preparati ad affrontare la prova.
Non ci resta che intensificare le nostre preghiere, perché il Signore ci usi misericordia e abbia pietà di tanti empii che fanno strame dei suoi comandi.
Kyrie, eleison.
Christe, eleison.
Kyrie, eleison.
Un tempo il Veneto tutto era una sorta di sacca cattolica in un’Italia variamente religiosa, ma il tempo passa e cancella tante cose.
Non si offendano gli amici vicentini, ma siamo stati tirati per i capelli dalla notizia che proprio a Vicenza, il 18 e il 19 settembre, verrà messa in scena l’ennesima porcheria laido-moderna che incassa bei soldini producendo una valanga di gratuite offese e di imbecilli blasfemie ai danni di Nostro Signore e della Religione di Dio.
La notizia è corsa per i media, con tanto di lisciapelo della solita Repubblica che ha pubblicato un’intervista con l’autrice di tanta schifezza, senz’altro con tanto di compiacimento di papa Scalfari, più noto come intimo amico di papa Bergoglio.Ebbene, fino al momento in cui scriviamo, salvo alcune proteste come questa nostra, non abbiamo avuto notizia che i “cattolici” vicentini, Vescovo in testa, siano andati ad occupare il teatro in cui si dovrebbe svolgere la blasfema, schifosissima rappresentazione.
Da parte loro, occupati come sono, i media curiali e vaticani non si preoccupano più, già da tempo, di stigmatizzare le blasfeme, schifosissime iniziative “artistiche” che si vanno moltiplicando, anche perché alcune di queste vengono perfino promosse da certi palazzi vescovili, e a Vienna ne sanno qualcosa.
Da parte nostra, non avendo intenzione di pubblicizzare la produzione da cloaca sfornata a piene mani da certe “laiche” e “laici” progrediti con l’appoggio di tanti “uomini pubblici” che si dicono di sinistra perché sono esattamente “sinistri”, ci siamo limitati a segnalare la pubblicità fatta da Repubblica, solo a titolo esplicativo, perché si capisca di cosa parliamo.
E mentre accade tutto questo, a Roma ci sono di quelli che si trastullano con le idiozie ecologiche come la “difesa della madre terra”, magari, senza volerlo, per distogliere l’attenzione dei cattolici dalla marea montante di fango maleodorante che sta per sommergerci tutti. Riconosciamo però che anche a Roma, anche in Vaticano, anche nel palazzo apostolico, anche al Santa Marta, uno il cervello se non ce l’ha non può darselo. E qui lo Spirito Santo non può farci nulla, perché è proprio Lui, il Vivificante, che permette che certi cervelli invece di materia grigia contengano polverina per il trucco; è proprio Lui che dopo averci provato, per non intaccare il libero arbitrio concesso all’uomo, lascia poi che ognuno si scavi la fossa che vuole.
Monsignori? Vescovi? Cardinali? Papi? A tutt’oggi tutti zitti, forse per non aumentare il clamore intorno alla notizia e cercare di farla passare sotto silenzio… dopo che tutto il mondo la conosce!
Ogni giorno che passa aumentano le offese a Dio, montano gli orgogli titanici dei piccoli uomini che si credono dei, sciamano nugoli di cavallette sataniche che penetrano negli occhi, nelle orecchie e nelle bocche di tante ex brave persone un tempo informate dagli insegnamenti di Dio, rendendole cieche, sorde e mute, e tanto più cieche e tanto più sorde e tanto più mute per quanto si trovano ai posti più alti della Gerarchia.
Cieche, sorde e mute per condannare le offese a Dio, ma attente e ciarliere per lisciare il pelo agli offensori e alle offenditrici, com’è il caso di Bergoglio che scrive, esorta, íncita e benedice una tizia che si “accompagna” con un’altra tizia e che confeziona opuscoletti per corrompere i bambini e gli adulti con la diffusione della moda del “genere” senza genere, tale Francesca Pardi (come riportato dal Corriere del Veneto del 28 agosto).
