ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 16 agosto 2017

La nostra via nel cammino verso l'eternità

«IL TUO CUORE IMMACOLATO COMPRENDE ANCHE CIÒ CHE NON SO DIRE»

La sommità e il vertice del Sacro Monte di Varallo Sesia, il più antico che la pietà cristiana abbia eretto, è la Basilica dedicata all'Assunta, un gioello di architettura e un monumento di fede in cui ogni particolare sottolinea e approfondisce una verità teologica.
Sopra l'altare si staglia, nel "cielo" della cupola, una scultura grandiosa dell'Assunzione di Maria. Pare di sentire squillare, forti e chiare, le trombe degli angeli, e vedere volteggiare d'incomemsurabile gioia nell'aria angioletti minori, mentre la creazione intera ammira, i patriarchi sublimano e i santi trionfano.
Sotto l'altare, una cripta ricorda la dornizione della Vergine in perfetta corrisponenza geometrica alla cupola, motivo per cui il pellegrino che scende con Maria a meditare il sonno che la tolse a questo mondo lentamente alza lo sguardo all'apotesi superiore che passa dritta come un fuso per l'altare dove si torna a celbrare regolarmente il santo sacrificio incruento di Cristo.
Là, nella cappellina delle dormizione, vi è una preghiera semplcie che il pellegrino recita venerando l'effigie della Madre di Dio. Una preghuiera facile e vera nella sua mistica bellezza, che vogliamo proporre a tutti. 

