ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 8 dicembre 2016

4 dubia? 4 dogmi! (in attesa del 5°)

Il Suo primo “devoto”
Con filo d’oro che percorre l’Antico e il Nuovo Testamento, Dio Padre ha “tracciato” e rivelato ai nostri occhi la meravigliosa immagine della Creatura immacolata e piena di Grazia, Maria, che doveva essere Sua Madre e Madre dei Suoi figli.
L’8 dicembre di ogni anno, la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. «Concepita senza peccato originale», così Maria è sempre stata creduta, soprattutto nell’Ordine Francescano, ma il Dogma è stato definito dal beato Pio IX l’8 dicembre 1954, nella Basilica di San Pietro a Roma. «Concepita senza peccato», in previsione dei meriti di Gesù Redentore sulla croce.
A leggere con occhi luminosi, gli scritti più antichi dei Padri, a cominciare da Ignazio d’Antiochia e da Ireneo, si può dire che ininterrottamente la Tradizione della Chiesa così ha creduto e illustrato Maria Santissima. Come si può affermare? Ci sono richiami al primo Dogma mariano nella Sacra Scrittura, nei Vangeli?

Moderati sbugiardati


Il mondo cattolico pare lentamente risvegliarsi dal torpore in cui si è abbandonato negli ultimi decenni, e da più parti vi è chi esprime forti perplessità - ed anche motivati allarmi - circa la deriva dottrinale cui indulgono Bergoglio e la sua fazione. 

Poiché di fazione si tratta: non solo per la partigianeria spudorata dei sostenitori delle innovazioni di questo pontificato, ma anche per i metodi staliniani con cui essi liquidano le legittime critiche e si mostrano sordi a qualsiasi confronto. E quando parliamo di metodi staliniani, ci riferiamo al classico procédé secondo il quale l'avversario dev'essere inizialmente ignorato, poi sbeffeggiato, quindi denigrato ed offeso, successivamente additato come squilibrato e infine accusato d'esser nemico del popolo.

Non fatelo arrabbiare che ci viene l'ictus: telefonare Falasca 31-31

MONS. SCHNEIDER: LO SCISMA C’È GIÀ. TRUCCHI, INGANNI E INTIMIDAZIONE PER DARE LA COMUNIONE AI DIVORZIATI.




