ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 settembre 2015

Parli chiaro?

Papa Francesco sarà negli Stati Uniti (e all’ONU) dal 22 al 27 settembre, sostando a Washington, New York e Filadelfia. Che cosa chiedono a Francesco i cattolici statunitensi? Il mensile ‘Inside the Vatican’  ha raccolto in un numero speciale auspici e preoccupazioni dei suoi lettori e di alcune personalità anche non cattoliche.

 Per la prima volta (non solo da Papa) negli Stati Uniti, Jorge Mario Bergoglio dovrà confrontarsi con un mondo per lui fin qui a lui estraneo e poco conosciuto, se non nei suoi rapporti da ‘potenza coloniale’ con l’America latina. E’ prevedibile almeno inizialmente un soggiorno non facile, considerato come i cattolici statunitensi siano molto divisi sui temi antropologici e ambientali. Da diverse inchieste demoscopiche recenti emerge che tra chi si dice cattolico esiste una maggioranza di ‘sì’ anche ai “matrimoni omosessuali”. Se però si approfondisce, il dato si rovescia tra i cattolici praticanti, tra i quali il 60% resta contrario a tale tipo di unione (vedi il sondaggio promosso dai Cavalieri di Colombo). Interpellati se l’aborto sia un peccato, il 57% di chi si dice cattolico risponde affermativamente: il dato però sale al 60% tra i giovani (18-29 anni), al 61 tra gli adulti (30-49 anni), al 73% tra i cattolici praticanti (vedi il sondaggio condotto dal Pew Research Center). Perplessità diffuse solleva poi l’impegno ‘ambientale’ di Francesco (sempre secondo quest’ultima indagine): se il 60% di chi si dice cattolico considera “essenziale” per l’identità cattolica l’azione per i poveri, solo il 29% ritiene che la stessa identità sia necessariamente connotata dall’azione ecologista.
Da poco è uscito l’ultimo numero del mensile cattolico Inside the Vatican, dedicato in larga parte proprio al prossimo viaggio apostolico statunitense del Papa e alle conseguenti attese dei suoi lettori. Ne emerge un quadro inconfutabile: si guarda a Francesco con speranza, ma nel contempo si richiedono da lui parole chiare, pubbliche e non equivocabili sui temi antropologici, dagli incontri con Obama a quelli in sede Onu. Ed anche, naturalmente, durante l’Incontro mondiale delle famiglie a Filadelfia. Un timore assai diffuso è che il Papa si concentri soprattutto su povertà, immigrazione e ambiente, evitando (almeno pubblicamente) di mettere a disagio un presidente ‘politicamente corretto’ - per certi versi frou frou e per certi altri liberticida  -come Obama, i giudici della potente Corte Suprema statunitense (che con 5 voti contro 4 hanno stravolto la Costituzione per legittimare i “matrimoni gay”), un’organizzazione pure ‘politicamente corretta’ come le Nazioni Unite.
Scrive tra l’altro nell’editoriale il direttore Bob Moynihan (nostra traduzione): “L’America ora attende papa Francesco con una grande speranza. Ma che tipo di speranza? Quella che le sue parole tocchino i cuori e facciano da guida. (…) Molti pregano che egli voglia pronunciare pacatamente ma fermamente parole di saggezza e verità per contrastare il cumulo di vergognose falsità che giornalmente sommergono gli Stati Uniti. (…) Sembra che il Paese abbia perso il suo baricentro morale. I princìpi cristiani che una volta guidavano il popolo americano e i suoi capi paiono progressivamente dimenticati. Ciò produce effetti drammatici, specialmente per le difficoltà crescenti di formare e mantenere la famiglia (…) e per la convinzione che la vita valga sempre meno, particolarmente nel caso dell’aborto con le sue quasi sessanta milioni di vittime da quando è stato legalizzato nel 1973”. Moynihan così continua: “La decisione della Corte Suprema del 26 giugno di permettere il ‘matrimonio omosessuale’ è un esempio ulteriore della confusione morale esistente. Francesco in passato ha parlato appassionatamente del ‘diritto’ di ogni bambino a un padre e a una madre. Molti sperano che voglia difendere tale diritto anche qui in America”. Gravissimo è poi lo scandalo, “che ha turbato profondamente il Paese”, relativo a funzionari della catena abortista Planned Parenthood (già di per sè un tristo ‘faro’ nell’industria della morte celebrata dai ‘progressisti’), colti a far commercio di organi di bambini abortiti.
