Oliver Stone su Vladimir Putin: “Il popolo russo non è mai stato meglio”
DI DOMINIC RUSHE
Il veterano dei registi è stato accusato di aver fatto da ruffiano a Putin con il suo documentario di quattro ore sul leader russo, ma non è pentito. Potrebbe essere questo l’apice della sua carriera?
‘Ti hanno mai menato?” Chiede Vladimir Putin a Oliver Stone verso la fine della sua straordinaria intervista-documentario di quattro ore sul leader russo. “Si,” dice Stone. “ E allora non sarà la prima volta, perché dovrai pagarla per quello che stai facendo“, dice il leader russo, prima di uscire da una stanza che evoca lo spirito dei una cappella Sistina attraversata dalle fantasie più basse di un interior designer di Donald Trump.
In questo caso, Putin ha avuto ragione. L’epica pellicola in quattro parti di Stone con l’ intervista a Putin è diventata per the Daily Beast “a wildly irresponsible love letter-una lettera d’amore irresistibile” per il presidente russo , e racconta molto di Oliver Stone oltre che di Vladimir Putin, ha detto la CNN. “Adulatore con qualche scetticismo” ha scritto il New York Times.
Parole troppo dure per un progetto che è il risultato di anni di successi e di lavoro. Oliver Stone ne è preoccupato? «Voglio dire, i commenti si fanno sul film. Si lavora tanto su un film e certe volte si critica più la persona che lo ha fatto che quello che è il vero contenuto del film, posso dire che in questi casi mi sento emarginato come un negro. Non è il contenuto del film, non è il contenuto del mio personaggio, ma è la natura di quello che cerco ».
Stone è un sacco di cose. Seduto nello sfarzo del Conrad Hotel a Manhattan-bassa, con un Elizabeth Peyton appeso al muro della sua suite, questo è il regista vincitore di premi Oscar per film classici come Platoon, Born on the Fourth of July e Natural Born Killers e di fiaschi come Alexander (con Colin Farrell nel ruolo di Alessandro il Grande). Ha scritto Scarface e ha raccontato la Wall Street degli anni ’80 rivelando il filo conduttore del discorso con una sola parola: “Avidità, non c’è definizione migliore, va bene. Avidità è giusta, Avidità funziona.” È un veterano della guerra del Vietnam, non è un negro, ma affermazioni forti, come queste, di questi tempi mettono gli uomini della sua età – quasi sempre – nei guai.
È questa specie di decisioni – in scala molto più ampia – che ha messo nei guai il progetto di Stone. Nella prima metà del documentario, Putin rivela che va tutto bene perché lui “non è una donna”. “Non voglio insultare nessuno” dice mentre fa proprio questo. “E’ la natura delle cose. Ci sono certi cicli naturali”. Inoltre rivela che non gli piace stare accanto a un gay. “Perché provocarlo? el resto io sono maestro di judo”. Questo detto dal capo di un paese che ha un record inquieteante di abusi contro la comunita LGBT.
Stone lascia scorrere le immagini. Perché non ha sfidato Putin? “Non è mio compito farlo”, dice. Quello che voleva fare era disegnare un ritratto smussato del leader mondiale, probabilmente, più affascinante e temibile di questa generazione. Se quello è ciò che pensa Putin, quello è ciò che Stone vuol far sapere. Non sta cercando di cambiare le idee di Putin, ma di far vedere com’è Putin.
Il punto più importante su cui batte Stone è che Putin non è così diverso da molti altri leader mondiali – nemmeno sulle questioni sociali. “Obama è stato contrario a matrimoni tra lo stesso sesso fino a quando, fino al 2014, al 2015?” Dice Stone (era il 2012, ma non cambia molto e non parliamo dei Clinton). “Allora, qual è il vero problema? Tutti devono stare in prima linea, e fare cose che chiamano politically correct, questo è quello che fanno tutti in America, in ogni fottuto show.
Bill Maher dice qualcosa di stupido [il comico recentemente ha fatto furore per aver detto la parola -N- nel suo show della tarda notte], e come se non ci fosse nient’altro da fare che non scandalizzarsi per uno che è solo orribilmente sincero. È tutto. Questo è tutto quello che piace, tutto quello si ama fare. Anche con Trump” dice Stone.
