ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 27 dicembre 2016

κακός εὐαγγἐλιον

Fenomenologia di Bergoglio. Torna il dio pagano e Bergoglio è il suo profeta

Dal dio “non cattolico” al dio “ingiusto”, prosegue con coerenza l’insegnamento di una neoreligione pagana che nega il fondamento stesso del cristianesimo.
di Patrizia Fermani
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Il 15 dicembre Bergoglio ha completato la propria Summa Theologiae, dicendo che Dio è stato ingiusto nel mandare in croce il proprio  Figlio.  E’ stato un regalo di Natale che merita ancora qualche noticina, data la sua forza innovatrice e la perfetta consonanza con le aspettative del nostro tempo.
Anzitutto,  dall’enunciato del teologo vaticano si possono enucleare due idee fondamentali.  La prima è quella della negazione di Dio come Giustizia in sé. Infatti  dal  punto di vista giudaico cristiano Dio  è Giustizia in sé  in quanto Bene sommo e il criterio della  giustizia dell’uomo si misura sulla aderenza  alla volontà e alla legge di Dio. Dunque  se Dio è ingiusto significa che contraddice se stesso, si dimette da depositario del Bene e dalle sue leggi, pone se stesso come  Contraddizione e quindi non può neppure pretendere  che le Sue leggi siano osservate,  anzi non vi sono più leggi divine credibili e vincolanti.  Infatti se non esiste Dio come Giustizia non ci sono neppure leggi supreme inderogabili da osservare, non esiste il peccato e non è giustificata alcuna penitenza. Non esiste né Bene né male e ogni uomo è libero di fare tutto quello che gli aggrada, almeno di fronte a Dio. Dunque secondo il teologo vaticano la stessa  idea  fondamentale di Dio che noi abbiamo ricevuto  deve essere rovesciata radicalmente,  per liberarci dal peso di Dio.

