di Satiricus
Riprendo con le presenti righe uno dei miei ultimi articoli, relativo alla pagliacciata delle scimmiette sulla facciata di San Pietro dello scorso otto Dicembre. Ho notato una discreta eco a riguardo di quello sfogo, la quale da un lato ha sovrastimato il senso molto circostanziato dei miei appunti, dall'altro offre l'occasione di parlare del tema che mi sta crescentemente a cuore: il plebevacantismo o greggevacantismo.
Andiamo per step. Dapprima risponderò ai miei zuavi detrattori, tra i quali non mancano coloro che a mio giudizio difendono il Papa per difendere se stessi (dal dolore di riconoscere la crisi ecclesiale patente) o i loro interessi (curiali, politici, culturali e via dicendo). Poi esumerò i residui di un articolo mai scritto, relativo al mio disappunto post-sinodale. Infine, a partire dal ‘mai scritto’, esporrò il mio concetto di plebevacantismo.
Agli zuavi e agli altri: facciamo un brindisi, prima alla coscienza e poi al Papa. Il tema caro a Newmann, poi ripreso da un insospettabile pastore tedesco, quale fu Benedetto XVI, avrei piacere potessimo metterlo sul tavolo nuovamente, per vedere se nell'era bergogliana, quella della Chiesa in uscita e finalmente libera, ci sia ancora un posto per la coscienza umana, oltre che per la coscienza gay (questa sembrerebbe assicurata, buon per loro). Nel precedente attaccavo San Pietro in quanto struttura edilizia, importante per la carica simbolica da secoli rivestita, ormai offesa ed infangata ad interim dalla zoofilia. Il tucano su San Pietro è un'idiozia, questo asserisco in coscienza e nemmeno il Papa potrà smuovermi. Non voglio avere a che fare con San Pietro per il prossimo anno - periodo convenzionale -, non voglio associarmi alle meduse o al bonobo - idolo sessuale anche per il discorso di inizio 2016 di Balasso - che lecca il Cristo Buon Samaritano. È questo sedevacantismo? Do allora il benvenuto ai nuovi adulatori di statue. No, non è sedevacantismo, io non entro in merito sullo status di Bergoglio, personalità opinabile e fuggente, di cui rispetto e accolgo i pronunciamenti ufficiali, facendo epoché sul resto, io mi limito a ripudiare fino alla prossima Immacolata i sassi dell'edificio di San Pietro. Infine, e qui chiudo il primo punto, voci di corridoio dicono non essere stato entusiasta del circo neppure lo stesso Pontefice: sarà lui pure un bieco nemico di Roma? Rispondano gli zuavi.
Qui un anticipo del terzo passaggio: il problema cattolico c'è ed è grande. Non so quanto ciò dipenda dal Santo Padre e dalle sue scelte, non so quanto queste ultime siano intenzionali e programmatiche, ma so che al di fuori di Santa Marta e di San Pietro la crisi di fede e identità cattolica si taglia ormai con l'accetta ad ogni livello di vita e struttura ecclesiale.
Ora sostiamo sul secondo punto, che esemplifica e raccorda i restanti due. Un merito e un aneddoto: rendo merito al lavoro di Agnoli che nei giorni immediatamente successivi al Sinodo sulla Famiglia ha preso nota delle dichiarazioni dubbie o tendenziose emerse dall’interno della stampa cattolica. Galeazzi, Falasca, Tornielli, il Sussidiario, Valente, Spadaro sono alcuni dei giornalisti giudicati per il loro operato ideologico o parziale, lascio qui di seguito alcuni rimandi: quiqui qui qui qui qui e qui.
Riprendo con le presenti righe uno dei miei ultimi articoli, relativo alla pagliacciata delle scimmiette sulla facciata di San Pietro dello scorso otto Dicembre. Ho notato una discreta eco a riguardo di quello sfogo, la quale da un lato ha sovrastimato il senso molto circostanziato dei miei appunti, dall'altro offre l'occasione di parlare del tema che mi sta crescentemente a cuore: il plebevacantismo o greggevacantismo.
Andiamo per step. Dapprima risponderò ai miei zuavi detrattori, tra i quali non mancano coloro che a mio giudizio difendono il Papa per difendere se stessi (dal dolore di riconoscere la crisi ecclesiale patente) o i loro interessi (curiali, politici, culturali e via dicendo). Poi esumerò i residui di un articolo mai scritto, relativo al mio disappunto post-sinodale. Infine, a partire dal ‘mai scritto’, esporrò il mio concetto di plebevacantismo.
