UNA DISTRUZIONE DELIBERATA ?
Intenzione deliberata oppure imbecillità? Rendere il cristianesimo facile è la strada più certa per distruggerlo. Senza la religione cristiana o la sua eredità torniamo ad essere solo dei barbari riverniciati da persone civili
di Francesco Lamendola
Rendere il cristianesimo “facile” è la strada più certa per distruggerlo
Per alcuni è una strategia deliberata, e ciò, crediamo, soprattutto nelle alte sfere della gerarchia ecclesiastica, ormai da decenni largamente infiltrate dalla massoneria, al punto che si può quasi sospettare che non la massoneria abbia infiltrato la Chiesa, ma che la Chiesa abbia infiltrato, a suo modo, e come effetto collaterale e involontario, la massoneria. Per altri, invece, è stupidità pura e semplice, mista a incoscienza ed ignoranza: il che forma sempre un cocktail micidiale, capace di far esplodere, come fossero di burro, anche gli edifici più saldi, le cui fondamenta sono costruite sulla roccia. Benissimo: sia come sia, intenzione deliberata oppure imbecillità, ignoranza e incoscienza, il risultato è lo stesso, e lo stiamo vedendo avanzare ed espandersi ogni giorno, ogni ora, lo vediamo trionfare, lo vediamo compiacersi continuamente di se stesso, come un serpente che si lecca le squame (l’immagine è di Dante, non vogliamo farci belli con il genio altrui), delle nuove “frontiere” raggiunte e superate, dei nuovi “muri” abbattuti, dei nuovi “ponti” audacemente gettati verso l’altro, verso il mondo che sta “fuori” (e magari contro: ma questo è un dettaglio da nulla, che non turba per niente i sonni dei buonisti e dei fanatici del dialogo a oltranza). E tale risultato è la distruzione del cristianesimo: ciò che i suoi nemici, e principalmente il suo Nemico, tentavano invano di fare sin dal suo nascere, duemila anni fa, ma sempre invano: e che ora non solo non sembra più un’impresa difficile, ma di cui si può perfino pronosticare il pieno compimento, senza bisogno d’interrogare la sfera di cristallo o di sfogliare le Centurie di Nostradamus.
Facciamo quest’ultima affermazione a mente lucida e serena, perché la statistica non è un’opinione, ma un ramo della matematica, e perché le proiezioni statistiche non sono dei grafici realizzati in libertà, secondo l‘estro o l’ispirazione del momento, ma il risultato assolutamente certo delle tendenze in atto, a meno che intervengano significativi fattori nuovi a mutare la situazione, cosa di cui non si vede traccia all’orizzonte, se non, tutt’al più, nel senso di accelerare la tendenza in atto. E la tendenza è quella della auto-invasione programmata dell’Europa, importando, e magari andando a prendere fin sulle coste dell’Africa, come fa la nostra Marina militare, su ordine e istruzioni precise del nostro governo, masse inesauribili di africani, sospinte verso le nostre coste da una serie di conflitti a loro volta sapientemente orchestrati e pilotati, e, soprattutto, incessantemente finanziati da quegli stessi poteri mondiali occulti che provocano le crisi economiche, le carestie e le emergenze umanitarie, cioè i problemi, per poi subito dopo offrire la speranza, o l’illusione, di un avvenire diverso, e ovviamente migliore, a quelle masse di diseredati, ossia le soluzioni. Gli stessi che creano i problemi, hanno pronte le soluzioni: bello, vero? Se le cose stanno così, possiamo dormire fra due guanciali: il nostro avvenire, e soprattutto quello dei nostri figli e dei nostri nipoti (poiché quella è gente che sa pensare veramente in grande, e non ha fretta nel perseguimento dei propri obiettivi) è assicurato. Noi dobbiamo semplicemente continuare a vivere così come stiamo vivendo ora: concentrando la nostra attenzione sull’acquisto di merci, possibilmente firmate, e mandando giù per buone le cose che ci dicono i media; e, si capisce, continuare a votare per i politici che ci hanno governati fino ad ora, di “destra” o di “sinistra” poco importa, tanto nessuno è più in grado di apprezzare la differenza.
