Cellulare spento
Sepolcri imbiancati - Danilo Quinto - 25 novembre 2016
Esponenti della nuova Chiesa, si sono scatenati l’altro giorno contro i giornali, che avrebbero mal interpretato o in qualche caso distorto o, addirittura, dolosamente traviato la lettera apostolica “Misericordia et misera”, nella parte in cui ha concesso ai sacerdoti di assolvere il peccato di aborto.
E’ un ritornello che viene ripetuto da tre anni e mezzo: sarebbero i giornali i responsabili della dissoluzione in atto, imperniata su una dottrina della misericordia e su una pastorale in totale contrasto con quello che la Chiesa Cattolica ha da sempre insegnato e che assecondano i desideri mondani, opposti alle leggi di Dio.
Per la grande italiana - che viene ricevuta dal papa, che fa parte del board della fondazione Soros, che come Soros si batte da decenni per la regolamentazione delle nascite («Il nocciolo è la bomba demografica. Ogni giorno ci sono 80mila nuovi nati. Nel contempo la vita media si allunga. Aggiungiamoci il miglioramento della qualità della vita in vaste aree, tipo Cina e India, e diventa chiaro che siamo di fronte a una crescita demografica destinata a destabilizzare sempre più la situazione. Noi proponiamo un rientro dolce della bomba demografica», Emma Bonino, Quotidiano Nazionale, 27 aprile 2008), è evidente che la decisione del papa non può che essere coraggiosa.
Lei fa il suo mestiere. Il loro mestiere non lo fanno i giornalisti cattolici del regime della nuova Chiesa, quelli che ci dobbiamo accontentare di quello che c'è - per intenderci - quelli per i quali la Verità non esiste e se esiste non dev’essere detta, quelli per i quali è tutta colpa della stampa che distorce e utilizza le parole del papa.
Ha ragione Emma Bonino, allora. E’ meno ipocrita di voi e di tutti i movimenti e le sette cattoliche che non si pronunciano su una decisione che concede ai sacerdoti - modificando le norme precedenti - di assolvere dal peccato di aborto. Una decisione che si rivolge ad una società che fa strage di bambini e si autodistrugge, ad un’Europa dove si pratica un aborto ogni 25 secondi.
Non è cambiato nulla perché il papa lo definisce grave quel peccato? Non c’è una sola decisione di questo papa che non si richiami e che non sia presa tenendo presente la cornice della dottrina. Il diavolo, nel deserto, non ha forse tentato Gesù con le parole della Bibbia?
Danilo Quinto - 25 novembre 2016 - Roma (Italia)
http://daniloquinto.tumblr.com/post/153772992348/sepolcri-imbiancati-danilo-quinto-25-novembre
Il cardinale Zen critica il Papa: “Forse non conosce i comunisti cinesi”
L’arcivescovo emerito di Hong Kong conferma la contrarietà a ogni accordo tra il Vaticano e Pechino: “Sarebbe una falsa libertà”
Roma. "Forse il Papa è un po' ingenuo, non ha il background per conoscere i comunisti in Cina. Il Papa conosce i comunisti perseguitati in America latina, ma potrebbe non conoscere i persecutori comunisti che hanno ucciso centinaia di migliaia di persone".
La bordata arriva da Hong Kong, e a parlare è il cardinale Joseph Zen, che così s'è espresso alla Scuola salesiana dove ancora insegna. Zen è da sempre un fiero oppositore di ogni intesa con il governo di Pechino. Più volte ha parlato di appeasement e di "resa" del Vaticano davanti alle pretese cinesi. Questa volta è andato oltre, aggiungendo che siglare un accordo con il regime comunista significherebbe "tradire Gesù Cristo".
Il porporato ottantaquattrenne, arcivescovo emerito di Hong Kong, ha anche sempre smentito l'idea – che negli ultimi tempi ha preso forza anche a Roma – secondo cui vi sarebbe un'unica grande chiesa cattolica, non riconoscendo cioè l'esistenza di una comunità "sotterranea", fedele cioè al Papa di Roma e ostile a quella patriottica controllata dal governo.