Nella Chiesa cattolica c’è già uno scisma in atto; non per colpa del Pontefice, ma di alcuni ecclesiastici che usano trucchi, inganni, una retorica magistrale e dialettica. E’ questa l’opinione espressa dal vescovo ausiliare di Astana, Athanasius Schneider, (nella foto con il card. Burke)  in un’intervista a una televisione francese. A causa del dibattito che è seguito alle interpretazioni contrastanti sull’esortazione apostolica Amoris Laetita, “siamo testimoni oggi di una forma bizzarra di scisma”, ha detto il presule, prendendo di mira ecclesiastici di alto livello che hanno rotto con la tradizione cattolica per promuovere “il vangelo della libertà sessuale”. Queste persone, ha aggiunto, cercano di soffocare una discussione aperta sui loro scopi, e “fanno uso di calunnie nel tentativo di mettere a tacere la voce della verità.
Senza fare nomi – ma forse, con un po’ di attenzione, alcuni di essi sono identificabili, – ha detto: “Questi ecclesiastici vogliono usare metodi malvagi – cioè trucchi, inganni, retorica magistrale e dialettica, e persino tattiche di intimidazione e violenza morale, per raggiungere il loro obiettivo, quello di ammettere i cosiddetti divorziati-risposati alla Santa Comunione senza che questi adempiano alla condizione di vivere in perfetta continenza, una condizione richiesta dalla legge divina”.
Schneider ha escluso il papa dalle accuse: “Ha detto chiaramente di non avere l’intenzione di proporre il suo proprio insegnamento magisteriale”, e ha esortato a pregare affinché il Papa intervenga e metta fine alla confusione. 
Mons. Schneider ha svolto a Roma lunedì scorso una conferenza su“La grandezza non negoziabile del matrimonio cristiano”. Ne avete il resoconto dettagliato in Corrispondenza Romana. Ha ricordato l’insegnamento del Vangelo sul matrimonio, e ha aggiunto: “Di conseguenza la Chiesa secondo la logica Divina e umana non ha la competenza di approvare nemmeno implicitamente una convivenza more uxorio al di fuori di un valido matrimonio, ammettendo tali persone adultere alla Santa Comunione. Un’autorità ecclesiastica che emana norme o orientamenti pastorali che prevedono una tale ammissione, si arroga un diritto che Dio non le ha dato. Un accompagnamento e discernimento pastorale che non propone alle persone adultere – i cosiddetti divorziati risposati – l’obbligo divinamente stabilito di vivere in continenza come condizione sine qua non per l’ammissione ai sacramenti, si rivela in realtà come un clericalismo arrogante. Poiché non esiste un clericalismo più farisaico che quello che si arroga diritti divini”.
Ha poi esposto più ampiamente i concetti espressi nell’intervista, ricordando il peccato di Aronne, che diede il permesso di infrangere il Primo Comandamento:
“Invece del Primo Comandamento come era nel tempo di Aronne, parecchi chierici, anche di più alto rango, sostituiscono ai nostri giorni il Sesto Comandamento con il nuovo idolo della pratica sessuale tra persone non validamente sposate, che è in un certo senso il vitello d’oro creato dai chierici dei nostri giorni. L’ammissione di tale persone ai sacramenti senza chieder loro di vivere in continenza come conditio sine qua non, significa nel fondo un permesso di non dover osservare in questo caso il Sesto Comandamento. Tali chierici, come nuovi “Aronne”, tranquillizzano le persone, dicendo che possono essere serene e liete, cioè possono continuare nella gioia dell’adulterio grazie a una nuova “via caritatis” e al senso “materno” della Chiesa e che possono persino ricevere il cibo Eucaristico. Con tale orientamento pastorale i nuovi “Aronne” clericali fanno del popolo cattolico il ludibrio dei loro nemici, cioè del mondo non credente e immorale, il quale potrà davvero dire per esempio:
Nella Chiesa cattolica si può avere accanto al proprio coniuge un nuovo partner, e la convivenza con lui è ammessa nella prassi.
Nella Chiesa cattolica è ammessa di conseguenza una specie di poligamia.
Nella Chiesa cattolica l’osservanza del Sesto Comandamento del Decalogo, tanto odiato da parte della nostra società moderna ecologica ed illuminata, può avere delle legittime eccezioni.
Il principio del progresso morale dell’uomo moderno secondo il quale si deve accettare la legittimità degli atti sessuali fuori del matrimonio, è finalmente implicitamente riconosciuto nella Chiesa cattolica, che era stata sempre retrograda, rigida e nemica della letizia dell’amore e del progresso morale dell’uomo moderno”.
Marco Tosatti


"La barca di Pietro è senza timone". Ventitré studiosi di cinque continenti rilanciano l'appello dei quattro cardinali al papa


Ricevo e pubblico.

DICHIARAZIONE DI SOSTEGNO AI "DUBIA" DEI QUATTRO CARDINALI
Come studiosi e pastori d’anime cattolici, desideriamo esprimere la nostra profonda gratitudine e il nostro pieno sostegno alla coraggiosa iniziativa dei quattro membri del collegio dei cardinali, le loro eminenze Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Joachim Meisner.
Essi, come è ampiamente noto, hanno sottoposto formalmente quattro "dubia" a papa Francesco, richiedendogli di chiarire cinque punti fondamentali della dottrina cattolica e della disciplina sacramentale, il cui trattamento, nel capitolo VIII della recente esortazione apostolica "Amoris laetitia", sembra essere in conflitto con la Sacra Scrittura e/o con la Tradizione, e con gli insegnamenti dei precedenti documenti pontifici, in particolare l’enciclica "Veritatis splendor" e l’esortazione apostolica "Familiaris consortio" del papa san Giovanni Paolo II.

