ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 6 dicembre 2016

Lampedusa-ticket, val bene un burka?

Ora la Merkel fa marcia indietro sui migranti. Ma la sua Norimberga risponderà al nome di Maria

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Mi scuserete se non svelo subito l’identità della persona nella fotografia di copertina e il perché abbia scelto questa immagine, dovete aspettare un pochino. In compenso, posso dirvi fin da ora che se ci fosse un campionato mondiale per i politici più degni di disprezzo, Angela Merkel vincerebbe senza nemmeno doversi iscrivere. Sentite cosa ha avuto il coraggio di dire, parlando al congresso della CDU in corso ad Essen: “Non tutti i profughi entrati in Germania potranno rimanere, anche le loro domande di asilo verranno esaminate e la situazione straordinaria dell’anno scorso non si potrà ripetere… il velo integrale che copre il viso deve essere proibito e in Germania non potrà mai valere la sharia, la legge islamica, né si potranno creare società parallele”. Accidenti, sembra di sentire Frauke Petry, peccato che la leader di Alternative fur Deutschland queste cose le dica da sempre, la Merkel per convenienza politica in vista delle elezioni del prossimo settembre, dopo aver trasformato il proprio Paese in un campo profughi a cielo aperto.
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Ma oltre che falsa e ipocrita, la Merkel ha anche poco senso del timing. Perché la sparata sulla sharia in Germania poteva evitarla, visto che né lei, né alcun membro del suo governo hanno detto “bah”, quando alla fine di novembre il tribunale di Wuppertal ha deciso che la “polizia della Sharia” potrà continuare liberamente imporre e predicare i dettami del Corano per le vie della città. Da tre anni, infatti, 7 musulmani hanno deciso di vestire una pettorina arancione con scritto “Sharia Police” e di pattugliare la città, scagliandosi contro chi beve alcol o ascolta musica ma, stando all’illuminato giudizio del giudice, questo non avrebbe intimidito le persone.

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L’esposto presentato in Procura, infatti, aveva sottolineato proprio il dettaglio della scritta posta dietro i gilet catarifrangenti: la presenza della parola “police”, stando ai querelanti, potrebbe infatti mettere paura gli abitanti, anche non musulmani e in qualche modo costringerli a seguire i “consigli” per non aver problemi. Per il giudice, questo succederebbe solo nel caso in cui il gruppo di musulmani avesse realizzato una divisa “che denoti intimidazione o volontà bellicose”. Insomma, finché non indossi un giubbotto con lo stemma dell’Isis o con un il ricamo di un coltello insanguinato, puoi rompere i coglioni alla gente che sta bevendo una birra o ascoltando musica. Angela cara, come mai non hai detto nulla al riguardo una quindicina di giorni fa? Eri troppo impegnata con le sanzioni alla Russia?
"Sharia Police" in Germany Go On Trial For Enforcing Religious Zones
E tanto per farvi capire quale sia il grado di decadenza che la politica delle porte aperte indiscriminate di Frau Merkel ha portato in Germania, mi limito a elencarvi solo alcuni dei fatti di cronaca nera avvenuti nel mese di ottobre, come riportati dalla stampa tedesca, quindi non da fantomatici siti di bufale on-line. Il 2 ottobre, un 19enne marocchino con passaporto spagnolo ha violentato una 90enne all’uscita di una chiesa a Dusseldorf, proprio nella stesso giorno in cui quel rompicoglioni seriale di Wolfgang Schaeuble, scriveva in un editoriale sulla Welt am Sonntag che “la Germania dovrebbe sviluppare un suo islam per integrare gli islamici nel tessuto nazionale”. Il 4 ottobre, dati ufficiali della Münchner Merkur dimostravano come l’edizione di quest’anno dell’Oktoberfest di Monaco abbia registrato il numero di presenze più basso dal 2001, edizioni quest’ultima che si svolse a meno di un mese dall’attacco alle Torri Gemelle. Le motivazioni addotte dai cittadini interpellati? Timori per atti di terrorismo e possibili assalti sessuali da parte di immigrati.
