ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 1 aprile 2017

Anche i gesti hanno la loro importanza

MA CHE PAPA E' BERGOGLIO ?

 E' inquietante. La particolarissima versione del cattolicesimo di Bergoglio: non partecipa alla processione del Corpus Domini, né s’inginocchia davanti al Santissimo, che papa è? Ma è questo il papa che la Chiesa aspettava?                                            di  Francesco Lamendola                                                          


Il coro dei fan di papa Francesco innalza fino al cielo la sua pastorale democratica e progressista, e strilla come un pollaio assalito da una volpe se qualcuno, per caso, come i quattro cardinali dei dubia sulla Amoris laetitia, avanza qualche perplessità, qualche riserva, qualche richiesta di chiarimento a proposito delle sue sparate, delle sue tesi temerarie, della sua misericordia a senso unico, poco cristiana e molto laica; però le immagini  dei suoi silenzi, dei suoi gesti mancati, quelle non “passano”, per saperne qualcosa bisogna affidarsi alla rete informatica o a qualche rarissimo resoconto giornalistico non ancora del tutto asservito al potere dominante.
Il papa non partecipa alla processione del Corpus Domini a Roma e non s’inginocchia davanti al Corpo sacramentata di Gesù Cristo: lo ha fatto una volta, lo ha replicato, ma i mass media non l’hanno riferito, o, al massimo, lo hanno fatto per affrettarsi a giustificarlo: poverino, soffre di problemi all’anca, e poi l’età, che volete farci, non si poteva proprio inginocchiare. Strano, però, visto che i problemi all’anca di papa Francesco vengono fuori solo quando si tratta di piegare le ginocchia davanti a Nostro Signore Gesù Cristo, e sia pure per poggiarle su dei soffici cuscini che certamente i suoi cerimonieri hanno pronti per la bisogna. Viceversa, quando si tratta di lavare i piedi ai musulmani e alle musulmane, il tutto davanti alle telecamere in mondovisione, il papa non solo s’inginocchia, ma lo fa per ben dodici volte consecutive, così come dodici erano gli apostoli di Gesù nell’Ultima Cena (Giuda compreso); e non basta: non si limita a inginocchiarsi, si china con le spalle e con la testa per baciare quei piedi che gli vengono offerti, cosa che il Vangelo non riferisce avere fatto neanche il divino Maestro: lavare i piedi a quelle persone non era dunque sufficiente, come gesto di umiltà? Occorreva anche il bacio? E sia; ma se papa Francesco possiede abbastanza elasticità e flessibilità vertebrale per chinare la fronte sino quasi a terra, come mai il dolore all’anca lo blocca e lo paralizza allorché si trova davanti al Santissimo? È dunque un dolore intermittente, che lo colpisce solo in certe particolari circostanze?
Ora è successo di nuovo, nel duomo di Milano, dove il papa si è recato in fretta e quasi controvoglia, per una visita assai breve, oltretutto scendendo nella cripta e non fermandosi davanti all’altar maggiore. Lo ha notato Antonio Socci, quasi il solo: dov’erano e cosa facevano, gli altri giornalisti italiani e i vaticanisti accreditati e autorizzati, tutti debitamente liberi, democratici e progressisti? Erano troppo occupati a cronometrare quanti minuti papa Francesco si trattiene a parlare con i carcerati, cosa ha mangiato alla loro mensa (risotto giallo, allo zafferano: e il curioso è servito!) e quanti secondi papa Francesco si è ritirato nel bagno chimico, fra una benedizione e l’altra, dove è entrato con tutti i paramenti sacri e si è trattenuto, per l’esattezza (dicono quelli che si son presi la briga di controllare) esattamente tredici secondi, né uno di più, né uno di meno: un po’ pochini, vero, anche per espletare una necessità fisiologica “minore” e assai urgente? Provare