No! Non siamo indignati, peggio, siamo sconcertati e arrabbiati, ma soprattutto siamo intimoriti, perché ci rendiamo conto che di questo passo il momento del castigo di Dio si approssima sempre più… e temiamo di non essere preparati ad affrontare la prova.
Non ci resta che intensificare le nostre preghiere, perché il Signore ci usi misericordia e abbia pietà di tanti empii che fanno strame dei suoi comandi.
Kyrie, eleison.
Christe, eleison.
Kyrie, eleison.
Bergoglio e il gender
Compare sulla Bussola Quotidiana un curioso articolo di Gianfranco Amato in cui viene ripresa lucidamente la questione del totalitario e demenziale programma “educativo”, contenuto nella nuova legge renziana sulla scuola, che mira ad imporre l’indottrinamento al “genere”. Viene giustamente smascherato l’insolente tentativo dello stesso Ministro della pubblica istruzione (lo chiamiamo così per comodità), di negare l’evidenza delle cose, dimostrando così scarsa fiducia anche nella capacità di comprensione degli amministrati. L’autore non manca poi di considerare la incresciosa vicenda della diocesi di Padova che, se da un lato si è rimessa in toto alla dichiarazioni del Ministro, sulla inesistenza di questa minaccia educativa nella legge dello Stato italiano, dall’altro non esclude affatto che la questione dell’identità di genere meriti di essere considerata positivamente.
Sennonché l’articolo si conclude con un richiamo alle parole pronunciate in senso critico sul tema del gender da Bergoglio, evidentemente per mettere in luce come le opinioni espresse dalle autorità diocesane, con vescovo non ancora insediato ufficialmente, siano in contraddizione col magistero della Chiesa.
Dunque il richiamo, peraltro non nuovo, avrebbe la pretesa di dimostrare quale sia la posizione ufficiale della Chiesa, e come solo ad essa si debba fare riferimento. Di conseguenza, dovremmo pensare che la diocesi di Padova, in forte contrasto con il Magistero supremo, su una questione che coinvolge la teologia della creazione e quindi i fondamenti stessi della fede, si sia messa fuori della stessa chiesa, rispetto alla quale ha compiuto un gravissimo atto di ribellione. Ma forse le cose non stanno proprio così.
La formidabile macchina da guerra dei movimenti omosessualisti che alimenta il tentativo di una vera e propria rivoluzione culturale, opera da anni indisturbata, divorando ogni spazio di libertà e agendo senza trovare ostacoli negli organismi governativi. Domina su mandato delle istituzioni sovranazionali la politica, incidendo giorno dopo giorno attraverso la assoldata consorteria mediatica sulla mentalità e sul costume con una violenza ben più subdola ed efficace di quella usata dai pregressi sistemi totalitari. Questa opera mostruosa e tentacolare non sfuggì certo a Benedetto XVI, che non mancò mai di lanciare il proprio avvertimento accorato nelle occasioni più diverse. Basti pensare ad esempio, al vigoroso discorso tenuto durante l’incontro annuale col corpo diplomatico nel 2011. Il clero che non ha mai ascoltato le sue parole, non ha raccolto l’avvertimento, anche se non ha mai osato neppure porsi apertamente in contrasto con l’insegnamento papale. Si è limitato ad ignorarlo, attento semmai ai segnali che venivano dalla politica, in attesa di un pontefice che assecondo questa e persino guidandola attraverso il consenso mediatico, assicurasse la piena e rassicurante armonia con i poteri dominanti.
