Aleppo: sembra la fine del mondo
Aleppini senza acqua da quattro giorni e senza beni di prima necessità. Bombardamenti incessanti. Che fa l'ONU?
Redazione Qui Europa / Nabil Antaki
Sembra la fine del mondo
Aleppo, Siria - "Siamo intrappolati in città, non c'è via di fuga e non possiamo muoverci. Sta iniziando a mancare tutto, e da quattro giorni non c'è più acqua". Queste le parole dello staff locale ad Aleppo dell'Ong bolognese Gvc. In tutto la onlus ha sul campo, nella città assediata, quattro persone del luogo. Ma anche i loro tre colleghi che vivono a Damasco, tra cui la capo area italiana, raggiunti stamattina via Skype, raccontano una situazione in deterioramento: "Sembra la fine del mondo, le bombe e i colpi di arma da fuoco sono incessanti, di giorno e di notte. Dalla periferia di Damasco sentiamo il fragore dei colpi, che prima sentivamo prevalentemente di notte, adesso continuamente, senza tregua. E anche qui la situazione è molto tesa, ci sono posti di blocco ovunque". L'Ong, per ovvi motivi di sicurezza, non diffonde i nomi delle persone sul campo2". (fonte Ansa – 10 agosto 2016)
1,5 milioni di anime senz'acqua da quattro giorni
Aleppo, Siria - di Nabil Antaki – In queste ore, in questi giorni, Aleppo e i suoi cittadini, un milione e cinquecentomila abitanti, stanno vivendo una situazione disperata. Aleppo (Ovest) è circondata e sottoposta a un blocco. L'esercito siriano la settimana scorsa vinceva una battaglia, liberando il quartiere di Bani Zeid che sovrasta la città e da dove i ribelli-terroristi avevano incessantemente lanciato mortai e razzi sui quartieri residenziali di Aleppo per quattro anni. Era imminente la liberazione delle altre zone di Aleppo occupate dai ribelli. Purtroppo, i combattimenti che imperversano da tre giorni intorno all'unica strada che collega Aleppo al resto del mondo, nella regione di Ramousse (la più vicina alla periferia) hanno permesso ai terroristi di occuparla. Questa strada, aperta alla fine del 2013, è il cordone ombelicale che collega Aleppo a Homs (via Khanasser), al resto del Paese e del mondo. Da essa, passano tutti i prodotti e le derrate alimentari, e gli Aleppini che lasciano la città o vi ritornano. Da giovedì sera, i rifornimenti sono cessati. Non abbiamo più benzina, gasolio, prodotti freschi (frutta, verdura e carne) e il pane è diventato raro. Gli abitanti sono molto preoccupati per il loro futuro immediato.
Il silenzio dei governi occidentali e dell'ONU
Perché i governi occidentali non protestano, non si indignano, non minacciano, non presentano una risoluzione al consiglio di sicurezza dell'ONU per chiedere la revoca del blocco di Aleppo (Ovest), che conta 1.500.000 abitanti? Come avevano fatto dieci giorni fa quando l'esercito siriano circondava Aleppo-est pretendendo la sopravvivenza dei 250.000 abitanti di quella zona… Dove sono ora le proteste dei nostri amici che, cadendo nella trappola del politicamente corretto, chiedevano, dieci giorni fa la revoca dell'accerchiamento dei ribelli per motivi umanitari? Già l'acqua e l'elettricità erano state tagliate (dai terroristi) da molto tempo. Per l'elettricità, i privati compravano dei generatori e l'acqua si è attinta da centinaia di pozzi artesiani negli ultimi due anni. Ma i generatori privati e le pompe dei pozzi d'acqua hanno bisogno di olio combustibile, e se non c'è più di olio combustibile non c'è più acqua. Con 40 gradi all'ombra un milione e cinquecento mila persone senza acqua! Mi chiedo se questo dobbiamo definirlo un crimine di guerra o un crimine contro l'umanità!!! Spero che questo non accada..
Nabil Antaki / Trad. M.a. Carta
partecipa al dibattito – infounicz.europa@gmail.com
Aleppo: sembra la fine del mondo – Crimini contro l’umanità
Giovedì, 11 Agosto/ 2016
- di Redazione Qui Europa / Nabil Antaki
Redazione Quieuropa, Aleppo, Siria, Nabil Antaki, acqua, crimini contro l'umanità
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Aleppo: storie di quotidiana disinformazione
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Le armi delle monarchie arabe continuano ad affluire ai terroristi ad Aleppo
I miliziani jihadisti che combattono ad Aleppo contro l’Esercito siriano, continuano a ricevere, senza interruzioni, rifornimenti di armi e munizioni dai governi stranieri, secondo un giornale britannico.
I miliziani assicurano da Aleppo che, nonostante che si trovino sotto accerchiamento dell’Esercito siriano, continuano a ricevere aiuti e non hanno scarsezza nè di armi nè di munizioni, come pubblicato il Lunedì dal giornale Financial Times.
I miliziani assicurano da Aleppo che, nonostante che si trovino sotto accerchiamento dell’Esercito siriano, continuano a ricevere aiuti e non hanno scarsezza nè di armi nè di munizioni, come pubblicato il Lunedì dal giornale Financial Times.
Questi gruppi, secondo le informazioni passate da un attivista citato dal giornale, sono stati riforniti dai promotori regionali, quali Arabia Saudita e Qatar che inviano fino a decine di camions attraverso la Turchia e continuano a pagare per l’invio di armi alle zone sotto il controllo degli oppositori armati in tutta la Siria.
“Nella frontiera ieri abbiamo contato decine di camions che trasportano armi e questo accade tutti i giorni, per settimane, armi ed artiglieria, non stiamo parlando solo di alcune munizioni o armi da fuoco”, ha indicato l’attivista.
“Nella frontiera ieri abbiamo contato decine di camions che trasportano armi e questo accade tutti i giorni, per settimane, armi ed artiglieria, non stiamo parlando solo di alcune munizioni o armi da fuoco”, ha indicato l’attivista.