per credere; e bisognerebbe provare con tutto quel po’ po’ di vesti cerimoniali: tanto da far sorgere il sospetto, malandrino quanto si vuole, ma tutt’altro che campato per aria, che Bergoglio in quel luogo, sotto la pioggia degli scatti dei telefonini di centinaia e migliaia d’ammiratori in visibilio, ci sia andato per far vedere che anche lui è un uomo come tutti, non è mica Dio, anche se, qualche volta, si direbbe che un pensierino di quel tipo l’abbia fatto certamente. Diceva un certo Giulio Andreotti che a pensar male si fa un peccato, ma ci si azzecca quasi sempre: vuoi che un uomo di spettacolo così attento alla propria immagine lasci al caso un evento, pardon, un dettaglio di tanta rilevanza psicologica e umana?
A Milano, dunque, nel meraviglioso duomo di quella metropoli, papa Francesco ha voluto scendere nella cripta e sostare qualche attimo davanti al Santissimo. Come? Seduto in poltrona, e con la papalina in testa. Non ha voluto l’inginocchiatoio, con o senza morbidi cuscini; non ha fatto neanche il gesto di piegarsi in avanti, né quello di congiungere le mani, o di assumere una postura da preghiera; e non si è tolto la papalina che portava in capo. Era davanti al Santissimo: non davanti a un migrante marocchino. Certo, ognuno prega come sa e come può; ma anche i gesti hanno la  loro importanza, specialmente se si è il capo della Chiesa cattolica – responsabilità istituzionale, peraltro, che Bergoglio sembra rifiutare, visto che si ostina a parlare di se stesso come del semplice vescovo di Roma. Niente genuflessione, comunque, e neppure un inchino, davanti al Santissimo: sorge perciò la domanda, fastidiosa, ma inevitabile: il male all’anca lo trattiene ogni volta che si trova a faccia a faccia con Domineddio, oppure lui, alla presenza reale di Gesù Cristo nell’ostia consacrata, non ci crede proprio, come i suoi amici atei, radicali e luterani? Perché lo abbiamo visto inginocchiarsi con molta convinzione e devozione, più di una volta, in occasione delle sue visite ai “fratelli” separati protestanti, in varie parti del mondo: solo nelle massime ricorrenze della Chiesa cattolica e nei luoghi più sacro del cattolicesimo, lo vediamo stare seduto, oppure ritto in piedi, senza neanche accennare una lieve flessione del collo. Papa Francesco soffre anche di strazianti dolori ai cervicali? Sono i dolori alle vertebre cervicali che gli vietano di chinare il capo, anche di pochissimo, davanti al Corpo di Nostro Signore?
Così come i suoi silenzi su argomenti importantissimi  e su concetti teologici fondamentali, nel pontificato di Francesco spiccano questi sconcertanti gesti mancati, questi atti al contrario: è un papa che non dice quel che dovrebbe dire, in compenso dice parecchie cose che potrebbe e che dovrebbe decisamente tacere, come il gettarsi a capofitto nelle questioni politiche degli Stati sovrani, a cominciare dagli Stati Uniti d’America, dove non ha esitato a scagliare i suoi fulmini contro Donald Trump in piena campagna elettorale. Quasi che la signora Hillary Clinton fosse la campionessa, ufficialmente riconosciuta e benedetta, della visione cristiana della vita. Eppure, è un papa attento, attentissimo alla sua immagine pubblica; non dice mai nulla a caso, anche se pare che improvvisi; studia e misura ogni parola e ogni silenzio per ottenere il massimo effetto mediatico: in questo senso è un attore nato, come e più di Giovanni Paolo II, che, almeno, era un teologo e non si scordava del tutto che richiamare l’attenzione su di sé era un mezzo, almeno nella sua prospettiva, per volgere le anime a Dio. Con papa Francesco, la cosa è diversa. I suoi ammiratori e adoratori sembrano decisamente più simili a quelli di un divo pop o rock, di una