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Due giorni dopo, il 6 ottobre, più di 400 residenti del distretto di Altenessen, nella stessa Essen in cui si sta tenendo il congresso della CDU, hanno tenuto un incontro televisivo con i politico locali, lamentandosi per la spirale di criminalità e violenza perpetrata dagli immigrati presenti nell’area. Tra le lagnanze, il fatto che spesso la polizia si rifiuta di intervenire o di rispondere alla chiamate. Un residente dichiarò: “Sono nato qui ma non mi sento più al sicuro”. Il sindaco, Thomas Kufen, ha ribadito che “Altessen non è una no-go area, semplicemente la gente qui è arrabbiata”, mentre il capo della polizia, Frank Richter, ha sottolineato stizzito di essere “arcistufo di sentire parlare di no-go areas a Essen. Sia la città che questo distretto sono perfettamente sicuri”. A quanto pare, si tratta di un quartiere di mitomani xenofobi. Sarà ma questo video
Germans protest against migrants in Essen
del 20 settembre 2015, ci dimostra come la faccenda vada avanti da un bel po’: a quanto pare, arcistufi sono i residenti tedeschi, non l’ineffabile capo della polizia. Il 7 ottobre l’asilo Sarah Nußbaum Haus di Kassel ha annunciato che non celebrerà le festività natalizia quest’anno, “data l’alta proporzione di bambini musulmani”. Stando ai media locali, non ci saranno né l’albero di Natale, né i canti, né la recita. I genitori dei bambini tedeschi hanno protestato, dicendo che celebrare Natale “è una normale parte del processo di integrazione verso una nuova cultura” ma i responsabili hanno confermato la loro decisione, rendendo inoltre noto che alle educatrici è stato comunicato di prestare molta attenzione al fatto che i bambini non si scambino la merenda, onde evitare che della carne di maiale possa finire nella mani di un bimbo musulmano. Quanta attenzione, quanta solerzia: un bambino tedesco a Ryad, sicuramente, otterrebbe le medesime premure.
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Una settimana dopo, il 14 ottobre, il politico dei Verdi, Volker Beck, ha chiesto ai cittadini tedeschi di imparare l’arabo per poter comunicare con i migranti che non parlano tedesco. Intervistato dall’emittente NTV su come integrare gli immigrati, visto che in molte città tedesche ci sono intere comunità che non parlano la lingua locale, ecco la geniale intuizione: “Negli Stati Uniti, trovi Chinatown, trovi aree dove vivono i messicani e altre comunità hanno comunque una forte presenza in città”. Dubito che Bill De Blasio chieda ai newyorchesi di imparare il mandarino o lo spagnolo ma tant’è, i Verdi sono la quinta colonna della filosofia Soros. Inoltre, per Beck è giusto che i sermoni nelle moschee siano in arabo, “perché rappresentano per i fedeli un pezzo di cuore e di casa”.
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Lo stesso giorno, Volker Kauder, un membro eminente della segreteria della CDU, ha minacciato Facebook e Google di multe fino a 50mila euro se non si impegneranno per contrastare il linguaggio dell’odio. Il 17 ottobre, l’ineffabile Ordine dei giornalisti tedesco ha ammonito ufficialmente il settimanale Junge Freiheit per aver reso nota la nazionalità di tre teenager afghani che hanno violentato in gruppo una donna in una stazione ferroviaria di Vienna nell’aprile di quest’anno. Per l’organo della stampa tedesca, “la nazionalità dei criminali non era rilevante per il caso e svelandola si rappresenta deliberatamente quelle persone come cittadini di seconda classe”. In effetti è vero, sono bestie. Il giorno dopo la Süddeutsche Zeitung dava notizia del fatto che nei primi otto mesi di quest’anno, oltre 17mila migranti hanno fatto causa all’Ufficio federale per migranti e rifugiati per non aver concesso loro lo status totale. Molti siriani, infatti, in Germania hanno ricevuto solo l’asilo parziale, conosciuto come “protezione sussidiaria”, il quale garantisce una moratoria di due anni prima del possibile rimpatrio. Per il quotidiano, il 90% di chi ha fatto causa per ottenere lo status totale ha vinto, vedendosi garantiti pieni diritti in base alla Convenzione di Ginevra.
