Feria Tertia infra Hebdomadam I in Quadragesima
Lettura 1Omelia di san Beda, il Venerabile, Prete
Omelia 7 sulla Quaresima tomo 7
Ciò che il Signore fece figuratamente maledicendo il fico sterile, lo mostrò subito più chiaramente scacciando i profanatori dal tempio. Questo albero non commise alcun peccato, perché si trovò senza frutti quando il Signore ebbe fame, non essendo ancora venuto il loro tempo: ma ben peccarono quei sacerdoti che trattavano nella casa del Signore di negozi profani, e si dispensavano di portare i frutti di pietà che dovevano, e che il Signore era come affamato di trovare in essi. Il Signore seccò l'albero colla sua maledizione, affinché gli uomini vedendo e apprendendo questo prodigio, intendessero ch'essi stessi sarebbero a ben più forte ragione condannati nel giudizio di Dio se, senza il frutto delle opere buone, si compiacessero solo dell'applauso ai loro pii discorsi, come dello stormire e dell'ombra di un verdeggiante fogliame.
Lettura 2
Ma perché non lo compresero, egli di conseguenza esercitò contro di loro la rigorosa vendetta che meritavano: e bandì il traffico degli affari umani da quella casa ove era stato ordinato di occuparsi solamente di cose divine, di offrire ostie e preghiere a Dio, di leggere, ascoltare e cantare la parola di Dio. E certo è da credere ch'egli non abbia visto a vendere e comprare nel tempio che le cose necessarie al ministero dello stesso tempio, come leggiamo aver fatto altra volta, quando, entrando nel medesimo tempio, «trovò chi vi vendeva e comprava pecore, e buoi, e colombe» (Gv 2,14) essendo probabile che quelli che venivano da lontano non compravano tutte queste cose sul luogo che per offrirle nella casa del Signore.
Lettura 3
Se dunque il Signore non voleva che si vendesse nel tempio nemmeno quello che egli voleva si offrisse nel tempio, e ciò a motivo della tendenza all'avarizia e alla frode, che sono di solito le colpe dei negozianti: quale castigo ti pensi non avrebbe egli inflitto se ci avesse trovato delle persone occupate a ridere o a parlare di cose frivole, o intente a qualche altra sconvenevolezza? Perché se il Signore non soffre che si trattino nella sua casa gli affari temporali, che pure si possono trattare liberamente altrove: quanto più quelle azioni che non sono lecite in nessun luogo meriterebbero la collera divina se si commettessero negli edifici consacrati a Dio? Le colombe poi si considerano con ragione come simboli dei doni dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo discese sul Signore sotto forma di colomba. Chi sarebbero dunque oggi quelli che venderebbero delle colombe nel tempio di Dio, se non quelli i quali ricevessero nella Chiesa il prezzo dell'imposizione delle mani, di quella imposizione per cui si riceve lo Spirito Santo discendente dal cielo?
http://divinumofficium.com/cgi-bin/horas/officium.pl
VANGELO (Mt 21,10-17). - In quel tempo: Entrando Gesù in Gerusalemme, tutta la città si commosse e ci si domandava: Chi è costui? E le turbe rispondevano: È Gesù, il Profeta di Nazaret di Galilea. E Gesù, entrato nel tempio di Dio, si mise a cacciare dal cortile dei gentili quelli che vi compravano e vendevano, e rovesciò le tavole dei cambiamonete e i banchi dei venditori di colombe, dicendo loro: Sta scritto: La casa mia sarà chiamata casa d'orazione; ma voi l'avete fatta una caverna di ladri. E si avvicinarono a lui nel tempio ciechi e zoppi, e li guarì. Ma i prìncipi dei sacerdoti e gli Scribi, avendo vedute le meraviglie da lui operate, ed i fanciulli che gridavano nel tempio: Osanna al figlio di David, gli dissero indignati: Senti quel ch'essi dicono? Si, replicò loro Gesù, e non avete mai letto: Per bocca dei fanciulli e dei lattanti hai resa perfetta la tua lode? Poi, lasciati loro, uscì fuori dalla città per recarsi a Betania, dove passò la notte.
L'obbediente.
La santa Quaresima è appena al suo inizio; ma prima che volga al termine assisteremo al supplizio del Giusto. Ecco rizzarsi davanti a lui i suoi implacabili nemici. A che prò i loro occhi furono testimoni dei suoi prodigi? L'invidia e la superbia hanno disseccato i loro cuori, ed essi non hanno voluto intendere nulla. Nel vedere Gesù esercitare un atto d'autorità nel tempio, quegl'infedeli custodi della casa di Dio ammutolirono; una meraviglia mista a terrore s'era impossessata di loro. Neppure fiatarono, quando Gesù chiamò il tempio sua casa, soggiogati com'erano dall'ascendente della sua virtù e temendo il suo potere sovrumano. Ora hanno ripreso la loro audacia; percosse le loro orecchie dalla voce dei fanciulli che gridano Osanna, s'indignano ed osano brontolare contro l'omaggio reso al figlio di David, che passa beneficando. Accecati dalla passione, questi dottori della Legge non sanno più riconoscere le profezie, ne costatarne l'avveramento. Si attuava appunto l'oracolo d'Isaia che abbiamo letto poco fa: perché non hanno voluto cercare il Signore quando l'avevano vicino, non sanno più riconoscerlo, anche quando parla loro. Lo sentono e lo benedicono i bambini, ma i sapienti d'Israele non vedono in lui che un nemico di Dio ed un bestemmiatore.
Approfittiamo almeno noi della vita di Gesù, affinché non ci abbandoni come abbandonò quei falsi sapienti. Allentandosi da loro Gesù lasciò la città e ritornò a Betania nei pressi di Gerusalemme (Mt 21,17). Lì abitava Lazzaro, insieme alle due sorelle Marta e Maria Maddalena; lì pure s'era ritirata Maria, Madre di Gesù, nell'attesa del terribile avvenimento che stava per compiersi. San Girolamo fa notare, nel suo commento su S. Matteo, che la parola Betania significa casa dell'obbedienza; da ciò apprendiamo, che il Salvatore s'allontana dai cuori che si ribellano alla sua grazia, ed ama riposare in quelli obbedienti.
Accogliamo l'intera lezione di Gesù e dimostriamo, in questi giorni di salute, con la nostra obbedienza alla Chiesa e la sottomissione alla guida della nostra coscienza, che finalmente riconosciamo dov'è riposta la nostra salute, cioè nell'umiliazione della nostra superbia e nella semplicità del nostro cuore.
PREGHIAMOSalgano a te, o Signore, le nostre preghiere; e tu allontana dalla tua Chiesa ogni male.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 516-519
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.