La maggior parte dei miliziani appartengono al gruppo Fath al-Sham (già Fronte Al-Nusra), che da pochi giorni sostiene di aver reciso i suoi collegamenti con Al Qaeda (per ingraziarsi l’appoggio di USA e GB).
Ad Aleppo è in corso una cruenta battaglia tra le forze del Governo siriano ed i miliziani che sostengono di aver rotto l’accerchiamento dell’Esercito siriano (notizia smentita da quest’ultimo).
Ad Aleppo è in corso una cruenta battaglia tra le forze del Governo siriano ed i miliziani che sostengono di aver rotto l’accerchiamento dell’Esercito siriano (notizia smentita da quest’ultimo).
Gli analisti sostengono che i miliziani, che appartengono a Al Qaeda, non soltanto ricevono armi e munizioni ma anche addestramento da esperti stranieri.
Un analista militare straniero, che ha chiesto l’anonmato, sostiene che si tratta di “una forza ben addestrata che riesce a lanciare 10 proiettili in un raggio di 100 metri quadrati “, il che dimostra che sono stati ben addestrati da esperti militari.
“Gli statunitensi sapevano naturalmente quanto stava accadendo ma preferivano ignorarlo per mettere pressione sulla Russia e l’Iran” (i due paesi che appoggiano le forze governative nella lotta antiterrorista), ha indicato da parte sua un diplomatico occidentale in contatto con l’opposizione e citato al giornale.
Un analista militare straniero, che ha chiesto l’anonmato, sostiene che si tratta di “una forza ben addestrata che riesce a lanciare 10 proiettili in un raggio di 100 metri quadrati “, il che dimostra che sono stati ben addestrati da esperti militari.
“Gli statunitensi sapevano naturalmente quanto stava accadendo ma preferivano ignorarlo per mettere pressione sulla Russia e l’Iran” (i due paesi che appoggiano le forze governative nella lotta antiterrorista), ha indicato da parte sua un diplomatico occidentale in contatto con l’opposizione e citato al giornale.
Fonte: Hispan Tv
Traduzione: Luciano Lago
Aleppo è come Stalingrado e l'occidente si schiera con i nazisti (dell'Isis)
di Fulvio Scaglione* - fulvioscaglione.com
C’è una cosa che non mi torna. Per almeno un decennio ho sentito i neocon nostrani, e anche esteri, paragonare l’islam e molte sue manifestazioni al nazismo. Gli ayatollah dell’Iran? Nazisti. I terroristi islamici? Nazisti. Pure l’islam in generale, con il Corano, il jihad, il velo delle donne e così via, veniva spesso paragonato al nazismo. La definizione “islamo-fascista” veniva distribuita con grande facilità. Ovviamente paragonare un “prodotto” così completamente, tipicamente e irrimediabilmente europeo come il nazismo a un fenomeno così estraneo all’Europa come l’islam era ed è una sciocchezza politica e culturale, ma non importa. Se il paragone con il nazismo avesse avuto un qualche senso, oggi dovremmo trovare tutti compattamente schierati a favore di Bashar al-Assad e del suo regime relativamente laico, e impegnati a fare il tifo affinché Aleppo venga al più presto liberata dagli islamisti. Se il paragone tra nazismo e islamismo avesse avuto un senso, oggi la battaglia di Aleppo sarebbe considerata coma una nuova battaglia di Stalingrado.
Le analogie, per quanto possa sembrare strano, sono molte. A Stalingrado le truppe russe si opposero, tra l’estate del 1942 e il febbraio del 1943, alle truppe tedesche, italiane, rumene e ungheresi. Fino ad allora i nazisti erano sempre stati all’attacco e solo poche settimane prima dell’inizio dell’assedio avevano subito una battuta d’arresto a Mosca, che non era stata conquistata e da dove le truppe russe erano partite per la controffensiva. Un po’ quanto sta succedendo nelle ultime settimane all’Isis, che prima è sempre stato all’attacco e da anni mette sotto assedio la grande città del Nord della Siria.
Stalingrado, inoltre, era una città decisiva per l’Urss: era il fulcro del suo sistema industriale sovietico e uno snodo decisivo per i collegamenti con i bacini petroliferi del Caucaso. Aleppo è la stessa cosa per la Siria.
Altre analogie. Bashar al-Assad è un dittatore, un autocrate, un tiranno, quel che volete. Stalin, qualunque sia la definizione che avete scelto per Assad, non era da meno. E alle nazioni democratiche di allora non spiaceva affatto che la non democratica Russia di Stalin fosse al loro fianco. Né erano in alcun modo turbate dai metodi usati dai generali dell’Armata Rossa, dalla qualità e precisione dei loro bombardamenti, dal fatto che a Stalingrado i commissari politici sparassero alla schiena ai soldati che scappavano o si ritiravano. In altre parole, Gran Bretagna, Francia, Usa ecc. il ragionamento del “meno peggio” lo facevano eccome, in quei primi anni Quaranta: la Russia di Stalin che fermava i nazisti era assai meno peggio, per loro, di una vittoria di Hitler.
Infine: molti storici considerano Stalingrado la più importante battaglia della seconda guerra mondiale, il primo vero rovescio politico-militare imposto alla Germania e l’inizio della marcia delle truppe sovietiche verso Berlino, dove sarebbero arrivate due anni dopo. In un modo o nell’altro, dunque, Stalingrado fu un capitolo fondamentale della battaglia per sconfiggere il nazismo.
Aleppo è la stessa cosa. Se l’Isis conquistasse Aleppo diventerebbe uno Stato (nazista o islamo-fascista) abbastanza vero, perché avere la capitale a Raqqa non è come averla ad Aleppo. Stroncherebbe la sussistenza economica della Siria e la priverebbe dell’accesso ai campi petroliferi. Metterebbe un’ipoteca su tutta l’area che va dall’Iraq al Libano passando appunto per la Siria. Realizzerebbe uno dei sogni degli altri Stati islamo-fascisti, quelli del Golfo Persico in primo luogo. Offrirebbe a tutti gli islamisti radicali del mondo (nazisti, fascisti) un’ispirazione strategica e un modello cui guardare. Per non parlare di quello che potrebbe succedere ai cristiani e a molti altri abitanti di Aleppo, che farebbero la fine degli zingari o degli ebrei durante la Soluzione Finale.
