ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 14 agosto 2017

Irati?

Quell'autoritario di Papa Francesco


La cacciata di Müller e la messa a tacere dei dissidenti, secondo lo Spectator

Papa Francesco (foto LaPresse)
"Alla fine di giugno, Papa Francesco ha rimosso il cardinale Gerhard Müller dalla sua carica di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (Cdf), che si può dire essere la carica più importante della chiesa cattolica dopo quella del Papa stesso, dal momento che la Cdf si occupa della dottrina".

Comincia così, sullo Spectator, un pezzo di Damian Thompson sui recenti subbugli politici in seno alla chiesa di Roma. “A Müller non è stato dato nessun preavviso del fatto che il Papa volesse rompere con la tradizione non rinnovando il suo mandato quinquennale, come non gli è stata data alcuna spiegazione. Adesso anche Müller, che ha sempre fatto attenzione a non criticare il Papa, ha rotto con la tradizione. 


Ha parlato in maniera irata del modo in cui è stato trattato, sottolineando il fatto che un Papa che non perde mai l’opportunità di inneggiare ai diritti dei lavoratori, all’interno del Vaticano ragioni secondo regole assai diverse. Questo è ciò che Müller ha detto al giornale bavarese Passauer Neue Press: ‘Durante il mio ultimissimo giorno di mandato come prefetto della Cdf, nel giro di un minuto il Papa mi ha informato della sua decisione di non prolungare il mio mandato. Non mi ha dato spiegazioni, proprio come ha fatto quando qualche mese fa ha rimosso tre membri della Cdf altamente competenti. Non posso accettare questo modo di fare le cose. Come vescovo, uno non può trattare le persone in questo modo. L’ho già detto prima: la dottrina sociale della Chiesa dev’essere applicata anche al modo in cui vengono trattati i dipendenti qui in Vaticano’”.

Riprendendo un episodio analogo del 2013, Thompson nota che “questo non è il comportamento di un Papa senza pretese che si considera il ‘Vescovo di Roma’ piuttosto che il supremo pontefice. Fa venire in mente alcuni dei suoi predecessori più autoritari o, addirittura, qualche dittatore latino-americano che abbracciava le folle e dava sfoggio del suo stile di vita umile mentre i suoi luogotenenti vivevano nel timore delle sue sfuriate. E’ difficile da spiegare, dal momento che Francesco è un uomo consumato dalla sua stessa fede, che ha delineato un ammirevole piano di riforma della Curia, anche se non ha compiuto alcun progresso nel metterlo in pratica. Non aspettatevi che i media anglofoni vi illuminino al riguardo. La copertura datavi dai giornali laici è arraffata, partigiana e inaffidabile – il Times è forse il peggiore di tutti – mentre sembra che certi giornalisti cattolici vaticanisti scrivano il dettato di una fazione liberale interna alla Chiesa che sta cercando di deviare questo pontificato. Dico ‘deviare’ perché i progressisti che si presentano come alleati di Francesco fanno finta di essergli molto più vicini di quanto non siano. Spesso – conclude Thompson – il Papa li frega dicendo l’opposto di quanto si aspettano”.
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/08/14/news/quell-autoritario-di-papa-francesco-148589/
(Carlo Tecce) A Santa Marta in Vaticano, dove da sempre alloggia papa Francesco e dove c’è l’omonima cappella  triangolare disegnata da un architetto di Pittsburgh, c’è una saletta molto austera, una sagrestia, per  gli incontri riservati. In quella stanzetta, al ritorno dal viaggio in Colombia, già il dodici di  settembre, papa Francesco riceverà il Consiglio dei cardinali, il cosiddetto C9, che lavora alla  riforma della Curia.
Al tavolo con i porporati provenienti dall’India e dal Congo, dalla Germania e  dall’Honduras, dagli Usa e dal Cile, non ci sarà l’australiano Georg Pell, volato in patria per  respingere le accuse di pedofilia e di stupro. Il prefetto della Segreteria per l’economia (in sigla, Spe) – il ministro delle Finanze con l’incarico  congelato dopo l’incriminazione – ha affrontato a fine luglio la prima udienza del processo e  attende la seconda per ottobre. Non è rientrato in Vaticano. E forse non rientrerà mai più. Il Vaticano gli ha concesso una fiducia mediatica, e basta, non deroghe speciali. Al cardinale Pell, che fu  arcivescovo di Sydney e di Melbourne, sarà impedito dialogare con i colleghi in videoconferenza:  non è previsto e non è tollerabile. Jorge Mario Bergoglio non l’ha rimosso per non emettere una  sentenza preventiva di condanna, ma è consapevole che il doppio scranno – Spe e C9 – non potrà  rimanere a lungo vacante. Quando fu nominato per mettere ordine al denaro in Vaticano col mantra “più trasparenza, più  controllo”, Pell era già sospettato di non aver aiutato le vittime dei sacerdoti. Un tempo, il Vaticano  accoglieva e proteggeva i prelati indagati per pedofilia, adesso li spedisce in tribunale. È l’unico  risultato tangibile del pontificato di Francesco. Perché la Commissione internazionale per la tutela  dei minori, istituita tre anni fa da Bergoglio per rendere efficace l’azione di contrasto al fenomeno  degli abusi, ha patito defezioni e polemiche con le dimissioni di Peter Saunders e Marie Collins,  entrambi da giovani vittime di sacerdoti. Tra l’altro, Collins ha lasciato per l’ostruzionismo della  Congregazione per la dottrina della fede, l’ex Sant’Uffizio, da cui dipende la Commissione. E papa  Francesco, appena un paio di mesi fa, ha licenziato proprio Gerhard Ludwig Müller, il prefetto della Congregazione, legato non soltanto per la comune nazionalità tedesca a monsignor Georg  Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI. A differenza di Pell, al C9 di settembre sarà presente il cardinale Sean Patrick O’Malley,  arcivescovo di Boston, presidente della Commissione per la tutela dei minori e da gennaio  componente dell’ex Sant’Uffizio. O’Malley dovrà riassumere l’attività della Commissione e  proporre – assieme a Francesco – i nuovi membri. Il pontificato di Bergoglio, che gode di immensa popolarità all’estero e subisce non poche  resistenze in Curia, deve superare il crollo della credibilità sul delicato tema della pedofilia dopo le  vicende giudiziarie di Pell, la confusione attorno alla Commissione di O’Malley e il rapporto  tedesco sui 547 casi di ragazzi maltrattati del coro di Ratisbona, per trent’anni diretto da Georg  Ratzinger, il fratello di Benedetto XVI. C’erano anche 67 abusati, per l’avvocato che ha condotto  l’inchiesta “padre Georg sapeva”, e dunque ha taciuto. Il Vaticano non l’ha difeso, anzi ha definito  “enorme” e “devastante” la notizia. A settembre papa Francesco dovrà rifondare la Commissione  contro la pedofilia e dovrà risolvere il dilemma su Pell: quanto si potrà indugiare ancora prima di  indicare il sostituto? Oltre all’incarico dell’australiano, va riattivata la nodale funzione del Revisione generale dei conti,  interrotta dall’addio di Libero Milone, che ha stralciato un contratto lontano dalla scadenza e ha  provocato le solite leggende vaticane. Anche quella, però, fu una scelta sbagliata.
https://ilsismografo.blogspot.it/2017/08/vaticano-pedofilia-esiliato-pell-il.html

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.