Si va verso una "falsa libertà", ha osservato il cardinale Zen: si dà "l'impressione della libertà, ma non è una libertà reale. La gente prima o poi vedrà che i vescovi sono burattini del governo e non pastori del gregge". Quindi, l'attacco ai presuli della chiesa patriottica: "I vescovi ufficiali non stanno predicando davvero il Vangelo. Predicano l'obbedienza all'autorità comunista".
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/11/28/news/papa-cina-zen-comunismo-vaticano-cristiani-chiesa-cattolica-107647/
Aborto e non solo, come Papa Francesco sta modificando la pastorale della Chiesa
Papa Francesco ha chiuso l’Anno Santo straordinario della misericordia con una Lettera sul “cuore che ha compassione” (miseri-cor-dia). Non si è riferito solo all’evento, un po’ snobbato dai pellegrini. Il suo richiamo era a uno dei fondamenti della fede cristiana, che è la religione della misericordia.
E lo ha fatto con il richiamo ad un episodio esemplare narrato soltanto nel Vangelo secondo Giovanni (8,3): Gesù salva una donna adultera dalla lapidazione. Perché ogni uomo è un peccatore e nessuno può per primo scagliare la pietra.
Gesù l’assolve, a condizione che non lo faccia più. Ha ragione il Papa quando scrive: “Nessuno di noi può porre condizioni al perdono divino”. Giustissimo, è Dio stesso che ha posto delle condizioni, neppure lui può assolvere, se manca il pentimento del peccatore. La Lettera del Papa prende il titolo da una espressione forte di S. Agostino, tratta dal suo Commento al Vangelo di Giovanni: “Uno alla volta gli ebrei se ne andarono. E rimasero solo in due, la misera e la misericordia” (misera et misericordia; Bergoglio ha capovolto i termini: Misericordia et misera). Non c’è colpa tanto grande di cui Dio non abbia misericordia, dato che Egli condanna il peccato, non il peccatore. La condizione della misericordia è il pentimento: “Vai, donna, e non peccare più”.
Nella prassi della confessione, purtroppo oggi uno dei sacramenti più snobbati dal popolo, la Chiesa aveva elencato un certo numero di peccati che non possono essere cancellati da un semplice sacerdote, ma solo da un Vescovo e da un suo delegato. È il caso dell’aborto: “Un abominevole delitto, di chi lo chiede e di chi lo esegue” (Catechismo, 2271); “Chi lo procura è scomunicato» (Codice diritto canonico, 1398; il Papa ha promesso che questo comma verrà modificato).
Cosa cambia dopo la Lettera di Papa Francesco? Non la gravità della colpa. E neppure l’obbligo del pentimento e della penitenza. Cambia il ministro che assolve. Che ora può essere qualunque sacerdote. Non si tratta, dunque, di un mutamento teologico, ma pastorale: l’assoluzione dei peccati è democratizzata. Del tutto comprensibile nell’attuale momento che è di proliferazione dell’aborto, sia di quello chirurgico che di quello chimico: anche la pillola del giorno dopo può essere l’eliminazione di una vita appena sbocciata. Una volta, l’aborto creava una terribile prova, ora è una prassi quotidiana, assistita e pagata dal Welfare. Lo fanno soprattutto donne sposate con uno o due figli. Col conforto della cultura dominante, che lo considera una conquista di civiltà.
Nei duemila anni di vita, la Chiesa si è trovata di fronte al problema di accettare dottrine e condotte, che per lungo tempo aveva condannato e proibito. La tecnica seguita è sempre stata quella di riaffermare la validità della tradizione, nel momento stesso in cui non poteva non cambiarla. Non si tratta di opportunismo, ma di “aggiornamento” (Giovanni XXIII), ossia della consapevolezza dei mutamenti storici, che pongono nuovi problemi a richiedono nuove risposte. Come rispondere alle due tendenze per ora irreversibili in Occidente della crisi del pudore e del senso del peccato?