E allora, cari neocon, perché siete così timidi? Perché, proprio ora che il nazismo islamista cerca di prendere la “sua” Stalingrado, non vi schierate come faceste ai tempi delle armi di distruzione di massa (inesistenti) di Saddam Hussein? Dove sono finite le certezze di allora? Aspettate indicazioni dagli Usa? E che qualche stratega israeliano vi dica “contrordine compagni, l’Isis adesso è un nemico”? È certo chiaro anche a voi che non passò mai per la testa di Winston Churchill né di Delano Roosevelt di permettere a Hitler di conservare il controllo di una parte di Russia per indebolire Stalin. Non fecero, insomma, ciò che americani ed europei fanno da anni per contenere l’Isis lasciandogli nel frattempo modo di smembrare Siria e Iraq.
Ma è un imbarazzo che si può capire. Per almeno due ragioni. Le teorie neocon, costruite sull’assioma che nulla può e deve essere fatto senza l’Arabia Saudita, di fatto hanno sempre incentivato l’islamismo. Il decennio neocon e la presidenza Bush non hanno fatto altro che aumentare le distruzioni, gli attentati e le morti. La “guerra contro il terrore” è stata in realtà una “guerra per il terrore”: dal 2000 al 2015 i morti per atti di terrorismo sono aumentati di nove, volte, ci sarà pure una ragione. E la ragione sta in quelle teorie sballate, che hanno demonizzato l’islam senza muovere un dito per bloccare i meccanismi del terrorismo, a partire da coloro che pagano perché altri sparino.
La seconda ragione è la probabile elezione di Hillary Clinton alla presidenza degli Usa. Tutti sanno che la Clinton avrebbe voluto e tuttora vorrebbe imporre una no fly zone sulla Siria. Impedire ai caccia siriani e russi di volare vuol dire, in concreto, cercare di far vincere Al Nusra, Jaesh al-Fatah e anche l’Isis. In altre parole, far vincere quelli che un tempo i neocon avrebbero definito islamo-fascisti e/o nazisti. Quindi li capisco, i neocon: con le elezioni Usa alle porte, e con l’ipotesi che diventi presidente la regina dei neocon democratici, meglio non scoprirsi.
*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore
*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-aleppo__come_stalingrado_e_loccidente_si_schiera_con_i_nazisti_dellisis/82_16843/
http://www.maurizioblondet.it/ucraini-uccidono-due-soldati-russi-provocazione-demente/
NO all'intervento militare in Libia
Dopo il bombardamento a sorpresa della città libica di Sirte da parte dell'aviazione statunitense il 1 agosto e, nei giorni successivi, le dichiarazioni di "approvazione" da parte dei ministri Gentiloni e Pinotti, gli aderenti alla lista ComitatoNoNato hanno stilato il comunicato stampa che segue.
6 agosto 2016 - Lista ComitatoNoNato (comitatononato@googlegroups.com)
Ormai non fingono nemmeno più. Di essere civili.
E’ stato il New York Times a scriverlo sabato scorso: la Cia ha fornito alle milizie di Al Qaida quantità praticamente illimitate di armamenti. Cita un comandante ribelle entusiasta: “Chiediamo munizioni e missili e otteniamo più di quanto chiediamo”. Missili anticarro, missili Stinger a spalla, armi sofisticate che implicano un addestramento professionale, sono giunte nella sacca di Aleppo tenuta dai “ribelli’, consentendo loro la controffensiva e la riapertura della via di rifornimento – rifornimenti che continuano a passare dalla Turchia. “Quasi un miracolo”, ha detto un portavoce degli islamisti, Anas al-Abdah, che mette le “nostre forze” in posizione di rompere l’assedio “tanto che parliamo seriamente di liberare la città”. Ossia di occupare la zona libera – la grande maggioranza della popolazione vive qui, sotto la protezione del governo Assad – e cominciare le decapitazioni e il terrore contro le minoranze. Il gruppo che ha fato il “miracolo” di riunificare le milizie sotto l’egida americana, nota come « Jaysh al Fateh » (per quel che possono valere questi nomi) s’è distinta in passato per la decapitazione dei soldati alawiti catturati., e recentemente per la decapitazione di un dodicenne ferito durante i combattimenti.
Il Financial Times cita un “analista militare” che nota come il carattere preso dai combattimenti mostra che le forze di Al Qaeda hanno ricevuto non solo massicci armamenti, ma una formazione militare professionale. “I militanti e i ribelli dicono che le forze dell’opposizione sono state rafforzate da nuovi armamenti, denaro e rifornimenti prima e durante i combattimenti”: il giornale parla di colonne di camion che “da settimane” hanno passato la frontiera turca con munizioni, artiglieria ed altro armamento pesante. Qualcosa dice che l’avvicinamento di Erdogan a Mosca non è franchissimo ed autentico.
Ma questo è niente in confronto alla doppiezza della Casa Bianca, che nelle settimane scorse ha mandato ripetutamente Kerry a “negoziare” con Lavrov e Putin financo una “cooperazione militare” con Mosca, ovviamente “contro il terrorismo”. Di fatto, ha continuato a dire che Assad must go e a tornare con le pive nel sacco, apparentemente. Ora si capisce perché: dare il tempo alla Cia di rifornire pesantemente Al Qaeda, e prepararla alla controffensiva di Aleppo.
