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lunedì 31 agosto 2015

I “fatti compiuti”

GNOSI ANTICRISTIANA E REGIMI

  La civiltà moderna è l’espressione di una Gnosi anticristiana? Gli ultimi anni stanno confermando la diagnosi di Eric Voegelin e smentendo il giudizio di Popper secondo il quale i totalitarismi moderni derivano niente meno che che da Platone  




La civiltà moderna è l’espressione di una Gnosi anticristiana?


  
Ci eravamo già occupati, sia pure di sfuggita, del pensiero del filosofo tedesco Eric Voegelin (cfr. l’articolo «Il volto del potere è demoniaco perché, “uccidendo” Dio, non mira che a distruggere», pubblicato su «Il Corriere delle Regioni» in data 31/07/2015); e anche della gnosi moderna protesa a scalzare la spiritualità cristiana dal mondo (nell’articolo «Il caso di Eluana fu la nuova breccia di Porta Pia per l’irruzione del relativismo gnostico?», sempre su «Il Corriere delle Regioni» in data 28/08/2015). Vogliamo ora mettere insieme i due argomenti e farne una sintesi: mostrando come le vicende degli ultimi decenni e degli ultimi anni stiano pienamente confermando la diagnosi di Eric Voegelin e smentendo, invece, il giudizio di Popper, secondo il quale i totalitarismi moderni derivano niente meno che da Platone, cioè dalla metafisica.
Specialmente negli ultimissimi anni, vorremmo dire negli ultimi mesi, si è avuta la netta percezione che una serie di “fatti compiuti”, davanti ai quali è stata messa la popolazione dei Paesi europei (ma non solo) e, in molti casi, davanti ai quali sono stati messi gli stessi Parlamenti, non sia solo la risultante di processi culturali e di modificazioni antropologiche spontanei e “naturali”, ma che si stia manifestando pienamente una strategia occulta, sempre più audace e impaziente, avente lo scopo di “testare” la presenza di anticorpi e, laddove – come è accaduto ultimamente – ne abbia verificato l’assenza, o una presenza debolissima, per imporre, con ritmo sempre più frenetico e con scrupoli sempre minori, lo scardinamento dei residui della Tradizione e, in particolare, del pensiero e della religiosità cristiana. Si tratta di un totalitarismo ormai esplicito, anche se non osa presentarsi come tale, basato su di un relativismo radicale, che è solo la prima tappa verso l’imposizione, per decreto, di una nuova tavola della Legge, totalmente rovesciata rispetto a quella preesistente, che aveva ispirato e guidato la civiltà dei nostri avi per secoli e millenni.
In altre parole: è in atto una manovra molteplice e convergente, che si serve delle università, delle scuole, delle case editrici, della stampa, della televisione, nonché dei partiti politici, e che si pronuncia sul fronte della filosofia, della psicologia, dell’educazione, dell’arte, della musica, dello spettacolo, del cinema, ma anche della scienza e della tecnica, oltre, naturalmente, a quello della religione e della spiritualità (si pensi al fiorire, non sempre spontaneo e casuale, di nuovi culti e nuove sette), avente lo scopo di dare lo scacco matto finale a quel poco che ancora sopravvive dell’anima del mondo (cfr. il nostro articolo, di parecchi anni fa, «Esiste un progetto consapevole per strappare l’anima del mondo», pubblicati sul sito di Arianna Editrice in data 30/102007).
Qualcuno si chiederà, forse, come si possa immaginare una cosa del genere, laddove bisognerebbe dedurne che tutti quasi tutti i poteri mediatici e i centri di produzione culturale si trovano sotto il controllo di questa élite gnostica e al servizio di un tale disegno di dominio mondiale. «Sì, è vero- sarà forse disposto ad ammettere qualcuno, e sia pure a denti stretti -: gli indizi ci sono, senza dubbio; e tuttavia, come si può ragionevolmente pensare che esistano delle forze così potenti, da controllare in maniera coordinata e simultanea tutto il mondo della politica, dell’informazione, della cultura, dell’arte? Via, siamo seri; questo è complottismo, questa è paranoia bella e buona». Infatti, la conclusione è sempre la stessa: non si può credere a una cosa del genere, perché si pensa che, nell’era della democrazia, della tecnica e del libero pensiero, nessun potere al mondo sarebbe in grado di esercitare un controllo totale; vi sarebbero innumerevoli personalità, atenei, giornali, televisioni, partiti politici, che non sarebbero disposti a piegarsi, né con le buone, né con le cattive.
Ma ne siamo proprio sicuri? Innanzitutto, non è necessario pensare che tutti coloro i quali servono il disegno del potere gnostico mondiale, siano consapevoli di quel che stanno facendo: siamo anzi personalmente convinti che la grande maggioranza di essi agisca, non diremo in buona fede - perché il concetto di “buona fede” presuppone anche un alto livello di consapevolezza etica, che, oggi, è abbastanza raro trovare, almeno negli ambienti superiori della società, e specialmente fra gli cosiddetti intellettuali - ma, quanto meno, pensando realmente di dare un contributo alla civiltà e al progresso. Naturalmente, s’intende che la “civiltà” e il “progresso” che essi hanno in mente, e che sono fermamente decisi ad imporre al mondo intero, sono l’esatta negazione di tutti i valori ed i saperi tradizionali; la cosa non li preoccupa affatto: certi di avere la verità in tasca (è questa l’essenza della gnosi: la presunzione di sapere quello che gli altri non sanno, non vedono, non capiscono, e nondimeno di volerlo imporre alle masse), vanno dritti per la loro strada, auto-convincendosi di essere al servizio della “buona battaglia”.
Neppure lo strano, pressoché unanime favore con cui sono spronati a condurla, da parte dei poteri “forti”, li insospettisce; né il fatto, ancora più curioso, per non dire imbarazzante, che, più essi picconano e demoliscono i valori tradizionali e più si fanno assertori imperiosi e irriducibili del nuovo che avanza, più le loro carriere professionali procedono a gonfie vele, senza intoppi né ostacoli, come se una mano amica li accompagnasse e li sospingesse. Eppure, per una persona davvero in buona fede, questo sarebbe un indizio altamente significativo: quando mai si è visto che davanti al banditore della verità vengono srotolati i tappeti rossi? Da che mondo è mondo, la verità viene ostacolata; e tanto più viene ostacolata, quanto più essa appare scomoda e davvero controcorrente. Mentre tutti costoro remano seguendo il filo della corrente: eppure mietono allori e successi, ricevono applausi, aumenti di stipendio; si vedono offrire poltrone nelle istituzioni culturali che contano, e vengono gratificati in ogni maniera possibile.
Ma torniamo a Eric Voegelin (1901-1985) ed alla sua notevole intuizione – notevole, perché formulata con chiarezza e antiveggenza, in anni ancora non sospetti – circa l’esistenza di un disegno mirante a estirpare l’idea di Dio dal cuore degli uomini, a cancellare i segni della sua presenza dalla storia, dal pensiero, dall’arte, dalla tradizione, dalla psicologia – per instaurare un ordine nuovo, fondato su di una umanità nuova, del tutto emancipata da ogni forma di trascendenza e del tutto auto-centrata: vale a dire, del tutto rinchiusa nell’Inferno della propria finitezza e della propria demoniaca immanenza.
Così Marcello Veneziani riassume la concezione storico-filosofica di Eric Voegelin nel suo saggio «Di padre in figlio. Elogio della Tradizione» (Bari, Laterza, 2001, pp. 97-99):

