Articolo tratto dal n. 1273 di Fides, bollettino domenicale del Priorato San Pio X di Buenos Aires
Per duemila anni le donne cattoliche hanno coperto il loro capo con un velo, prima di entrare in chiesa o sempre quando si trovavano in presenza del Santissimo Sacramento (come quando la Sacra Eucarestia è portata agli infermi). Il Codice di Diritto Canonico tradizionale – quello del 1917 – al canone 1262 obbligava le donne a coprirsi il capo “specialmente quando si accostano alla santa Messa”.
Durante il concilio Vaticano II, i giornalisti chiesero a Don Bugnini se le donne dovessero continuare a coprirsi il capo; e questi rispose che il tema non era stato discusso. I giornalisti interpretarono la sua risposta come un “no” e pubblicarono questa informazione erronea nei loro diversi giornali del mondo intero. Da allora, la maggioranza delle donne cattoliche abbandonarono la tradizione.
Dopo molti anni del rifiuto del velo, soprattutto da parte di molte donne, il Vaticano, non volendo sembrare antagonista o contrariare le femministe, finì col pretendere semplicemente che il tema non esistesse. Quando poi si compilò il Codice di Diritto Canonico del 1983, l’uso del velo non venne neanche menzionato.
Si noti che tale uso non venne abrogato, ma semplicemente non se ne parlò. Tuttavia, i canoni 20 e 21 del nuovo Codice del 1983 dicono chiaramente che una legge canonica posteriore abroga una legge canonica anteriore solo quando lo fa esplicitamente e, in caso di dubbio, la revoca della legge precedente non deve sussistere. Pertanto, secondo il Diritto Canonico e secondo un costume immemorabile, le donne hanno l’obbligo, anche oggi, di coprirsi il capo in presenza del Santissimo Sacramento.
L’uso del velo nel cristianesimo è sommamente importante, e non è un tema che riguarda “solo” il Diritto Canonico, bensì due millenni di Tradizione della Chiesa, arrivando fino al Vecchio Testamento e alle esortazioni del Nuovo Testamento.
A riguardo, San Paolo ha scritto (I Corinti, 11, 1-16):
Secondo l’insegnamento di San Paolo, le donne debbono usare il velo come segno che è la gloria di Dio e non la propria il centro del culto. Ed anche come segno esterno del riconoscimento della e della sottomissione all’autorità tanto di Dio quanto degli sposi (o dei padri a seconda del caso), nonché per rispetto della presenza dei Santi Angeli nella Divina Liturgia. Nell’uso del velo si riflette l’ordine divino invisibile e lo si rende visibile. San Paolo presenta questo chiaramente come un’ordinanza, tale che è la pratica di tutte le chiese.
Se si legge attentamente questo passo della Sacra Scrittura, si potrà notare che San Paolo mai si sentì intimidito nell’infrangere inutili tabù. E’ stato lui che sottolineò, più volte, che la circoncisione e la Legge mosaica nella sua interezza non fossero necessarie ...! e si rivolgeva a dei cristiani di origine ebraica!
La tradizione e l’ordinanza sull’uso del velo sono elementi per i quali San Paolo non era influenzato dalla sua cultura. Il velo è un simbolo così importante per le donne, come talare per il sacerdote e l’abito per la monaca.
Da notare anche che San Paolo non si comporta in alcun modo come un misogino (infastidito o avverso alle donne). Egli assicura che come la donna è fatta per la gloria dell’uomo, così l’uomo è fatto per la gloria di Dio: “ nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna; come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio”.
Gli uomini hanno bisogno delle donne e le donne hanno bisogno degli uomini. Essi hanno ruoli diversi e pari dignità, e tutto per la gloria di Dio (e, naturalmente, con una assoluta parità di trattamento in materia di carità!).
Il velo è un segno di riconoscimento di queste differenze tra loro.
Il velo è anche un segno di modestia e di castità. Ai tempi del Vecchio Testamento, scoprire il capo di una donna era visto come un modo per umiliarla o per castigare le adultere e quelle che trasgredivano la Legge (Numeri, 5, 12-18; Isaia, 3, 16-17; Cantico, 5, 7). Una donna ebrea non si sarebbe mai sognata di entrare nel Tempio (e più tardi in sinagoga) senza coprirsi il capo. Molto semplicemente, questa pratica continuò nella Chiesa cattolica.
Ciò che si copre col velo è sacro
Si noti che San Paolo dice: « è una gloria per la donna lasciarseli crescere [i capelli] La chioma le è stata data a guisa di velo.» Le donne non usano il velo per un certo senso “primordiale” di vergogna femminile, ciò che coprono è la loro gloria, così che sia Egli ad essere glorificato. Si coprono col velo perché sono sacre e perché la bellezza femminile è incredibilmente potente. E perché questo si intenda meglio, si noti come l’immagine della donna venga usata per vendere qualunque cosa: dallo shampoo alle auto nuove o usate. Le donne devono comprendere e ordinare il potere della femminilità ed agire in conformità ad esso, seguendo le regole della modestia nel vestire, compreso l’uso del velo.