Al Qaeda fatta vincere con armi e addestramento (e forse comandanti) anglo-americani; quella Al Qaeda che la “coalizione occidentale” guidata da Usa ha finto per un anno e mezzo di bombardare, quella che avrebbe commesso l’attenatto dell’11 Settembre…
Nemmeno questo nascondono più. Il New York Times: “Un fattore essenziale dell’avanzata dei ribelli nel fine settimana è stata la collaborazione fra gruppi ribelli tradizionali, di cui alcuni avevano ricevuto segretamente armamento americano, e l’organizzazione jihadista anticamente conosciuta come Fronte al-Nusra, che era affiliata ad Al Qaeda”. Anticamente è una parola grossa: Al Nusrah, ossia Al Qaeda, ha cambiato nome in Jabhat Fatah Al-Sham il 28 luglio scorso, a malapena due settimane prima di intraprendere, con il nuovo nome e l ‘apparenza di “opposizione legittima”, la controffensiva ad Aleppo.
E’ stato il New York Times a scriverlo sabato scorso: la Cia ha fornito alle milizie di Al Qaida quantità praticamente illimitate di armamenti. Cita un comandante ribelle entusiasta: “Chiediamo munizioni e missili e otteniamo più di quanto chiediamo”. Missili anticarro, missili Stinger a spalla, armi sofisticate che implicano un addestramento professionale, sono giunte nella sacca di Aleppo tenuta dai “ribelli’, consentendo loro la controffensiva e la riapertura della via di rifornimento – rifornimenti che continuano a passare dalla Turchia. “Quasi un miracolo”, ha detto un portavoce degli islamisti, Anas al-Abdah, che mette le “nostre forze” in posizione di rompere l’assedio “tanto che parliamo seriamente di liberare la città”. Ossia di occupare la zona libera – la grande maggioranza della popolazione vive qui, sotto la protezione del governo Assad – e cominciare le decapitazioni e il terrore contro le minoranze. Il gruppo che ha fato il “miracolo” di riunificare le milizie sotto l’egida americana, nota come « Jaysh al Fateh » (per quel che possono valere questi nomi) s’è distinta in passato per la decapitazione dei soldati alawiti catturati., e recentemente per la decapitazione di un dodicenne ferito durante i combattimenti.
Ma questo è niente in confronto alla doppiezza della Casa Bianca, che nelle settimane scorse ha mandato ripetutamente Kerry a “negoziare” con Lavrov e Putin financo una “cooperazione militare” con Mosca, ovviamente “contro il terrorismo”. Di fatto, ha continuato a dire che Assad must go e a tornare con le pive nel sacco, apparentemente. Ora si capisce perché: dare il tempo alla Cia di rifornire pesantemente Al Qaeda, e prepararla alla controffensiva di Aleppo.
Al Qaeda fatta vincere con armi e addestramento (e forse comandanti) anglo-americani; quella Al Qaeda che la “coalizione occidentale” guidata da Usa ha finto per un anno e mezzo di bombardare, quella che avrebbe commesso l’attenatto dell’11 Settembre…
Nemmeno questo nascondono più. Il New York Times: “Un fattore essenziale dell’avanzata dei ribelli nel fine settimana è stata la collaborazione fra gruppi ribelli tradizionali, di cui alcuni avevano ricevuto segretamente armamento americano, e l’organizzazione jihadista anticamente conosciuta come Fronte al-Nusra, che era affiliata ad Al Qaeda”. Anticamente è una parola grossa: Al Nusrah, ossia Al Qaeda, ha cambiato nome in Jabhat Fatah Al-Sham il 28 luglio scorso, a malapena due settimane prima di intraprendere, con il nuovo nome e l ‘apparenza di “opposizione legittima”, la controffensiva ad Aleppo.
“Assassinare Assad!”
L’ampiezza dei successi di Al Qaeda-Usa non è chiarissima – i media americani forse la esagerano, colti da frenetico entusiasmo. Negli ambienti vicini a Hillary Clinton si parla di “far pagare un prezzo a Russia e Iran”; Hillary stessa, in una intervista a Fox News, ha minacciato la Russia: “I fatti sollevano domande gravi sull’ingerenza russa nelle nostre elezioni, nella nostra democrazia” (accusa i russi di aver spifferato le sue mail incriminanti), ed ha ripetuto ciò che dice da un anno: se lei diventa presidente, sferrerà una escalation massiccia in Siria contro la Russia. Dennis Ross (J), un deputato, ex consigliere dell’Amministrazione, ha proposto pubblicamente: la Casa Bianca deve “cominciare a parlare una lingua che Assad e Putin possano comprendere”, ed ha precisato quale lingua: missili da crociera e droni contro gli uffici governativi e la residenza di Assad, onde assassinare lui e il suo entourage. “Bomb Assad regime, not Islamic State!”, ha esclamato.
Non fingono nemmeno più. Abbiamo parlato dei quattro morti ammazzati in poche settimane, gente che per un motivo o per l’altro ha danneggiato, o poteva danneggiare, la corsa della Clinton alla Casa Bianca. Qualche giorno fa Julian Assange, capo di Wikileaks, ha detto in un’intervista alla tv olandese che uno di questi morti ammazzati – Seth Rich, 27 anni, assassinato con numerosi colpi di pistola alla schiena il 10 luglio scorso a un passo da casa sua – militante e impiegato della Convenzione Democratica (DNC) per la espansione dei dati, era lo spifferatore che aveva dato a Wikilewaks le migliaia di email che hanno incastrato la capa della DNC, Debbie Wasserman Schulz, come sostenitrice di parte della Clinton contro Bernie Sanders. Assange ha promesso anche 20 mila dollari a chi fornirà informazioni che possano incriminare i colpevoli, “perché è stato un omicidio politicamente motivato”. Insomma ha accusato la Clinton e il suo staff dell’omicidio.
L’ampiezza dei successi di Al Qaeda-Usa non è chiarissima – i media americani forse la esagerano, colti da frenetico entusiasmo. Negli ambienti vicini a Hillary Clinton si parla di “far pagare un prezzo a Russia e Iran”; Hillary stessa, in una intervista a Fox News, ha minacciato la Russia: “I fatti sollevano domande gravi sull’ingerenza russa nelle nostre elezioni, nella nostra democrazia” (accusa i russi di aver spifferato le sue mail incriminanti), ed ha ripetuto ciò che dice da un anno: se lei diventa presidente, sferrerà una escalation massiccia in Siria contro la Russia. Dennis Ross (J), un deputato, ex consigliere dell’Amministrazione, ha proposto pubblicamente: la Casa Bianca deve “cominciare a parlare una lingua che Assad e Putin possano comprendere”, ed ha precisato quale lingua: missili da crociera e droni contro gli uffici governativi e la residenza di Assad, onde assassinare lui e il suo entourage. “Bomb Assad regime, not Islamic State!”, ha esclamato.