«Lo gnosticismo è per Eric Voegelin la teologia civile della società occidentale che ha voltato le spalle alla Tradizione. La gnosi cerca la redenzione attraverso una conoscenza superiore che affranca dal mondo.  Chi si oppone alla gnosi rivoluzionaria finisce nelle “buche dell’oblio” nelle quali i divini redentori degli imperi gnostici fanno precipitare le loro vittime con una pallottola nella nuca (“La nuova scienza politica”, p. 203). La modernità è uno sviluppo in seno alla società occidentale in competizione con la tradizione mediterranea (ivi, p. 269). La morte dello spirito è il prezzo del progresso. Contrariamente a una convinzione diffusa, per Voegelin le democrazie inglese e americana rappresentano lo strato tradizionale più antico e più saldamente consolidato della civiltà, mentre l’area germanica ne costituisce lo strato più spiccatamente moderno. Perché nei paesi anglofoni la rivoluzione è avvenuta in tempi lontani, con una varietà meno radicale di gnosticismo; perciò la resistenza delle forze della tradizione è risultata più efficace ed è riuscita a contemperare il nuovo con il preesistente. In Francia, invece, la spinta radicale dello gnosticismo ormai giunto a maturazione spezzò il paese in una metà laicista e una conservatrice in quanto protesa a salvare la tradizione cristiana (pp. 270-71). Da quella frattura nasce la società che volta le spalle alla Tradizione e si apre alle esperienze totalitarie del comunismo e del nazismo. A maggior ragione, si può aggiungere, le rivoluzioni del Novecento in Russia e in Germania hanno maturato un potenziale gnostico distruttivo superiore rispetto alla Rivoluzione francese, che, combinato  con le accresciute potenzialità della tecnologia, ha dato luogo al totalitarismo, alle guerre e allo sterminio in dimensioni sconosciute ai secoli precedenti.
Nota poi il Voegelin che nelle società tradizionali vigeva il controllo autoritario delle risposte; invece nelle società moderne, pervase dalla gnosi rivoluzionaria, vige il divieto di fare domande attraverso una consapevole,  deliberata, elaborata ostruzione della “ratio”.  Alcune domande cruciali concernenti l’esistenza personale e collettiva, il senso della vita e della morte, il senso religioso, vengono rimossi come quesiti oziosi (“Il mito del mondo nuovo”, pp. 77-78). Il riferimento di Voegelin è rivolto in particolare al pensiero di Marx  che nega l’esperienza tangibile della realtà, perché essa attesta la dipendenza dell’uomo; da qui la necessità di abolire il reale e liberarsi dal tempo, dalla finitudine e da ogni dipendenza (ivi, pp. 94-110).
In proposito Voegelin ci insegna la sua teoria a una filosofia dell’Ordine sotto il segno platonico dell’”anamnesi”: il ricordo diviene “filosofia della coscienza”sul crinale tra sapere e dimenticare. “Nei periodi di disordine sociale come il nostro siamo circondati dalle rovine simboliche dei ricordi passati e dai simboli di ribellione contro lo stato di dimenticanza e dobbiamo rimettere in moto il meccanismo del ricordo” (“Anamnesi”, p. 7). Per ripararsi dall’oblio e dal disordine sociale non basta tuttavia il riferimento alla tradizione empirica rappresentata dall’”idem sentire”: per Voegelin il “common sense” non va sopravvalutato come “refugium” della “ratio”, non è “un’ideologia sul tipo della tradizione”, ma un residuo di quella che Voegelin chiama “noesi”. Il comune sentire “è un fatto pragmatico di grandissima rilevanza per la stabilità dell’ordine politico della società occidentale ma è solo propedeutico alla chiarezza della coscienza noetica(ivi, pp. 266-269). Infatti, nota Voegelin, il senso comune si può coniugare con lo scetticismo, mutando il senso della Tradizione in semplice conservatorismo. Egli cita a tale proposito Sesto Empirico che fondava il suo scetticismo sul conservatorismo: noi viviamo in modo non dogmatico, seguendo le leggi, i costumi e le abitudini. L’”anàmnesis” è ben altra cosa dall’empirismo conservatore. A differenza di Popper che identifica la radice del totalitarismo nel platonismo, Voegelin affida al platonismo la salvezza dal totalitarismo: il pensiero metafisico, la capacità di ricordare e dunque di rianimare la Tradizione, è il vero “argine alla “fisica” totalitaria e all’oblio gnostico.»

