ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 19 marzo 2017

Lasciate stare lo Spirito Santo, per favore!

VITA PASTORALE DI QUALE CHIESA?

    Vita pastorale, va bene; ma di quale chiesa? La stampa cattolica della neochiesa bergogliana. V'è stata una mutazione genetica in cui non solo il vertice ma la base stessa della Chiesa si è trasformata in un’altra cosa 
di Francesco Lamendola  




Siamo stati inclini a pensare, fino a qualche tempo fa, che quello in atto nella Chiesa cattolica sia stato un lungo, astuto, strisciante, fortunato colpo di mano, mediante il quale una piccola minoranza di cardinali e vescovi massoni e di teologi modernisti e progressisti si è impossessata del vertice della struttura, dei principali dicasteri vaticani, di quasi tutte le pubblicazioni e le case editrici, e della direzione di alcuni grossi ordini religiosi, nonché delle principali conferenze episcopali, i cui poteri sono stati enormemente dilatati, fino al punto di trasformarle quasi in altrettante repubbliche indipendenti; un colpo di mano che parte dal Concilio Vaticano II e prosegue tuttora, sempre più esplicito e deciso, mano a mano che i suoi obiettivi si stanno realizzando e le resistenze vengono superate, una dopo l’altra. Obiettivi che si possono formulare press’a poco così: trasformare la Chiesa cattolica in una contro-chiesa gnostico-massonica, e la religione cristiana in una vaga religiosità sincretista e relativista, buona per il dialogo con tutti, anche con i nemici del Vangelo, e per essere indossata in tutte le stagioni; ma, soprattutto, in una sorta di paravento per preparare la piena affermazione, in una fase successiva, e ormai imminente, di una sorta di religione laica dell’uomo per l’uomo, in cui l’Uomo celebrerà se stesso, illimitatamente e incondizionatamente, facendosi padrone della vita e della morte, della generazione e della manipolazione genetica, della volontà umana e della potenza umana, senza limiti e pudori, con gli strumenti della scienza e della tecnica: il cambio di sesso, la cosiddetta maternità o paternità surrogata (leggi: “utero in affitto”), la cancellazione del sia pur minimo ostacolo alla pratica indiscriminata dell’aborto e dell’eutanasia.
Il tutto con lo scopo apparente di esaltare la stima e la fiducia dell’uomo in se stesso, e con lo scopo reale di stabilire una dittatura mondiale occulta e senza precedenti, grazie alla quale poche migliaia, forse poche centinaia di persone, saranno in grado di decidere, come divinità onnipotenti, del destino, compresa la vita e la morte, di tutti gli altri abitanti del pianeta, ridotti a larve decerebrate, a schiavi-lavoratori e consumatori ciechi e compulsivi, scivolati in uno stato di dipendenza psicologica totale nei confronti del consumismo, e del tutto incapaci di penare con la propria testa, di distinguere il bene dal male, e perfino di conservare il proprio istinto di sopravvivenza. Cavie perfette, e addirittura volontarie, per ogni sorta di diabolico esperimento tendente a verificare fin dove possa giunger la manipolazione della mente, del cuore e del corpo fisico degli esseri umani, se pure meriteranno ancora di essere considerati tali.