star del cinema o del calcio: non si direbbe proprio che a loro importi qualcosa del Signore, ma che siano a caccia di selfie con il santo padre, e che, per riuscirci, sarebbero disposti a fare qualsiasi cosa; e lui, a sua volta, che sia più che disposto a qualunque espediente, a qualunque pagliacciata, a qualunque gesto volgare o sconveniente (come quello di fare le corna ai fedeli, accanto all’arcivescovo di Manila, che gli fa da maestro). La sua è una emotività apparente, un’avventatezza studiata a tavolino: lo sguardo freddo, gelido, tradisce la piena padronanza di se stesso, anche quando le mascelle si aprono e si deformano pensosamente per dare l’impressione d’un sorriso. Un sorriso che può sembrare tale solo da lontano o visto in fretta e senza osservarlo bene: è un sorriso duro, a volte cattivo, quello che gli balena nello sguardo. E se un uomo così non dice nulla e non tace nulla per puro caso, si può pensare che i suoi gesti mancati siano frutto del caso?
Si ha l’impressione che questo papa, più che con i documenti ufficiali (disastrosi) e con le pur fluviali esternazioni ed interviste ai giornalisti (stipati servilmente sull’aereo che lo porta qua e là nel mondo, e paganti un biglietto che è di molte volte superiore al costo reale di trasporto: all’andata su viaggi Alitalia, al ritorno con compagnie di bandiera straniere; e niente mal di schiena o male all’anca, in quelle occasioni), voglia imprimere la sua personale catechesi coi gesti e con la studiata astensione da essi. L’accogliere a braccia aperte, con sfoggio di gran sorrisi davanti ai fotografi, una coppia di omosessuali suoi amici, il suo connazionale Yajo Grassi insieme al di lui “compagno” indonesiano, e, viceversa, il non farsi vedere, né mandare uno straccio di messaggio al Family Day, a tutte quelle famiglie cattoliche che cercano di porre un argine al dilagare dell’ideologia gender nella società e nella scuola: questi non sono gesti, o assenza di gesti, lasciati al caso.
Perciò siamo portati a credere che il non partecipare alla processione del Corpus Domini e il non inginocchiarsi, neanche per un attimo, davanti all’altare del Santissimo, non siano affatto gesti casuali, ma perfettamente voluti e calcolati. Il papa sa bene che ogni suo passo è contato e seguito da migliaia di occhi e da decine di giornalisti e fotografi, i quali faranno vedere quelle immagini nei cinque continenti: lo sa e lo desidera più di ogni altra cosa al mondo. Del resto, affinché non si pensi che queste sono solo elucubrazioni dettate da una mal disposizione preconcetta nei suoi confronti, si faccia attenzione alla famose messe nella chiesa di Santa Marta, il suo pulpito preferito per distribuire al mondo la sua particolarissima versione del cattolicesimo; un cattolicesimo che ha persino fastidio di chiamarsi tale, visto che Dio non è cattolico, e che i peggiori nemici della vera religione, a suo dire, sono il fondamentalismo dei cattolici e il clericalismo (sarà, ma lui dove li vede?; noi vediamo solo il fondamentalismo e il terrorismo islamici, che lui non solo non vede, ma non vuol neppur sentire nominare, avendo sentenziato una volta per tutte che, semplicemente, non esistono). Qualcuno lo ha mai visto inginocchiarsi? E, se ci si viene a parlare dei problemi all’anca, torniamo a domandare: ma quando s’inginocchia fino a terra e bacia i piedi ai “fratelli” musulmani, quei dolori improvvisamente scompaiono? Perché, se così fosse, allora questa sarebbe una notizia eccezionale per la medicina alternativa, un vero e proprio scoop: basta inginocchiarsi davanti a un islamico e baciargli i piedi, e il mal di schiena se ne va.
