L'OLTRAGGIO ALLA NATURA
L’ideologia gnostico-edonista, gender compreso sogna di oltraggiare la natura perché la odia. La natura non è buona né cattiva: è uscita buona dalle mani del Creatore ma si è corrotta a causa del Peccato (il libro della Genesi)
di Francesco Lamendola
La
cultura gnostico-edonista ci si è rivelata, quasi da un giorno
all’altro, in tutta la sua schiacciante potenza materiale e nella
smisurata vastità delle sue ambizioni: quando perfino una medaglia
d’argento alle Olimpiadi, peraltro ottenuta a tavolino, diventa un
enorme spot mediatico pro-gay, comprese le tv di stato pagate dai
contribuenti, o quando l’Unione Europea, senza che i popoli siano stati
per nulla consultati, stabilisce d’introdurre l’ideologia gender nelle scuole pubbliche, sotto forma di “educazione sessuale”.
C’è
una cosa, però, che non appare subito evidente; un’ultima maschera che
la cultura gnostico-edonista continua ad indossare, dopo essersi
strappata, trionfante e sfrontata, tutte le altre: il suo profondo odio,
non solo nei confronti del cristianesimo, ma anche della natura.
Qualcuno, infatti, potrebbe pensare che le cose stiano al contrario:
che essa odi la religione cristiana, perché portatrice di valori opposti
ai suoi, ma che ami, esalti e assuma a proprio modello la natura,
volendo appunto sostituire al cristianesimo una forma di naturalismo
assoluto.
In
effetti, questa potrebbe essere la prima impressione che si riceve da
tutta una serie di comportamenti: come quando essa presenta come
assolutamente naturale il fatto che una nuotatrice olimpica dedichi,
davanti ai media di tutto il mondo, la sua medaglia alla “fidanzata”, o
come quando sceneggiati televisivi, film e giornali presentano come
perfettamente naturale che le persone seguano e assecondino qualunque
impulso, fosse pure quello di cercare l’amore dei ragazzini, o di voler
cambiare sesso mediante una serie d’interventi chirurgici, o il fatto
che una coppia di omosessuali voglia avere o adottare un bambino, per
soddisfare il proprio “istinto” di genitorialità. Tuttavia, se si
considerano le cose più attentamente, non si tarda a scoprire che tanta
ostentazione di naturalezza e tanto sbandieramento di naturalità non
sono il nocciolo della concezione di vita della cultura
gnostico-edonista, ma solo la sua maschera, più o meno abilmente
confezionata. Non bisogna confondere, infatti, natura e naturalezza:
sono due concetti profondamente diversi, talvolta perfino opposti. La
natura, qualunque cosa si pensi a proposito di essa, è basata su dati di
fatto ben precisi, che pongono dei limiti invalicabili a ciò che l’uomo
può fare e a ciò che non può fare. Una donna di sessant’anni non può
partorire, perché non è più fertile: ecco un fatto. Due persone
omosessuali, per quanto si amino, non possono avere dei figli, perché
l’amore omosessuale è biologicamente sterile: questo è un altro fatto.
Il
cristianesimo accetta la natura, non la nega; fu l’eresia catara che
volle negarla, proclamando che essa è opera del demonio e che la vita
non merita di propagarsi, per cui rifiutava il matrimonio e la
procreazione (incredibile a dirsi, ma c’è ancora chi parla di essa come
di una “versione” assai più bella del cristianesimo, che i papi cattivi
hanno strangolato; ma lo fa solo perché essa si scontrò con la Chiesa, e
lo fa fruttando la colossale ignoranza del pubblico medio, il quale, su
tali cose, ne sa quanto un lettore del romanzo di Dan Brown Il Codice da Vinci, o di quello di Umberto Eco Il nome della rosa, che non è molto più intelligente e, quanto a kitsch,
gli è di poco inferiore). Anche il copro e la dimensione fisica sono
pienamente accettati dal cristianesimo; non solo accettati, ma esaltati e
celebrati come opera sapiente di Dio. Alla Bibbia appartiene l’opera più bella, in assoluto, che celebra l’amore fra uomo e donna, anche nella sua dimensione fisica: il Cantico dei Cantici. Del resto, il cristianesimo si basa sul fatto di Dio incarnato, e predica la resurrezione dei corpi:
come potrebbe essere nemico della natura? Quindi, presentare il
cristianesimo come nemico della natura, e la sua visione della vita come
odiatrice della corporeità, è una palese e grossolana falsità.
Il
fatto è che il cristianesimo non idolatra la natura, né la idealizza:
la accetta per quella che è, ne vede la bellezza, ne gode e l’apprezza;
ma ne scorge anche i limiti; e proclama che essa è solo il riflesso di
una realtà più grande, invisibile, immateriale, e che procede dall’amore
divino, scaturente dalla realtà soprannaturale. Dio è al di sopra della
natura, come lo è l’anima umana: pertanto, la natura va assecondata in
ciò che essa ha di buono, e va disciplinata in ciò che buono non è. La
natura, infatti, non è tutta buona: del resto, come potrebbe
esserlo? Come si potrebbe affermare che un bambino, nato con un
gravissimo difetto, rappresenta la bontà della natura? La natura non è
buona, né cattiva: è uscita buona dalle mani del Creatore, ma si è
corrotta a causa del Peccato. Si rilegga il libro della Genesi e si scoprirà, dietro la forma del mito, una profondissima verità su questo punto capitale.