Pochi pontefici sono stati abili come il Papa attuale in questo mix di conservazione dei dogmi, così poco conosciuti dal popolo, e di aperture buoniste, tanto richieste dalle masse. Bergoglio, in genere, fa precedere, all’annuncio di mutamenti sostanziali e anche poco comprensibili, la difesa della tradizione. La lettera che concede a tutti i sacerdoti l’assoluzione degli abortisti è stata preceduta, il 15 scorso, da un discorso ai Medici cattolici: una martellante condanna di aborto ed eutanasia che più conservatrice non poteva essere. Seguita dalla lettera che ne favorisce la relativizzazione e minimizzazione.
Chi conosce la storia, sa bene che questo metodo raggiunse la massima efficacia con i gesuiti. Galileo fu condannato nel primo processo da un cardinale della Società di Gesù, san Roberto Bellarmino, per l’eresia del moto della terra attorno al sole. Ma, nello stesso tempo, lui stesso e gli scienziati gesuiti studiavano e divulgavano le teorie di Copernico. I medesimi condannavano Machiavelli come anticristo, ma enunciavano la teoria della liceità dell’assassinio dei sovrani (“monarcomachi”) e della possibilità per il principe di sospendere le norme morali (“ragion di stato”).
Anche la semantica usata da questo Papa è un mix di princìpi teologici indiscutibili e di larghissime aperture pastorali: “L’aborto è un peccato gravissimo, ma ; chi lo commette si macchia di una orribile colpa, però …”; “sui gay nulla cambia, tuttavia”. Ciò ch’egli si propone è di essere ascoltato da un popolo, che ormai ha perduto in gran parte i princìpi e le consuetudini cristiane. Bergoglio si definisce il Papa della “porta spalancata”. Certo la “porta chiusa” (Huis clos) è degli atei come Sartre, il cristianesimo la tiene aperta perché sa bene che l’uomo è sempre oltre l’uomo e che ciascuno in qualunque momento può trovare la via giusta.
Ma aperta non significa spalancata, come vorrebbe papa Francesco. Cristo ci dice che la porta è aperta, ma anche stretta: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, molti cercheranno di farlo, ma quelli che si salvano sono pochi” (Lc 13, 24). Non così stretta come voleva Gide (nel romanzo La porte etroit), ma anche socchiusa e che richiede un difficile e continuo impegno per passare, come capì Simone Weil: “Questo mondo è la porta chiusa. È una barriera e nello stesso tempo un passaggio. Apriteci dunque la porta e vedremo i frutteti, berremo l’acqua fresca ove la luna ha posto la sua traccia” (nei Quaderni).
Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi
Quando, una decina di anni fa, aspettavo un bambino affetto da anencefalia, un sacerdote dal quale mi ero confessata e al quale avevo chiesto conforto mi aveva consigliato di fare ... cio' che mi avrebbero detto i medici. Non so se si rendeva conto che gia' allora un simile suggerimento rischiava di fare di me l'assassina di mio figlio, mi aspettavo che mi incoraggiasse a fidarmi della provvidenza, che mi ricordasse che il mio piccolo era una vita preziosa agli occhi di Dio, tanto piu' perche' piccola, debole e malata. Trovai a tantissimi km da casa mia medici che non mi presero per matta e seguirono la gravidanza.
RispondiEliminaIl piccolo nacque morto,ma io come mamma non fui complice della sua uccisione.
Scrivo questo per dire che la confusione di certi preti sull'argomenti "aborto" non e' per nulla recente: non era forse una giustificazione anticipata di un probabilissimo aborto quanto mi era stato consigliato?
Non e' mica illogico, se poteva essere quasi preventivamente giustificato allora, che ora venga, in un certo senso,ufficialmente quasi depenalizzato.
In un altro contesto ricevetti lo stesso consiglio. Fidarsi dei medici, non rischiare... ecc.
EliminaE io mi sono fidata di Dio, ciecamente, contro tutti quelli che ci prendevano per matti, mi sentivo agguerrita come una tigre (anche se "omissi" ci avrebbe dato dei "conigli").
Dio non abbandona nessuno nella lotta, tant'è che miracolosamente è andato tutto oltre ogni aspettativa. Deo Gratias.
Ti sono vicina!