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Il 19 ottobre, un 29enne siriano, magari uno di quelli che ha fatto causa allo Stato, è apparso davanti al giudice per aver molestato dieci bambini tra Friburgo e Müllheim. Il padre di una delle vittime aveva fotografato il sospetto con il telefonino ma la polizia ha atteso dieci giorni prima di intervenire. E deve aver storto il naso il 24 ottobre, la brava Angela, quando un sondaggio YouGov rendeva noto come il per il 68% dei tedeschi la percezione delle sicurezza nel Paese fosse peggiorata negli ultimi anni, con il 63% degli interpellati che si dice spaventato nel frequentare stazioni dei treni e metropolitane. Il 27 ottobre gli illuminati amministratore della città di Monheim hanno donato 845mila euro di soldi pubblici a due associazioni islamiche affinché potessero comprare i terreni necessari per edificare moschee in città, la cui costruzione sarà finanziata dal governo turco.
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Dulcis in fundo, il 28 ottobre Der Spiegel dava conto di un’iniziativa del ministro della Giustizia, Heiko Maas, per rendere più facile ai giudici tedeschi evitare matrimoni tra minori. In Germania, attualmente ci sono 1475 adolescenti sposati, 361 dei quali sotto i 14 anni e 120 tra i 14 e i 15 anni. Stando alla legge tedesca, ci si può sposare sopra i 16 anni ma solo se l’altro coniuge è almeno 18enne e se il tribunale di famiglia garantisce l’esenzione. Maas vuole rendere più dura la legge ma Günter Krings della CDU ha detto che non è sufficiente: “Per l’integrità del nostro sistema legale, dovremmo vietare qualsiasi tipo di matrimonio tra minori nella nostra nazione, anche in casi eccezionali”. Come potete immaginare, ci sono tantissimi tedeschi nativi sotto i 14 anni che anelano di sposarsi.
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E ora veniamo alla foto di copertina. Quel bel volto apparteneva a Maria Ladenburger, 19enne studente di medicina di Friburgo, volontaria in un campo d’accoglienza. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato a metà ottobre, sulle rive del fiume Dreisam: era stata aggredita mentre tornava da una festa, su una pista ciclabile, trascinata a forza tra i cespugli, violentata e poi lasciata a morire, annegata, nel fiume. La notizia, resa nota pochi giorni fa quando è stato arrestato l’assassino, ha fatto enorme scalpore in Germania e anche all’estero (ovviamente non sul Tg3 o su Repubblica), perché il padre della povera Maria è un importante funzionario dell’Unione Europea, autore insieme alla moglie di un toccante necrologio sulla stampa tedesca. Bene, venerdì scorso, come riporta l’Express, è stato appunto arrestato un rifugiato afghano richiedente asilo di 17 anni. A inchiodarlo, il suo dna su una sciarpa della ragazza trovato sulla scena del delitto e la sua confessione.
