ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 28 novembre 2016

Ci hanno creduto in tanti..

Juanita Castro, la sorella

Cuba è uno dei tanti miti atei del ventesimo secolo, che sopravvive nel ventunesimo, senza più essere un mito,
nell’oblio. Per tanti anni a sinistra si è voluto fare di quell’isola il mondo felice, utopico, realizzato dall’uomo: l’isola incantata che, seppure lontana, però c’è. Ci hanno creduto in tanti, a partire da intellettuali come J. Paul Sartre e Simone de Beauvoir, che mentre buttavano a mare con odio due millenni di cristianità, si godevano bagni di folla cubani organizzati dal regime, e ricambiavano con tanto rumoroso affetto.
Ci ha creduto il premio Nobel Gabriel Garcia Marquez, divenuto un narratore alla corte di Castro, di cui Carlos Franqui, celebre rivoluzionario castrista poi pentito, ebbe a scrivere: “La patente di sinistra consente a Garcia Marquez di possedere una villa, milioni e ricchezze in Colombia, in Messico e a Cuba, conti bancari… ma lui non condanna il narcotraffico che distrugge il suo paese, non denuncia i crimini della guerriglia colombiana e tace su delitti atroci come quello di padre Camilo Torres. Sceglie la zuppa comunista per interesse…”.
Alla rivoluzione cubana credettero anche molti cattolici di sinistra, che nel post Concilio, approfittando della mancata scomunica al comunismo e dell’iniqua ostpolitik vaticana,  approfittarono per mescolare il verbo di Marx con quello di Cristo: mons Ernesto Balducci, in Italia, e i teologi della liberazione, in America Latina.
Tra questi quell’Ernesto Cardenal che in suo reportage da Cuba, undici anni dopo la Rivoluzione, pur ammettendo l’esistenza dei campi di concentramento e la persecuzione, tra gli altri, dei cattolici, proclamava Cuba capitale dell’umanità e del benessere, anche materiale, e concludeva entusiasta: “A Cuba avevo visto che il socialismo fa sì che sia possibile vivere l’Evangelo nella società”.
Ecco, oggi si sa bene cosa succeda a Cuba: miseria, mancanza di libertà e oppositori coraggiosi, per lo più cattolici e neri, che continuano a lottare, costituendo la testimonianza più evidente del fallimento di una dittatura familiare, che dura da ormai cinquant’anni, immobile e feroce.
Scriveva alcuni mesi orsono Lucio Caracciolo, su Limes: “Sotto il velo di una propaganda in cui nessuno crede più, la vita quotidiana di Cuba è quella di un paese che non produce quasi nulla. E quindi deve importare il necessario, compresa la frutta tropicale surgelata servita nei paladares (ristorantini privati ad uso dei turisti e altri privilegiati) che viene dritta dalle serre canadesi. Le tessere alimentari offrono sempre meno”.
E concludeva: “Sullo sfondo dell’eroica rivoluzione contro Batista e delle grandiose ambizioni geopolitiche del carismaticoFidel, questa Cuba immiserita e sopravvivente, cucita su misura di turista (sessuale, non più ideologico), sembra rassegnata a recitar se stessa”.
 Eppure, di questo fallimento, così eclatante, si parla poco, almeno in confronto alla esaltazione che se ne fece, per tanti anni, a sinistra. E rimangono quasi introvabili le denunce fatte spesso da cubani cattolici come Armando Valladares, o anche da comunisti un tempo entusiasti come il fotografo d’arte parigino Pierre Golendorf, autori il primo di “Contro ogni speranza. 22 anni nel gulag delle Americhe dal fondo delle carceri di Fidel Castro”, il secondo de “Un comunista nelle prigioni di Fidel Castro”.
Tanto clamore, dunque, in passato, tanto silenzio oggi. E’ difficile ammettere, anche stavolta, che ci si era sbagliati.
Per questo l’ autobiografia di Juanita Castro, “I miei fratelli Fidel e Raùl” (Fazi), ha ricevuto molta meno attenzione di quella che meritava. Poche recensioni e le stroncature di qualche nostalgico incanaglito, come Maria R. Calderoni, sul quotidiano comunista Liberazione, che indignata per le parole di Juanita, concludeva così la sue considerazioni: “Libro chiuso. A lettura finita ci viene in mente, chissà perché, quella frase di Sartre: «L’anticomunista è un cane»”.
Eppure il libro di Juanita è molto interessante, perché scritto dalla sorella del dittatore cubano, che per anni aveva lavorato attivamente per la vittoria della Rivoluzione. Juanita – che ha pagato la sua rettitudine: costretta a scappare da Cuba perché avversa ai fratelli, e spesso insultata, negli Usa, dagli esuli cubani, perché pur sempre sorella del dittatore- ci descrive quello che ha vissuto, e che coincide con quanto raccontano tanti altri testimoni.
La Rivoluzione contro Batista, testimonia, non era in origine di matrice comunista: vi erano ad appoggiarla, in diverso modo, operai, borghesi, ecclesiastici come il vescovo Enrique Pèrez Serante, cui Castro dovette la sua salvezza dopo una missione fallita. Si volevano la libertà, l’equità sociale, la fine della dittatura, e la gran parte dei protagonisti non voleva saperne né del comunismo né dell’ Unione Sovietica. Furono Fidel, per motivi di potere e null’altro, Raul, per convinzioni più ideologiche, e soprattutto il Che, descritto come un personaggio fanatico, volgare e sanguinario, a impadronirsi  della rivoluzione, eliminando tutti i loro stessi compagni di lotta che non vedevano di buon occhio il comunismo e la dittatura.
Fu il Che, “che trasudava ateismo da tutti i pori”, a spingere sulla iniqua e crudele “persecuzione religiosa” e sulle fucilazioni indiscriminate di massa. Di fronte a tanta iniquità, ricorda Juanita, mi schierai con quelli che mio fratello Fidel chiamava “vermi” e cercai di salvarne il più possibile, finché non fui costretta, anch’io come ad altri due milioni di cubani, ad emigrare. Il Foglio, 25 agosto 2010
Sotto: immagini di cubani in sciopero della fame, anche sino alla morte, contro il regime
