Il papa ha finora declinato di rispondere ai quattro cardinali. Ma, dato che in sostanza ciò che si domanda è se gli importanti documenti menzionati richiedono ancora il nostro pieno assenso, riteniamo che  il persistente silenzio del Santo Padre possa esporlo all’accusa di negligenza nell’esercizio del ministero petrino di confermare i suoi fratelli nella fede.
Vari prelati di spicco hanno aspramente criticato la richiesta dei quattro cardinali, senza tuttavia dare un contributo al chiarimento delle loro pertinenti domande. Abbiamo letto tentativi di interpretazione dell’esortazione apostolica in un’ “ermeneutica di continuità”, da parte del cardinale Christoph Schönborn e del professor Rocco Buttiglione, ma non vi abbiamo trovato alcuna prova della loro tesi secondo cui gli elementi nuovi che si trovano in "Amoris laetitia" non contrasterebbero con la legge divina, ma contemplerebbero solo legittimi cambiamenti nella pratica pastorale e nella disciplina ecclesiastica.
In effetti, secondo vari commentatori, tra cui in particolare il professor Claudio Pierantoni in un recente studio storico-teologico, hanno argomentato che, come risultato della diffusa confusione e della divisione che è conseguita alla promulgazione di "Amoris laetitia", la Chiesa universale sta entrando in un momento gravemente critico della sua storia, che presenta allarmanti somiglianze con la grande crisi ariana del IV secolo. Durante tale conflitto catastrofico, la maggioranza dei vescovi, compreso perfino il successore di Pietro, vacillarono sulla stessa divinità di Cristo. Molti non caddero pienamente nell’eresia; tuttavia, disarmati dalla confusione o debilitati dalla timidezza, cercarono formule di convenienza o di compromesso, nell’interesse della “pace” e dell’“unità”.
Oggi siamo testimoni di una simile crisi metastatica, questa volta su aspetti fondamentali della vita cristiana. Da una parte si continuano a predicare, a parole, l’indissolubilità del matrimonio, il carattere gravemente peccaminoso della fornicazione, dell’adulterio e della sodomia, la santità della sacra eucaristia e la terribile realtà del peccato mortale. Dall’altra, tuttavia, un numero crescente di importanti prelati e teologi stanno incrinando o negando di fatto tali dottrine – e persino l’esistenza stessa delle proibizioni negative assolute, senza eccezioni, della legge divina, che governano la condotta sessuale – con il loro esagerato e unilaterale accento sulla “misericordia”, l’“accompagnamento pastorale” e le “circostanze attenuanti”.
Dato che il pontefice regnante lancia segnali assai confusi in questa battaglia contro “i principati e le potestà” del Nemico, la barca di Pietro sta andando pericolosamente alla deriva, come una nave senza timone e, in effetti, mostra sintomi di incipiente disintegrazione.
In tale situazione, crediamo che tutti i successori degli Apostoli abbiano un grave e urgente dovere di parlare con chiarezza e forza per confermare gli insegnamenti morali esposti chiaramente nel magistero dei papi precedenti e del Concilio di Trento. Diversi vescovi e un altro cardinale hanno già affermato di considerare pertinenti e opportuni i cinque "dubia". Da parte nostra, speriamo ardentemente e preghiamo ferventemente, perché molti altri aderiscano ora pubblicamente non solo alla rispettosa domanda dei quattro cardinali al successore di Pietro, perché confermi i suoi fratelli su questi cinque punti della fede “che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre” (Gd 1, 3), ma anche alla raccomandazione del card. Burke secondo cui, se il Santo Padre dovesse omettere di farlo, i cardinali collettivamente gli si rivolgeranno con una forma di correzione fraterna, nello spirito dell’ammonizione fatta da san Paolo all’apostolo Pietro ad Antiochia (Gal 2, 11).
Affidiamo questo grave problema alle mani e all’intercessione celeste dell’Immacolata Vergine Maria, Madre della Chiesa e vincitrice di tutte le eresie.
8 dicembre 2016, Festa dell’Immacolata Concezione
Msgr. Ignacio Barreiro Carambula, STD, JD, Chaplain and Faculty Member of the Roman Forum
Rev. Claude Barthe, France
Dr. Robert Beddard, MA (Oxon et Cantab), D.Phil (Oxon), Fellow emeritus and former Vice Provost of Oriel College, Oxford
Carlos A. Casanova Guerra, Doctor of Philosophy, Full Professor, Universidad Santo Tomás, Santiago de Chile
Salvatore J. Ciresi MA, Notre Dame Graduate School of Christendom College, Director of the St. Jerome Biblical Guild
Luke Gormally, PhL, Director Emeritus, The Linacre Centre for Healthcare Ethics (1981-2000); Sometime Research Professor, Ave Maria School of Law, Ann Arbor, Michigan (2001-2007); Ordinary Member, The Pontifical Academy for Life
Rev. Brian W. Harrison OS, MA, STD, Associate Professor of Theology (retired); Pontifical Catholic University of Puerto Rico; Scholar-in-Residence, Oblates of Wisdom Study Center, St. Louis, Missouri
Rev. John Hunwicke, MA (Oxon.), Former Senior Research Fellow, Pusey House, Oxford; Priest of the Ordinariate of Our Lady of Walsingham; Member, Roman Forum
Peter A. Kwasniewski PhD (Philosophy), Professor, Wyoming Catholic College
Rev. Dr. Dr Stephen Morgan, Academies Conversion Project Leader & Oeconomus, Diocese of Portsmouth
Don Alfredo Morselli STL, Parish priest of the Archdiocese of Bologna
Rev. Richard A. Munkelt PhD (Philosophy), Chaplain and Faculty Member, Roman Forum
Rev. John Osman MA, STL, Parish priest in the archdiocese of Birmingham, , former Catholic chaplain to the University of Cambridge
Dr Paolo Pasqualucci, Professor of Philosophy (retired) University of Perugia
Dr Claudio Pierantoni, Professor of Medieval Philosophy in the Philosophy Faculty of the University of Chile, Former Professor of Church History and Patrology at the Faculty of Theology of the Pontificia Universidad Católica de Chile, Member of the International Association of Patristic Studies
Dr John C. Rao D.Phil (Oxon.), Associate Professor of History, St. John's University (NYC), Chairman, Roman Forum
Dr Nicholas Richardson. MA, DPhil (Oxon.), Fellow emeritus and Sub-Warden of Merton College, Oxford, and former Warden of Greyfriars, Oxford
Dr Joseph Shaw MA, DPhil (Oxon.), Senior Research Fellow and Tutor in Philosophy at St Benet's Hall, Oxford University
Dr Anna M. Silvas FAHA, Adjunct research fellow, University of New England,  Armidale, NSW, Australia
Michael G. Sirilla PhD, Director of Graduate Theology, Franciscan University of Steubenville, Ohio
Professor Dr Thomas Stark, Phil.-Theol. Hochschule Benedikt XVI, Heiligenkreuz
Rev. Glen Tattersall, Parish Priest, Parish of Bl. John Henry Newman, Archdiocese of Melbourne; Rector, St Aloysius' Church, Melbourne
Rev. Dr David Watt STL, PhD (Cantab.), Priest of the Archdiocese of Perth; Chaplain, St Philomena’s chapel, Malaga
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I "dubia" dei quattro cardinali, in sei lingue:
Il parallelo con la crisi ariana del quarto secolo:
La versione inglese della dichiarazione dei ventitré esce oggi su "Rorate Caeli", mentre in quest'altra pagina c'è la versione spagnola:

Settimo Cielo di Sandro Magister 8 dichttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/12/08/la-barca-di-pietro-e-senza-timone-ventun-cattolici-di-cinque-continenti-rilanciano-lappello-dei-quattro-cardinali-al-papa/



Il prezzo della berretta

I cardinali autori dei “dubia”su Amoris laetitia
potrebbero perdere la berretta!





Mons. Pio Vito Pinto




I quattro cardinali che hanno presentato i “dubia” a Papa Francesco


Durante una conferenza tenuta a Madrid, nell’Università ecclesiastica San Damaso, monsignor Pio Vito Pinto si è fatto minaccioso.
Decano della Rota romana, il più alto tribunale ecclesiastico della Chiesa cattolica qualificato particolarmente nella nullità del matrimonio, ha evocato una possibile revoca dei quattro cardinali che hanno sottoposto al Papa e in seguito resi pubblici i loro “dubia” sull’Esportazione post-sinodale sulla famiglia, Amoris laetitia. Il cardinale Burke e gli altri tre, il cardinale Walter Brandmüller, il cardinale Carlo Caffarra e il cardinale Joachim Meisner, «potrebbero perdere il loro cardinalato» per «aver causato un grave scandalo» pubblicando la loro lettera. «Questo non vuol dire che il Papa revocherà loro la berretta cardinalizia, ma potrebbe farlo», ha precisato.