Mediate la rinuncia alla loro gloria in favore dell’autorità di Dio e dei loro mariti, le donne si subordinano ad essi allo stesso modo in cui la Vergine Santissima si sottomise allo Spirito Santo - «Sia di me secondo la tua parola» -; il velo è un segno così potente e dolce come lo è quello dell’uomo che si mette in ginocchio per chiedere alla sua fidanzata di sposarlo.
A questo punto, si consideri che nel Vecchio Testamento c’era un’altra cosa che veniva coperta col velo: il Santo dei Santi.
L’arca dell’alleanza era conservata dietro il velo del Santo dei Santi. E nella Messa, cos’è che si conserva coperto con un velo fino all’Offertorio? Il Calice, il recipiente che conterrà il Preziosissimo Sangue. E nella Messa, cos’è che è presente coperto con un velo? La Pisside nel Tabernacolo, il recipiente che contiene lo stesso Corpo di Cristo. Questi recipienti di Vita sono coperti con un velo perché sono sacri.
E chi è sempre coperta con un velo? Chi è la Santissima, l’Arca della Nuova Alleanza, il Vaso della Vera Vita? La Madonna, la Santissima Vergine Maria.
Usando il velo, le donne la imitano e si confermano come donne, e cioè come vasi di Vita.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2056_Fides_Uso_del_velo.html
Durante il concilio Vaticano II, i giornalisti chiesero a Don Bugnini se le donne dovessero continuare a coprirsi il capo; e questi rispose che il tema non era stato discusso. I giornalisti interpretarono la sua risposta come un “no” e pubblicarono questa informazione erronea nei loro diversi giornali del mondo intero. Da allora, la maggioranza delle donne cattoliche abbandonarono la tradizione.
Dopo molti anni del rifiuto del velo, soprattutto da parte di molte donne, il Vaticano, non volendo sembrare antagonista o contrariare le femministe, finì col pretendere semplicemente che il tema non esistesse. Quando poi si compilò il Codice di Diritto Canonico del 1983, l’uso del velo non venne neanche menzionato.
Si noti che tale uso non venne abrogato, ma semplicemente non se ne parlò. Tuttavia, i canoni 20 e 21 del nuovo Codice del 1983 dicono chiaramente che una legge canonica posteriore abroga una legge canonica anteriore solo quando lo fa esplicitamente e, in caso di dubbio, la revoca della legge precedente non deve sussistere. Pertanto, secondo il Diritto Canonico e secondo un costume immemorabile, le donne hanno l’obbligo, anche oggi, di coprirsi il capo in presenza del Santissimo Sacramento.
L’uso del velo nel cristianesimo è sommamente importante, e non è un tema che riguarda “solo” il Diritto Canonico, bensì due millenni di Tradizione della Chiesa, arrivando fino al Vecchio Testamento e alle esortazioni del Nuovo Testamento.
A riguardo, San Paolo ha scritto (I Corinti, 11, 1-16):
«Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo. Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna; come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.»
Secondo l’insegnamento di San Paolo, le donne debbono usare il velo come segno che è la gloria di Dio e non la propria il centro del culto. Ed anche come segno esterno del riconoscimento della e della sottomissione all’autorità tanto di Dio quanto degli sposi (o dei padri a seconda del caso), nonché per rispetto della presenza dei Santi Angeli nella Divina Liturgia. Nell’uso del velo si riflette l’ordine divino invisibile e lo si rende visibile. San Paolo presenta questo chiaramente come un’ordinanza, tale che è la pratica di tutte le chiese.
Se si legge attentamente questo passo della Sacra Scrittura, si potrà notare che San Paolo mai si sentì intimidito nell’infrangere inutili tabù. E’ stato lui che sottolineò, più volte, che la circoncisione e la Legge mosaica nella sua interezza non fossero necessarie ...! e si rivolgeva a dei cristiani di origine ebraica!
La tradizione e l’ordinanza sull’uso del velo sono elementi per i quali San Paolo non era influenzato dalla sua cultura. Il velo è un simbolo così importante per le donne, come talare per il sacerdote e l’abito per la monaca.
Da notare anche che San Paolo non si comporta in alcun modo come un misogino (infastidito o avverso alle donne). Egli assicura che come la donna è fatta per la gloria dell’uomo, così l’uomo è fatto per la gloria di Dio: “ nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna; come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio”.
Gli uomini hanno bisogno delle donne e le donne hanno bisogno degli uomini. Essi hanno ruoli diversi e pari dignità, e tutto per la gloria di Dio (e, naturalmente, con una assoluta parità di trattamento in materia di carità!).
Il velo è un segno di riconoscimento di queste differenze tra loro.