http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/11/juanita-castro-1973/#more-1973

Necrologio per Fidel Castro. Nihil sub sole novum – di Paolo Deotto

Redazione28/11/2016
L’Eco di Bergamo, voce della curia, pubblica un necrologio del dittatore cubano, definito “combattente per l’indipendenza e l’emancipazione dei popoli”. Niente di nuovo: solo un passettino più in là dell’autorevole Avvenire e dell’autorevolissimo Osservatore Romano.
di Paolo Deotto
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Alla notizia della morte di Fidel Castro, la nostra prima decisione era stata di non pubblicare una riga sull’avvenimento. Dovrebbe infatti valere sempre il sano principio del parce sepulto. Essendo una fatica improba, e probabilmente senza speranza, trovare qualcosa di buono da dire sul defunto dittatore cubano, la notizia restava relegata ai fatti di cronaca e Riscossa Cristiana non ha una sezione “cronaca”.
Se veniamo a parlarne è perché il necrologio che abbiamo sopra riprodotto è comparso ieri, non su un giornale qualsiasi, ma sull’Eco di Bergamo, storico giornale (nasce nel 1880) della curia. E’ vero, si tratta di un necrologio tra i tanti, ma la direzione di un giornale ha il diritto, e in alcuni casi il dovere, di valutare l’opportunità di pubblicare le inserzioni a pagamento.
Del resto non è un caso se l’Associazione di Amicizia Italia-Cuba ha scelto un quotidiano ufficialmente “cattolico” per pubblicare il necrologio. Siamo in tempi nuovi e una volta ciò che avrebbe fatto solo L’Unità, ora lo fa gioiosamente la stessa informazione che poi viene venduta in quei tavolini in fondo alla chiesa, dove una volta il fedele sapeva di trovare la “buona stampa”.
Suvvia, non viviamo nell’epoca in cui si abbattono i muri e si costruiscono i ponti? E quindi, che c’è di strano nell’ospitare sulla “buona stampa” il necrologio di un dittatore comunista che ha oppresso il suo popolo per oltre cinquant’anni?
Dialogo, dialogo. Ma il comunismo non era stato definito dalla Chiesa intrinsecamente perverso? Quisquilie, pinzillacchere. Fidel Castro era un battezzato e la sua instancabile attività in favore del comunismo non comportava la scomunica? È opportuno che il quotidiano della curia bergamasca ospiti l’apologia di uno scomunicato? Quisquilie, eccetera, come sopra.
L’Eco di Bergamo non ha fatto che un passettino in più rispetto a quanto ha già fatto il quartier generale a Santa Marta e il quotidiano dei vescovi, Avvenire.
Già, perché Bergoglio si è sentito in dovere di inviare un telegramma di cordoglio a Raul Castro, fratello e successore del dittatore (“l’eccellentissimo signor Fidel Castro Ruz”, come si può leggere sull’Osservatore Romano), mentre Avvenire, quotidiano della CEI, ha pubblicato un articolo in cui si guarda bene dall’esprimere un qualsiasi giudizio su decenni di oppressione brutale del popolo cubano e su uno scomunicato morto senza aver manifestato alcun pentimento.
Bisogna considerare che cosette tipo la scomunica e la permanenza nel peccato hanno ormai un valore solamente, potremmo dire, “storico”. Cose del passato, visto che ormai non si vive più nella Chiesa di Cristo, ma nella chiesa di Bergoglio, al quale le critiche, lo ha detto chiaramente, “non tolgono il sonno”.
Fidel Castro, si dice, faceva scrupolosamente la raccolta differenziata, non era un mafioso (non foss’altro per ragioni tecniche, perché tra Cuba e la Sicilia c’è un sacco di strada), non respingeva migranti (anche perché nessuno voleva “migrare” a Cuba). Aveva quindi le carte in regola per la neochiesa, tant’è che Bergoglio si è sentito liberissimo di fare un telegramma di cordoglio, al quale non era tenuto nemmeno come Capo di Stato della Città del Vaticano (perché Fidel Castro non ricopriva più alcuna carica pubblica) e di farlo direttamente, senza il tramite normale della Segreteria di Stato.
Con esempi di sì alto livello, non c’è davvero da stupirsi se Avvenire fa il pesce in barile e se l’Eco di Bergamo fa il passettino in più e ospita il necrologio in cui si esalta un defunto dittatore comunista.
Tutto fa brodo per continuare nel perfido gioco quotidiano di gettare confusione tra la brava gente. Tutto ciò che la Chiesa ci ha sempre insegnato che era male, ora dalla neochiesa viene riciclato nella nauseabonda melassa del “volemose bene”. E più si rende inconsistente e in fondo inutile il confine tra bene e male, tra giusto e ingiusto, più anime si procurano al diavolo.
Naturalmente quanto vi ho ora scritto nasce dal mio irriducibile fondamentalismo. Se non lo sapete, insistendo sulla Dottrina di sempre si è “fondamentalisti” e i fondamentalisti cattolici sono violenti, anche se non fanno nulla di violento (anzi, in genere vengono presi a pesci in faccia). Copyright Bergoglio 2016.
Non c’è più spazio per i fondamentalisti nella chiesa finalmente rinnovata. Chiesa di chi o di che, questo è un altro paio di maniche. Dettagli. Il fatto concreto è che ora ci vogliamo tutti bene e abbattiamo i muri. Evviva.
È morto un “combattente per l’indipendenza e l’emancipazione dei popoli”. Il cordoglio è d’obbligo. Hasta la victoria siempre.
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APPENDICE
Quando esisteva ancora un pochino di normalità, ognuno faceva il suo mestiere. I comunisti facevano i comunisti e i cattolici non li scimmiottavano. Il 5 marzo 1953 moriva Iosif Stalin e l’Unità, organo ufficiale del Partito Comunista, usciva con questa prima pagina:
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Poi ai comunisti fu spiegato ciò che le persone normali sapevano perfettamente, cioè che il defunto era una gran carogna, ma questa è un’altra storia.
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Quando la chiesa era la Chiesa cattolica, il Sant’Uffizio, con Decreto del 1° luglio 1949, condannò il comunismo, chiarendo che l’adesione al partito, la propaganda, la partecipazione, comportavano la scomunica. Il decreto non è mai stato abolito e mantiene pertanto tutto il suo valore.
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CASTRO, L'ULTIMO MITO

    Castro era l'ultimo mito politico vivente nel mondo vicario in terra di un altro grande mito Che Guevara e ultimo erede di una grande utopia che ha permeato e insanguinato il mondo e il '900 più di ogni altro regime il comunismo 
di M. Veneziani  