Da qualche tempo, tuttavia, stiamo giungendo alla conclusione che questa interpretazione della realtà contemporanea, per quanto catastrofica, è ancor troppo ottimistica rispetto a ciò che realmente sta accadendo. Limitando il nostro discorso, in questa sede, al solo ambito della Chiesa cattolica, siamo ormai inclini a ritenere che non sia in atto un colpo di mano strisciante per la conquista della direzione della Chiesa, ma qualcosa di assai più grave: una mutazione genetica complessiva, per cui non solo il vertice, ma la base stessa della Chiesa si sta trasformando, e, in buona aperte, si è già trasformata, in un’altra cosa: in quella contro-chiesa gnostico-massonica di cui abbiamo detto. In altre parole: non più, o non solo, un’azione sotterranea al vertice, per impadronirsi dei gangli vitali di un organismo che era, e che sarebbe, in gran parte, ancora sano, ma, al contrario, un’azione diffusa, capillare, a tutti i livelli, alti, medi e bassi, mirante a sostituire la vera Chiesa, quella fondata da Gesù Cristo e da Lui affidata a san Pietro e ai suoi successori, e conservatasi per duemila anni sostanzialmente fedele alla Verità che da Lui ha ricevuta (sia pur con alti e bassi sul piano della condotta morale, ma sempre ortodossa quanto ai contenuti della Rivelazione, e perciò a quelli della dottrina e della fede) con una neochiesa falsa e idolatra, eretica e apostatica, così sfrontata nello spacciarsi per quella vera, così diabolicamente disinvolta nel fare finta che nulla sia cambiato, e che la Tradizione sia stata sostanzialmente rispettata, da trarre in inganno – e in pericolo! -  milioni di anime.
Tali impressioni e tali deduzioni sono continuamente rafforzate dalla semplice osservazione di come si muovono, come parlano, come ragionano, come pregano (si fa per dire) i fautori della neochiesa, dal gesto più piccolo, come quello dell’ultimo parroco di provincia, ad esempio nelle stramberie e nei cambiamenti arbitrari che introduce nella liturgia della santa Messa, a quello più eclatante, per esempio le continue esternazioni del papa Francesco, non solo nelle interviste “private”, ma anche nella pubblica catechesi dalla chiesa romana di santa Marta, e perfino in documenti ufficiali del magistero, come l’esortazione apostolica Amoris laetitia, che fanno a pezzi secoli di verità dogmatica in nome di una “misericordia” che, semmai, spetta a Dio e a Dio solo, non certo agli uomini e neppure al pontefice.
Ma per non stare troppo sulle generali e per fare un esempio concreto, uno fra i mille, senza nulla di particolarmente originale, di particolarmente interessante, anzi, tragicamente piatto nel suo squallore quotidiano, prendiamo il caso di una rivista che dovrebbe essere la guida e il faro che splende nella notte per tutti i sacerdoti e coloro che opera nelle comunità cattoliche, a cominciare dalle parrocchie: il mensile Vita pastorale. Scegliamo un numero a caso, fra i più recenti, che  ci è capitato in mano, il numero due del febbraio dell’anno in corso, il 2017: sfogliamolo e facciamoci un’idea di quanto la neochiesa abbia fatto passi da gigante, di quanto abbia progredito nel suo disegno di distruzione della vera Chiesa, e di quanto l’abbia sfigurata e resa irriconoscibile, rispetto a ciò che essa era prima del Concilio Vaticano II, e aveva continuato ad essere, ancora per un poco, grazie alla fedeltà e al coraggio di un certo numero di sacerdoti e religiosi non ancora infettati dal morbo modernista e progressista. Inutile dire che simili confronti li può fare solo chi ha una certa età, e ricorda com’era la vera Chiesa di Gesù Cristo; mentre i giovani non possono fare un tale confronto e sono portati a credere che la Chiesa cattolica sia sempre stata