Non fingono nemmeno più. Abbiamo parlato dei quattro morti ammazzati in poche settimane, gente che per un motivo o per l’altro ha danneggiato, o poteva danneggiare, la corsa della Clinton alla Casa Bianca. Qualche giorno fa Julian Assange, capo di Wikileaks, ha detto in un’intervista alla tv olandese che uno di questi morti ammazzati – Seth Rich, 27 anni, assassinato con numerosi colpi di pistola alla schiena il 10 luglio scorso a un passo da casa sua – militante e impiegato della Convenzione Democratica (DNC) per la espansione dei dati, era lo spifferatore che aveva dato a Wikilewaks le migliaia di email che hanno incastrato la capa della DNC, Debbie Wasserman Schulz, come sostenitrice di parte della Clinton contro Bernie Sanders. Assange ha promesso anche 20 mila dollari a chi fornirà informazioni che possano incriminare i colpevoli, “perché è stato un omicidio politicamente motivato”. Insomma ha accusato la Clinton e il suo staff dell’omicidio.
“Assassinare (anche) Assange!”
Orbene: invece di respingere sdegnato l’accusa mostruosa e inverosimile, come ha reagito lo staff? Ecco: Bob Beckel, un mezzo giornalista e mezzo analista politico, oggi impegnato nella campagna per Hillary come stratega, ha proclamato che –alla Fox News – che andava assassinato anche Assange: “sparare a quel figlio di puttana”, ha sbottato. “Il modo di farlo è semplice. Abbiamo le forze speciali. Voglio dire – un uomo morto non spiffera…Questo tizio è un traditore, ha – ha – ha violato ogni legge negli Stati Uniti. Questo tizio deve essere – e siccome non sono a favore della pena di morte – la sola cosa da fare è ammazzare illegalmente (sic) ‘sto figlio di puttana”. In pratica, invece di smentire l’accusa di omicidio, l’ha confermata: lo staff della Clinton vuole ammazzare, è in grado di ammazzare – illegalmente, si noti. Perché in Usa ci sono anche omicidi legali.
Questa è la mentalità che hanno: incalliti criminali. Nemmeno si accorgono di rivelarsi per quel che sono. Fanno capire che per loro, assassinare è un’abitudine.
Notevole che i media italiani non abbiano rilevato la minaccia di assassinio dell’uomo della Clinton, ma abbiano strillato di una presunta minaccia da parte di Donald Trump,che era solo un chiaro invio a quelli “del secondo emendamento” (fautori delle armi libere in Usa) a “fermare Hillary” votando per lui. Dei quattro morti ammazzati probabilmente dallo staff clintoniano, nemmeno una parola. E per l’altra uscita di Trump: “Obama ha creato lo Stato Islamico”, solo scherni e derisione.
Per fortuna non a tutti va così male. Bernie Sanders, l’avversario di Hillary, ha fatto l’endorsement alla Clinton e s’è ritirato a vita privata. Comprandosi immediatamente una villetta sul lago nel Vermont: da 600 mila dollari. Furibondi i suoi sostenitori: o Sanders ha usato le loro offerte di 27 dollari l’uno – decine di migliaia di contributi alla sua campagna – per comprarsi lo chalet, o è stato pagato per rinunciare a sfidare croocked Hillary?
Orbene: invece di respingere sdegnato l’accusa mostruosa e inverosimile, come ha reagito lo staff? Ecco: Bob Beckel, un mezzo giornalista e mezzo analista politico, oggi impegnato nella campagna per Hillary come stratega, ha proclamato che –alla Fox News – che andava assassinato anche Assange: “sparare a quel figlio di puttana”, ha sbottato. “Il modo di farlo è semplice. Abbiamo le forze speciali. Voglio dire – un uomo morto non spiffera…Questo tizio è un traditore, ha – ha – ha violato ogni legge negli Stati Uniti. Questo tizio deve essere – e siccome non sono a favore della pena di morte – la sola cosa da fare è ammazzare illegalmente (sic) ‘sto figlio di puttana”. In pratica, invece di smentire l’accusa di omicidio, l’ha confermata: lo staff della Clinton vuole ammazzare, è in grado di ammazzare – illegalmente, si noti. Perché in Usa ci sono anche omicidi legali.
Questa è la mentalità che hanno: incalliti criminali. Nemmeno si accorgono di rivelarsi per quel che sono. Fanno capire che per loro, assassinare è un’abitudine.
Notevole che i media italiani non abbiano rilevato la minaccia di assassinio dell’uomo della Clinton, ma abbiano strillato di una presunta minaccia da parte di Donald Trump,che era solo un chiaro invio a quelli “del secondo emendamento” (fautori delle armi libere in Usa) a “fermare Hillary” votando per lui. Dei quattro morti ammazzati probabilmente dallo staff clintoniano, nemmeno una parola. E per l’altra uscita di Trump: “Obama ha creato lo Stato Islamico”, solo scherni e derisione.
Per fortuna non a tutti va così male. Bernie Sanders, l’avversario di Hillary, ha fatto l’endorsement alla Clinton e s’è ritirato a vita privata. Comprandosi immediatamente una villetta sul lago nel Vermont: da 600 mila dollari. Furibondi i suoi sostenitori: o Sanders ha usato le loro offerte di 27 dollari l’uno – decine di migliaia di contributi alla sua campagna – per comprarsi lo chalet, o è stato pagato per rinunciare a sfidare croocked Hillary?
Ucraini uccidono due soldati russi. Provocazione demente nel clima di frenesia .