Per
il cristianesimo, dunque, esiste una legge morale naturale, che parte
dal dato della natura, così come essa è; ma esiste anche una legge
morale soprannaturale, divinamente rivelata agli uomini per mezzo per
mezzo del Verbo incarnato, dopo essere stata annunciata dai Profeti, la
quale è al di sopra di essa di quanto il cielo è al di sopra della
terra. La legge morale naturale è buona, ma non perfetta; la legge
morale soprannaturale è ottima e perfetta. La legge morale naturale
insegna agli uomini, in forma istintiva, a distinguere il bene dal male,
per mezzo della coscienza: il furto, lo stupro, l’omicidio, sono
infrazioni alla legge morale naturale, e nessuno potrebbe giustificarli
in base al dato naturale, dicendo, ad esempio, di aver solo assecondato
un istinto. La natura, infatti, non è solo istinto: è anche coscienza,
ossia riflessione consapevole sui propri istinti, e capacità di scelta
autonoma e responsabile. Questa, almeno, è la natura dell’uomo; che
certo non è la stessa cosa della natura di un animale.
La
legge morale soprannaturale, annunciata dai Profeti e realizzata da
Cristo, riconcilia l’uomo con la natura, rapporto che era stato ferito
dal Peccato originale, ma non annulla le contraddizioni esistenti nella
dimensione della vita terrena, nella quale gli uomini sono lacerati fra
il richiamo degli istinti, anche i più bassi e vergognosi, e la
nostalgia delle altezze, la sete di Dio. Tali contraddizioni permangono,
e ve n’è traccia perfino nella vita dei santi; a maggior ragione sono
presenti nella vita delle persone comuni. Però, esse non sono tutto: al
credente sono offerti anche i mezzi soprannaturali (la grazia, i
sacramenti, la preghiera stessa) per far sì che esse non divengano
devastanti, e consentire all’uomo di rimanere il padrone di se stesso, e
ragionevolmente in pace con sé e col mondo. Non è infelice la vita del
cristiano, anche se nel suo vocabolario vi sono le parole: sacrificio,
rinuncia, mortificazione; in essa vi è posto anche per la gioia, per la
lode e per il ringraziamento, come si vede nel Cantico delle creature di san Francesco, e in mille e mille opere d’arte, di poesia, di musica.
L’ideologia gnostico-edonista, che si esprime anche attraverso la cosiddetta teoria del gender,
si presenta come caratterizzata da uno spiccato naturalismo, ma ciò è
solo la maschera. Del resto, il naturalismo stesso è una forzatura del
concetto di natura, una sua assolutizzazione: ma ridurre tutto
unicamente a natura equivale a ridurre anche la mente a psiche, la legge
morale a una creazione artificiale, i valori etici a delle mere
convenzioni. Il naturalismo è una maschera, perché la natura non viene
accettata integralmente, bensì sub condicione: vale a dire, a
patto che essa soddisfi tutti gli appetiti, tutti i capricci e tutte le
follie del singolo individuo. Finché la natura si presta a giustificare
l’edonismo sfrenato, viene accolta ed esaltata; ma quando non si rivela
uno strumento utile, o, addirittura, osa porre dei limiti, allora essa
viene rifiutata, combattuta, oltraggiata. Ecco: al fondo
dell’atteggiamento gnostico-edonista vi è un segreto desiderio (ma
neppur tanto segreto, a ben guardare) di oltraggiare la natura. E questo
precisamente perché la natura è anch’essa portatrice di una legge
morale, e sia pure di una legge limitata e imperfetta, appunto perché
puramente naturale: la natura ha le sue leggi, e queste leggi possono
dispiacere alla cultura gnostico-edonista oggi prevalente. A una signora
di sessant’anni dispiace, poniamo, di non poter avere dei figli: e si
ribella a questa legge “ingiusta”. Anche a una coppia di omosessuali
dispiace non poter soddisfare il loro “istinto” di genitorialità; per
cui sono pronti ad aggirare, a violare, a beffare le leggi della natura,
servendosi di tutti gli accorgimenti della tecnica (come la
fecondazione eterologa) e di tutti i cavilli giuridici consentiti (come
la pratica dell’utero in affitto).
Il
vero teorico della ideologia gnostico-edonista è il marchese De Sade,
come bene aveva visto un grande pensatore italiano, oggi pressoché
dimenticato, e sconosciuto alle giovani generazioni: Emanuele Samek
Lodovici: si rilegga il suo testo esemplare Metamorfosi della gnosi. Quadri della dissoluzione contemporanea
(Milano, Edizioni Ares, 1979). Precisamente, si rileggano queste
eloquenti parole del “divino marchese” (op. cit., p. 184; citato in A.
