ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 3 gennaio 2017

Il verminaio

IL CARDINALE MASSONE

    Psicopatologia del cardinale massone. I cardinali massoni esistono, e sono numerosi e dispongono di un poter effettivo all’interno della Chiesa ma come può accadere che un cardinale sia anche massone? 
di Francesco Lamendola  



Un cardinale massone è un ossimoro, una cosa che, a fil di logica, non dovrebbe nemmeno esistere, anzi, nemmeno essere pensabile. Invece esiste, eccome; ne esistono, anzi, parecchi: è il segreto di Pulcinella della Chiesa cattolica. Padre Gabriele Amorth, qualche tempo prima di morire, lo disse a chiare note in una videoregistrazione che era un po’ il suo testamento spirituale; e san Pio da Pietrelcina, non ancora liberato dalla persecuzione che si accaniva contro di lui partendo dai vertici della Chiesa, lo sapeva così bene, che affidò a don Luigi Villa la missione di lottare contro di essa per individuarla e smascherarla. La cosa non ha avuto successo, perché gli elementi massonici, presenti nella Chiesa, e specialmente insediati ai livelli più alti, hanno bloccato la denuncia, insabbiato le ricerche, depistato i sospetti, favoriti, in ciò, da una tendenza generale della cultura contemporanea, fattasi sentire anche nella Chiesa, che va nel senso auspicato dalla Massoneria: naturalista, razionalista, umanista, gnostico, improntato ad un falso ecumenismo e ad un falso dialogo fra il cattolicesimo e le altre religioni.
Qualcosa, nondimeno, ogni tanto trapela; e anche più di qualcosa. Si è intravisto, ad esempio, il tremendo verminaio di commistioni massoniche e affaristiche che faceva capo a uomini come i banchieri Michele Sindona, Roberto Calvi, Umberto Ortolani e all’arcivescovo Paul Marcinkus, che fu protetto dal Vaticano quando la magistratura italiana volle interrogarlo per chiarire i legami, a dir poco pericolosi, fra il principale istituto finanziario della Chiesa, lo I.O.R., e l’ambiguo sottobosco della finanza massonica. Oppure, spostandoci sul terreno più propriamente culturale, tutti hanno potuto vedere la familiarità e la simpatia esistenti fra un cardinale come il defunto Carlo Maria Martini, e la Massoneria; né sono mancati dei sacerdoti che hanno pubblicamente dichiarato, vantandosene, la loro appartenenza alla Massoneria, come don Rosario Esposito: con buona pace dei tre secoli di condanne e di scomuniche riservate dalla Chiesa a quanti aderiscono alle logge.
Dunque, i cardinali massoni esistono, e sono numerosi; dispongono di un poter effettivo all’interno della Chiesa; e, se si pensa che l’elezione dei romani pontefici dipende dal Collegio cardinalizio, al quale spetta pure il compito di affiancarli ed assisterli nell’esercizio del loro Magistero e della loro attività pastorale, si comprende anche troppo bene quali conseguenze ciò abbia, inevitabilmente, nella vita della Chiesa e nella preservazione della sana e ortodossa dottrina cattolica. La quale dottrina non è meno insidiata dalle eresie di quanto lo sia stata in passato, per il fatto che, di eresie e di anatemi, oggi non si parla più: anzi, è chiaro che il pericolo è ancora più grande, perché la dottrina viene insidiata da un nemico che si trova all’interno della Chiesa, che non si rivela apertamente per quel che è, e che persegue i suoi fini silenziosamente, quasi con discrezione, agendo nel rispetto apparente delle forme, della liturgia, della catechesi, della dottrina stessa; mentre la Chiesa, da parte sua, ha praticamente cessato di difendersi dalle adulterazioni dottrinali e si vergognerebbe di condannare qualcuno per eresia, tanto grande è il timore di ripetere certi errori del passato e di essere additata come la roccaforte dell’autoritarismo e del conservatorismo.
A questo punto dobbiamo domandarci: come può accadere che un cardinale sia anche massone? Che cosa lo ha spinto a scegliere questa doppia appartenenza, questa doppia fedeltà, questa doppia morale? Come concilia le due cose, con quali argomenti si giustifica di fronte a se stesso, posto che senta il bisogno di rispondere alla voce della sua coscienza? Beninteso, tralasciamo il caso – e non  dubitiamo del fatto che sia piuttosto frequente – di quei cardinali che si affiliano alla Massoneria per pure e semplici ragioni di avidità, di denaro, di potere, o peggio (vale a dire per coltivare in santa pace i loro vizi e le loro perversioni, ad esempio di ordine sessuale, nascondendole dietro la cortina delle loro complicità e delle loro alte protezioni); e limitiamoci al caso di quei cardinali che sono motivati da ragioni, chiamiamole così, ideali; i quali non cercano un vantaggio personale, ma ritengono di dover agire per il bene dell’umanità, e, forse, della Chiesa stessa.