Fidel Castro era l'ultimo mito politico vivente nel mondo, vicario in terra di un altro grande mito, Che Guevara, e ultimo erede di una grande utopia che ha permeato e insanguinato il mondo e il novecento più di ogni altro regime, il comunismo.
A vederlo, riverito da Pontefici e grandi della terra, presentato in Tv come un'icona leggendaria col suo alone mitico e la sua barba, il suo sigaro, il suo berretto, i suoi stivaloni, la sua divisa verde da guerriglia e da passeggio, ti poteva sembrare un generoso Babbo Natale del comunismo, una figura di idealista puro e di rivoluzionario ardito, amante del suo pueblo. Castro ha goduto di un'indulgenza plenaria e planetaria che non ha avuto nessun altro caudillo o dittatore. E non a caso è morto nel suo letto, come tutti i dittatori del comunismo, da Lenin a Stalin, da Mao ai satrapi dell'est sovietico e del sud-est asiatico. Ha goduto di buona fama mediatica nonostante la miseria e la repressione a Cuba, le migliaia di fughe all'estero dei suoi abitanti, il cinismo con cui Fidel usò la leggenda di Che Guevara. Guevara fu per lui un intralcio, un ingombro: era stato pessimo governatore della banca e pessimo ministro dell'industria a Cuba, introdusse i campi di concentramento per i nemici del regime, e fu un giacobino abbagliato dal sogno della purezza rivoluzionaria. Castro invece doveva governare, pensare alle canne da zucchero più che alle canne pensanti – per dirla con Pascal. La sua morte, per giunta eroica, sul campo, come un martire e un combattente, fu per Fidel una liberazione: Guevara gli servì più da morto che da vivo. Pessimo ministro ma gran mito. Poi il '68 concorse a portare ambedue sugli altari della gioventù occidentale. Ne seppe qualcosa il “nostro” Feltrinelli.
Castro era un avvocato che aveva studiato dai gesuiti, e questo fece forse scattare ancor più l'empatia col gesuita argentino Papa Francesco che accorse a visitarlo.
Il tramonto di Fidel Castro è stato assai più lungo di un crepuscolo tropicale. Da anni lo davano per declinante e moribondo, ma è arrivato a novant'anni. Sulla sua revoluciòn si posò un’aureola di socialismo allegro, di marxismo danzante, burbero e gioviale, fantasioso e giovanile. Il merito di questa immagine amena e frizzante è dovuto al tempo in cui fu fabbricato il suo mito, quando la sinistra mondiale, scottata dal comunismo sovietico, cercava miti alternativi sull'onda della Contestazione globale. E al luogo esotico in cui avvenne, all'indole popolare dei cubani, non certo all’ideologia marx-leninista e al suo lìder maximo.  E’ difficile applicare il rigore mortuario della Siberia all’estate permanente dei Caraibi e ad un popolo che danza tra le palme, è felice con nulla ed è naturalmente portato a una vita spensierata e leggera. Se poi si aggiunge il mito romantico del Che, morto prima di vedere gli effetti della sua utopia, i sigari de L’Avana, il mito alcolico-letterario di Hemingway a Cuba (che comunque visse a Cuba prima della dittatura di Castro) e l’immagine folcloristica di Fidel, frutto imbalsamato della passione giovanile di molti sessantottini e rivoluzionari, allora ti spieghi la ragione della buona fama della sua Cuba. Ma questa è la rappresentazione. La realtà parla invece di un paese impoverito e represso, dove molti dissidenti andavano in galera solo perché ritenuti “potenzialmente pericolosi”, molti furono torturati nella scarsa attenzione delle organizzazioni umanitarie, tanti scapparono e ora esultano per la sua morte, deplorati dai radical d'occidente. E poi il mercato nero e il cibo razionato, perfino il divieto