Del Noce, Interpretazione filosofica del surrealismo, in Rivista di Estetica, gennaio-febbraio 1965, pp. 40-45):
È
la natura che io vorrei poter oltraggiare. Vorrei sconvolgere i suoi
piani, rovesciare la sua marcia, arrestare il corso degli astri,
distruggere quel che le serve, proteggere quel che le nuoce, edificare
quel che la irrita, insultarla in una parola, nelle sue opere.
La
natura, per Sade, è anche il proprio corpo, fonte inesauribile di
godimento, sì, ma, nello stesso tempo, di continue limitazioni; la
natura è anche l’altro, il suo corpo, la sua realtà fisica, che può
essere utile ai miei fini e al mio piacere, ma potrebbe anche rivelarsi
fastidiosa e molesta, così, per il solo fatto di esserci (l’inferno sono gli altri,
diceva Jean-Paul Sartre, legittimo e degno discepolo di tanto maestro).
E dunque la natura costituisce una smentita, una barriera che si erge
contro il sogno di onnipotenza dell’uomo, di cui l’ideologia
gnostico-edonista costituisce la massima incarnazione contemporanea
(perché, nel corso della storia, essa ha assunti numerosi volti e
numerose vesti, sempre però ispirata dagli stessi, chiamiamoli così,
ideali). Una smentita che rappresenta un’offesa da lavare nel sangue;
una barriera che deve essere non solamente abbattuta, ma dileggiata,
lordata, oltraggiata, per punirla di aver osato ergersi contro
l’onnipotenza prometeica dell’uomo, ricordandogli che egli non è,
dopotutto, come vorrebbe essere, un dio, ma sempre e soltanto una
creatura, debitrice a qualcun altro della propria esistenza.
Ora,
se questo è vero, ne consegue che i seguaci e i propagandisti
dell’ideologia gnostico-edonista stanno perseguendo, scientemente e
deliberatamente, una crociata non solo contro il cristianesimo e contro
qualsiasi altra visione spirituale del reale, ma anche contro la natura,
della quale siamo parte e alla quale dobbiamo la possibilità di restare
in vita: per cui si tratta di una crociata non solamente empia, ma
estremamente deleteria, anzi, per chiamar le cose con il loro nome,
suicida. Strappata la maschera a quei signori, si vedrà che quel che
essi vogliono, consciamente o inconsciamente, è il nichilismo assoluto,
cioè l’autodistruzione dell’umanità. Essi, infatti - osserviamoli bene,
da vicino, eliminando ciò che è superfluo e apparente – sono pieni di rabbia: una rabbia furiosa, satanica, perché vedono contraddetta la loro smania di onnipotenza dalla realtà stessa delle cose. Non accettano lo statuto ontologico di creature:
vorrebbero essere dio, ma non lo possono; perciò desiderano solo
sporcare, insozzare, oltraggiare la creazione, illudendosi, con ciò, di
sporcare, insozzare e oltraggiare Dio. Dietro i loro discorsi, talvolta
pacati in apparenza, vi è una carica tremenda di frustrazione e di
rabbia; un nome per tutti: quel Michel Onfray, del quale ci siamo già
occupati, e che, in Francia, da qualche anno, va per la maggiore. E il
solo fatto che simili personaggi, totalmente sprovvisti di attitudine
filosofica, siano ricercati e applauditi nel contesto di una delle più
antiche e collaudate culture filosofiche d’Europa e del mondo, la dice
lunga sul grado d’intorpidimento delle intelligenze e sulla capacità di
manipolazione dell’opinione pubblica da parte dei media, quasi tutti
asserviti al sistema gnostico-edonista.
Chi
ci sia, poi, dietro di questo, ai livelli più alti della gerarchia –
perché esiste una gerarchia, così come esiste un preciso disegno di
dominio mondiale – ciò può essere oggetto di speculazione, ma prove
concrete non ve ne saranno mai, perché non si tratta di persone o di
gruppi di potere che facciano le cose con leggerezza, o che lascino
alcunché al caso. Una cosa, tuttavia, possiamo dire, da un punto di
vista cristiano, anche sulla base dei segni e degli indizi che, loro
malgrado, essi lasciano trapelare qua e là, dal momento che una congiura
cosmica non è cosa che si possa celare del tutto, se non a quanti
abbiamo fermamene deciso di essere ciechi, sordi e muti: e cioè che, al
vertice della piramide, c’è il Male stesso. Ai livelli più bassi,
agiscono gli utili idioti, i mercenari e i manovali di bassa forza; ai
livelli intermedi, dei potenti che stanno scherzando col fuoco, per mera
cupidigia. Ma al livello più alto c’è qualcuno che, se lo conoscessero,
ne tremerebbero di spavento...
L’ideologia gnostico-edonista, gender compreso, sogna di oltraggiare la natura perché la odia
di Francesco Lamendola
bravissimo, grazie prof. Lamendola!
RispondiEliminauno spaccato reale dell'aberrazione che volenti o nolenti ci stanno imponendo!Ma Dio non permetterà!Continuiamo a pregare con fede la nostra liberazione è più vicina!Amen!
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