Pare che stiamo scherzando, ma è uno scherzare amaro; il problema esiste, ed è serio, serissimo. Pirandello parlerebbe di “umorismo”, inteso come sentimento del contrario: ossia la scoperta che ci sono delle cose nascoste, che non appaiono in evidenza, dietro i comportamenti e le situazioni in cui le cose non sono come dovrebbero essere, ma sono appunto all’incontrario, come avviene di un papa che bacia i piedi ai non cristiani, ma non si china davanti al suo Signore e al suo (e nostro) Dio. Non si può fare a mano di chiedersi se ci creda, lui, alla presenza reale del Corpo di Gesù Cristo in quel pezzetto di pane, e del suo Sangue preziosissimo, in quel calice di vino. Se ci crede, come mai non mostra un po’ di adorazione, o almeno di rispetto? Come mai si comporta come uno che cristiano non è, anzi, che non è cattolico (visto che neppure i protestanti ci credono)? Si può parlare di semplice inavvertenza, di gaffes involontarie? Non crediamo, per le ragioni dette sopra. Si può trattare, allora, di una incomprensione dei giornalisti, di un malinteso mediatico? Neppure, e per lo steso motivo. Senza contare che il papa, quando vuole, sa farsi intendere benissimo: non è uomo da lasciar correre, quando gli pare che una sua frase, un gesto, siano stati equivocati, o che possano esserlo: in quei casi, si affretta a mettere tutti i puntini sulle “i”, senza fare sconti a nessuno e, si direbbe, senza troppa misericordia, lui che della misericordia di Dio parla sempre. Qualcuno ricorda ancora la durezza spietata con cui stigmatizzò il tentativo dell’allora sindaco di Roma, Ignazio Marino, di far credere che era andato negli Stati Uniti dietro suo invito? Qualcuno ricorda ancora non solo le parole, ma lo sguardo, lo sguardo cattivo (appunto), e quel Chiaro? finale, con gli occhi scintillanti, dopo aver scandito che Marino, negli Stati Uniti, c’era andato per conto suo, e che lui, il papa, non c’entrava niente, né voleva entrarci? Perché la gente, e soprattutto i giornalisti, quando si parla di lui, ha la memoria molto corta: dimentica tutto quel che non gli garba ricordare. Della vita di Bergoglio in Argentina, quand’era arcivescovo di Buenos Aires, si parla infatti poco e niente: forse perché, allora, diceva e faceva cose ben diverse da quelle che fa e dice adesso? Forse perché era considerato un vescovo conservatore, e, come se non bastasse, pare sia implicato nell’arresto di due preti, ricercati dalla polizia al tempo della dittatura, e poi persino torturati? Ma lasciamo stare quel periodo, che, per i fan di Bergoglio, antico come la preistoria, mentre tutti vogliono parlar solo del luminoso presente; e torniamo al “caso” Marino. Qualcuno ricorda ancora quando il misericordioso Bergoglio disse di lui che si definisce cristiano, come dire che, a suo parere, non lo era affatto? Eppure, sull’aereo, in una delle primissime interviste, aveva spiazzato tutti, dicendo: Chi sono io per giudicare un gay che sta cercando Dio? Insomma, lui si riserva chi giudicare e chi no. A suo insindacabile giudizio.  Quanto al fatto di non inginocchiarsi davanti al Santissimo, diciamo solo che è inquietante. Uno dei segni della presenza diabolica è l’impossibilità d’inginocchiarsi davanti al Corpo di Gesù. Non stiamo insinuando nulla: stiamo solo facendo una legittima constatazione. Di più, non è possibile dire. Ma è questo il papa che la Chiesa aspettava?

Non partecipa alla processione del Corpus Domininé s’inginocchia davanti al Santissimo: che papa è?
di Francesco Lamendola

1 commento:

  1. Forse è il papa che questa chiesa in uscita si merita. Un papa che non crede nell'esistenza di Gesù nell'Ostia consacrata. Abbiamo un papa luterano per una chiesa che da molti anni è diventata luterana. jane

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