ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 21 maggio 2016

Sic transit gloria mundi?

Pannella, santo subitoGiusta la pietà per un defunto e anche la comprensione per il peccatore, ma non si può confondere con un giudizio storico su quanto operato. I cattolici hanno tutti i motivi per restare scandalizzati davanti allo sbracamento di vescovi e preti che esaltano le "battaglie" di Pannella, che pure per 60 anni ha perseguito l'obiettivo di eliminare la Chiesa.
Marco Pannella
Per una curiosa coincidenza, ieri mattina nella consueta omelia a Santa Marta, papa Francesco ha commentato - riporta Radio Vaticana - il brano del Vangelo di Marco in cui Gesù spiega l’indissolubilità del matrimonio affermando che la comprensione per i peccatori va di pari passo con l’affermazione senza compromessi della verità. Dico una curiosa coincidenza perché tale importante distinzione arriva nel giorno in cui si è registrato un totale sbracamento di alte gerarchie ecclesiastiche nel commentare la morte di Marco Pannella, dove quella che appare chiara è la confusione tra la dovuta pietà – e in alcuni casi l’amicizia – verso un defunto e il giudizio storico su quanto dallo stesso defunto realizzato in vita.

Bello sapere che il Papa abbia offerto a Pannella un’amicizia e che qualche altro prelato lo abbia visitato fino agli ultimi giorni, speriamo per dargli una possibilità di redimersi prima di presentarsi davanti al Giudice supremo. È il segno di un’umanità fatta nuova da Cristo, che punta dritto al cuore dell’uomo per offrirgli la salvezza. E certamente anche in Pannella si poteva cogliere almeno un raggio di quel desiderio di eternità di cui è fatto ogni uomo. Qualcosa che si può intravedere anche dalla lettera inviata a papa Francesco e resa pubblica ieri.
Ma ciò che è stato detto e scritto da illustri ecclesiastici come valutazione dell’attività politica e sociale di Pannella è oggettivamente uno scandalo, che ripugna alla coscienza dei cristiani. C’è stata una sorta di beatificazione sul campo per un personaggio universalmente celebrato dai media e dai politici come protagonista di un cambiamento culturale dell’Italia che si può ben definire scristianizzazione. Si può sopportare lo spettacolo di vescovi e intellettuali cattolici che osannano e presentano a modello chi ha cercato per tutta la vita di cancellare ogni presenza cristiana? Sconcertanti i commenti di alcuni vescovi che sfruttano penosamente qualsiasi occasione pur di mettersi in mostra, ma le parole che hanno creato vero e proprio sconcerto anche per il ruolo che occupa, sono quelle del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi: «È una persona – ha detto tra l’altro a Tv2000 - che ci lascia una bella eredità dal punto di vista umano e spirituale per la franchezza dei rapporti, la libertà d’espressione e soprattutto per la dedizione totalmente disinteressata alle cause nobili. Aveva un impegno politico e sociale che non cercava il proprio interesse ma era attento ai problemi delle persone più deboli».
Una bella eredità spirituale? Dedizione a cause nobili? Attento ai problemi delle persone più deboli? Da non credere queste espressioni sulla bocca del portavoce vaticano. Contraccezione, divorzio, aborto, fecondazione artificiale, eutanasia (a proposito, qualcuno si è fatto la domanda sulla sedazione che lo ha portato alla morte?), droghe libere, sperimentazione sugli embrioni: sono queste le cause nobili che stiamo celebrando? So già la risposta: è vero, ma si è occupato anche di carcerati, di fame nel mondo, di persecuzioni religiose. Insomma, avrebbe fatto cose condivisibili e cose non condivisibili. Da notare anche l’uso di questa terminologia: non si dice mai “buono” e “cattivo”, che implicano un giudizio chiaro e definitivo sulle azioni, ma si condivide o no, “eravamo d’accordo su alcune cose e su altre no”, “abbiamo lottato su fronti opposti”, cioè siamo nel campo delle opinioni, l’una vale l’altra.