Il numero di Inside the Vatican contiene un inserto di pregevole fattura intitolato “Le beatitudini di  Francesco”, in cui a ogni beatitudine evangelica corrisponde una foto del Papa a tutta pagina. Ed anche una sezione, che – sotto il titolo introduttivo “Voci dall’America” – raccoglie 11 riflessioni sulla visita papale provenienti, in buona parte ma non solo, dal mondo cattolico statunitense. Qualche esempio. Per Donald DeMarco (Human Life International) gli Stati Uniti sono in crisi di democrazia: l’autore paragona il coraggio di Abraham Lincoln - che reagì con forza contro la decisione del 1857 della Corte Suprema negante la cittadinanza ai neri – all’inconsistenza di Obama che, dopo la sentenza del giugno scorso dello stesso organo legittimante i “matrimoni gay”, ha rilasciato alla stampa una dichiarazione di grande portata filosofica: “Un Paese intero ha capito che l’amore è amore”. Mark e Louise Zwick (Houston Catholic Worker in Texas) chiedono invece al Papa che inviti i governanti a operare per “un’economia senza le odierne, tante disuguaglianze” e per un’attenzione partecipe ai diritti umani di immigrati e rifugiati. La ‘lettera’ della nipote del pastore Martin Luther King, Alveda, è incentrata su una domanda fondamentale sui rapporti interreligiosi: “Può realmente il leone giacere con l’agnello?”. Tre noti giocatori di baseball, Craig Stammen, Mike Sweeney e Mike Piazza, richiamano l’esigenza di essere ‘atleti di Dio’ contro il materialismo dilagante. Il noto commentatore politico Pat Buchanan - già consigliere di Nixon, Ford e Reagan - ha presentato nella sua riflessione la condizione di un Paese “mai così diviso in politica e in religione” su “quel che è bene e quel che è male, quel che è giusto e quel che è sbagliato”. Due rabbini, Arthur Schneier e Yehuda Levin, evidenziano il primo la necessità di un rafforzato dialogo cattolico-ebraico in tempi di violenza dilagante a ogni livello nella società, il secondo l’esigenza di contrastare l’odierna  deriva morale. Concludiamo le citazioni con il noto columnist William A. Doino (First Things), che chiede a Francesco parole chiare “di saggezza” ed elenca cinque motivi di riflessione: il dilagare del peccato e la necessità di allontanarsene; la famiglia come cellula della civiltà; il Catechismo della Chiesa cattolica come guida indispensabile per la fede; il bisogno di vescovi, religiosi e laici cattolici provvisti di una coscienza vigile e responsabile; il bisogno di condividere la Buona Novella attraverso una nuova evangelizzazione.
Un’atra decina di pagine è dedicata infine – per quanto riguarda il tema della visita papale - ad approfondimenti su temi particolari del cattolicesimo statunitense: si va dalla situazione delle religiose alla crisi della fede nell’educazione cattolica americana, dallo slancio sociale molto pronunciato alla questione del primato e ai rapporti con gli ortodossi, dai problemi liturgici a quelli dell’insegnamento universitario (ancora corrisponde ai principi della dottrina sociale della Chiesa?).   
CATTOLICI USA: IL PAPA PARLI CHIARO NELLA VERITA’, PUBBLICAMENTE – GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 10 settembre 2015

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