questa roba qui, questa insulsa minestra sincretista e relativista, dove va bene tutto e il contrario di tutto, e dove l’unica cosa che importa veramente è di proclamare l’uomo libero e padrone di fare tutto quel che gli pare e piace, e di tenere alte le bandiere del dialogo con le altre confessioni cristiane e con le altre religioni, perché, secondo costoro, il dialogo è tutto, e dove non c’è dialogo c’è il nulla. Anche se Gesù Cristo a noi pare che non ragionasse, né si comportasse così; che non si sforzasse affatto di dialogare con gli esponenti delle altre fedi religiose; che annunciasse il Vangelo del Padre, così come da Lui l’aveva ricevuto, senza premettersi, Egli che era Figlio di Dio, e Dio in Persona, di aggiungere alla Legge uno iota di sua iniziativa, ritenendo che tutto ciò che deve fare chi ama la Verità è di fare interamente e unicamente la volontà del Padre celeste.
Quasi all’inizio, due intere pagine di pubblicità (in un giornale che di pubblicità ne ha relativamente poca) per reclamizzare i dieci volumi delle Meditazioni bibliche di Carlo Maria Martini, uno dei massimi esponenti della contro-chiesa gnostico-massonica, il quale nemmeno si sforzava di nascondere il suo vero pensiero e le sue reali intenzioni, e questo prima del pontificato attuale (Martini è morto nel 2012), quando ciò non era ancor venuto di moda, come lo è oggi, con le esternazioni scandalose e provocatorie dei vari Paglia, Galantino, Sosa Abascal, eccetera.
Poi, la posta dei lettori. La prima lettera porta un titolo significativo: Riabilitare Lutero?, che, nonostante la foglia di fico (ipocrita) del punto di domanda, potrebbe essere scritta senz’altro nella forma affermativa. Il lettore, un prete, ricorda i bui anni in seminario, quando Lutero era presentato in maniera unilateralmente negativa, e conclude che, nel 1517, è mancato un dialogo sereno fra Lutero e la Chiesa, ma che la colpa è stata più di Roma che di Lutero, perché, mentre in Germania si dibattevano le questioni teologiche e pastorali, a Roma si banchettava. Evidentemente, così viene insegnata la storia oggi, anche nei seminari: da una parte il peggio della Chiesa (come le orge di Alessandro VI), dall’altro il meglio del protestantesimo (le dotte discussioni teologiche, e non certo gli orrori del sacco di Roma).  C’è anche una strana lettera di un prete di 86 anni che vuol sapere perché, nella liturgia cattolica, si parli di “seno” e non di “grembo” di Maria, per indicare la sua maternità: come dire che anche i sacerdoti anziani sono ansiosi di strappare i veli farisaici della pruderie e di chiamar le cose col loro nome, stile papa Francesco, pane al pane e vino al vino…
A pagina 24, la Nota politica di Lucio Diotallevi (nomen omen), che se la piglia, sai che originalità, con Donald Trump, reo, evidentemente, di non essere un buon cristiano; strano che non ci fosse altrettanta solerzia nel denunciare gli aspetti anticristiani della politica di Barack Obama, e di quella che avrebbe condotto Hillary Clinton, se fosse stata eletta al posto di Trump. O forse non è affatto strano, visto quel che ha detto monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara, sulle manovre dello stesso Obama per ricattare Benedetto XVI e costringerlo alle inopinate dimissioni, nel 2013, lasciando così libero il posto per il “suo” candidato preferito: Bergoglio, appunto…
Ma la cosa più bella è quel che dice Diotallevi a proposito della vittoria di Trump:

Donald Trump, improbabile come la propria criniera, è riuscito a sgusciare attraverso un vaglio elettorale tra i più terribili: primarie ed elezioni in centinaia doi contee e decine di Stati, microscopi e graticole della stamopa più varia e più libera, il setaccio e gli spintoni dei più agguerriti gruppi di interesse. E stavolta pure la Fbi.
Trump è riuscito ad arrivare al giuramento, vincendo quello che c’era da vincere, senza farci capire dove vuole andare. Cosa vuole fare. Cosa intende per fare di nuovo grande l’America. Dove vuole portarla e, in parte almeno, fatalmente portarci. Cavoli! Trump ha “fregato” anche la democrazia delle democrazie…

Magnifico esempio di ragionamento ellittico e di giudizio politico preconcetto e fatto in cattiva, anzi, in pessima fede: da una parte si riconosce che Trump ha vinto a dispetto di tutto e di tutti, dunque, evidentemente, senza, e contro, l’intero establishment finanziario ed economico, nonché perfino i servizi segreti; dall’altro, però, invece di ammettere onestamente che ha vinto perché ha detto con chiarezza quel che intendeva fare, e ciò è piaciuto agli americani, si trae la conclusione che costui ha “fregato” la regina di tutte le democrazie. Complimenti per la linearità e la consequenzialità. Ma è il solito pigolio del pollaio politically correct: tutti addosso a Trump, anche se ha vinto democraticamente, perché agli intellettuali progressisti non interessa che un uomo politico sappia imporsi per la coerenza del suo programma, bensì gli riconoscono la patente di democratico solo e unicamente se si uniforma al Pensiero Unico progressista, al di fuori del quale non c’è salvezza, né dignità o legittimità democratica.
Nella pagina accanto, la rubrica Religioni e violenza di Giovanni Villalta, ci ricorda il dovere del dialogo con l’islam ed evidenzia che essere solidali con Charlie Hebdo (cosa, a quanto pare, giusta e opportuna anche per i cattolici: alla faccia delle quotidiane bestemmie che quel giornale, da sempre, vomita addosso al cristianesimo) non equivale a considerare i musulmani come terroristi. Papa Francesco docet: il terrorismo islamico, in quanto tale, semplicemente “non esiste”…
A pagina dopo, un articolo su di un tema che sta molto a cuore al papa Francesco, che ha perfino pubblicato un libro (con Mondadori) su La mia idea di arte (sempre molto modesto, come si vede; sempre molto sotto le righe, per porre in evidenza non se stesso, ma il buon Dio): l’arte e gli artisti di fronte al sacro. Una lancia spezzata a favore della cosiddetta arte moderna nelle chiese (ci diceva, con dolore, un amico sacerdote, quanto gli crei imbarazzo e fastidio dover sfogliare il Messale attuale, con le brutte e anti-spirituali illustrazioni di certi sedicenti artisti contemporanei). Ma, anche qui, monsignor Paglia è stato un precursore: commissionando al pittore omosessuale Ricardo Cinalli un gigantesco affresco del duomo di Terni, quando era vescovo di quella città: un affresco nel quale si vedono omosessuali e transessuali salire in cielo, portati da un Cristo le cui parti intime sono quasi in mostra, mentre si vedono, in alto, degli “angeli” che hanno piuttosto l’aria sordida e inquietante di altrettanti diavoli. Si dirà che quello è un caso estremo. Benissimo: ma non sono casi estremi le decine, le centinaia di orribili chiese ultra-moderne o post-moderne, in vetro e acciaio, senza un’ombra di spiritualità, simili semmai a parallelepipedi di una città senz’anima, dove invano l’occhio del fedele cerca un Crocifisso, cerca il Santissimo, cerca un volto di Madonna, ma vede solo linee sghembe e ombre dense, come nella scenografia del Gabinetto del dottor Caligari. E infatti, le “opere” che corredano l‘articolo (a firma di Mauro Roncalli) suscitano tutto, tranne che sentimenti di devozione, amore a Dio, raccoglimento, pietà cristiana; hanno invece qualcosa di sinistro, di oscuro, di satanico (si veda il Crocifisso di Mimmo Paladino; o l’orribile vetrata istoriata della réclame a fondo pagina, con un “angelo” che sembra un satiro o un vizioso suonatore d’arpa). De gustibus non est disputandum? Certo; ma ci permettiamo di osservare che, se questo non è satanismo, gli somiglia abbastanza…