Allora bisogna dire con chiarezza che mettere sullo stesso piano divorzio e aborto da una parte e il problema delle carceri dall’altra è un insulto alla realtà. La distruzione della famiglia e il disprezzo della vita, perseguiti tenacemente per sessanta anni, dimostrano la volontà di sovvertire l’ordine della creazione e sono causa prima della grave crisi economica, sociale e morale nella quale ci troviamo. Pannella ha rappresentato in Italia la testa d’ariete di quell’ideologia relativista e nichilista che sta portando la nostra civiltà al suicidio. Si può mettere questo sullo stesso piano di una pur giusta attenzione per il problema dei carcerati?
Soltanto parlando di aborto, alle campagne di Pannella dobbiamo sei milioni di bambini uccisi in 38 anni, gli esseri umani più deboli e vulnerabili in assoluto (l’aborto è la minaccia più grave alla pace nel mondo, diceva Santa Teresa di Calcutta). Se ci fosse stata davvero giustizia avrebbe meritato un processo per crimini contro l’umanità, invece abbiamo addirittura il portavoce vaticano che ne esalta la «dedizione a cause nobili».
Certo, se ne può apprezzare la franchezza, la coerenza, la gentilezza, perfino il disinteresse nel perseguire i suoi ideali. Tutte belle caratteristiche della sua personalità se paragonate all’opportunismo e alla codardia di tanti suoi presunti avversari, ma questi non sono valori in sé, il problema sono gli ideali. Anche il diavolo è tenace, coerente e tremendamente persuasivo, solo Gesù ha saputo resistergli totalmente; ma c’è qualche vescovo che per questo è disposto a farne pubblici elogi?
C’è un altro aspetto paradossale in tante lodi da parte di uomini di Chiesa. Pannella si è battuto per la situazione delle carceri, per alcune minoranze religiose perseguitate, per la fame nel mondo. È vero questo, ma davvero i cattolici devono imparare da lui? Alla fine quelle dei radicali sono denunce, urlano l’esistenza di un problema e chiedono che lo Stato o chi per lui intervenga. Ma il metodo della Chiesa non è anzitutto la denuncia, è la presenza e la condivisione. Così la vita cambia realmente e il mondo diventa più umano, non con le campagne radicali. Da secoli i missionari vanno nelle parti più remote del mondo e con l’annuncio del Vangelo che libera l’uomo hanno dato il massimo contributo possibile alla lotta alla fame; in tanti Paesi i cristiani hanno affrontato e affrontano il martirio per testimoniare la Verità (quella Verità così pervicacemente combattuta da Pannella e soci) e la dignità dell’uomo; e nelle carceri italiane ci sono centinaia di volontari cattolici che a tanti detenuti hanno ridato la speranza, non di una cella più grande (per quanto questo sia necessario) ma di essere perdonati per il male compiuto e di rinascere a vita nuova.
Se davvero si vuole dimostrare di aver voluto bene a Pannella, oltre ad augurarsi che almeno nell’ultimo istante abbia affidato la sua anima alla misericordia di Dio, ci si può solo impegnare a pregare per lui. Possibilmente in silenzio.


(segnalato da Marisa)

PANNELLA SANTIFICATO

    Marco Giacinto passerà alla storia una storia brutta che non ci piace. Anni fa il filosofo Del Noce prevedeva il suicidio del comunismo e al suo posto la nascita di un partito radicale di massa è esattamente quel che è avvenuto di Marcello Veneziani  





Questa volta ha fatto sul serio, anche se con l'aiuto di Qualcuno. Per più di mezzo secolo Marco Pannella ha giocato con la morte. Col digiuno a oltranza, con l'aborto, con la droga libera, con l'eutanasia. Ora che è morto sento di dover esprimere tre cose: il rispetto per una persona che muore, l'omaggio a un grande leader passato alla storia d'Italia e la convinzione che abbia contribuito - con la purezza radicale degli Impuri Dichiarati - a rendere peggiore l'umanità, la società e le leggi bioetiche di questo Paese.

