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giovedì 13 ottobre 2016

Curriculum Laetitie


papa-cupichCupich, prossimo cardinale: su Amoris laetitia la penso come i vescovi argentini e il Papa


L’arcivescovo di Chicago, Blase Cupich, è una delle nomine a cardinale più rilevanti tra quelle comunicate domenica da Papa Francesco in vista del concistoro del prossimo 19 novembre. E’ rilevante sotto molti aspetti: è una figura di vescovo particolarmente apprezzata dal Papa che lo ha nominato alla guida della diocesi che fu del cardinale George; è un vescovo degli Stati Uniti che propone una pastorale diversa rispetto a quella ritenuta da “guerrieri culturali” di altri suoi confratelli; e, quindi, incarna al meglio il discorso che lo stesso Bergoglio fece ai vescovi americani nel corso della sua visita negli Usa del 2015.
In quel discorso, lo ricordiamo, Papa Francesco delineò chiaramente nuove linee pastorali per la Chiesa degli Usa. Chiese di abbandonare “il linguaggio aspro e bellicoso della divisione”, che “non si addice alle labbra del pastore, non ha diritto di cittadinanza nel suo cuore e, benché sembri per un momento assicurare un’apparente egemonia, solo il fascino durevole della bontà e dell’amore resta veramente convincente”. Sottolineò quindi di lasciar perdere “la predicazione di complesse dottrine” e di “non pascere se stessi ma saper arretrare, abbassarsi, decentrarsi. Non guardare verso il basso della propria autoreferenzialità”, “sfuggire alla tentazione del narcisismo”. Un messaggio che più di un commentatore segnalò come una reprimenda a tutto tondo.
Il prossimo cardinale Cupich è stato anche un protagonista del Sinodo 2015; di diretta nomina pontificia, in quanto era stato lasciato in panchina dalla Conferenza episcopale a stelle e strisce. Giova anche ricordare come lo stesso Cupich, tra un sinodo e l’altro, regalò a tutti i sacerdoti della diocesi di Chicago il libro del cardinale Walter Kasper che riprendeva la famosa relazione tenuta dal teologo tedesco al concistoro “segreto” del febbraio 2014, quella discussa relazione da cui tutto il percorso sinodale ha preso avvio. Lo regalò affinché i sacerdoti ne assimilassero bene i contenuti.
Durante il Sinodo 2015, vissuto da protagonista, monsignor Cupich venne intervistato dal portale web Vatican Insider e disse chiaramente che «non possiamo riferirci alla dottrina come sillogismi da cui trarre conclusioni. Dobbiamo integrare le circostanze delle persone, caso per caso nella loro vita. Io penso che il più grande contributo che i vescovi possono fare alle famiglie sia parlare e agire come le famiglie parlano e agiscono».
Ora, dopo Amoris laetitia, la battaglia delle interpretazioni a proposito del capitolo VIII, l’interpretazione fornita dai vescovi argentini e la conseguente lettera del Papa, nonché fresco della sua nomina a cardinale, Cupich torna ad esprimersi sui temi del sinodo in una puntuale intervista del vaticanista Andrea Tornielli, sempre sul portale Vatican Insider:
Uno dei temi più discussi negli ultimi mesi è stata l’interpretazione del capitolo 8 dell’esortazione Amoris laetitia a proposito dei divorziati risposati. Ci sono state diverse interpretazioni: c’è chi dice che nulla è cambiato e chi dice che invece qualcosa è cambiato. Qual è la sua posizione a questo proposito?  
«La mia posizione è la stessa di Papa Francesco, il quale ha indicato che la corretta interpretazione di Amoris laetitia era stata offerta dal cardinale Christoph Schönborn. E ancora dai vescovi dell’Argentina, sulla quale il Papa ha fatto notare che “non sono necessarie ulteriori interpretazioni”. Dunque, se qualcuno vuole sapere ciò che penso, deve far riferimento a queste fonti. Vorrei inoltre richiamare all’attenzione il bell’articolo scritto dal professor Rocco Buttiglione su L’Osservatore Romano il 19 luglio di quest’anno, che io ho riprodotto nel nostro giornale diocesano. Il professor Buttiglione ha proposto argomenti convincenti circa la continuità, su questi temi, dell’insegnamento di Papa Francesco con i suoi predecessori e con il Catechismo della Chiesa cattolica».

Pubblicato il
  in sinodo2015.

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