Ma non è solo l’auto-invasione di milioni di persone, dall’Africa e dall’Asia, quasi tutte di fede islamica - una fede salda, rocciosa, tetragona, e tutt’altro che disposta a interrogarsi, a mettersi in discussione, a interloquire su un piano di parità col cristianesimo – che rende assolutamente certa, e imminente, la distruzione del cristianesimo: questo è semmai l’effetto di una dinamica ben più profonda, e che parte da lontano. Al centro di questa dinamica vi è la rivolta della civiltà moderna contro se stessa e la propria identità, e, in modo particolare, contro la propria religione, quella cristiana, e specialmente il cattolicesimo, senza dubbio proprio perché il cattolicesimo è stato l’elemento costitutivo principale nella costruzione dell’identità europea, nella fase di passaggio dal mondo antico al medioevo. A fronte degli immigrati/invasori islamici, che, sfruttando il nostro sentimento di umanità e di compassione, si spacciano tutti per poveri profughi, e, con il loro alto tasso di natalità, si predispongono a sommergerci in casa nostra con il numero dei loro figli, vi è una popolazione europea che ormai da molto tempo ha cessato non solo di sentirsi, e di chiamarsi, cristiana e cattolica, ma che, di fatto, ha abbracciato un’altra e più appetitosa religione: quella del diabolico consumismo. Questa nuova religione ha prosciugato e prosciuga incessantemente le tasche e, più ancora, i cervelli delle persone, ma non è di natura tale da porre la fede dei credenti in qualcosa di permanente, tanto meno da esercitare la loro volontà e rendere familiare l’idea del sacrificio: è una fede per civiltà decadenti, per uomini vuoti e stanchi, annoiati e capricciosi, per uomini molli, che non saprebbero prendere in mano la loro vita neppure se venisse a scuoterli un terremoto. Pertanto, l’invasione di popolazioni africane ed asiatiche giovani e aggressive (la loro ultima trovata è quella di mandar avanti migliaia e migliaia di bambini, contando, e a ragione, sul nostro codice etico, che ci proibisce comunque di respingerli) viene a coincidere, e a sovrapporsi, con il graduale suicidio, biologico e spirituale, delle vecchie e decadenti popolazioni europee. Il risultato è scontato; i tempi sono prevedibili con precisione quasi geometrica.
Il fondamento della nostra identità di europei – non di cittadini europei, perché ormai molti africani e asiatici lo sono diventati, ma neppure dopo tre o quattro generazioni si sono minimamente integrati, né hanno alcuna voglia di farlo – ma semplicemente di uomini e donne europei, è, piaccia o no, la religione cristiana, o, quanto meno, la sua eredità intellettuale, spirituale e morale. Senza di essa, torniamo ad essere solo dei barbari riverniciati da persone civili. Ma i poteri massonici occulti la vogliono distruggere, proprio per distruggere il nostro senso d’identità; e, per farlo, hanno scelto la strada più lunga, ma più sicura: infiltrarsi dentro la Chiesa cattolica, impossessarsi della sua classe dirigente, se cos’ì vogliamo chiamarla, dei suoi quadri, della sua intellighenzia (teologi, biblisti, storici, filosofi, scrittori) e poi, agendo dall’interno, senza averne l’aria, pian piano, prendere la dottrina cattolica, la liturgia cattolica, la morale cattolica, e deviarle lentamente dal loro alveo naturale, come un fiume che viene deviato dal suo letto per condurlo in un nuovo letto artificiale, appositamente scavato in precedenza: poi, sempre cautamente, senza fretta, capovolgerle addirittura, trasformandole in qualcosa che, di cattolico, conserva ancora soltanto il nome, mentre ha lasciato cader via tutto il resto. Un sacco vuoto, un otre gonfio di vento: questo è diventata, in larga misura, la Chiesa cattolica odierna; al suo interno si è sviluppata gradualmente e metodicamente, come un tumore, come una metastasi diabolicamente e lucidamente coltivata, una neochiesa, anzi, una contro-chiesa, il cui vero obiettivo è la liquidazione del cattolicesimo, lo stravolgimento del Vangelo e la sua sostituzione con un culto gnostico e sincretista, mirante alla glorificazione dell’uomo e dell’immanenza.
Il pontificato di Jorge Mario Bergoglio, papa Francesco, è il momento culminante di questa operazione strategica a largo raggio, che parte da almeno due o tre secoli fa, e che si sta avvicinando alla conclusione vittoriosa, secondo una tabella di marcia pianificata con metodo e pazienza, e portata avanti con inflessibile determinazione e tenacia. Come si fa a distruggere il cattolicesimo dall’interno?, si sono chiesi i membri della massoneria ecclesiastica, che da anni son riusciti ad occupare le posizioni chiave nella gerarchia, e che, specialmente dopo il Concilio Vaticano II, hanno ottenuto il decisivo risultato di confinare sulla difensiva, in posizione marginale anche dal punto di vista psicologico, quelli che non hanno avuto parte nel complotto e che non vogliono arrendersi ai suoi fatali risultati, bollandoli come “conservatori”, “tradizionalisti” e “nemici dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso”. E si sono dati questa risposta: rendendolo “facile”, divertente e popolare (nel senso di molto apprezzato un po’ da tutti, dentro e fuori l’ambito dei credenti, ma specialmente fuori). Il cristianesimo, infatti, non è per niente facile: chi lo pensa, o è un imbecille o è un nemico occulto, e perciò sleale, che non merita alcuna stima e alcun rispetto. Gesù ha detto Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua. Ha anche detto: Se hanno ascoltato me, ascolteranno anche voi; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi: perché non c’è servo che sia superiore al padrone. E ancora: Vi cacceranno dalle sinagoghe e diranno ogni sorta di male contro di voi, mentendo, a causa del mio nome; anzi verrà il momento in cui chiunque vi uccide, crederà di rendere un culto a Dio. Sono parole chiare; chiarissime. Gesù non si è mai sognato di promettere la “felicità”, concetto, questo, tipicamente illuminista; semmai, ha promesso la pace, precisando, però, che la “sua” pace è diversa da quella degli uomini. Vi lascio la pace, vi do la mia pace; ve la do, non come la dà il mondo. Chi pensa che il cristianesimo sia un distributore di felicità, sbaglia di grosso; ma se è il papa in persona a fare un simile “sbaglio”, allora si tratta di qualcosa di peggio, di molto peggio di uno sbaglio.