Pannella è stato un Predicatore Istrione che nel naufragio della politica italiana ha grandeggiato come un Mago Merlino. La sua aggressiva dolcezza, i suoi sorrisi feroci, la sua infrenabile oratoria, vittimista e protestataria... Da tempo i grandi temi eticicivili e incivili, che animano la politica italiana ed europea sono i temi che Pannella da decenni ha imposto all'attenzione della gente: l'aborto, la droga, l'eutanasia, il libero sesso, le unioni civili, l'omosessualità, i transgender, le separazioni, le manipolazioni genetiche, la pena di morte, il garantismo, l'animalismo, l'obiezione di coscienza, l'ingerenza della Chiesa, e via dicendo. Tanti anni fa il filosofo Augusto del Noce prevedeva il suicidio del comunismo e al suo posto la nascita di un partito radicale di massa. È esattamente quel che è avvenuto, con una sinistra che modula la sua battaglia etica sui temi civili indicati dai radicali di Pannella, magari riveduti e corrotti dal cinismo politico e dal politically correct. Se il partito radicale di massa è nato a sinistra - anche se trova simpatizzanti pure sul versante opposto - non è giusto tributare omaggio al suo precursore, il radicale Pannella? Portate in trionfo la sua salma, dal Colosseo ai Fori Imperiali. Non è stato lui a cogliere i frutti del sessantotto e a mutare la rivoluzione sociale ed economica, la lotta di classe, nella rivoluzione sessuale e dei costumi? Non è stato lui il capofila dell'Italia radical e individualista, libertina e permissiva?

Pannella è stato l'antagonista principale dell'Italia e della sua tradizione; il vangelo radicale è molto più nichilista, irreligioso e laicista di quello comunista. Pannella fu la sintesi tra Savonarola e Pietro l'Aretino, profeta piangente di una società gaudente. Quasi tutte le sue campagne corteggiavano la morte. Pannella è stato lo shaker di Eros e Thanatos, liberalizzazione del sesso e della morte, ma con grande afflato ideale. Spacciatore di individualismo tra i collettivisti, marcotrafficante di un liberismo applicato alla vita, alla morte e al sesso, primo denigratore del Parlamento dove mandò gente come Cicciolina e latitanti come Toni Negri, Pannella attraversò e sfasciò i poli di destra e di sinistra. Gettò per decenni il suo cadavere virtuale sulla bilancia della politica italiana, si lamentò in continuazione e fece la vittima, salvo poi mettersi all'asta tra i poli. Riuscì a far avere alla radio radicale tanti soldi pubblici sia come servizio pubblico che come giornale di partito (ovvero, la Rai e l'Unità messe insieme..).

Tuttavia non si può negare che fosse l'ultimo dei grandi leader carismatici e l'ultimo dei grandi oratori e predicatori laici, se non blasfemi. Ha avuto interlocutori come Pasolini Sciascia, solo per dirne un paio. Con la Bonino fu la coppia reale di quest'Italia che non fa figli, promuove gli aborti e le separazioni, liberalizza la droga, il sesso e l'eutanasia. E' stato anche un vero garantista e ha combattuto anche giuste battaglie contro la giustizia faziosa, la discriminazione politica e la partitocrazia. Ricordo pure una sua splendida orazione a un congresso del vecchio Msi dove usò l'argomento più formidabile contro il partito d'Almirante: non lo accusò, come tutti, d'essere fascista ma di non essere all'altezza del fascismo, che a suo dire fu grande, seppur di una grandezza tragica, ed ebbe giganti come Rocco, Gentile, artisti, scrittori, ministri ed eroi. Il testacoda di Pannella costrinse Almirante a dire che il fascismo è ancora qui, in questo partito; una dichiarazione di continuità vivente mentre cercava in quegli anni di storicizzare il fascismo. Nei dibattiti televisivi Pannella sapeva usare armi demagogiche, aggressioni verbali e anche astuzie da venditore di tappeti. Una volta con la Bonino saltarono un dibattito in Rai perché i due non volevano che tra gli interlocutori ci fossi anch'io che li avevo criticati apertamente, pubblicando le foto di aborti da loro praticati. Perché è permesso far vedere in tv i condannati alla pena di morte e non gli aborti?