L’8 agosto, commandos di Kiev con mezzi corazzati hanno sferrato un attacco “massiccio” in due fasi per penetrare in Crimea, uccidendo due guardie di frontiera russe e ferendone due. Immediatamente, Norman Dzhelalov, un dirigente dei Mejlis Tataro, un organo dei tatari di Crimea di cui l’Occidente eccita il secessionismo, ha lanciato l’allarme su Facebook: “Grandi masse di materiale militare russo è stato concentrato fra Armyansk e Dzzankhoy” vicino al posto di frontiera aggredito – Nella speranza di una reazione armata russa. Speranza per ora frustrata. Quel che ha fatto Putin, a parte chiudere i passi fra Crimea e Ucraina, è stato quello di annullare la presenza russa ad una (ennesima) riunione a quattro per “adempiere Minsk: riunione con Francia e Germania, Russia ed Ucraina. Putin ha comunicato che dato il comportamento di Kiev, non vedeva alcuna utilità nell’incontro.
Come si apprende, l’attacco dell’8 era stato preceduto, la notte tra il 6 e il 7 agosto, da un tentativo di sabotatori che erano infiltrati oltre frontiera con esplosivo, granate, mine anti-uomo e armamento da forze speciali, per condurre operazioni di guastatori di infrastrutture; scoperti da agenti del FSB – nella sparatoria un agente russo è morto – questi hanno sventato il tentativo e arrestato i personaggi. Il loro capo, identificato come Panov Evgeniy Aleksandrovich, membro del GUR (il direttorato dell’intelligence) di Kiev, è stato catturato ed ha confessato.
La provocazione gravissima mirava quasi certamente a creare una reazione di Mosca. La coincidenza con le Olimpiadi di Rio – l’opinione pubblica futilmente distratta – ricorda che anche nel 2008, Olimpiadi di Pechino, la Georgia incitata dagli Usa e armata ed addestrata da Israele tenta l’occupazione del Sud Ossezia. Il presidente russo è a quel tempo Medvedev, e incerto attende Putin – che è a Pechino per i giochi – per reagire. La reazione sarà durissima e la Georgia disfatta. Nel 2014 è approfittando dei Giochi di Sochi che viene innescato il colpo di stato a Kiev, contando sulla obbligata passività di Putin; e anche allora ci sono stati cannoneggiamenti di posti di confine con lo scopo evidente di provocare una risposta russa e farla intervenire direttamente in Ucraina.
Non c’è dubbio che questa ultima irresponsabile provocazione è stata autorizzata da Washington, in perfetta consonanza con la frenesia delirante con cui certi circoli seguono la battaglia di Aleppo, rabbiosi per le perdite subite dai loro terroristi. Il clima è ben rappresentato dall ‘ ex direttore della CIA, Michael Morell, che ha progettato ad alta voce, in una intervista, di assassinare “russi e iraniani in modo segreto, senza dirlo al mondo ma assicurandosi che Mosca e Teheran lo sappiano”; in qualche modo la dirigenza americana butta la maschera e dichiara alla luce del sole che l’assassinio è la sua pratica corrente, accettatabile. Morell è sceso in campo per appoggiare Hillary Clinton con tweets dove presenta così le sue benemerenze: “Ho guidato la Cia, difeso la tortura, ora sostengo Hillary”. Come il criminale all’ultimo stadio, non si rende nemmeno conto che in altre parti del mondo l’invito all’omicidio e la difesa della tortura da parte di un personaggio pubblico, possano suscitare orrore. Hillary Clinton del resto ha ben vantato l’assassinio di Gheddafi come suo merito: “Veni, vici e lui è morto”, ridendo. Per una deviazione psicologica che proviene dall’abitudine alla violenza e alla crudeltà impunita, sulla scena pubblica ci si può vantare di cose spaventevoli.
E provare a provocare la terza guerra mondiale, sicuri che Putin avrà la saldezza e la ragionevolezza da cui questi attori della Superpotenza si dispensano – perché a loro è concesso fare tutto. La giornalista Margot Kidder ha scritto un articolo agghiacciato su quel che ha visto alla Convenzione Democratica, l’ebbrezza e il delirio di malvagità omicida: “Come mezza canadese, tutto questo rigurgitare, sbraitare, vantarsi di come sia grande il militarismo americano, questo esaltare la forza militare americana, questo vantare di spazzar via l’ISIS o come l’America è la più forte nazione della terra – ebbene, stasera mi sento profondamente canadese. Tutto ciò che mi è stato subliminalmente insegnato sul bullo dall’altra parte del confine, la sua rozzezza e mancanza di educazione, la sua ignoranza e il diritto che si dà di bombardare chi vuole nel mondo per nessun altro motivo che perché vuole qualcosa che la gente in quell’altro paese ha, m’è venuto in faccia come una zaffata”.
(Margot Kidder, My Fellow Americans: We Are Fools, Off-Guardian.org , 2 agosto)
Queste righe rendono il clima in cui si svolge la campagna, la frenesia americana-neocon di dare una lezione alla Russia, all’Iran, ad Assad – a chiunque stia, per questi folli, sfidando il loro status di superpotenza. A render più sinistra la cosa, è che queste forze e frenesie fanno quadrato attorno ad Hillary, sperano che sia Hillary a ordinare i massacri, a sganciare le atomiche. Aumenta la frenesia demente la paura che la loro candidata, così evidentemente malata, non sia in grado di arrivare alla Casa Bianca.
Fra le voci specialistiche riporto quella di un oftalmologo: Hillary Clinton porta occhiali con lenti di Fresnel, lenti speciali che vengono prescritte quando qualcuno vede doppio a causa di una ferita alla testa. Hillary ha sofferto effettivamente di una brutta caduta tra il Natale 2012 e Capodanno; è stata ospedalizzata, ed è uscita con quelle lenti. Secondo i suoi dottori, ha un danno al sinus trasverso cerebrale. Dopo quella data ha lasciato il suo posto al Dipartimento di Stato, ha smesso di partecipare a feste o di viaggiare troppo. Ha stati convulsivi difficili da nascondere; non riesce a salire la scaletta di un aereo senza inciampare. Nel discorso di nomination, non appariva in grado di reggersi in piedi da sola, le guardie la sostenevano da dietro. La sua segretaria Uma Abedin ha ammesso in una mail (intercettata) che ha “periodi di confusione” frequenti. E’ successo che s’interrompa durante un suo discorso, non ricordi il testo e dica parole senza senso. Le fatiche e lo stress della campagna elettorale peggiorano la sua condizione, e cede sempre più evidentemente. “I neocon la vogliono mettere alla Casa Bianca viva o morta”.