Agli zuavi e agli altri: facciamo un brindisi, prima alla coscienza e poi al Papa. Il tema caro a Newmann, poi ripreso da un insospettabile pastore tedesco, quale fu Benedetto XVI, avrei piacere potessimo metterlo sul tavolo nuovamente, per vedere se nell'era bergogliana, quella della Chiesa in uscita e finalmente libera, ci sia ancora un posto per la coscienza umana, oltre che per la coscienza gay (questa sembrerebbe assicurata, buon per loro). Nel precedente attaccavo San Pietro in quanto struttura edilizia, importante per la carica simbolica da secoli rivestita, ormai offesa ed infangata ad interim dalla zoofilia. Il tucano su San Pietro è un'idiozia, questo asserisco in coscienza e nemmeno il Papa potrà smuovermi. Non voglio avere a che fare con San Pietro per il prossimo anno - periodo convenzionale -, non voglio associarmi alle meduse o al bonobo - idolo sessuale anche per il discorso di inizio 2016 di Balasso - che lecca il Cristo Buon Samaritano. È questo sedevacantismo? Do allora il benvenuto ai nuovi adulatori di statue. No, non è sedevacantismo, io non entro in merito sullo status di Bergoglio, personalità opinabile e fuggente, di cui rispetto e accolgo i pronunciamenti ufficiali, facendo epoché sul resto, io mi limito a ripudiare fino alla prossima Immacolata i sassi dell'edificio di San Pietro. Infine, e qui chiudo il primo punto, voci di corridoio dicono non essere stato entusiasta del circo neppure lo stesso Pontefice: sarà lui pure un bieco nemico di Roma? Rispondano gli zuavi.
Qui un anticipo del terzo passaggio: il problema cattolico c'è ed è grande. Non so quanto ciò dipenda dal Santo Padre e dalle sue scelte, non so quanto queste ultime siano intenzionali e programmatiche, ma so che al di fuori di Santa Marta e di San Pietro la crisi di fede e identità cattolica si taglia ormai con l'accetta ad ogni livello di vita e struttura ecclesiale.
Ora sostiamo sul secondo punto, che esemplifica e raccorda i restanti due. Un merito e un aneddoto: rendo merito al lavoro di Agnoli che nei giorni immediatamente successivi al Sinodo sulla Famiglia ha preso nota delle dichiarazioni dubbie o tendenziose emerse dall’interno della stampa cattolica. Galeazzi, Falasca, Tornielli, il Sussidiario, Valente, Spadaro sono alcuni dei giornalisti giudicati per il loro operato ideologico o parziale, lascio qui di seguito alcuni rimandi: quiqui qui qui qui qui e qui.
Su tutti valga l’aneddoto di TV2000, con un servizio di Cristiana Caricato in cui l’inviata della televisione della CEI incalza il card. Bagnasco, cercando di strappargli una dichiarazione sulla liceità di amministrare la Divina Eucaristia ai divorziati risposati, dimenticando il ruolo meramente consultivo del Sinodo, nonché forzando la lettura del fatidico numero 85. L’imbarazzo del cardinale mi pare sufficiente a dire del nulla di cattolicità in cui ci troviamo dispersi. L’ideale della buona vecchia massoneria è coronato: ormai è dall’interno, dalle stesse emittenti cattoliche, che avviene la demolizione delle verità e dei valori basilari della nostra fede. Non accade per cattiveria - sarebbe troppo facile da controbattere -, ma nella buona fede dello spirito profetico del laicato post-conciliare (lo criticò pressoché solo Benedetto XVI e la cosa non pare avergli giovato). Torniamo a noi: credete che lo spettatore medio abbia raccolto la risposta puntuale e pacata di Bagnasco, o non avrà piuttosto assorbito la concitazione rivoluzionaria dei commenti in studio? Mi fermo. Avrei voluto seguire ulteriormente le notizie, ma confesso di esser stato preso dalla Sindrome di Don Chisciotte. A che pro spendersi nella denuncia, quando dovremmo ormai denunciare la quasi totalità delle frontiere della comunicazione cattolica, delle curie e curazie, dei forum laicali?