di navigare su internet; anche a Cuba come in ogni luogo della terra, il comunismo si è fondato sull’apparato poliziesco. Per un momento Cuba rischiò di diventare l'epicentro della terza guerra mondiale perché due leader mondiali che avevano la fama di buoni, il democratico Kennedy e il comunista Kruscev, stavano degenerando in un conflitto proprio davanti alla Baia dei Porci, a Cuba. L'Urss sosteneva Castro e lo riforniva di armi e supporti di ogni tipo; gli Usa erano preoccupati di avere un vicino che fungeva da cavallo di Troia dell'impero sovietico, a due passi da casa; così il “pacifista” Kennedy arrivò a un passo dalla guerra nei Caraibi. Poi dal caldo tropicale spuntò la guerra fredda.
Del castrismo restano due lasciti grotteschi ed uno serio. Il primo è quello di un regime comunista che si perpetua per via dinastica e familistica, come una qualsiasi monarchia o dittatura della repubblica di Bananas, lasciando a un fratello minore, Raul, che ha solo cinque anni meno di Fidel, il compito di continuare il regime. Bell'esempio di sfiducia nel popolo e nel partito e di familismo dittatoriale.
L’altro lascito è più grottesco del primo: la Cuba degli anni ‘60, mito della liberazione popolare e meta dei militanti della rivoluzione, è divenuta nel tempo paradiso della liberazione sessuale e meta dei militanti dell’eros, inclusi i vecchi maiali dell'occidente capitalista e opulento. Il mito di Cuba si condensa in un long drink, metà esotico e metà statunitense, il Cuba libre. Un tempo se dicevi Cuba libre pensavi a un giornale rivoluzionario di fine anni venti o pensavi alla rivoluzione di Castro nel nome della libertà: poi la libertà a Cuba si rifugiò in un aperitivo a base di coca cola, rum bianco e lime... In questo Cuba è davvero il paradigma della sinistra rivoluzionaria nel mondo, la descrizione pittoresca della sua parabola: fallita come rivoluzione sociale si riscatta come rivoluzione sessuale e drink radical chic; dalla fabbrica si trasferisce in camera da letto, L'Avana si fa capitale del turismo sessuale. Il comunismo voleva liberare gli oppressi, il cubaismo liberò i repressi. E’ quel che in altri modi fa la sinistra in tutto l'occidente, che non attacca più il capitale e i privilegi e non difende più i proletari e i poveri ma difende le oligarchie e si accanisce contro la famiglia, la nascita e la religione; non promette più equità sociale e giustizia economica ma diritti nuziali a lesbiche, gay e trans, uteri in affitto, aborti liberi, adozioni omosessuali e magari diritti civili estesi agli animali.
L'unica eredità notevole di Fidel Castro è la resistenza agli Stati Uniti, il sogno nazionale e popolare di un paese autonomo anche se non libero, rispetto a un Impero (ma complice rispetto a un altro impero più lontano), diventato faro e modello per i popoli dell'America latina che rifiutavano di farsi colonizzare. Prima tra tutti l'Argentina di Peron che non a caso celebrò El Che alla sua morte come un patriota, peraltro argentino di nascita. E ultimo il Venezuela di Chavez. Mi trovai a Caracas quando scoccavano i 50 anni della Rivoluzione di Castro e posso testimoniare che il Venezuela festeggiò quella ricorrenza come se fosse una sua festa nazionale.
Caduto il comunismo, di Fidel resta il mito di un Capo che ha suscitato il nazionalismo popolare, anche grazie al duro embargo subito negli anni. Come un Mussolini tropicale, alle prese con le sanzioni, le plutocrazie e l'autarchia. Ma il comunismo a Cuba, dopo la rivoluzione e la repressione, andò a puttane. Prostrato dal comunismo, si prostituì al capitalismo.