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Questa risorsa è entrata in Germania illegalmente ma ha fatto immediatamente richiesta d’asilo come “minore non accompagnato”, visto che il governo Merkel ha aperto una corsia preferenziale per questa categoria di migrati: da quel momento ha vissuto in una centro d’accoglienza a Friburgo ed era incappato già in un denuncia per molestie ma il caso era stato archiviato. Il capo della polizia di Friburgo, Bernhard Rotzinger, ha dichiarato: “Non avremo pace, esamineremo ogni possibile dettaglio, sposteremo ogni sasso se necessario”. Direte voi, per quale motivo, se la povera Maria è morta e l’assassino arrestato? Perché la polizia tedesca sta studiando i possibili collegamenti tra l’uccisione della giovane studentessa e un altro efferato omicidio, quello della 27enne Carolin Gruber, il cui cadavere fu ritrovato poco meno di un mese fa nei boschi a nord di Friburgo. Dai filmati delle telecamere a circuito chiuso visionati dagli investigatori emergerebbe la figura di un uomo che potrebbe essere compatibile con quella del 17enne afgano: insomma, non solo stupratore e assassino ma anche recidivo. Se non, forse, seriale. Anche in questo caso la stampa tedesca, in base ai dettami dell’ineffabile Ordine dei giornalisti, ha coperto con riluttanza la vicenda, bollandola come “un incidente con rilevanza regionale”.
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Ora, io so che ci sono stupratori e assassini anche tra i tedeschi (come tra gli italiani, i francesi e così via) ma se già abbiamo una fisiologica quota di bestie nostrane, è intelligente aprire le porte indiscriminatamente ad altri potenziali stupratori e delinquenti d’importazione (e quando dico potenziali, la cronaca ci insegna che si tratta di un garbato eufemismo)? E vi chiedo fin d’ora, dal profondo del cuore, di evitare commenti del tipo ” se lo è meritato, almeno impara ad aiutare gli immigrati”, perché a 19 anni è giusto avere sogni e ideali, anche se col tempo magari si capirà che erano sbagliati o, comunque, non conciliabili con la realtà in cui si deve vivere. Maria non ha colpa, nessuna, la colpa è di chi non l’ha protetta ma, anzi, l’ha messa in pericolo con le sue politiche criminali. Angela Merkel meriterebbe una Norimberga per quello che ha fatto al suo Paese e ai suoi connazionali, altro che quarto mandato e nomea internazionale di grande statista e spero che il prossimo settembre la otterrà per via elettorale. Personalmente, poi, non le auguro del male: anzi, le auguro una vita lunghissima e piena di salute. Di modo che ogni volta che tenterà di chiudere gli occhi, le si paleserà davanti il volto di Maria a tormentarla.

Di Mauro Bottarelli , il 
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Lettera a un’anonima elettrice austriaca (felice): Hofer era il male? Conoscerai presto quello vero

Cara cittadina austriaca, non conosco chi sei, non so nulla di te: non so che lavoro fai, sei hai figli, se sei sposata, se sei felice. Immagino di sì, almeno oggi, visto che sabato hai sfilato per le vie di Vienna sotto le insegne di un sobrio “Fuck Hofer” e dal tuo zaino faceva capolino un cartello con scritto “Nessun nazista a Hofburg”, il palazzo presidenziale. Io tifavo per Norbert Hofer ma questa sconfitta, ancorché non intacchi direttamente la mia vita quotidiana (ne ho già abbastanza dei casini italici, attuali e prossimi venturi), mi ha insegnato molto. Principalmente che il candidato della destra ha perso per una ragione sostanziale: l’aver abbassato i toni, l’essersi normalizzato per timore di spaventare. Un errore che io, mea culpa, nel mio articolo di qualche giorni fa avevo definito una scelta saggia ma che ora mi rendo conto essere stato il frutto di un calcolo. E se la gente, già incazzata, vede calcolo e non coraggio, allora si sceglie l’originale che le garantisce continuità e occhio benevolo di Bruxelles, piuttosto di una brutta copia, oltretutto già ghettizzata e trattata come portatrice sana di lebbra populista dalle elites europee. A maggio, il risultato fu differente, mentre ieri la sconfitta è stata netta: dopo cinque minuti dalla pubblicazione del primo exit-poll, Norbert Hofer si arrendeva e ci congratulava con Alexander Van der Bellen attraverso il suo profilo Facebook, invitando gli austriaci a sostenerlo per il bene del Paese.