La salvezza non ha prezzo


IL TIMOR DI DIO                     I sette doni dello Spirito Santo: il timor di Dio. L'espressione "timore di Dio" generalmente, viene mal presentata e quindi anche mal compresa. Non è paura: è immensa stima e immensa ammirazione, mista a gratitudine 

di Francesco Lamendola  


Nella teologia cattolica, ai sette vizi capitali - superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia - si contrappongono i sette doni dello Spirito Santo, che l'anima riceve da Dio nel suo cammino di conversione, mano a mano che a Lui si affida, con fiducia illimitata e con generosità, lasciando cadere le illusioni relative all'io; ed essi sono la sapienza, l'intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timor di Dio. Ciascuno di essi merita una riflessione specifica. Partiamo qui dall'ultimo (nell'ordine tradizionale di esposizione, non quanto alla sua importanza), perché ci sembra che sia di gran lunga il più frainteso, il meno sentito e, al giorno d’oggi, il più necessario, ammesso che sia possibile stabilire una priorità fra di essi.
Che cosa significa timore di Dio? Questa sola espressione è sufficiente ad evocare sinistre immagini di paura; e, dal momento che fin troppi teologi moderni, e anche parecchi vescovi e sacerdoti, hanno denunciato l’errore pedagogico di una "teologia della paura" e sottolineato che l'uomo, anche se peccatore, deve accostarsi a Dio con la fiducia di trovare in Lui illimitata misericordia, verrebbe da pensare che il dono del timor diDio non sia proprio un dono, o che, ad ogni modo, appartenga ad un universo religioso, spirituale e pedagogico che non ci appartiene più, perché ha fatto il suo tempo.

I remorini..

Il dogma dell’Immacolato Concepimento di Maria è una credenza pure degli scismatici orientali?

A leggere il contributo che segue – in lingua inglese – parrebbe di sì, visto che è stata ammessa, nel senso in cui tale verità è stata proclamata dal beato Pio IX, quantomeno come teoria teologica, ed in maniera autorevole, da molti autori scismatici. Le remore verso questo dogma nascono soprattutto da due motivi. Il primo è il classico pregiudizio anti-romano ed antipapale, dal momento che il dogma non fu proclamato da un Concilio ma dal Papa di Roma. Il secondo, un po’ più teologico, nasce dal timore di limitare il valore redentivo del sacrificio di Cristo, ritenendo – erroneamente – che Maria non sia stata pur’ella redenta – ma in anticipo rispetto agli altri – dal Figlio.
In verità, i moderni teologi scismatici, che si oppongono al dogma, dimenticano che il beato Pio IX dichiarò che Maria fu esente dal peccato originale in vista dei meriti di Cristo: “intuitu meritorum Christi Jesu Salvatoris humani generis”.

Povero Sant' Ambrogio sostituito da Stanlio & Ollio

“L’Europa è in crisi perché non ha leader”. Il j’accuse del Papa e la sferzata di Scola


“Guardare alle radici non basta più”, ha detto l'arcivescovo di Milano in occasione dei Primi vespri di Sant’Ambrogio