Che dice Stone, di Donald Trump? “Non mi ci fate pensare – dice – è lui quello che fa i titoli e non il mio film, che gira intorno al suo titolo.
“[Con Trump e con la stampa] è eccitazione, è gioco, è divertimento, ma non soddisfa i requisiti della civiltà, come pace e sicurezza -pace – sicurezza – pace e sicurezza. E non siamo sulla stessa linea.”
La maggior parte delle recensioni del documentario di Stone su Putin, finora sono state scritte dopo che i critici hanno visto solo le prime due ore, dove si fa un simpatico ritratto di Putin dai suoi giorni selvaggi della presidenza di Yeltsin, che Stone descrive come una sorta di “follia, capitalismo e alcolismo, come in un’orgia di Dostoyevsky”. Ma l’intervista di Putin diventa più critica man mano che va avanti. Nella seconda metà, Stone spinge Putin a parlare degli hacker e delle elezioni americane, degli oligarchi, e su quanto ancora pensa di restare al potere. La maschera da sfinge di Putin a volte dà segno di una crepa, ma resta sempre una cintura-nera-di-judo.
In un certo modo, le elezioni di Trump non avrebbero potuto far più comodo a Stone. L’hackeraggio della Convenzione Nazionale Democratica – forse – fatto dai russi e l’abbraccio apparente di Trump con Putin, prima delle elezioni, hanno dato al documentario una tempestività che forse sarebbe mancata se avesse vinto la Clinton.
Tutti vogliono sapere che cosa Putin ha da dire su Trump e sulla presunta ingerenza russa sulle elezioni USA. Purtroppo, non c’è molto da sentire: Tutte le accuse di hacking sono “una stupidagine – dice. “Certo che ci è piaciuta [l’idea] del Presidente Trump, e lo apprezziamo ancora perché ha annunciato pubblicamente di voler riprendere le relazioni americane-russe” e poi Putin aggiunge che è buona cosa avere una cooperazione economica e combattere insieme il terrorismo.
Tutti vogliono sapere che cosa Putin ha da dire su Trump e sulla presunta ingerenza russa sulle elezioni USA. Purtroppo, non c’è molto da sentire: Tutte le accuse di hacking sono “una stupidagine – dice. “Certo che ci è piaciuta [l’idea] del Presidente Trump, e lo apprezziamo ancora perché ha annunciato pubblicamente di voler riprendere le relazioni americane-russe” e poi Putin aggiunge che è buona cosa avere una cooperazione economica e combattere insieme il terrorismo.
Stone continua a fare pressione: “Allora, perché ha voluto preoccuparsi delle elezioni?” Putin si guarda le unghie, poi si guarda intorno prima di rispondere: “Non abbiamo interferito affatto con le elezioni.” Stone lo spinge ancora una volta e chiede delle capacità dei cyber-attacchi che può portare la Russia. Putin non ha detto niente, ma mi ha guardato – dice Stone – “come una volpe appena uscita da un pollaio”.
Il suo non è un punto di vista che riscuoterà molto successo nei corridoi del potere di Washington o di Londra e farà discutere anche parecchi russi, incluso Alexei Navalny, il leader dell’opposizione russa, in galera e colpito fisicamente per aver guidato le proteste contro il regime di Putin.
Come per sottolineare quanta poca soddisfazione possano trovare i molti critici di Putin, da questo documentario, in Russia sta andando in onda la versione integrale dell’intervista e, chiaramente, c’è molto di cui l’establishement russo possa ritenersi soddisfatto.
Ma mentre i meriti su quello che ha prodotto Stone sono argomento di conversazione, non c’è nessun dubbio sul colpaccio che ha fatto insieme al suo produttore di sempre, Fernando Sulichin. La coppia ha incontrato per la prima volta Putin mentre stava girando il film sulla NSA e su Edward Snowden. Sulichin, che è molto affascinante, riesce sempre ad ottenere quello che vuole. Durante le riprese di Malcolm X di Spike Lee, convinse i Sauditi a fargli girare il film a La Mecca – la prima volta che il paese permise a una troupe di girare un film non documentario nella città santa.