Oggi la Chiesa cattolica ha un papa che, fin dal primo giorno della sua elezione, ha cominciato a dire frasi di questo tipo: Abbiate il coraggio di essere felici. Ma è un papa o uno psicologo di quelli delle riviste modaiolo, a parlare così? Non sarebbe meglio che certe stupidaggini, insulse e melense, da Baci Perugina, le dicesse qualche “guida spirituale” per ricchi desiderosi di trovare la terapia della serenità e della pace, con quei corsi di “meditazione”, di “yoga”, di “spiritualità” marca New Age, che vanno tanto di moda ai nostri giorni? Il vicario di Cristo sulla terra, il successore di san Pietro, non ha nulla di meglio da dire? La rivista Il mio papa, tiratura iniziale tre milioni di copie, batte e ribatte su questo tasto. Per esempio, il lettore del numero del 13 agosto del 2014 (papa Bergoglio era stato eletto da poco più di anno) poteva apprendere le 10 regole di Francesco per vivere felici. Quali? Primo, vivi e lascia vivere; secondo, donati agi altri; terzo, muoviti pacatamente; quarto, gioca con i bambini; quinto, trascorri la domenica in famiglia; sesto, aiuta i giovani a trovare lavoro; settimo, prenditi cura della natura; ottavo, dimentica in fretta le cose negative; nono, rispetta chi la pensa diversamente; decimo, ricerca attivamente la pace. Leggere per credere: sì, lo sappiamo, può sembrare incredibile, ma questa è la summa del sapere teologico e del livello di spiritualità di papa Francesco. Non solo di Gesù Cristo non c’è neppure l’ombra, ma nemmeno di Dio, di un dio qualsiasi: solamente cose umane, terrene, realizzabili qui e ora; solo ricette di saggezza spicciola, quotidiana, all’insegna d’una cultura laica e tollerante, e, naturalmente, ambientalista. Una volta papa Francesco ha scioccato l’uditorio dicendo che Dio non è cattolico. Ora noi ci permettiamo di domandare, dopo aver scorso il suo personale decalogo, se lui sia cattolico. Cosa c’è di cattolico, in queste dieci regole di vita? Cosa c’è di spirituale, di moralmente elevato, che sproni l’uomo a superarsi, a convertirsi, a far sbocciare in sé l’uomo nuovo, il cristiano, al posto dell’uomo vecchio, edonista e pagano? Nulla, assolutamente nulla. Qui non c’è nulla di cristiano, nulla di cattolico. Perfino nulla di religioso, di una religione purchessia. Questi sono i consigli che potrebbe dare uno dei tanti “guru” pseudo spirituali dell’area New Age, in qualche villa della California. Oppure sono i consigli che potrebbe dare ai suoi lettori il direttore, o meglio la direttrice, d’un settimanale femminile, fra una rubrica di cucina e una di moda per l’estate.
Per scivolare così in basso, bisogna che ci sia qualcosa di diverso dalla semplice ignoranza e dalla semplice incoscienza. Possiamo tollerare un papa che non abbia la spiritualità di un Pio XII, o il rigore teologico di un Benedetto XVI, o il sorriso (lui sì) veramente francescano di un Giovanni Paolo I; ma non possiamo tollerare un papa sudamericano che trascina il cattolicesimo nella spazzatura, che lo rende simile a una ricetta per la felicità usa-e-getta, da servire al supermercato dei consigli “religiosi”. Possiamo anche tollerare le continue esibizioni circensi, le buffonate, i selfie col telefonino e i suoi ammiratori, il naso da clown, le battute cafone, le grandi feste ai suoi amici omosessuali, le lodi sperticate di atei, massoni e radicali; perfino l’ostentazione della sortita in gabinetto, sotto gli occhi (e gli scatti) di migliaia di fedeli adoranti, perfino quello possiamo mandarlo giù, in cambio di un po’ di ortodossia, di cristiana dottrina, di sano richiamo al Vangelo. Ma che cosa c’è, qui, del Vangelo? C’è solo la caricatura del vangelo: un prontuario per essere felici, qui e ora, senza trascendenza, senza interiorità, senza peccato, senza giudizio, senza niente di niente, tranne il carpe diem oraziano. Se l’ultimo imperatore pagano, Giuliano l’Apostata, pare sia spirato dicendo: Hai vinto, Galileo! [cioè Gesù di Nazaret, in Galilea], oggi, purtroppo, potremmo sospirare: Hai vinto, professor Keating! (quello dell’Attimo fuggente). Cogliamo l’attimo, dunque…
Rendere il cristianesimo “facile” è la strada più certa per distruggerlo
di
Francesco Lamendola
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