Marco Giacinto passerà alla storia, ma una storia brutta, che non ci piace. Ha rappresentato al meglio il peggio degli italiani, ha dato dignità ideale alla divinità cinica ed egoista di Kazzimiei. La beffa finale è l'ossequio unanime a lui tributato da partiti e istituzioni, la simpatia del Papa e dei vecchi marpioni democristiani. Ma soprattutto la beffa di passare da profeta della trasgressione a Santo Patrono del peggior conformismo dei nostri tempi, quello bioetico e antifamilista, a colpi di omolatria e pedofobia. Chi oserebbe oggi contraddire i dogmi di Papa Pannella? Fece il miracolo di tramutare i peccati in virtù. Santo subito. Portatelo in processione sotto una campana di vetro, come le madonne e i padri pii. San Marco Giacinto, patrono di un'Italia radicale e sradicata, conformista nella trasgressione, bigotta nel turpiloquio. 

Pannella santificato

di Marcello Veneziani


Agostino Marchetto: "Sembrava immortale, dai migranti ai poveri le nostre sfide comuni"

L'arcivescovo diplomatico di curia: "Eravamo amici. Ora mi mancheranno i suoi digiuni e il suo far da ponte tra mondi così lontani"

CITTÀ DEL VATICANO. "Marco se n'è andato. Faccio fatica a pensare che quest'uomo, di una vitalità straordinaria, abbia ammainato le vele e sia giunto in porto. Ha combattuto la sua battaglia, le sue numerose lotte, i suoi corpo a corpo, ma non era immortale. Eppure sembrava che lo fosse. Sempre di nuovo in piedi, dopo essere apparso finito".

Agostino Marchetto, arcivescovo diplomatico di curia, esperto dell'ermeneutica del Concilio Vaticano II, era amico di Marco Pannella.

Con lui dialogava sulle frequenze di Radio Radicale. Qual era il suo segreto?
"Aveva a cuore l'uomo, la sua dignità, quella di chi era sconfitto, emarginato, secondo la sua visione certamente".

Dai tempi dei referendum su aborto e divorzio in avanti non aveva le stesse idee della Chiesa.
"Sì, ma aveva un'idea larga del trovarsi insieme con chi, pur appartenendo a un mondo diverso dal suo, combatteva con lui. È forse anche per questo che nonostante la diversità di vedute su certi temi, eravamo amici. Su altri temi però avevamo la stessa visione: nella mia e sua battaglia per i migranti, contro i respingimenti in mare, a favore dei rifugiati, perseguitati, in pericolo di vita. Tra noi si creò una lunghezza d'onda che scoprii in alcuni incontri che lui mi chiese in un tempo nel quale avevo ormai lasciato il campo attivo e pubblico di segretario del dicastero dei Migranti e gli Itineranti".

Perché volle incontrarla?
"Per parlare, per dirmi dei suoi impegni, per invitarmi in qualche sua impresa affinché non dovesse fare tutto da solo; lui non fu manicheo, io non fui chiuso verso di lui, anzi ero meravigliato dalla sua libertà che sfidava anche la mia".

Chi vi fece incontrare?
"Grazie a Giuseppe Di Leo partecipammo a delle tavole rotonde di Radio Radicale, che mi lasciarono sempre sorpreso per la possibilità di parlare anche di Cristo e di Chiesa, della sua storia, del suo essere nel mondo. I suoi interventi erano fiume, con grandi conoscenze e direi anche simpatie, sul Vaticano II".

Cosa le mancherà di più?
"I suoi digiuni "scombussolatori" per lui e per noi, per il nostro
quieto, troppo quieto, procedere nel campo della difesa dei derelitti, di chi è dimenticato. Mi mancherà lui, con il suo far da ponte in non poche questioni tra mondi non così visibilmente vicini. E proprio per questo mi permetto, oso, salutarlo così: addio, a-Dio".
http://www.repubblica.it/politica/2016/05/20/news/agostino_marchetto_sembrava_immortale_dai_migranti_ai_poveri_le_nostre_sfide_comuni_-140205027/

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