Castro, l'ultimo mito 

di Marcello Veneziani

Morte di Fidel Castro: il dittatore che odiava i cristiani e amava gli stregoni

28/11/2016

1° Fine del tiranno dell’isola carcere
2° I Cristiani sempre nel mirino
3° La rivoluzione esoterica di Castro
4° Fidel protetto dagli “Orishas”

5° Sacrifici rituali per la salute di Castro

-Floriana Castro Agnello-

1° FINE DEL TIRANNO DELL’ ISOLA CARCERE

FIDEL CASTRO CHE GUEVARA26 Novembre 2016. Fidel Castro, il lìder maximo, uno dei più feroci oppositori della fede in Gesù Cristo si avvia al Suo giudizio. Non potevano mancare i soliti elogi di rito sia di destra che di sinistra, che lo esaltano come grande condottiero di una florida nazione (!!). Poche le voci fuori dal coro che si dissociano dal cordoglio che preferiscono ricordare le persecuzioni e le tirannie che Castro ha compiuto ai danni dei suoi nemici in oltre cinque decenni di dittatura comunista.
Mezzo milione di cubani sono passati attraverso il gulag di Fidel Castro a Cuba. C’è la vera storia dell’isola-regime, quella del poeta Armando Valladares, condannato a trent’anni, una paralisi gli ha bloccato le gambe, nel 1974, dopo che i dirigenti del carcere de La Cabana gli hanno rifiutato il cibo per 46 giorni, non avendo egli accettato di sottoporsi alla “rieducazione”. La vera Cuba è quella dei dissidenti, come Guillermo Farinas, psicologo e giornalista indipendente, e diOscar Biscet, medico nell’isola dove ci sono più aborti che nuovi nati.  Paragonandola alla popolazione totale dell’isola che è di undici milioni, la dittatura castrista ha vantato il più alto tasso di carcerazione politica pro capite al mondo. Secondo il Cuba Archive Project, fino al 2005 sull’isola ci sono state 9.240 “morti politiche” (la fucilazione è il metodo preferito dai fratelli Castro). Si stima che si aggirino intorno alle 78 mila le persone morte per cercare di fuggire dall’isola caraibica (il venti per cento della originaria popolazione cubana vive all’estero). 5.600 i cubani giustiziati, 1.200 quelli eliminati nelle “esecuzioni extragiudiziarie” (al Líder máximo è addebitabile un numero di delitti almeno cinque volte superiore rispetto a quelli dell’ex dittatore cileno Augusto Pinochet).
Difficilmente quantificabile il numero di omosessuali rinchiusi nei lager, (ne prendano atto i comunisti di casa nostra che vedono nei matrimoni omosessuali un passo significativo del “progresso”) dei giornali chiusi e dei libri censurati e seppelliti negli archivi (il metodo preferito sotto il comunismo, mentre i nazisti li bruciavano). Numeri dimenticati a favore del ballo nelle strade di L’Avana. Come disse una volta Carla Fracci, “Castro è un dittatore, lo so, ma io non dimentico che nei paesi socialisti il balletto gode di grande considerazione”. Già, il balletto… (1)