La diocesi di Padova non si sarebbe affidata alla stampa locale per spiegare al popolo di Dio quale debba essere la interpretazione sedicente cattolica del gender, se questa interpretazione non fosse già stata anticipata dal quotidiano dei vescovi che certamente non ha scelto una via sgradita a Bergoglio, che è al secolo Vescovo di Roma. Dunque caro Amato, le parole contra gender sparse qua e là, ma sostanzialmente smentite dalla abolizione della legge naturale fatta senza creare troppo scalpore, addirittura con l’instrumentum laboris per il sinodo straordinario sulla famiglia, non intendono porre nessun ostacolo alla china rovinosa presa dalla chiesa attuale che ovviamente non ha nulla a che fare con quella affidata a Cefa. Sono parole che servono ad accelerare quella caduta rovinosa distraendo per qualche momento la attenzione di quanti non sono pronti a prendere ancora atto della realtà di essere stati abbandonati in mezzo al guado della loro esistenza mentre la diligenza si è autoaffondata e da tutte le sponde arrivano i soldati nemici a cavallo.
– di Patrizia Fermani
Il codicillo della riforma che fa entrare il gender nei programmi scolastici
– di Elisabetta Frezza
Vicenza. Cronache di porcherie e sacrilegi. Esiste ancora la Curia?
Redazione
La pornografia è sempre merce vendibile, però è anche un po’ inflazionata. E allora bisogna sempre cercare qualcosa di più, sempre di più (di più schifoso, beninteso). Poi, basta chiamare le schifezze con nomi suggestivi; così, un’attrice-regista-autrice che produce e mette in scena porcherie diventa “eccessiva, affascinante, indecente, appassionata” e almeno uno dei quattro aggettivi (il terzo, per la precisione) è appropriato. Del resto, viviamo nell’epoca che ha nobilitato anche la prostituzione, chiamando le puttane “escort”, quindi ormai siamo abituati a non stupirci più di nulla.
Non ci sarebbe quindi nulla di nuovo e di interessante nell’articolo del Mattino di Padova, che qui sotto riproduciamo. In fondo, potremmo dire, è la cronaca dell’ennesimo prodotto maleodorante da vendere a un pubblico che ormai sembra amare le fogne. Invece c’è qualcosa di più, e si chiama sacrilegio. Leggetevi l’articolo, e vedrete. Non voglio nemmeno riportare certe cose. Ora, nulla dovrebbe essere, per un Pastore della Chiesa, più grave del sacrilegio e nell’articolo del Mattino leggiamo quello che già sapevamo, ossia che la Curia di Vicenza ha scelto “per ora” di non intervenire. Finora l’unico che abbia detto qualcosa di sensato è stato Salvini, che ha dichiarato: “A me pare un’enorme schifezza”.
Vogliamo pensare che la Curia non abbia detto nulla perché è impegnata ad elaborare una nota di protesta che sarà implacabile, assoluta, severissima, e naturalmente ha bisogno di un po’ di giorni per formulare un documento che spianerà questi atei sacrileghi e indecenti. Vogliamo sperarlo.
Nel caso stranissimo che ciò non avvenga, dovranno essere i laici di buona volontà, che ancora non hanno rinunciato ad essere cattolici, a farsi sentire col maggior chiasso possibile, e a pregare in riparazione di questa oscena offesa che si farà a Nostro Signore Gesù Cristo. E naturalmente si dovrà anche pregare per i Pastori vili, nel caso stranissimo che il silenzio continui…
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DIOCESI DI PADOVA: VOLETE ORGANIZZARE UN INCONTRO SUL GENDER? DOVETE CHIEDERE IL PERMESSO AL VESCOVO
Si sa che nelle varie realtà della Chiesa italiana la questione “gender” è intesa e vissuta in modo diverso. In caso contrario tutte le diocesi e tutti i movimenti ed associazioni avrebbero aderito alla manifestazione del 20 giugno in piazza San Giovanni e tutti sosterrebbero le Sentinelle in Piedi, mentre invece ci sono molti parroci e diocesi che se ne dissociano e le vedono come il fumo negli occhi.
