Ecco, Taubira, la tua legge (La legge sul “matrimonio per tutti”)
Articolo redatto per Liberté Politique da François Billot de Lochner – 7 ottobre 2016
Chi è che non vuole la legge Taubira? Chi non vuole davvero la legge Taubira? Chi è che combatte con forza questa legge che destruttura la società, la peggiore di quelle che, dopo la legge sull’aborto, vengono chiamate«leggi sociali»? Chi mostra pubblicamente la sua determinazione senza paura, senza false apparenze e senza calcoli? Chi resiste veramente a questa legge?
Tutto ciò fa temere che si ripeta, con l’introduzione del «matrimonio» omosessuale, quello che si è visto nel 1974 con la legge sull’aborto. Perché, alla fine, che cos’è successo nel 1974? È successo che un governo di destra, contro il parere maggioritario del suo elettorato,
ha fatto passare una legge che legalizza la morte dei più piccoli fra noi. La maggioranza della società civile, in particolare delle autorità morali e religiose dell’epoca, si sono murate dietro un silenzio assordante. Non si doveva ferire o ostracizzare,si doveva essere generosi e comprensivi, bisognava aiutare e non condannare. Si doveva, si doveva, si doveva …
Il risultato di questa strategia è stato terribile: più di 8.000.000 di aborti in circa 40 anni, con una legge che entrata in vigore cambiando i costumi con la manipolazione delle coscienze. Una legge divenuta ormai intoccabile.
Che cosa succede nel 2013? Succede che il progetto di legge Taubira causa delle enormi manifestazioni di protesta. Ma la legge è votata e la battaglia è provvisoriamente perduta. No, dicono alcuni, perché ha fatto emergere una Francia che resiste. Questo argomento è evidentemente vano, perché la battaglia contro il progetto di legge Taubira è stata, bene o male, perduta. Così, insidiosamente, subdolamente, si ripresenta la triste scena del 1974 e degli anni successivi, e la legge Taubira entra poco a poco nei costumi, infiltrandosi fra le classi politiche di destra come di sinistra. Ma il plebiscito ha qualche rara eccezione nella società civile, anche se l’influenza dell’autorità morale e religiosa arretra di mese in mese. Si, perché non bisogna ferire né ostracizzare. Bisogna essere generosi e comprensivi; bisogna aiutare e non condannare (Bisogna fare ponti di dialogo, e non muri. N d t.); non si deve essere omofobi. Bisogna, bisogna, bisogna … accettare finalmente la legge.
Bisogna, alla fine, lottare con le ultime energie affinché la funesta legge sia abrogata. I manifestanti del 16 ottobre attendono che ciò sia detto esplicitamente. Pertanto l’appello ufficiale alla manifestazione, consultabile sul sito LMPT, non ne fa menzione, e il collettivo Non si molla (On ne Lâche Rien), il cui unico obiettivo è l’abrogazione della legge, si è visto rifiutare la tribuna da cui poterlo dire. Tutto ciò a qualche settimana dalle primarie, che avrebbero potuto spingere per questo importante soggetto! La missione e l’onore del collettivo On ne Lâche Rien è quella di agire perché tutti i resistenti del 2013 proseguano infaticabilmente durante tutto il periodo elettorale che si sta aprendo, nella battaglia fondamentale per l’abrogazione. Il combattimento definitivamente perduto è quello in cui si smette di lottare!
François Billot de Lochner
Presidente della fondazione Service Politique, di Liberté politique e di France Audace.
NB : Un eclatante ultimo minuto. Senso comune emanato da LMPT. Si è schernito con François Fillon
Quest’ultimo ha appena dichiarato: “Non ritornerò sulla nozione di matrimonio per tutti. Io credo che la società deve riconoscere l’amore omosessuale. E non ritornerò più sul tema dell’aborto, perché la società francese è nella sua maggioranza favorevole all’aborto, e non è perciò il caso di tornarci sopra”. La triste chiarezza di questo proposito è certamente da biasimare.
Traduzione di Claudio Forti
9 ottobre 2016
Jade
RispondiEliminaQuella dell'omosessualità, sempre esistita, pare sia divenuta una vera ossessione.
Questo ripetitivo tam-tam non è altro che un ulteriore tentativo politico di smembramento sociale, basato sull'inculcare un ridicolo senso di colpa tra quelli che pensano di 'dover' essere politicamente corretti.
Le donne NON devono fare politica, il risultato sin'ora è stato disastroso,
tranne che in pochissimi casi nel mondo. Nelle loro voglia di strafare non
si sono neppure accorte di essere le miserabili pedine di individui che se ne servono, per non esporsi personalmente e per discreditarle. Si chiama anche misoginia, propria anche degli omosessuali.