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La forbice era troppo ampia per attendere? Questa volta non c’era alcun sospetto di brogli? Io penso che quel gesto così repentino di resa sia stato una inconsapevole ammissione di colpa: ho sbagliato, ora si paga il conto. Fino a una settimana fa, infatti, il testa a testa era serrato, addirittura con Hofer avanti di un punto percentuale, stando ad alcuni sondaggi. E questa sensazione di incertezza è durata per tutta la seconda campagna elettorale, quella partita a giugno e terminata ieri. Poi, il tracollo e l’ammissione. Norbert Hofer ha perso perché ha cambiato faccia, narrativa, parole: sull’Europa ma soprattutto sull’immigrazione. No puoi vendere al tuo elettorato l’ipotesi di referendum sull’uscita dall’Ue e, a tre giorni dal voto, rimangiarti quella promessa. Gli inglesi descrivono questa situazione con l’espressione “don’t punch above your weight”: se sai di non avere spalle abbastanza larghe per combattere una certa battaglia, evita di ingaggiarla.
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Hofer, invece, ha promesso e poi si è rimangiato. Sull’immigrazione, uguale: prima sembrava voler sigillare il Brennero (cosa che, furbescamente, hanno fatto in estate i partiti di governo, pur non ammettendolo o sbandierandolo), poi ha cominciato a offrire solidarietà all’Italia sul tema, ha ammorbidito i toni, ha – soprattutto – cominciato a parlarne sempre di meno nei dibattiti tv, depriorizzando l’argomento. La gente, si sa, non ama essere presa in giro, perché al netto dei ripensamenti, il degrado del suo quartiere oggi è uguale a quello di ieri. E questo, cara anonima austriaca, per entrare nella seconda parte del tema di questa lettera: piantatela di vedere il male dove i vostri occhi lo autogenerano. Se davvero Norbert Hofer fosse un nazista, avrebbe compiuto un suicidio politico simile? Di più, se l’FPO fosse il pericolo per la democrazia che dite, perché dopo il ballottaggio di maggio non si è verificato mezzo incidente, nemmeno un posacenere rovesciato e ci si è limitati a un borghesissimo e procedurale ricorso alla Corte costituzionale?
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Il nazismo come il fascismo sono stati processi rivoluzionari, i quali non si fermano di fronte alle carte bollate o agli esiti di un voto palesemente alterato, ribaltano la situazione. L’FPO, nei fatti, si è dimostrata pallida copia di Fratelli d’Italia, la cui leader – pur a capo di un partito del 4% – ha dimostrato finora più attributi di Norbert Hofer e Heinz-Christian Strache, il quale ha avuto la brillante idea di portare in campagna elettorale il tema del Tirolo Unito, regalando a Van Der Bellen enclave di voti proprio in quel Land e in Carinzia. Il perché è presto detto: in Trentino Alto-Adige, il “Sì” al referendum ha vinto con il 63% grazie alla salvaguardia garantita da Matteo Renzi allo statuto speciale e ai suoi privilegi e i tirolesi austriaci temono come la morte la possibilità di doppia cittadinanza per gli statalisti al di qua del Brennero.
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Io capisco che agitare lo spettro nazi-fascista sia argomentazione facile e di sicura presa ma siamo sicuri che paghi alla lunga? Soprattutto, sei d’accordo con la posizione del neo-eletto presidente di mettere in discussione la neutralità austriaca in ossequio alle fobie anti-russe di Nato e Bruxelles? Ah già, mi scordo sempre che in base all’imperante categoria del giudizio, anche Vladimir Putin è un fascista. Quel cartello che sporgeva dal tuo zaino, già me lo immagino, ora farà bella mostra su un muro di casa tua, a ricordo di uno scampato pericolo epocale da raccontare a figli e nipoti: un putsch non riuscito, sventato dal popolo che vuole più Europa e più accoglienza per i migranti.