Anche questo ha qualcosa di spaventoso e di folle, di apocalittico. Hillary ha un piede nella fossa; suo marito Bill Clinton mostra i sintomi del Parkinson, ha il cuore rappezzato, è insenilito, ha i segni della morte sul volto: eppure, non pensano che al potere. Vacillando e barcollando, fra convulsioni e assenze cerebrali, vicini ad ogni istante alla disfatta vitale e all’esplosione conclamata dei loro disturbi che non potranno più dissimulare, rischiando il naufragio, vanno verso la Casa Bianca. Spinti dalla torma demente e delirante dei desiderosi di assassinare, torturare, bombardare, ingaggiare la Russia nella guerra, che vogliono mettere in mano ad Hillary, in quello stato, la valigetta atomica. E’ persino crudele, povera donna. Ma certo è lei che vuole. Un recente sondaggio del Public Policy Polling ha chiesto agli americani se credevano che Hillary avesse un patto con Lucifero (una battuta di Donald Trump, personaggio poco meno mostruoso). Ebbene: tra i sostenitori della Clinton, il 2 per cento è sicuro, e il 12 per cento ritiene probabile, che essa sia sostenuta dal demonio.
“A modo suo è una martire di Satana”, dice l’amico di Washington. Sta salendo – o meglio scendendo – il suo Calvario inverso, senza riscatto, nell’ottenebramento mentale e morale – accompagnata dalle torme dei frenetici.
(“Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo»)
http://www.maurizioblondet.it/ucraini-uccidono-due-soldati-russi-provocazione-demente/
I POPOLI RISCHIANO LA VITTORIA - SCATENATI I CANI DI GUERRA A STELLE E STRISCE E MEZZALUNA WAHABITA - Fuori dalle guerre i mercenari italiani!
Libia: tutti contro l'Egitto
In Libia siamo all’intervento, presuntamente e falsamente contro l’ISIS (che si toglierebbe dai piedi non appena i suoi mandanti in Usa, Israele, Qatar, Turchia e Arabia Saudita, glielo ordinassero, o gli facessero mancare rifornimenti e guiderdone), delle forze speciali Nato, con tanto di italiani spediti a uccidere e farsi uccidere col pretesto di combattere il terrorismo e con lo scopo di favorire la spartizione della Libia e delle sue risorse tra i paesi colonialisti aggressori. Le strumentali e calunniose polemiche contro l’Egitto e contro l’ENI, che con il Cairo collabora nell’interesse dei nostri rifornimenti energetici (per una volta sottratti al controllo Usa), sono motivate unicamente dal tentativo di escludere l’Egitto, arabo e laico, da una soluzione unitaria e inter-araba del conflitto che elimini l’esercito surrogato dei Fratelli Musulmani.. L’operazione Regeni, sfruttata a fondo da tutta la stampa filo-imperialista e sostenitrice della quinta colonna coloniale dei Fratelli Musulmani, come i ripetuti attacchi all’Eni e la spaventosa guerra terroristica condotta dalla Fratellanza in Egitto, si inseriscono in questo quadro, Nella strategia occidentale e dei petrosatrapi del Golfo le milizie di Misurata, fanteria Nato, resesi note durante il conflitto con torture, stupri, assassinii di prigionieri e civili, e nell’immediato dopo-Gheddafi per le orrende atrocità compiute sui membri della precedente amministrazione, come sui libici di colore nero (genocidio a Tawarga, cittadina a maggioranza nera), sono di nuovo l’esercito degli aggressori e del loro burattino, privo di qualsiasi legittimazione democratica, Fayez al Serraj. Il loro compito non è tanto quello dell’eliminazione della presenza dell’Isis in Sirte, per la quale hanno già clamorosamente fallito e che ora parrebbe rilanciata con il sostegno dei criminali bombardamenti Usa da Sigonella, - anche questi finti-antiterrorismo – quanto quello di neutralizzare l’unica forza nazionale legittima in campo, comprensiva della maggioranza delle tribù e degli orientamenti politici antimperialisti: il parlamento di Tobruq, l’unico eletto dal popolo libico, e la sua forza armata comandata dal generale Khalifa Haftar.
Sul vergognoso servilismo del regime italiano, immediatamente messosi a disposizione con basi e reparti, del signore della guerra Usa, facendo oltretutto del nostro paese bersaglio di rappresaglie fatte passare per attuate dall’Isis, il Comitato No Nato fa circolare il documento in calce.
Aleppo o morte
Dall’altro estremo della regione araba, i clamori preoccupati e anche indignati di tutto l’arco mediatico e politico filo-imperialista e cripto-imperialista per il flirt tra il sultano turco e lo “zar” Putin, descritto come osceno connubio tra due autocrati, tendono a oscurare il dato del rovesciamento strategico della guerra, con in prospettiva la vittoria di Baghdad e Damasco e il fallimento dell’opzione USraeliana e wahabita della frantumazione di questi Stati (ai quali collaborano, oltre all’Isis, i curdi, diventati fanteria della Nato). L’alluvione di menzogne e deformazioni che cercano di occultare questa situazione in particolare relativa ad Aleppo, dove la sconfitta finale dei terroristi (in parte riciclatisi su ordine Nato in “moderati”) era imminente, si accompagna al frenetico invio dalla Turchia di rifornimenti e combattenti (altro che crisi Erdogan-Usa-Nato), al rinnovato voto del sultano di spazzare via Assad (conferma dell’alleanza Nato-Riad-Isis) e al disperato intervento dell’ONU con la proposta di una tregua finalizzata unicamente a consentire ai terroristi di evitare la disfatta e riprendere fiato.