Chiarisco - ed eccoci all’ultimo step - lanciando l'accusa di plebevacantismo, termine volutamente impreciso, che desidera solo muovere la riflessione e magari la preghiera di qualche lettore di buona volontà. Francesco sta facendo bene o male? Prudenza insegna che in lui come in ogni uomo ci sarà del sano e del marcio e lasciamo ai tempi futuri la sentenza. Chi sicuramente sta facendo male è quella fetta troppo ampia di popolo che, sedotta da ermeneutiche mass-mediatiche, tratta entusiasticamente qualsiasi banalità del Pontefice, caricando di peso magisteriale fin le ultime espressioni della sua umanità più fallibile, nonché - va detto - qualsiasi fake buonista e deista abusivamente attribuito al Pontefice stesso. Il fatto schietto, a prescindere da qualsivoglia analisi ulteriore, è che manca a questo Papa il sostegno di un laicato, di un presbiterio e di un episcopato maturo, preparato, virile, genuinamente cattolico, propriamente responsabile ed adulto. Se poi si pensa al passaggio dall’austerity benedettiana ai clamori franceschiani, alla facilità e disinvoltura con cui pastori e pecore han glissato dall’uno all’altro registro, la domanda inevitabile è se il popolo fosse ipocrita prima, se sia ruffiano ora o peggio se il cattolico sia un burattino senza sapienza, che corre come un automa dietro ad ogni anche minimo desiderata del Papa in carica. Io non so rispondere, però è sicuro che, con un popolo religiosamente più maturo, anche le stramberie effettive o presunte di Bergoglio risulterebbero limate. Certo, pur con tutti questi distinguo, è difficile sottrarsi infine all’estrema quaestio: chi mai dovrebbe riformare il gregge disperso, se non il suo pastore? Mi epochizzo.
Chiarisco - ed eccoci all’ultimo step - lanciando l'accusa di plebevacantismo, termine volutamente impreciso, che desidera solo muovere la riflessione e magari la preghiera di qualche lettore di buona volontà. Francesco sta facendo bene o male? Prudenza insegna che in lui come in ogni uomo ci sarà del sano e del marcio e lasciamo ai tempi futuri la sentenza. Chi sicuramente sta facendo male è quella fetta troppo ampia di popolo che, sedotta da ermeneutiche mass-mediatiche, tratta entusiasticamente qualsiasi banalità del Pontefice, caricando di peso magisteriale fin le ultime espressioni della sua umanità più fallibile, nonché - va detto - qualsiasi fake buonista e deista abusivamente attribuito al Pontefice stesso. Il fatto schietto, a prescindere da qualsivoglia analisi ulteriore, è che manca a questo Papa il sostegno di un laicato, di un presbiterio e di un episcopato maturo, preparato, virile, genuinamente cattolico, propriamente responsabile ed adulto. Se poi si pensa al passaggio dall’austerity benedettiana ai clamori franceschiani, alla facilità e disinvoltura con cui pastori e pecore han glissato dall’uno all’altro registro, la domanda inevitabile è se il popolo fosse ipocrita prima, se sia ruffiano ora o peggio se il cattolico sia un burattino senza sapienza, che corre come un automa dietro ad ogni anche minimo desiderata del Papa in carica. Io non so rispondere, però è sicuro che, con un popolo religiosamente più maturo, anche le stramberie effettive o presunte di Bergoglio risulterebbero limate. Certo, pur con tutti questi distinguo, è difficile sottrarsi infine all’estrema quaestio: chi mai dovrebbe riformare il gregge disperso, se non il suo pastore? Mi epochizzo.
http://www.campariedemaistre.com/2016/01/plebevacantismo-o-greggevacantismo.html
Nuove chiese: magazzini o musei?
Non c’è Giubileo senza una qualche nuova mega-chiesa nella periferia romana. La prossima sarà dedicata a Madre Teresa di Calcutta, e sarà inaugurata da papa Francesco a Nuovo Ponte di Nona il 4 settembre prossimo, nella periferia est di Roma.
Non c’è Giubileo senza una qualche nuova mega-chiesa nella periferia romana. E’ accaduto nel 2000, quando a Tor Tre Teste si è aperta una chiesa opera dell’architetto Richard Meier, chiamata delle “tre vele”, e intitolata a Dio Misericordioso (si parlava di misericordia già allora, ben prima che il card. Bergoglio diventasse papa, sapevatelo…).
La prossima sarà dedicata a Madre Teresa di Calcutta, e sarà inaugurata da papa Francesco a Nuovo Ponte di Nona il 4 settembre prossimo, nella periferia est di Roma. Il suo autore è l’architetto Marco Petreschi, ordinario di Composizione Architettonica e Urbana presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Roma “La Sapienza”. Se ne è occupata la rivista “Il giornale dell’arte”, in termini non propriamente elogiativi, come potete leggere QUI.
Fra l’altro si citava un intervento di qualche tempo fa del prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani, in generale sull’architettura sacra nel nostro Paese. prof. Antonio Paolucci: “Io invece, pur avendo visto e rivisto, letto e riletto questo volume non posso non rilevare quanta confusione regni sotto il cielo di Roma in materia di nuove chiese. E la situazione non può che generare preoccupazione. Chiese? Parrocchie? Ma qui siamo al massimo davanti a spazi museali, ambienti che non invitano alla preghiera e alla meditazione […] Niente a che vedere con le chiese barocche che da secoli "parlano" della fede cristiana con tabernacoli ben visibili, cupole, icone, immagini della vita della Chiesa che aiutano i parroci nelle loro catechesi. Persino le chiese ortodosse della Russia assolvono in pieno a questi compiti di formazione e di catechesi”. E' vero che si può pregare ovunque, però....