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Non sarò certo io a smontare questa ricostruzione dei fatti, a mettere fine al sogno: ci penserà la realtà, a breve. Basterà che Erdogan dia seguito alla minaccia di aprire i confini o che l’Ue decida che la situazione europea è troppo grave per essere lasciata in mano ai Parlamenti nazionali: cara anonima, mentre ieri attendevi trepidante il primo exit-poll, Wolfgang Schaeuble, persona che immagino tu conosca, sparigliava le carte alla vigilia dell’Eurogruppo di oggi, dichiarando che “la Grecia faccia altre riforme o esca dell’eurozona”. L’Europa che incarna Alexander Van der Bellen è questa, non quella degli ideali no-borders: se vogliamo arrivare proprio alle analisi spicciole, comportarsi così non è un atteggiamento fascista, stando ai tuoi parametri?

Ha un che di kafkiano, a mio avviso, festeggiare per una falsa dittatura scampata, trovandosi nel ventre molle di una – reale – strisciante, già in atto e che da ieri ha un alleato in più. Il tuo voto, cara anonima austriaca. Finché si continuerà a ragionare per schemi e categorie novecentesche, a scambiare la voglia di ordine e legge con i vessilli del Reich, a criminalizzare chi varca il confine del politicamente consentito, ad agitare spettri di barricate e guerre civili, continueremo a fornire benzina al motore destrutturante e disgregante dell’europeismo pan-finanziario. Ma si sa, chi evoca certi concetti è nella migliore delle ipotesi un populista e nella peggiore ma non più peregrina, un complottista paranoico.
Cara anonima, io non ho vissuto per ragioni anagrafiche gli anni di piombo ma chi lo ha fatto, mi ripete sempre una cosa: le barricate, come le pistole, non avvisano in anticipo del loro arrivo. Quando arrivano è troppo tardi, perché non si è saputo interpretare il rumore di sottofondo che le annunciava. Norbert Hofer è un borghese di destra che non ha nel suo dna una virgola di istinto eversivo o rivoluzionario e voi lo avete bollato come un novello Hermann Göring, il tutto senza timore di scadere nel ridicolo, senza un minimo di riscontro oggettivo della realtà e con il plauso di media e potere. Sicuri di essere davvero dei rivoluzionari, come quei cartelli grondanti odio d’antan sembrano suggerirci? Sicuri di non essere divenuti parte, integrante e inconsapevole, del meccanismo e non il brechtiano granello di polvere che lo dovrebbe far inceppare? E con questo non voglio dire che avreste dovuto votare per Hofer ma che avreste dovuto chiedere conto ai partiti che vi governano da trent’anni e che non hanno saputo partorire un candidato migliore se non un oscuro funzionario del potere, travestito da ambientalista, un cliché che abbiamo già visto altro, Germania in testa.
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Non è che quel candidato sia quello di Bruxelles, più che della coalizione di governo austriaca? Non a caso, è un indipendente, definizione che di questi tempi sta per indipendente dal potere nazionale, non da quello europeo o economico. Hofer era il male, stando ai tuoi principi? Presto conoscerai quello vero, perché il volto di Van der Bellen è solo la mascherina che ti obbligano a mettere quando prendi parte a una sciarada: quando cala il buio e i corpi si spogliano, la realtà assume i suo contorni reali. Hofer è un mediocre politico borghese ma nel clima di terrorismo e criminalizzazione attuale, rappresentava un segnale di preoccupazione che avrebbe potuto mutare alcuni equilibri, magari minimi. Ora, invece, lo status quo dorme tra due guanciali socialmente, ha l’unica rogna economica delle banche italiane in agenda. Per Palazzo Chigi, non c’è problema. Comunque sia, il popolo austriaco ha deciso e così sia. Il mio timore è che a furia di rimandare lo scontro con la realtà, poi questo divampi incontrollato. Allora, il tuo bel cartello non servirà proprio a niente. Buona serata.

Di Mauro Bottarelli , il 

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