Una volta convinto Putin, ci hanno messo due anni a mettere insieme il documentario, intervistando il leader russo più di una dozzina di volte, l’ultima a febbraio scorso dopo le elezioni presidenziali USA. I cremlinologi hanno lavorato parecchio per decifrare esattamente quello che si dice, come quando si parla del ruolo giocato dalla Russia in Ucraina, degli attacchi cibernetici, della Siria – tutti argomenti di cui si parla a lungo e che lanciano segnali agli esperti su argomenti scivolosi anche per gli statisti. Ma, per l’uomo della strada, l’opportunità di guardare Putin così da vicino e per tante ore, è ipnotizzante.
Il documentario ha anche momenti più leggeri, non tutti voluti. Putin e Stone sono una classica strana coppia. Un disordinato, ruvido uomo selvaggio e un po’ orso di Hollywood e un politico inperscrutabile e gattopardesco. Non è un David Frost vs Richard Nixon, non è burro vs margarina, ma è un Baloo vs Shere Khan, quelli del libro della giungla trasposti al Cremlino.
A volte sembra un gioco. Tu gratti la schiena a me e io la gratto a te. Camminando lungo il corridoio dell’ufficio di Putin (che fu di Stalin), capita di trovare una televisione che trasmette il discorso di Putin a Monaco di Baviera del 2007, nel quale abbandonò tutte le accortezze della diplomazia per accusare direttamente gli USA di provocare una corsa alle armi nucleari con il loro “quasi incondizionato esagerato-ricorso alla forza militare nelle relazioni internazionali “.
“Lei avrebbe potuto essere un divo del cinema”, dice Stone, guardando lo schermo e sviolinando un po’, poi arrivati nell’ufficio di Putin, il presidente ricambia il complimento: c’è una copia del libro di Stone, The Untold History of the United States, sulla sua scrivania. Putin, forse aveva mostrato tante facce ma questa sembrava ancora nascosta.
In un’altra scena, Stone cerca di girare un pezzo in cui Putin dovrebbe camminare in una stanza per poi parlare come se non avesse visto Stone da mesi. “Azione,” grida Stone. Non accade nulla. “Azione”, ripete. Ancora niente. Chiede al traduttore di gridare l’ordine. Ancora niente. Poi si è accorto che Putin si stava avvicinando alla camera con due tazze di caffè. Se qualcuno avesse avuto dubbi su chi comanda, ora è tutto più chiaro.
Non è così che Sulichin ha visto quella scena. Dice che Putin era timido davanti alla cinepresa. La sua lettura è allegra, bonaria, umanizzante. Per altri, Putin recita da far venire i brividi. A volte è difficile distinguere il messaggio dal messaggero. È un problema di cui Stone è ben consapevole. Ora comincia a mostrarsi un po’ stanco però. “Tutto quello che ho fatto è stato esaminato a una certa luce. E come artista, questa cosa è molto limitante. Odio queste cose, cerco di evitarle, ho filmato cose di ogni genere, vorrei averne girate di più, ma c’erano sempre degli intralci di qualche tipo. Sono rimasto indipendente, non ho fatto un film che non volevo fare. Sono responsabile di tutto quello che si vede, comprese le scene che non sono andate bene: alla mia età, faccio quello che penso sia giusto. Se non si ha un senso di libertà nel cuore, non si può mai essere in pace con te stesso “, dice Stone.
“Non so se mi daranno mai la possibilità di fare un altro film. Non do mai niente per scontato, cerco di evitarlo, da quando ero ancora a metà delle mia carriera e penso che sia meglio. Almeno ho la libertà di fare quello che voglio, senza avere impegni già presi per fare qualcosa che poi mi sarà di peso. Capisce cosa sto cercando di dire? Per esempio domani, potrei andarmene in Albania. “Perché dovrei farlo? Diciamo che non voglio vivere sotto un rigido codice anglosassone per tutto il resto della mia vita, ormai sto invecchiando e forse ci sono modi migliori e più pacifici di vivere senza doversi arrabbiare perché le tasse che stai pagando serviranno a bombardare qualcuno o a costruire armamenti militari di merda.”
DOMINIC RUSHE
Fonte: https://www.theguardian.com/tv-and-radio
13.06.2017
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario
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