L’Apostolato della Preghiera è una rete mondiale di preghiera col papa, attiva dal 1890. La dirige il gesuita Frederic Fornos e ogni mese diffonde l'intenzione per la quale il papa chiede ai fedeli di tutto il mondo di pregare con lui.
Da quest'anno con una novità. Papa Francesco diffonde ogni mese l'intenzione di preghiera non più solo per iscritto, ma con un video. Un video realizzato dall'agenzia di comunicazione di Barcellona "La Machi", con la supervisione del Centro Televisivo Vaticano, e postato anche su Facebook, Twitter, Instagram, YouTube. Il papa spiega nella sua lingua madre, lo spagnolo, per chi e per che cosa pregare, mentre sotto scorrono le traduzioni in dieci lingue. E scorrono anche le immagini. Il tutto in un minuto e mezzo.
Il video inaugurale, però, diffuso il 6 gennaio, festa dell'Epifania, ha scatenato un vespaio. L'intenzione di preghiera è questa volta il dialogo tra le religioni. Oltre al papa, vi compaiono una buddista, un ebreo, un musulmano e un sacerdote cattolico, con i simboli delle rispettive fedi. Tutti alla pari. Con la prevedibile levata di scudi di chi vi ha visto un cedimento al sincretismo, all'equiparazione di tutte le religioni:
Ma chi è il sacerdote cattolico reclutato per questo video inaugurale? È l'argentino Guillermo Marcó, che Jorge Mario Bergoglio conosce molto bene, perché è stato suo portavoce ufficiale quando era arcivescovo di Buenos Aires.
Alla fine del 2006, però, Bergoglio dovette congedarlo, a seguito di un infortunio comunicativo.
Intervistato da "Newsweek" dopo il memorabile discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, Marcò si era lasciato andare a invettive piuttosto pesanti contro le parole di Joseph Ratzinger sull'islam: "Ha distrutto in venti secondi ciò che con l'islam si era costruito in vent'anni. Quello che ha detto non mi rappresenta":
Don Marcó tuttavia non sparì dalla scena, né mai si allentarono i suoi legami con Bergoglio, prima e dopo la sua elezione a papa, come prova oggi la sua ricomparsa accanto a papa Francesco, nel primo dei nuovi video dell'Apostolato della Preghiera.
Non si sa però che cosa pensi Francesco di ciò che don Marcó ha scritto pochi giorni fa, il 13 gennaio, sul supplemento "Valores Religiosos" del grande quotidiano argentino "El Clarín":
Don Marcó comincia col riscrivere la parabola del figliol prodigo, asserendo che egli fa ritorno a casa "non perché pentito ma per necessità". E questo basta perché il padre lo abbracci, senza aspettare che si converta.
Ma poi soprattutto propone al papa di "revisionare la pratica del sacramento della confessione", perché per troppi secoli – scrive – "la Chiesa ha minacciato i peccatori con ogni sorta di castigo, nella vita presente e nell'eterna, sopra tutto per peccati privati e, più precisamente, legati all'esercizio libero del piacere e della sessualità".
La sua proposta al papa è la seguente. Limitare il ricorso al sacramento della penitenza "solo per i peccati di scandalo pubblico" – come a suo giudizio "la Chiesa faceva fino al secolo XII" – e per i comportamenti privati "lasciare più libertà al credente nella sua relazione con Dio, perché nel foro interno possa discernere il bene e il male".
Stando al suo libro-intervista sulla misericordia e ai suoi discorsi sul sacramento della penitenza, non risulta che Francesco possa accogliere la proposta del suo amico sacerdote argentino.
Ma è facile immaginare che don Marcó già la metta in pratica. Senza timori né pentimenti.
Chi applaude Bergoglio ? : Atei, assassini abortisti, pluridivorziati, comunisti, cattocomunisti,zozzoni, omo, vari barbapapa , guitti da avanspettacolo , panteisti ,architetti da strapazzo, massoni , preti scomunicati , frati anticristo, suore abortiste, etc.etc. Chi prega per Bergoglio ? I cattolici. jane
RispondiEliminaQuando feci la Cresima, il Parroco insegnò a noi ragazzi che, con la Cresima stessa appunto, saremmo diventati "soldati di Cristo". Ora, se Bergoglio ha fatto - come avrà pur fatto - la Cresima, egli non può sfuggire a tale status. Ora, in qualsiasi tempo e in qualsiasi esercito, un tale personaggio, reo di alto tradimento, sarebbe deferito senza batter ciglio alla Corte Marziale, e sarebbe innanzitutto destituito e molto probabilmente, passato per le armi.
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