La filosofia è importante, perché ci offre gli strumenti per analizzare la realtà e per comprendere il senso degli eventi storici. È importante, quindi, decidersi per Voegelin e contro Popper; per Platone e contro l’”uomo nuovo” ateo, materialista e utilitarista, che nasce con il libertinismo e si affaccia alla ribalta, con prepotenza, con l’Illuminismo: l’uomo nuovo che non ha rispetto per nulla e per nessuno di ciò che attiene al passato, e che vuol rifare da capo ogni cosa, secondo un suo modello – conscio o inconscio, ha poca importanza – di onnipotenza divina. In altre parole, l’uomo della gnosi moderna possiede un io demoniaco che vorrebbe sostituirsi a Dio, in un sacrilego progetto di ri-creazione dell’umanità e del mondo (vedi manipolazione genetica), secondo le sue convinzioni e prospettive, radicalmente immanentistiche e sfrenatamente utilitaristiche.
Aborto, eutanasia, matrimonio omosessuale, sono tutte tessere di un unico mosaico; anche un certo “pacifismo” a senso unico, anche un certo “buonismo” velleitario, anche un certo “umanitarismo” che finisce per calpestare, in nome dei pretesi diritti di alcuni, i diritti sacrosanti di molti altri – guarda caso, di coloro che ancora si tengono uniti alla Tradizione – fanno parte di questo disegno demoniaco. Non è necessario, lo ripetiamo, immaginare che tutti siano sul libro paga dei poteri gnostici occulti; basta che lo siano quelli che stanno seduti sulle poltrone più alte – nella politica, nell’informazione, nella cultura. È sufficiente che una parte di costoro svolgano la funzione degli utili idioti, ossia che si facciano volonterosamente portatori della dissoluzione spirituale e morale della società, sotto le parole d’ordine della civiltà e del progresso.
Tutto si basa su di un meccanismo psicologico abbastanza semplice, quasi banale: sulla inesauribile capacità degli esseri umani di raccontare a se stessi, prima ancora che agli altri, una verità di comodo, ad esempio per far tacere gli scrupoli di coscienza e per nascondere la propria coda di paglia. Perciò, sia ben chiaro: costoro non saranno mai convinti della propria malafede, neanche con la dimostrazione più lampante: perché ciascuno vede solo quella verità che è disposto a vedere...

di Francesco Lamendola

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