Il velo è anche un segno di modestia e di castità. Ai tempi del Vecchio Testamento, scoprire il capo di una donna era visto come un modo per umiliarla o per castigare le adultere e quelle che trasgredivano la Legge (Numeri, 5, 12-18; Isaia, 3, 16-17; Cantico, 5, 7). Una donna ebrea non si sarebbe mai sognata di entrare nel Tempio (e più tardi in sinagoga) senza coprirsi il capo. Molto semplicemente, questa pratica continuò nella Chiesa cattolica.
Ciò che si copre col velo è sacro
Si noti che San Paolo dice: « è una gloria per la donna lasciarseli crescere [i capelli] La chioma le è stata data a guisa di velo.» Le donne non usano il velo per un certo senso “primordiale” di vergogna femminile, ciò che coprono è la loro gloria, così che sia Egli ad essere glorificato. Si coprono col velo perché sono sacre e perché la bellezza femminile è incredibilmente potente. E perché questo si intenda meglio, si noti come l’immagine della donna venga usata per vendere qualunque cosa: dallo shampoo alle auto nuove o usate. Le donne devono comprendere e ordinare il potere della femminilità ed agire in conformità ad esso, seguendo le regole della modestia nel vestire, compreso l’uso del velo.
Mediate la rinuncia alla loro gloria in favore dell’autorità di Dio e dei loro mariti, le donne si subordinano ad essi allo stesso modo in cui la Vergine Santissima si sottomise allo Spirito Santo - «Sia di me secondo la tua parola» -; il velo è un segno così potente e dolce come lo è quello dell’uomo che si mette in ginocchio per chiedere alla sua fidanzata di sposarlo.
A questo punto, si consideri che nel Vecchio Testamento c’era un’altra cosa che veniva coperta col velo: il Santo dei Santi.
«Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. Fu costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta: essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo poi c’era una Tenda, detta Santo dei Santi, con l’altare d’oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le tavole dell’alleanza. E sopra l'arca stavano i cherubini della gloria, che facevano ombra al luogo dell’espiazione. […] Disposte in tal modo le cose, nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto; nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati involontari del popolo. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda.» (Ebrei 9, 1.8).
L’arca dell’alleanza era conservata dietro il velo del Santo dei Santi. E nella Messa, cos’è che si conserva coperto con un velo fino all’Offertorio? Il Calice, il recipiente che conterrà il Preziosissimo Sangue. E nella Messa, cos’è che è presente coperto con un velo? La Pisside nel Tabernacolo, il recipiente che contiene lo stesso Corpo di Cristo. Questi recipienti di Vita sono coperti con un velo perché sono sacri.
E chi è sempre coperta con un velo? Chi è la Santissima, l’Arca della Nuova Alleanza, il Vaso della Vera Vita? La Madonna, la Santissima Vergine Maria.
Usando il velo, le donne la imitano e si confermano come donne, e cioè come vasi di Vita.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2056_Fides_Uso_del_velo.html
Questo prete ha benedetto l’anello a due lesbiche
Si, lo sappiamo: stentate a credere che questo sia un prete, un Presbitero, Ministro di Dio che Consacra il pane e il vino ed Assolve dai peccati. Eppure don Giuseppe Gobbo -questo il suo nome- è molto famoso nel suo ambiente. In Veneto (la Diocesi di Padova ma non solo) il modernismo è una piaga di proporzioni gigantesche.
Il nostro è balzato agli “onori” (diciamo così) della cronaca per aver benedetto l’anello di nozze di due lesbiche. Il fatto è accaduto a Schio, provincia di Vicenza. Le due “nubende” avevano preparato tutto ed apprendiamo dalle Testate locali che la “benedizione dell’anello” era stata concordata dalle due lesbiche col don alternativo. Auguri a tutti. E comunque presto verrà il tempo dei dieci segreti di Medjugorje che, come da sempre dice Padre Livio, saranno dei castighi, le dieci piaghe d’Egitto, le sette coppe dell’Apocalisse…E l’Immacolata vincerà. Stramaledetta massoneria (ecclesiastica e non)
A MESSA NON SI VA VESTITI COME IN SPIAGGIA. IN MESSICO C'È CHI LO RICORDA DAVANTI A OGNI CHIESA. E DA NOI?
«Rispettare la celebrazione eucaristica» e presentarsi a questo momento con un abbigliamento curato e dignitoso, così come si fa naturalmente quando si partecipa a eventi importanti e solenni. Il richiamo che venne dalla diocesi messicana di Aguascalientes, nel 2014, dopo i lavori del suo terzo Sinodo, per bocca del vicario generale Raúl Sosa Palos, resta più che mai valido. Sosa ricordò allora alcune indicazioni di base e di minimo decoro, tra cui non entrare in Chiesa in bermuda o pantaloncini corti per gli uomini, evitare abiti troppo corti e scollature troppo pronunciate per le donne.
La diocesi fece esporre queste indicazioni sulla porta di ingresso di ogni chiesa. Non solo, quindi, delle grandi e storiche Cattedrali, meta di turisti, come avviene in Italia. Con il conseguente sbracamento a cui si assiste, soprattutto in estate, in parrocchie e chiese “ordinarie”.
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