2° I CRISTIANI DA SEMPRE NEL MIRINO

Ma l’obiettivo di Castro sono stati sempre e soprattutto, i cristiani. Sin dall’inizio.  La Chiesa cattolica è abbracciata dalla maggioranza dei cristiani dell’isola. Ed è anche la più perseguitata dagli ufficiali del regime castrista.
Dopo gli studi presso i gesuiti, Castro si rese conto di non essere tagliato per la religione:
“Quando ero ragazzino, mio padre voleva che io fossi un bravo cattolico e che mi confessassi tutte le volte che avevo pensieri impuri sulle ragazze. Così ogni sera diventavo rosso a confessare i miei pensieri. Dopo una settimana decisi che la religione non era fatta per me” .
Che Castro vedesse nella dottrina cattolica e nel nazionalismo un ostacolo al “progresso” comunista lo disse chiaramente quando invitò a non sottovalutarne la forza. http://video.corriere.it/morto-fidel-castro-frasi-celebri-lider-maximo/ecc5f8f0-b3c2-11e6-9bbf-23f96afff2f8 Infatti, dietro gli incontri ufficiali con i Papi e le strette di mano, e i sorrisi di facciata, Fidel è stato uno spietato tiranno soprattutto contro di loro, i cristiani. Di certo, però, l’incontro rimasto nella storia è quello del 1998, quando Castro, ancora tiranno incontrastato di Cuba accolse ai piedi della scaletta dell’aereo l’anziano Giovanni Paolo II, che a tutti i costi aveva voluto visitare l’isola della Revolución.FIDEL WOTYLAGiovanni Paolo II aveva chiesto – oltre alla fine del pluridecennale embargo statunitense – più libertà per il popolo e per la chiesa e il diritto dei fedeli di poter tornare a festeggiare il Natale, la cui festività era stata bandita sin dall’inizio della rivoluzione. Fidel decise, seppur controvoglia di ripristinare la festa della Natività di Cristo come festa civile e concedendo qualche spazio di manovra e azione alla chiesa,pur sotto il ferreo e mai messo in discussione controllo delle autorità statali. Durante l’omelia pronunciata durante la messa all’Avana, papa Wojtyla pronunciò tredici volte la parola “libertà”, con i fedeli che iniziarono a scandire – in forma ritmata – “Libertad! Libertad”. Nel 2012, ci fu un incontro in nunziatura tra Castro e  Benedetto XVI. In seguito al viaggio del Pontefice sull’isola caraibica, fu ripristinato il Venerdì Santo come festa civile. Nel 2015 Castro riceve la visita (a domicilio) di Bergoglio. Temi dell’incontro non la persecuzione dei cristiani e la negazione dei diritti civili, bensì  difesa dell’ambiente e attualità (!!!)
Ma dietro gli incontri ufficiali tra Castro e i vari pontefici; i doni, gli abbracci e i calorosi saluti, la storia di oggi racconta di un dittatore spietato contro le opposizioni e soprattutto contro i cristiani. Si è passati dalle 30 violazioni documentate nel 2011 alle 120 nel 2012. La cifra, avverte Csw, non include i casi delle persone arrestate durante la visita di quest’anno di Benedetto XVI, che i gruppi per i diritti umani locali hanno stimato in 200.
A dispetto delle promesse, dice Mervyn Thomas, Chief Executive del Csw, «domenica dopo domenica, il governo continua a violare i diritti più basilari», come quello «di partecipare alla Messa e di appartenere a una comunità religiosa senza interferenze». Le chiese cubane che «resistono alle pressioni del governo», spiega Thomas, hanno subito attacchi fisici e hanno assistito alla confisca dei propri edifici religiosi. (2)