Ma non solo. Se è venuto  meno il criterio assoluto della  giustizia soprannaturale,  e della legge divina quale  direttrice  per i comportamenti umani, questi potranno d’ora in poi essere valutati soltanto in base a criteri umani, cioè secondo le leggi umane positive, e lo jus perde definitivamente quel fondamento religioso  di valore oggettivo che storicamente  è servito allo stesso uomo per distinguere le leggi buone da quelle cattive, e per  modellare le prime  sulla legge divina e non in contrasto con essa.
Tuttavia Bergoglio non ha detto che Dio è ingiusto in assoluto,  né ha detto  soltanto che Dio può  manifestare  anche una certa  propria ingiustizia  in certe  circostanze. Ha detto invece, che  questa  capacità di essere ingiusto si è manifestata  in modo esemplare proprio quando ha  mandato il proprio figlio a morire in croce, cioè organizzando   l’evento fondamentale del cristianesimo  che  senza la passione , morte e resurrezione di Cristo non sarebbe il cristianesimo. Ora,  poiché  secondo la dottrina cristiana tratta dalle Scritture, il sacrificio di Cristo è avvenuto per la salvezza degli uomini, se per Bergoglio la ingiustizia di Dio si è  manifestata nel  mandare  a morire il  Figlio unigenito,  significa  che egli non considera  la salvezza degli uomini una ragione tale da  giustificare la morte di croce di Cristo,  e quindi   nega il fondamento stesso del cristianesimo.  Con la conseguenza immediata e coerente che il dolore degli uomini può essere  inteso  solo come frutto del mero capriccio, o peggio della volontà più che arbitraria, sadicamente aberrante di un dio ingiusto perché malvagio.
Del resto la coerenza impeccabile di questo  ragionamento viene corroborata da un’altra esemplare affermazione di  Bergoglio, quella secondo cui  “Dio non è cattolico”,   che ora deve essere  riletta   in combinato disposto con quella sulla  ingiustizia di Dio.  Quella frase  in sé  sconcertante,  poté  suonare a qualche osservatore benevolo,  come un paradosso comunicativo, una sparata fra le tante di uno che parla a vanvera abitualmente,  senza neppure rendersi conto di quello che  dice.  In realtà,  egli intendeva da un lato  compiacere i “colleghi” che sono a capo di altre religioni  assicurandoli che  a Roma nessuno pretende più di  far valere la unicità e superiorità del cattolicesimo,  perché  Dio è al di là delle specificazioni religiose.   In altre parole   intendeva dire che  Dio è una entità superiore che sfugge ad ogni caratterizzazione campanilistica,  e che  maomettani,   buddisti  o  cultori della dea Kalì, pregano tutti lo stesso dio come del resto fece capire un suo illustre predecessore.  Ma se  una religione non viene distinta in base ai contenuti  di fede,  vengono tutte accomunate dal  sentimento primitivo e primigenio della sottomissione dell’uomo ad una forza che lo sovrasta e lo condiziona. Dunque possiamo dire che già con quella affermazione  Bergoglio aveva abolito il cattolicesimo quale unica vera religione,  per scioglierlo nella  religione naturale comune a pressoché tutti gli uomini di tutti i tempi.
Ora però dal combinato disposto tra  “Dio è stato ingiusto nel mandare il Figlio a morire” e “Dio non è cattolico”, emerge meglio ancora  il rinnegamento del cristianesimo nel suo complesso, e nella sua specificità,  a partire cioè dal presupposto di Dio Padre Onnipotente creatore  e signore di tutte le cose visibili e invisibili ,  fino allo intervento salvifico di Cristo Redentore.  Infatti,  una volta negato il senso del sacrificio di Cristo e azzerato il valore dell’unica religione che dà per questa via un senso al dolore umano,  rimane il mistero insoluto di un dolore senza ragione inflitto all’uomo da una potenza sconosciuta e infida,  lo stesso dio ingiusto che ha condannato  senza ragione il proprio Figlio, un dio cioè capace di qualcosa che secondo i criteri puramente umani è anche malvagio e che interviene a condizionare gli eventi umani senza un fine di salvezza universale.  Così il cerchio si chiude e il risultato finale  è  il regresso alla idea pagana di una umanità in balia  della divinità  capricciosa e infida che spesso affligge i mortali da una posizione di relativa superiorità pur  condividendo con essi  vizi e debolezze. Un dio che è la  personificazione del caso al quale è abbandonato  misteriosamente il destino dell’uomo.
Insomma rimane soltanto  l’idea del dio presocratico, quello che interviene anche in ragione del proprio interesse personale a determinare il corso della  vita  individuale  e collettiva, che nelle proprie debolezze assomiglia all’uomo  e rimane appollaiato su un piano non troppo più alto di quello su cui si muove l’umanità. Ovvero il Dio Padre onnipotente creatore e signore di tutte le cose torna ad essere un elemento della mitologia umana e ad abitare l’empireo tiranneggiando gli uomini  dispersi nel piano inferiore del mondo.  Oppure è un dio a sua volta sottomesso a quella  forza superiore  agli uomini come agli dei,  a quella  Moira,  imperscrutabile  e non provvidente che stringe in una morsa senza scampo il  destino umano impartendo per vie oscure la sofferenza e la morte.
Per non dire, tornando  alla affermazione di Bergoglio sulla  ingiustizia  del Padre che ha mandato a morte il Figlio, che se nella prospettiva  trinitaria, il Figlio è anche Dio,  e allora  Dio ha mandato se stesso nel Figlio a morire senza giustificazione e quindi è stata una sorta di suicidio con l’intento di  decretare  agli uomini la morte definitiva di Dio. Quella morte di Dio che  nella  economia della  vita dell’uomo,  può solo avere il senso di togliere all’uomo anche la speranza di  un dio vivo in cui confidare.
Ricapitolando:  per la nuova teologia bergogliana Dio è un dio di tipo pagano che sta nel mondo degli spiriti e interferisce  nelle vicende umane ma senza un criterio di utilità per gli uomini,  anzi elargendo loro una sofferenza gratuita.  Dunque Bergoglio ha messo sotto l’albero di Natale un formidabile pacco dono in cui sta scritto: andate e fate tutto quello che vi aggrada. Non ci sono leggi e non c’è differenza tra bene e male, c’è soltanto la possibilità, dal momento che bisogna   vedersela con la sofferenza inflittaci senza ragione da una prepotente  e oscura volontà superiore.  Non rimane allora che  trovare  gli opportuni, eventuali motivi di svago.  Alla faccia di Cristo, uno che come noi tutti è stato vittima delle forze oscure che ci governano, che l’uomo faccia quello che vuole e quello che più gli aggrada perché “di doman non c’è certezza, chi vuol essere lieto sia”.  Parola di uno  fatto venire dalla fine del mondo per dare una mano al suicidio assistito del mondo.

 – di Patrizia Fermani

Redazione27/12/2016

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