Pagina dopo: La Pasqua e il cristiano. La didascalia della foto ricorda che a Napoli, il 28 dicembre, per la prima volta la chiesa ha offerto un pranzo per i poveri all’interno del duomo. Bene, bravi: applauso. Ma le chiese servono a questo? Se il pranzo per i poveri veniva allestito nei locali parrocchiali, o in un convento, o in qualsiasi altro salone, non sarebbe stato meglio? Bisognava proprio farlo dentro il duomo? Perché ? Per far vedere che la chiesa di papa Francesco è dalla parte dei poveri? Ma allora, perché non installare in chiesa anche le docce, e permettere ai poveri di lavarsi e insaponarsi fra i banchi e i confessionali? E perché non metterci dentro anche i dormitori, allora? Che cosa faranno i poveri, dopo aver pranzato: dovranno andare a dormire sui marciapiedi, al freddo? Non sia mai: mettiamo i letti dentro le chiese, togliamo i banchi, trasformiamole in dormitori; almeno, se vogliamo esser coerenti e “francescani” sino in fondo: così la profanazione sarà completa. Quanta demagogia spicciola, quanta ostentazione di buonismo e banalità populista…
Subito dopo, un articolo sulla liturgia (di Alfredo Boselli); fra le foto che lo illustrano, una che mostra fedeli buddisti in preghiera a Bangkok (credevamo di avere in mano una rivista di pastorale cattolica…) e una che raffigura la quarantesima parata dell’Epifania a New York, il 6 gennaio scorso: una volgare kermesse profana, nella quale i Re Magi, coi loro costumi vistosi, quasi circensi, sfilano per le strade della Grande Mela salutando la folla con teatrale compiacimento. Pare il Carnevale di Rio. E queste immagini sono poste a corredo d’un articolo che s’interroga sulle forme della liturgia contemporanea (cattolica, si dovrebbe credere; ma, in effetti, non è poi così scontato). Segue (a pagina 40) l’articolo sulla celebrazione della Messa, del quale abbiamo parlato in un articolo a parte (Ora vogliono togliere il “mistero” anche dalla Messa).
Siamo appena a metà della rivista, e già siamo stanchi, sfiniti: respiriamo un’atmosfera asfittica, penosa. Quasi ogni titolo, ogni illustrazione, sono una provocazione, una ferita al sano concetto della vita pastorale cattolica. A pagina 54, per esempio, si parla dell’acqua nei Sacramenti, e c’è un disegno che raffigura Gesù e la Samaritana: ebbene, costei parla e sorride al Maestro con un gesto, con un modo di fare, che non c’entrano niente con il bellissimo, struggente episodio evangelico narrato da Giovanni. Lei sembra una star di Hollywood, allegra e fascinosa: non c’è, sul suo viso, sulla sua espressione vuota e superficiale, nemmeno l’ombra di quella serietà che deve essere scesa sulla sua anima, ascoltando le parole di Gesù. Chi parlava con Lui, non era poi lo stesso uomo o la stessa donna di prima: Egli vi aveva impresso il segno dell’infinito. Ma qui non si vede niente di ciò. Siamo troppo esigenti? In fondo, è solo un’illustrazione. Eppure, quanto sono importanti le illustrazioni, quando si parla di catechesi! Un disegno ben fatto può illustrare un concetto evangelico meglio di tante parole: e qui, proprio, non ci siano per nulla.
Poco più avanti, si parla del diaconato: La Chiesa non è un’élite. Bravo don Lorenzo Milani, ha fatto scuola: chi entra nella Chiesa, oggi, lo fa per rivendicare un ruolo, dei diritti, più che per servire Dio e il prossimo. Sottotitolo: Lo Spirito Santo ci sosterrà nel cammino di rinnovamento. Ma di quale rinnovamento si sta parlando? Qualcuno ha deciso che la Chiesa deve “rinnovarsi”? Sì? E in che senso? Finora era tutto sbagliato? Lascia sconcertati, comunque, la disinvoltura con cui costoro “arruolano” niente meno che lo Spirito Santo per condurre la loro battaglia per il rinnovamento. Ci sa di blasfemia. Lasciate stare lo Spirito Santo, per favore: Lui soffia dove vuole, non dove vorreste voi. E nessuno vi ha autorizzati a dire che Dio “vuole” un rinnovamento, vale a dire un cambiamento radicale, un rovesciamento, della Chiesa cattolica, quale voi avete in mente. Forse vi autorizza il papa Francesco, ma il papa Francesco non è Dio. Anche se i suoi fans paiono considerarlo tale: c’è perfino un giornaletto, Il mio papa, un settimanale tirato in tre milioni di copie, che ne tesse le lodi in una maniera sperticata e persino invereconda, come se fosse una star del cinema, anzi, di più ancora: nemmeno i grandi dittatori del Novecento, come Stalin o Mao Tse tung, sono mai arrivati a farsi incensare in maniera così sfacciata e narcisista.
Chiudiamo la rivista: è troppo faticoso. Ci basta e avanza. Questa è la stampa cattolica, oggi, quella che dovrebbe sostenere chi svolge un lavoro pastorale. Di spiritualità, neanche l’ombra: in linea con la neochiesa bergogliana. E anche di cattolicesimo, ce n’è pochino. Ma tanto, Dio non è cattolico…

Vita pastorale, va bene; ma di quale chiesa?

di Francesco Lamendola

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