Certo, bisogna fare un bel po’ di fatica per riuscire a immaginare un personaggio del genere: è quasi come immaginarsi un elefante che vola, o un leone che gioca con le gazzelle. Anche se la Chiesa non avesse condannato e scomunicato i massoni, sarebbe più che sufficiente il semplice buon senso per capire che un cristiano, un membro della gerarchia cattolica, non può affiliarsi ad una società segreta, in nessun caso e per nessuna ragione al mondo. L’adesione a una società segreta implica un atto di fedeltà assoluta, che viene prima di qualsiasi altra fedeltà e che non si potrà rescindere mai più, se non con la morte: questo lo sanno tutti, anche senza aver visto film o letto romanzi che trattino un tale argomento. In una società segreta si può entrare, ma non è possibile uscire: lo sanno anche i bambini; entrarvi, equivale a contrarre un debito di cieca obbedienza, che non si potrà mai riscattare, perché, in un certo senso, è un debito totale, d’onore e di lealtà, che niente e nessuno, nemmeno i superiori gerarchici di grado più elevato, potrebbero annullare. Chi sceglie di entrare in una società segreta lo fa per sempre, imbarcandosi in un viaggio di sola andata, senza biglietto di ritorno: non è come iscriversi a un partito, a un sindacato o a una qualsiasi associazione civile, professionale, culturale o sportiva, o di qualunque altro genere; ci s’impegna in maniera esclusiva anima e corpo, incrollabilmente, irrevocabilmente, fino all’ultimo respiro. E ci s’impegna anche a non dubitare mai, a non discutere mai, a non divulgare mai quel che si dice, si fa, si progetta al suo interno: farne anche solo una parola con degli estranei, equivale al tradimento più esecrando, e le regole sono ferree: per chi tradisce non vi è remissione, né clemenza, né perdono. Si tratta, perciò, di un impegno estremamente serio, addirittura drammatico, che nessuno può sognarsi di prendere sottogamba, pena le più gravi conseguenze. Qualcuno ricorda la fine di Roberto Calvi?
Bisogna poi fare un’altra considerazione. Nella Massoneria non si chiede di essere accolti, non si sceglie di entrare a farne parte: si viene contattati, con molta discrezione, da qualche membro, magari da una persona che già si conosceva, ma della quale non s’immaginava minimamente che appartenesse alla fratellanza. E già qui, il nostro cardinale dovrebbe farsi qualche domandina: Come mai questi signori sono venuti proprio da me, a farmi una simile proposta? Che cosa, nel mio modo di fare, di parlare, di predicare, ha potuto indurli a credere che io sarei interessato ad entrare in una società segreta ufficialmente e solennemente condannata dalla Chiesa, e questo nell’arco di tre secoli? Se egli fosse in buona fede, sia come cardinale, sia come “semplice” cattolico, già questi interrogativi dovrebbero riuscirgli imbarazzanti e perfino inquietanti, e favorire in lui una assunzione di consapevolezza tale, da fargli ripensare il suo stile, la sua condotta, la sua stessa fede, ammesso che l’abbia ancora. Non si sceglie, dunque, ma si viene scelti: e, a quel punto, si può dire di sì o di no. Se si dice di no, se si fa capire di non essere interessati, la cosa finisce lì, e ci si potrebbe quasi domandare se non si sia trattato di un’allucinazione, di una fantasticheria, di un sogno ad occhi aperti. Se si dice di sì, la procedura per l’ingresso è appena agli inizi: seguiranno altri colloqui, altri incontri; vi sarà una specie di esame, si verrà vagliati, valutati, soppesati, giudicati. Alla fine, se non saranno sorte difficoltà, la cosa verrà consumata: e, a quel punto, non sarà più possibile fare retromarcia; non sarà possibile dire: Scusate, ho commesso uno sbaglio; desidero riprendermi la mia libertà, è stato bello esserci conosciuti, ma ora la cosa finisce e arrivederci, restiamo amici come prima. Quei signori non giocano, fanno sul serio: tanto peggio se uno non l’ha capito in tempo. Nessun ripensamento è ammissibile, dal loro punto di vista; ripensamento e tradimento sono la stessa cosa, e meritano lo stesso trattamento.
E adesso vediamo d’immaginarci un po’ più da vicino il nostro bravo cardinale massone. Che cosa può averlo spinto a fare un passo di quel genere? Il credo fondamentale della Massoneria è essenzialmente gnostico: si basa sulla convinzione che solo pochi eletti siano in grado di comprendere la verità; o meglio, che la verità abbia molti livelli, e che solo pochi individui eccezionali siano capaci di raggiungere i livelli più alti; gli altri, quelli dei livelli medi e inferiori, dovranno lavorare per l’idea, ma senza venir messi al corrente di tutto. Poi ci sono gli esterni, la massa dei profani: quel che pensano, quel che sperano, ciò in cui credono, non ha alcuna importanza: sono solamente un gregge in attesa del pastore, e qualsiasi pastore sia abbastanza forte e intelligente, potrà condurre l’umanità intera dove vorrà lui. Tutto questo, s’intende, per il bene dell’umanità stessa; ma l’umanità è bambina, e non sa quale sia il suo vero bene; perciò bisogna che qualcuno ne prenda la guida e la indirizzi verso ciò che è meglio, sempre tenendo conto che pochissimi sono capaci di confrontarsi con la verità, sino in fondo. È, dunque, una mentalità cospirativa, e, nello stesso tempo, fortemente aristocratica, quella che muove gli aderenti alle società segrete: non credono alla pari dignità di ciascun essere umano, nutrono anzi un segreto o palese disprezzo per la massa, perché la considerano alla stregua di bestiame.