In molti ambienti cattolici la questione del “gender” non ha diritto di accesso, perché si teme possa dividere. Tutto questo è noto e non stupisce. Quello che continua a stupire è piuttosto che l’esistenza del problema sia misconosciuto, minimizzato o addirittura negato. Che gli allarmi vengano considerati allarmismo. Che le preoccupazioni di genitori, insegnanti e cittadini siano eccessi e che la loro mobilitazione non sia rispettosa.
È quanto mi sembra che emerga da una nota dell’Ufficio scuola della diocesi di Padova, diramata il 18 agosto scorso (clicca qui). In alcune parrocchie si sono fatte delle serate sul gender e all’Ufficio scuola sono giunte richieste di chiarimento da parte di vari fedeli. Per questo motivo, l’Ufficio scuola ha diramato la nota suddetta che dice tre cose: a) il gender non è un’ideologia ma un insieme di teorie anche diverse tra loro di cui non è corretto fare ogni erba un fascio, non è il nemico da combattere ma un interlocutore con cui dialogare e discernere, informandosi correttamente e formandosi alla logica di Cristo; b) l’articolo 16 della legge sulla buona scuola non ha niente a che fare col gender e quindi è pretestuoso contestare su queste basi la legge stessa raccogliendo firme per la sua abrogazione; c) il ministro Giannini ha emanato delle circolari che possono rassicurare i genitori. Infine, la nota diffida dall'organizzare incontri senza avere informato il Vescovo e, per quanto riguarda le tematiche connesse con l’educazione, l’Ufficio Scuola.
Dopo questa nota sarà molto difficile che un parroco si azzardi ad organizzare una serata sul gender o, se lo farà, dovrà organizzarla in modo equilibrato, stando bene attento che tra i relatori ci sia anche chi difende questa ideologia. I fedeli padovani che sono stati alla manifestazione di Roma penseranno di aver fatto qualcosa di sbagliato. Chi ha partecipato alle veglie delle Sentinelle in Piedi si sentirà sconfessato. Quanti si aspettano dalla diocesi un indirizzo si sentiranno delusi perché l’unico invito trasmesso dalla nota è quello di dialogare.
A leggere la prima parte della nota, sembra che per l’Ufficio scuola della diocesi di Padova l’ideologia gender sia un’invenzione. Esisterebbero solo varie teorie in discussione su libri e su riviste di cui la stessa nota fa qualche esempio. Però Papa Francesco dice che esiste. Però Benedetto XVI ha detto che esiste. Ambedue hanno messo bene in guardia e ne hanno indicato l’estrema pericolosità. L’Ufficio scuola di altre diocesi ha licenziato documenti sul gender in cui si evidenziano i pericoli e si indicano le vie per contrastarlo. Sono stati tutti vittime di allucinazione?
L’Ufficio scuola della diocesi di Padova sa che dal 1994 l’ideologia del gender viene portata avanti sistematicamente da tutti gli organismi internazionali? E che per i prossimi 30 anni sarà collegata agli Obiettivi del Millennio, ossia equiparata ai diritti umani? Che è finanziata dalle grandi fondazioni americane? Ha mai letto gli studi di Marguerite Peeters? Oppure le Linee guida dell’OMS-Europa, o quelle del Ministero italiano per le pari opportunità? Sa che ci sono case editrici che stampano solo libretti gender? Che le biblioteche dei comuni ne sono piene? Che nei corsi di educazione sessuale si insegna cosa è un “pompino” e si fanno vedere filmati di omosessualità?
Eppure, per l’Ufficio scuola della diocesi di Padova il gender è solo un insieme di teorie da discutere. Così i cattolici altro non devono fare che organizzare convegni. C’è il livello della discussione delle teorie – come fanno giustamente le riviste specializzate – ma c’è anche il livello della protesta o della mobilitazione contro qualcosa di sbagliato. Stupisce la frase della nota: “bisogna confrontarsi con chi propugna modelli interpretativi dell'umano diversi da quelli che il Vangelo propone”. Ad un convegno accademico va bene, ma se nella scuola di mio figlio di undici anni gli insegnano l’uso del preservativo devo forse aprire una discussione? E con chi e su cosa mi devo confrontare?
