Un Concilio non conciliante
Monsignor Marchetto, avallato anche dal gradimento autorevole di Papa Francesco, sembra sposare di più la tesi resa famosa dal predecessore dell’attuale pontefice ed attuale papa emerito Benedetto XVI, quello del Concilio che va interpretato secondo l’ermeneutica della continuità, non quella della rottura.
Ora, anche per ciò che riguarda la musica liturgica, l’impatto del Concilio è stato fragoroso, a dir poco. Certamente c’è stata una rottura violenta, andando di molto oltre le intenzioni dei documenti del Concilio (e assecondando così un misterioso spirito dell’assise ecumenica). Io penso che l’interpretazione di Benedetto XVI e Monsignor Marchetto sia la più corretta, ma non mi nascondo che il Concilio è stato usato come una sorta di chiave per scardinare tante porte che in precedenza erano precluse. Si è usato il Concilio, molto a sproposito, come un grimaldello per aprirsi varchi in ambiti che dovevano rimanere al di fuori della liceità musicale e liturgica. Questo ha portato come conseguenza tutte quelle disfunzioni che elencavo in paragrafi precedenti.
Il Concilio ha certamente segnato la Chiesa negli ultimi 50 anni in modi che sono sotto gli occhi di tutti. Per quello che riguarda i danni fatti nella musica e nella liturgia (con la scusa del Concilio e malgrado quello che i documenti dicevano) non sono ottimista ma sono possibilista. Come detto, la spinta al cambiamento non verrà dall’altro ma verrà da un movimentismo disorganizzato che si coagulerà intorno a poche idee riformistiche fondamentali. Aspettiamo quel momento con trepidazione.
Un altro, qua. Eppure scemi non sono, questi simpaticoni. Bisogna concludere che sono più o meno tutti collusi. Ma verrà il Signore, e sentiremo il suo tonante "puntat'... mirat'... fuoco!", e allora questi min.....azzi spariranno per sempre!
RispondiElimina