Assistiamo a un diluvio di umanitarismo che si fa forte delle bugie sulle vittime civili, tutte arbitrariamente attribuite al “regime” (a dispetto delle inconfutabili e autorevoli testimonianze dal posto), ma che era totalmente assente durante i 5 anni di assedio e devastazione della città da parte di Al Nusra e soci, con le conseguenti atrocità contro la popolazione. Si ignora che i russi hanno aperto tre corridoi umanitari nei quali si sono precipitati migliaia di cittadini inseguiti dall’artiglieria di Al Nusra, si lamenta che 2 milioni di cittadini sarebbero a rischio di genocidio, mentre 1,5 milioni sono nella zona controllata dal governo, in sicurezza alimentare, ma esposti ai mortai e ai gas tossici dei terroristi, e circa 200mila sono trattenuti come scudi umani nelle zone ancora occupate dai mercenari.
Si può essere sicuri della determinazione di Damasco e ci si deve augurare che i russi, con la solita volontà di mostrarsi “ragionevoli” o, magari, per coltivare l’illusione di un Erdogan convertito a un nuovo fronte russo-turco, non cadano nella trappola, non si facciano tagliare le gambe dall’uragano propagandistico occidentale, di Al Jazeera ed embedded vari (il manifesto, sempre sul fronte). Ma smascherino l’ipocrisia degli “umanitari” e dell’ONU, e insieme alle forze siriane portino a termine la liberazione di Aleppo.
Comunicato della Lista ComitatoNoNato
NO all'intervento militare in Libia
Dopo il bombardamento a sorpresa della città libica di Sirte da parte dell'aviazione statunitense il 1 agosto e, nei giorni successivi, le dichiarazioni di "approvazione" da parte dei ministri Gentiloni e Pinotti, gli aderenti alla lista ComitatoNoNato hanno stilato il comunicato stampa che segue.
6 agosto 2016 - Lista ComitatoNoNato (comitatononato@googlegroups.com)
Gli aderenti alla lista ComitatoNoNato@googlegroups.com condannano nel modo più deciso la nuova avventura militare scatenata dagli USA in Libia con l'appoggio diretto del governo italiano e di altri governi occidentali aderenti alla NATO.
La ministra della Difesa italiana Pinotti ha assicurato che “l’ITALIA FARA’ LA SUA PARTE” e ha preannunciato la concessione delle basi italiane per le operazioni militari.
La ministra della Difesa italiana Pinotti ha assicurato che “l’ITALIA FARA’ LA SUA PARTE” e ha preannunciato la concessione delle basi italiane per le operazioni militari.
Questa operazione guerresca viola quindi nuovamente l'articolo 11 della costituzione italiana, già violato pesantemente con la precedente aggressione alla Libia del 2011 che ha distrutto il paese più ricco e sviluppato dell'Africa.
La nuova avventura bellica, scatenata con la motivazione ufficiale della lotta all'ISIS, è in realtà una nuova operazione neocoloniale che si propone tre obiettivi concreti:
Una nuova spartizione delle ingenti risorse libiche: gas, petrolio, acqua sotterranea, e la definitiva rapina delle grandi risorse finanziarie libiche depositate nei fondi di investimento internazionali e già “sequestrate” nel 2011 dalle potenze occidentali;
Il rafforzamento del cosiddetto governo “unitario” della Libia guidato dal fantoccio Serraj, sostenuto dalle milizie islamiche di Misurata e dalla "Fratellanza Musulmana". Questo “governo”, imposto dall'esterno da un gruppo di potenze occidentali con la copertura della solita ambigua risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, non è stato mai approvato ed eletto dai Libici e non è riconosciuto dal Parlamento Libico e dal “governo” di Tobruk che controlla tutta la parte orientale della Libia e che ha condannato recisamente ogni intervento militare straniero, comunque motivato:
La riapertura di basi militari straniere in Libia che furono chiuse dal governo Gheddafi dopo la proclamazione della repubblica in Libia.
Per eliminare l'ISIS/Daesh, non servono le bombe. ISIS va estirpato alla radice, attraverso sanzioni severe contro i suoi mandanti. Il ricorso a bombe straniere su Sirte, invece, non farà altro che favorire il reclutamento di nuovi jihadisti e un conflitto senza fine, aumentando il caos già creato con la guerra di aggressione del 2011 e moltiplicando il pericolo di attentati anche in Italia.
Il rafforzamento del cosiddetto governo “unitario” della Libia guidato dal fantoccio Serraj, sostenuto dalle milizie islamiche di Misurata e dalla "Fratellanza Musulmana". Questo “governo”, imposto dall'esterno da un gruppo di potenze occidentali con la copertura della solita ambigua risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, non è stato mai approvato ed eletto dai Libici e non è riconosciuto dal Parlamento Libico e dal “governo” di Tobruk che controlla tutta la parte orientale della Libia e che ha condannato recisamente ogni intervento militare straniero, comunque motivato:
La riapertura di basi militari straniere in Libia che furono chiuse dal governo Gheddafi dopo la proclamazione della repubblica in Libia.
Per eliminare l'ISIS/Daesh, non servono le bombe. ISIS va estirpato alla radice, attraverso sanzioni severe contro i suoi mandanti. Il ricorso a bombe straniere su Sirte, invece, non farà altro che favorire il reclutamento di nuovi jihadisti e un conflitto senza fine, aumentando il caos già creato con la guerra di aggressione del 2011 e moltiplicando il pericolo di attentati anche in Italia.
Gli italiani contrari alla guerra e a nuove avventure neocoloniali sono invitati a organizzare forme di protesta -- insieme a forme di controinformazione su questi gravi fatti -- per dire al governo Renzi: L'Italia si dissoci dai bombardamenti, NO all'uso di tutte le basi militari poste sul territorio italiane e dello spazio aereo italiano.
Roma, 6-8-2016 Lista ComitatoNoNato
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