Lasciando da parte l’argomento molto complicato del comma 16 articolo 1 della “buona scuola”, non si capisce da dove nasca la grande fiducia dell’Ufficio scuola della Diocesi di Padova nei confronti delle circolari del ministro Giannini. Le norme che il ministro ha ribadito nella famosa circolare diramata dopo l’approvazione della legge sulla “buona scuola”, erano già vigenti prima. Ma questo non ha impedito a innumerevoli dirigenti scolastici, insegnanti e cooperative Lgbt che hanno in essere convenzioni su progetti di educazione sessuale, di non tenerne conto e di fare di nascosto dei genitori.
Il centro della nota padovana è in ogni caso il seguente passaggio: “La questione del gender non può essere ridotta alla ideologia gender. La prima porta in sé alcune istanze che meritano di essere seriamente considerate”. Forse bisognava scrivere: la questione dell’identità sessuale maschile e femminile non può essere ridotta all’ideologia gender, e saremmo stati d’accordo. Ma la parola gender ormai non significa più quello che significava quarant’anni fa, al tempo degli “studi di genere”. Allora essa era sinonimo di sesso, di identità sessuale naturale maschile e femminile, ora non più. La nota cita l’articolo della Giaccardi su “Avvenire” del 31 luglio scorso: una apertura inaccettabile al gender che trascura cosa esso sia oggi (qui equi gli articoli de La Nuova BQ al proposito).
Alla fine, cosa rimane impresso di una nota come questa dell’Ufficio scuola della diocesi di Padova? Che chi si è mobilitato contro il gender ha sbagliato, che non c’è da allarmarsi, che il ministro Giannini sorveglia adeguatamente, che bisogna dialogare e confrontarsi e che il gender è solo una serie di teorie da discutere. In pratica, la nota apre al gender. Complimenti.
In molti ambienti cattolici la questione del “gender” non ha diritto di accesso, perché si teme possa dividere. Tutto questo è noto e non stupisce. Quello che continua a stupire è piuttosto che l’esistenza del problema sia misconosciuto, minimizzato o addirittura negato. Che gli allarmi vengano considerati allarmismo. Che le preoccupazioni di genitori, insegnanti e cittadini siano eccessi e che la loro mobilitazione non sia rispettosa.
È quanto mi sembra che emerga da una nota dell’Ufficio scuola della diocesi di Padova, diramata il 18 agosto scorso (clicca qui). In alcune parrocchie si sono fatte delle serate sul gender e all’Ufficio scuola sono giunte richieste di chiarimento da parte di vari fedeli. Per questo motivo, l’Ufficio scuola ha diramato la nota suddetta che dice tre cose: a) il gender non è un’ideologia ma un insieme di teorie anche diverse tra loro di cui non è corretto fare ogni erba un fascio, non è il nemico da combattere ma un interlocutore con cui dialogare e discernere, informandosi correttamente e formandosi alla logica di Cristo; b) l’articolo 16 della legge sulla buona scuola non ha niente a che fare col gender e quindi è pretestuoso contestare su queste basi la legge stessa raccogliendo firme per la sua abrogazione; c) il ministro Giannini ha emanato delle circolari che possono rassicurare i genitori. Infine, la nota diffida dall'organizzare incontri senza avere informato il Vescovo e, per quanto riguarda le tematiche connesse con l’educazione, l’Ufficio Scuola.
Dopo questa nota sarà molto difficile che un parroco si azzardi ad organizzare una serata sul gender o, se lo farà, dovrà organizzarla in modo equilibrato, stando bene attento che tra i relatori ci sia anche chi difende questa ideologia. I fedeli padovani che sono stati alla manifestazione di Roma penseranno di aver fatto qualcosa di sbagliato. Chi ha partecipato alle veglie delle Sentinelle in Piedi si sentirà sconfessato. Quanti si aspettano dalla diocesi un indirizzo si sentiranno delusi perché l’unico invito trasmesso dalla nota è quello di dialogare.