Roma. L’Europa è in declino perché mancano i leader adeguati a portare avanti il disegno della triade Schuman-De Gasperi-Adenauer. Non si salva nessuno nell’analisi breve e netta del Papa, che conversando con il settimanale belga Tertio ha osservato che “l’Europa ha bisogno di leader, leader che vadano avanti”. Mai era stato così duro, Francesco, riguardo allo stato di salute del Vecchio continente. Accusato spesso di guardare più alle periferie che al cuore dell’occidente, Bergoglio non ha aggiunto altro, rimandando ai tre discorsi che all’Europa ha dedicato. Il primo dinanzi al Parlamento europeo e il secondo al Consiglio d’Europa, nel novembre del 2014. Il terzo è più recente e risale allo scorso 6 maggio, quando ricevette in Vaticano il Premio Carlo Magno.
In quest’ultima occasione riprese la definizione di “Europa nonna” che aveva illustrato agli eurodeputati, cui aveva detto “che da diverse parti cresceva l’impressione generale di un’Europa stanca e invecchiata, non fertile e vitale, dove i grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva; un’Europa decaduta che sembra abbia perso la sua capacità generatrice e creatrice. Un’Europa tentata dal voler assicurare e dominare spazi più che generare processi di inclusione e trasformazione; un’Europa che si va trincerando invece di privilegiare azioni che promuovano nuovi dinamismi nella società”. Non c’è bisogno d’aggiungere altro, fa sapere oggi.
La diagnosi resta la stessa, confermata dagli ultimi accadimenti che hanno reso più sbiadito il progetto originario dei Padri fondatori: dall’avanzata dei cosiddetti populismi (non solo nell’Europa orientale), ai muri innalzati a protezione dei flussi migratori, fino ai referendum che hanno minato la solidità dei governi in carica. La sfida, osservava Francesco, è quella di “aggiornare l’idea di Europa”. Il nuovo umanesimo deve fondarsi su tre capacità: “La capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare”. Da qui passa la salvezza del continente, altrimenti è condannato al declino inesorabile.
C’è una consonanza chiara, sul tema, con quanto ha detto martedì pomeriggio il cardinale Angelo Scola nel consueto discorso alla città di Milano in occasione dei Primi vespri di Sant’Ambrogio. Scola ha riflettuto sulla città di cui è arcivescovo in rapporto all’Europa. Per salvare quest’ultima dalla “fine inesorabile”, ha detto il porporato, “è necessaria una nuova visione dell’Europa che, da una parte, valorizzi quella molteplicità culturale che da sempre la caratterizza e, dall’altra, permetta agli stessi stati di ritrovare la necessaria unità per rispondere alle sfide dei tempi, prime fra tutte l’immigrazione e la sicurezza”. In quest’ottica, ha aggiunto Scola, “non basta, anche se è necessario, guardare alle radici dell’Europa che conosciamo bene”. Certo, la strada è irta d’ostacoli, “questo non significa che l’Europa possa, in modo quasi indolore, trovare facili accomodamenti tra i diversi soggetti in campo. Il ‘meticciato di civiltà’ è un processo e non un programma prescrittivo; ma gli europei, oserei dire soprattutto i cristiani, hanno tutti gli strumenti culturali per raccogliere la sfida della pluralità. Si tratta – ha proseguito l’arcivescovo di Milano – di ripensare gli assiomi su cui poggiano le nostre democrazie procedurali e il principio di laicità sul quale intendono reggersi. In una società plurale, per sua natura tendenzialmente conflittuale, la laicità è tale solo se crea le condizioni per garantire la narrazione di tutti i soggetti personali e sociali che la abitano, in vista del reciproco riconoscimento”. L’obiettivo da raggiungere può essere così uno soltanto, e cioè “un’Europa famiglia di popoli” che non è “un superstato né una raffinata tecnocrazia, ma una convivenza delle diversità, capace di farle collaborare e di integrarle nell’orizzonte di senso proprio di un umanesimo personalista”.

Un regalo dell'Immacolata?

Nel tardo pomeriggio di mercoledì 7 dicembre, uno sfogo inatteso del segretario generale della Cei all’Istituto Sturzo - in occasione della presentazione di una sua antologia di discorsi- induce a pensare a sue gravi difficoltà nel proseguire nell’incarico affidatogli con scelta personale da papa Francesco.

Doveva essere una tranquilla occasione per l’Azione cattolica italiana di rendere omaggio - con la solita dose everestiana di incenso – al vescovo da cui dipendono le sue fortune, il segretario generale della Cei Nunzio Galantino. Di cui è stata presentata nel tardo pomeriggio di mercoledì 7 dicembre l’antologia di “discorsi civili ed ecclesiali” pubblicata per i tipi dell’editrice Ave. Di assoluta fiducia il luogo della presentazione: l’Istituto Sturzo in via delle Coppelle. E di assoluta fiducia anche i relatori, definiti “amici”dal presidente dell’Azione cattolica italiana Matteo Truffelli: il Turiferario Maggiore Andrea Tornielli e l’Inquisitore Massimo Alberto Melloni (che dalle colonne di ‘Repubblica’ vorrebbe mandare al rogo ad esempio i quattro cardinali autori della lettera al Papa perché siano chiariti alcuni punti a dir poco ambigui dell’ Amoris Laetitia). Presenti in forze naturalmente – con maggiore o minore entusiasmo – i media della Cei, da Avvenire aTV 2000, compresa anche la Turiferaria di famiglia Stefania Falasca.