3° LA RIVOLUZIONE ESOTERICA DI CASTRO

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Ma torniamo agli anni della Revolucìon. Era l’8 gennaio 1959. Secondo i giornali dell’epoca, l’allora dittatore cubanoFulgencio Batista è asserragliato nel suo ufficio, mentre sente il ruore delle truppe castriste che invadono il palazzo presidenziale. Ancora pochi momenti e i rivoluzionari avrebbero fatto irruzione nella stanza. Il dittatore però non ha alcuna intenzione di farsi catturare, si punta una pistola alla tempia e per premere il grilletto aspetta solo l’arrivo dei soldati. I rivoluzionari sono sul punto di irrompere, Batista è già pronto a sparare, quando i rumori che giungono dall’esterno cambiano all’improvviso. Gli uomini di Castro non riescono più ad avanzare come paralizzati da una forza invisibile. La situazione dura solo qualche minuto, un minuto più che sufficiente per salvare la vita di Batista. Compare infatti nel cielo un elicottero del suo esercito, si avvicina alla sua finestra, lo carica a bordo e vola via; la nazione è persa, ma lui, il vecchio capo è vivo.
Si disse che la forza invisibile che blocca i rivoluzionari di Castro fosse stata inviata da Changò, esperto di magia e soprattutto potente “Orisha” della Santeria latino americana. Secondo la tradizione della magia nera cubana, gli orishas sono gli spiriti che risiedono nella natura, in ogni sua espressione e hanno ciascuno dei poteri preternaturali.
Sembra quindi che Batista fosse “protetto” da quelle potenti divinità. Quindi l’ateo Castro non avrebbe potuto contare su protezioni dell’aldilà? Castro ottenne molto di più di quanto ottenne Batista: vinse la guerra civile… Infatti, come dicono a Cuba, anche Fidel aveva al suo fianco una “protezione”, addirittura  il potere dei maggiore degli Orisha era al suo servizio: era quella di Obatala, “il signore delle menti”. 
Come è noto la rivoluzione produsse, oltre a Fidel, un nuovo mito, quello di Che Guevara, divinizzato dagli anni ’60 fino ad oggi come una figura al pari di Cristo.
url-2Le foto del suo cadavere hanno rafforzato questo mito, sono note infatti le raffigurazioni del Che morto a fianco il famoso ritratto di Andrea Mantegna del Cristo dopo la Crocifissione, quasi a voler affermare una sorte di reincarnazione del Salvatore Nostro Signore con la figura del falso mito Ernesto Che Guevara. A Cuba (ma non solo…) l’immagine del Che è popolarissima: la sua effige si trova dalle monete, ma anche monumenti e murales per celebrare la sua immagine a Cuba si trovano un po’ ovunque.url-3Durante il viaggio di papa Francesco a Cuba, la messa fu celebrata a ridosso della gigantografia di questo falso mito. Non avevano osato arrivare a tanto i comunisti cubani in occasione dei viaggi apostolici di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, (quest’ultimo fece esporre durante la Messa una grandissima icona raffigurante Gesù Cristo).

4° FIDEL PROTETTO DAGLI “ORISHAS”

urlUn’aspetto quello del comunismo esoterico, -del tutto trascurato dai politologi, dai media, dai compagni radical chic e dagli sfaccendati dei centri sociali che oggi salutano Castro con dolore- è la forte presenza della magia di origine africana che i neri, oggi stragrande maggioranza della popolazione cubana praticano finalmente alla luce del sole dopo anni di proibizione ufficiale del regime di Batista.
Infatti l’ostilità di Castro nei confronti dei cristiani e dei diritti civili non si accompagnò affatto alla sua opinione nei confronti della religione animista, ossia, la Santeria cubana o Regola del Palo, un culto stregonesco originario del Congo e dell’Angola. La Santeria e’ infatti una delle pratiche magiche e divinatorie che vengono fatte a Cuba quotidianamente.
La simpatia di Castro nei confronti di queste pratiche occulte rafforzò la popolarità che il lìder maximo aveva presso la popolazione di origine africana che oggi lo piange con dolore dopo averlo sostenuto per anni con culti e rituali.
Un omaggio reso dal governo cubano alla storia dei neri e dei loro culti è Il “museo della “Regla” situato nella periferia dell’Avana, il punto dell’isola in cui risiedono tutte le confraternite dedite alle pratiche magiche e stregonesche cubane. Nel museo si vi si trovano feticci della Santeria e “reliquie” quelli della rivoluzione cubana.
La magia a Cuba si accompagna anche alla “magia sessuale”. Il sesso a pagamento, tra riti e formule magiche, infatti è visto come una delle poche risorse dai cubani che lo praticano per andare enormi difficoltà economiche, ma nonostante ciò continuano a vedere nella dittatura castrista l’unica forma di governo possibile.