A leggere la prima parte della nota, sembra che per l’Ufficio scuola della diocesi di Padova l’ideologia gender sia un’invenzione. Esisterebbero solo varie teorie in discussione su libri e su riviste di cui la stessa nota fa qualche esempio. Però Papa Francesco dice che esiste. Però Benedetto XVI ha detto che esiste. Ambedue hanno messo bene in guardia e ne hanno indicato l’estrema pericolosità. L’Ufficio scuola di altre diocesi ha licenziato documenti sul gender in cui si evidenziano i pericoli e si indicano le vie per contrastarlo. Sono stati tutti vittime di allucinazione?
L’Ufficio scuola della diocesi di Padova sa che dal 1994 l’ideologia del gender viene portata avanti sistematicamente da tutti gli organismi internazionali? E che per i prossimi 30 anni sarà collegata agli Obiettivi del Millennio, ossia equiparata ai diritti umani? Che è finanziata dalle grandi fondazioni americane? Ha mai letto gli studi di Marguerite Peeters? Oppure le Linee guida dell’OMS-Europa, o quelle del Ministero italiano per le pari opportunità? Sa che ci sono case editrici che stampano solo libretti gender? Che le biblioteche dei comuni ne sono piene? Che nei corsi di educazione sessuale si insegna cosa è un “pompino” e si fanno vedere filmati di omosessualità?
Eppure, per l’Ufficio scuola della diocesi di Padova il gender è solo un insieme di teorie da discutere. Così i cattolici altro non devono fare che organizzare convegni. C’è il livello della discussione delle teorie – come fanno giustamente le riviste specializzate – ma c’è anche il livello della protesta o della mobilitazione contro qualcosa di sbagliato. Stupisce la frase della nota: “bisogna confrontarsi con chi propugna modelli interpretativi dell'umano diversi da quelli che il Vangelo propone”. Ad un convegno accademico va bene, ma se nella scuola di mio figlio di undici anni gli insegnano l’uso del preservativo devo forse aprire una discussione? E con chi e su cosa mi devo confrontare?
Lasciando da parte l’argomento molto complicato del comma 16 articolo 1 della “buona scuola”, non si capisce da dove nasca la grande fiducia dell’Ufficio scuola della Diocesi di Padova nei confronti delle circolari del ministro Giannini. Le norme che il ministro ha ribadito nella famosa circolare diramata dopo l’approvazione della legge sulla “buona scuola”, erano già vigenti prima. Ma questo non ha impedito a innumerevoli dirigenti scolastici, insegnanti e cooperative Lgbt che hanno in essere convenzioni su progetti di educazione sessuale, di non tenerne conto e di fare di nascosto dei genitori.
Il centro della nota padovana è in ogni caso il seguente passaggio: “La questione del gender non può essere ridotta alla ideologia gender. La prima porta in sé alcune istanze che meritano di essere seriamente considerate”. Forse bisognava scrivere: la questione dell’identità sessuale maschile e femminile non può essere ridotta all’ideologia gender, e saremmo stati d’accordo. Ma la parola gender ormai non significa più quello che significava quarant’anni fa, al tempo degli “studi di genere”. Allora essa era sinonimo di sesso, di identità sessuale naturale maschile e femminile, ora non più. La nota cita l’articolo della Giaccardi su “Avvenire” del 31 luglio scorso: una apertura inaccettabile al gender che trascura cosa esso sia oggi (qui equi gli articoli de La Nuova BQ al proposito).
Alla fine, cosa rimane impresso di una nota come questa dell’Ufficio scuola della diocesi di Padova? Che chi si è mobilitato contro il gender ha sbagliato, che non c’è da allarmarsi, che il ministro Giannini sorveglia adeguatamente, che bisogna dialogare e confrontarsi e che il gender è solo una serie di teorie da discutere. In pratica, la nota apre al gender. Complimenti.
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