È evidente, pertanto, che non si potrebbe immaginare nulla di più lontano dalla visione cristiana, nella quale vige l’assoluta uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio Padre, e nella quale, inoltre, la comprensione della Verità evangelica non consiste in un fatto intellettuale, ma in una adesione di tutta l’anima, e in un farsi piccoli e semplici, deponendo l’orgoglio della sapienza umana: Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai rivelato queste cose ai piccoli e ai semplici, e le hai nascoste ai sapienti e agli intelligenti. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a Te (Matteo, 11, 25-26)Chiunque abbia meditato queste parole di Gesù, afferra al volo che sono assolutamente incompatibili con qualsiasi tipo di concezione gnostica: ne sono la piena, perfetta negazione. Se avessero ragione gli gnostici, allora la verità, e quindi anche la salvezza, sarebbero riservate a pochi, ai più sapienti e intelligenti; ma Gesù ha insegnato esattamente il contrario; e san Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi, nel secondo capitolo, ribadisce il medesimo concetto: la sapienza umana è nulla rispetto alla sapienza divina; la sapienza umana pensa e valuta le cose secondo il mondo; la sapienza divina è un dono dello Spirito Santo, illumina le menti dall’alto e le rende capaci di capire ciò che l’uomo, da se stesso, non riuscirebbe a capire, e nemmeno a fare: per esempio, che è meglio essere piccoli, umili e nascosti, perfino tribolati e perseguitati, piuttosto che ricchi, famosi, onorati e glorificati dagli altri, ma lontani da Dio e dalle cose sue.
Cominciamo, dunque, ad avvicinarci alla risposta che cercavamo. Un cardinale massone deve essere, per forza di cose – e se, beninteso, non è semplicemente mosso da avidità e smania di potere – una persona dominata da una potentissima, debordante, addirittura satanica superbia intellettuale. Deve essere talmente gonfio di questa superbia intellettuale, che essa lo induce a ragionare come se ciò che dice il Vangelo di Gesù Cristo sia valido per i comuni mortali, per le persone qualsiasi, senza intelligenza e con poca istruzione, ma non per lui. A lui, egli deve pensare, è concesso anche questo: di porsi al di sopra degli altri, non con l’atteggiamento del buon pastore, che va a cercare la pecorella smarrita, e che è pronto a dare la sua vita per difendere il gregge, ma con la presunzione di chi intende condurre il gregge là dove vuole lui, perché considera il gregge come cosa sua, e non come proprietà di Cristo. Il peccato di superbia si intreccia, a questo punto, con quello di gelosia e d’invidia: comportandosi come se fosse il padrone del gregge, e non un semplice custode, il cardinale massone disprezza i diritti di Dio e si auto-glorifica, quasi in concorrenza con Dio. Egli ritiene di sapere quel che sia bene per il gregge, meglio di quanto lo sappia Gesù Cristo. Non si fida dello Spirito Santo: pensa che a lui incomba direttamente la responsabilità della salvezza del gregge, anche a costo di allearsi con i nemici della Chiesa.
Ma quale sarà, in ultima analisi, l’idea, il progetto, che costui persegue, per aver fatto la scelta di aderire alla Massoneria? Evidentemente, quella di stemperare, a poco a poco, dall’interno, i contenuti specifici della religione cristiana e della fede cattolica, a cominciare dalla morale, e poi, senza averne l’aria, anche i pilastri della Rivelazione: la divinità di Cristo; l’immortalità dell’anima; il giudizio individuale e finale; la Trinità; l’Incarnazione; la salvezza mediante il Vangelo di Gesù. L’obiettivo finale sarà quello di ridurre il cattolicesimo a una religione vaga e razionale, senza dogmi, senza misteri, senza timor di Dio, senza più bisogno della fede e delle opere; e di fonderla, in un secondo momento, con le altre religioni, facendo notare che in tutte, in fondo, vi è una scintilla della verità divina; per poi giungere a una sorta di annullamento reciproco di ciascuna di esse, e all’affermazione della Nuova Religione Mondiale, basata sull’Uomo. Sarà la realizzazione della vecchia idea di Kant, di Hegel, di Croce, secondo cui la filosofia è superiore alla religione, e l’intelligenza dell’uomo vale più della fede, che è riservata al popolino; e che anche dalla religione bisogna eliminare la metafisica, la teologia, la spiritualità, la mistica, e tutto ciò che non rientra nei parametri del Logos strumentale e calcolante. E come è mai possibile che un credente, un cardinale, arrivi a tanto? Senza dubbio, dopo aver perso la fede: e senza aver l’umiltà di chiedere aiuto a Dio...

Psicopatologia del cardinale massone

di Francesco Lamendola

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