5° SACRIFICI RITUALI PER LA SALUTE DI CASTRO

Di pratiche magiche e propiziatorie per la salute di Fidel ne sono state compiute a migliaia dai suoi fans stregoni, i “Babalaos” . (3) I babalos iniziano le loro pratiche con la “consultazione degli spiriti. Usando come mezzi di divinazione la sabbia e le conchiglie interrogano gli Orishas, gli dei primordiali della natura che illustrano le cause del problema e i passi da compiere per risolverlo; sono queste “divinità” che decidono cosa occorre fare comunicandolo al santero. Ai tempi in cui la salute di Fidel Castro versava in pessime condizioni venne richiesto un “Ebbò”, ovvero, un sacrificio cruento che solo pochi iniziati hanno il permesso di praticare. (4) In genere le vittime usate per il sacrificio sono polli o altri volatili, (ma la santeria pratica anche sacrifici umani)  perchè il sangue  è ricco di “Ashè”, la forza primordiale che viene utilizzata per soddisfare le richieste delle divinità in cambio della loro intercessione. In questi riti il sacrificio è la trasmutazione di energia attraverso la quale ciò che viene chiesto alla divinità si trasforma in ciò che il supplicante desidera. Peccato che il sangue di polli e uccelli non possa regalare la vita eterna, e che anche i dittatori colmi fino all’orlo di orgoglio e tracotanza come Fidel prima o poi debbano ritrovarsi davanti al giudizio dell’Unico Vero Dio. Proprio quel Dio che Castro perseguitò fino alla fine.
-Floriana Castro Agnello- antimassoneria.altervista.org Copyright © 2016
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Fidel Castro e la Chiesa

Francesco Agnoli26 novembre 2016
Castro una volta al potere, nel 1959, ha cercato in ogni modo di sradicare il cristianesimo dal suo popolo. Eppure era cresciuto studiando presso istituti religiosi, a cui i suoi genitori lo avevano iscritto anche grazie al costo modesto e accessibile. Dichiarò lui stesso: “Questo era possibile perché i preti non erano stipendiati. Ricevevano soltanto il vitto e vivevano con grande austerità…Austeri, serissimi, pronti al sacrificio e lavoratori indefessi, i gesuiti prestavano servizio gratuitamente, e in questo modo tagliavano le spese”. Ancora: “lo spirito di sacrificio e l’austerità dei gesuiti, la vita che conducevano, il loro lavoro e il loro  impegno facevano sì che la scuola fosse accessibile a quel prezzo…Tutti quei gesuiti erano di destra. Alcuni di loro erano ovviamente persone di buon cuore che esprimevano la loro solidarietà verso altre persone; sotto certi aspetti erano irreprensibili”. Inoltre “apprezzavano il carattere, la rettitudine, l’onestà, il coraggio e la capacità di sacrificio….”.
Ma io, aggiungeva Castro, “non ho mai avuto davvero una convinzione religiosa o una fede religiosa. A scuola nessuno mai è riuscito ad instillarmele….”; ho invece, aggiungeva, una fede politica che mi rende un “uomo pieno di fiducia e ottimismo[1].
Una volta al potere, Castro tenta di distruggere in tutti i modi la fede cattolica, flirtando con i teologi della liberazione, appoggiando la massoneria e il culto afro-americano della Santeria e creando una sorta di mitizzazione della propria figura e di quella del Che. Riguardo a quest’ultimo, infatti, la dura bellezza del suo volto, e la sua morte “eroica”, con le armi in pugno, saranno utilizzati dal regime e dai comunisti di mezzo mondo, per creare una sorta di icona, un “Cristo laico”, il Che appunto, presentato come un eroe giusto, buono e capace di morire per i suoi ideali. Qualcosa di ben diverso da quello che fu in realtà il Che: uno spietato, freddo, sanguinario comunista, disposto a distruggere tutto ciò che si opponesse ai suoi disegni e alla sua visione ideologica.
Ma tutto ciò, senza l’esito sperato. Scrive infatti nel dicembre 2010 la blogger cubana Yoani Sanchez: “Nell’isola che un tempo proibì le pratiche religiose per decreto molti cubani hanno rinforzato la loro fede”. Hanno dovuto nascondersi, sono stati esclusi dalla politica, hanno temuto di celebrare il Natale, sono stati educati all’ateismo scientifico, ma con successo solo parziale: “A scuola ci ripetevano che “la religione è l’oppio dei popoli”, ma anche i discorsi politici avevano una liturgia, prevedevano una prova di fede e una dedizione disinteressata a un “messia” che pure lui portava la barba e che pretendeva da noi sacrificio e devozione totale”.
Ancora: “Nessuno osa dire chi è responsabile di aver creato un soggetto (il cubano di oggi, ndr) indolente e senza personalità, senza vocazione e obiettivi, dissoluto e amorale, disinteressato al lavoro e senza alcuna aspirazione al benessere, irrispettoso delle leggi, privo di sogni e ideali. Questo tipo d’uomo è il prodotto del prolungato ateismo forzato… È un essere che non crede in niente, neppure in se stesso. Dalle sue ceneri risorge oggi la religione e persino noi che abbiamo perduto la fede lungo il cammino, vorremmo ritrovare la speranza per poter chiedere senza paura che durante questo Natale accada un miracolo[2].
Da: “Il secolo senza croce“, SugarCo, Milano, 2011

[1] F. Castro, “Prima della rivoluzione, memorie di un giovane Lìder”, Minimum fax, 2005.
[2] El comercio, Perù, 19/12/2010.

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