O Maria, Signora e Madre nostra, tu mi accogli come figlio amato in questa mia visita al tuo santuario.
Nel mio cuore tu leggi dolori, speranze, desideri: frutto della vita, che per tutti è fatica e prova.
Il tuo Cuore Imamcolato comprende anche ciò che non so dire, e ha pronta quella consolazione che tu sola puoi dare.
Rendi sicura la mia via nel cammino verso l'eternità. Assisti tutti i miei cari, vivi e defunti, soprattutto i più bisogonsoi della tua attenzione di madre.
Dona giorni sereni e un esito felice alle mie opere.
Vicino a te, un giorno canterò l'inno di benedizione al Padre, che ti ha donata a noi come Vergine e Madre pietosa, clemente e pia.
Amen 
Sinj, quando la Madonna mise in fuga i turchi
di Guido Villa15-08-2017
Madonna miracolosa di Sinj
È stata una solennità dell'Assunzione del tutto speciale, quella celebrata il 15 agosto di due anni fa presso il santuario della Madonna di Sinj, nell'entroterra dalmata a una trentina di chilometri da Spalato. Alla processione per le vie della cittadina e alla solenne celebrazione eucaristica hanno partecipato circa centomila fedeli – una folla mai vista prima in questo santuario -, la presidente Kolinda Grabar-Kitarovic a guidare la folta delegazione dello Stato, nonché la gerarchia cattolica croata al gran completo. La Santa Messa è stata presieduta dal cardinal Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e inviato speciale di papa Francesco.
In quella occasione si celebrava infatti il trecentesimo anniversario della vittoria della guarnigione veneziano-croata sui turchi che assediavano la città, una vittoria ottenuta, così racconta la tradizione, per un intervento miracoloso della Madonna, che la mattina del 15 agosto 1715 avrebbe messo in fuga le truppe ottomane accampate attorno alla fortezza della cittadina.
Così ci racconta la pia tradizione popolare, cosa ci dicono invece le fonti storiche a proposito di questo fatto?
Va anzitutto ricordato che l'assedio turco a Sinj e alle altre fortezze veneziane nell'entroterra dalmata rientrava nel più vasto quadro della Seconda Guerra di Morea, nota anche come Settima Guerra veneziano-ottomana, che fu combattuta tra la Serenissima e l'Impero Ottomano tra il 1714 e il 1718. 
Sebbene il teatro principale di questa guerra fosse il Peloponneso, decisivo per il controllo del Mar Egeo, e che Venezia perse, insieme all'isola di Creta, a seguito di questo conflitto, importanti vittorie furono riportate dalla Serenissima nell'entroterra dalmata, con la vittoriosa difesa di Sinj e la conquista di Imotski, cittadina posta a una cinquantina di km in linea d'aria a sud-est di Sinj.
Consultando la documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Venezia, il professor Marko Rimac, del Dipartimento di Storia presso la Facoltà di filosofia dell'Università di Spalato, ha scoperto i dispacci che il Provveditore Generale di Sinj, Giorgio Balbi, comandante della fortezza di Sinj della Regione del Cetina, inviò ai superiori relazionando sulla situazione nel territorio affidatogli.
Dal rapporto del comandante apprendiamo che i turchi, ormai sul punto di conquistare la fortezza di Sinj, e con i difensori ormai allo stremo, la mattina del 15 agosto senza apparente motivo toglievano l'assedio alla città.
Citiamo dal diario del comandante, quale riportato dal professor Rimac - il testo, scritto nell'italiano di allora, è comunque perfettamente comprensibile: «Non uolsero li nemici più esperimentare la costanza di q(ue)sta Piazza, e ridotta la notte seguente al Campo l'Artigliaria abbandonarono la Mattina di 15 anco le loro Trinciere. Habbiamo solenizato con giubilo quel g(ior)no dell'assunta della Vergine in Cielo, e uenerando la sua Imagine Sacra trasportata dalla Nuoua Chiesa del Borgo in quella di q(ue)sta Fortezza le habbiamo esebiti li n(ost)ri Cuori p(er) la gratia della sua miracolos' assistenza, e protetione. Circa l'hore 19 del g(ior)no stesso il Campo principiò à far leuata, e piegando à tutta furia le Tende p(ri)ma dell'hore 23 quello si uide ueram(en)te partito. L'abbandono di quantità di scale, di Fassine, di Zappe, di Badei, di Palle, di Bombe, e Granate han dimostrato le premura ch' hauevano di ritirarsi».
I croati considerano – con qualche ragione - la Repubblica di Venezia una potenza imperialistica che per secoli occupò manu militari una porzione della loro terra. Va tuttavia detto che la presenza della Serenissima lungo la costa dalmata e nel suo entroterra fu provvidenziale, in quanto costituì per secoli una barriera insuperabile all’espansionismo ottomano. 
Del resto, la liberazione di Imotski dall’occupazione turca da parte dell’esercito di Venezia, avvenuta nel 1717 a conclusione della Seconda guerra di Morea, e celebrata con una Messa solenne solo pochi giorni fa, portò a una successiva ridefinizione dei confini tra la Serenissima e l’Impero Ottomano anche nell’entroterra dalmata con un accordo bilaterale poi ratificato dal trattato di Passarowitz del 1718. I confini di allora sono gli stessi esistenti oggi tra la Repubblica di Croazia e la Bosnia-Erzegovina - anche se da una parte e dell’altra del confine vivono croati - e se non fosse quindi stato per questa vittoria finale di Venezia, che portò Imotski a far parte del territorio della Serenissima, questa città oggi non sarebbe una città di confine in territorio croato, bensì apparterrebbe alla Bosnia-Erzegovina.
Che cosa, o chi causò quella che il comandante Balbi chiama la “premura” dei turchi di fuggire? La storia non sa dare una risposta a questa domanda, tuttavia, essendo tale fuga avvenuta all’improvviso proprio la mattina, e completata nella serata del 15 agosto, non vi sono dubbi sul fatto che sia dovuto a un intervento miracoloso di Maria Santissima.
Come abbiamo letto dal diario del comandante, di tale aiuto furono da subito assolutamente certi gli stessi assediati, tant’è che Balbi, insieme ai suoi ufficiali, raccolse 80 monete d’oro e inviò a Venezia il quadro della Madonna, affinché all’immagine fosse realizzata una corona d’oro. Si trattava dell’immagine che, come abbiamo letto dalle vive parole di Balbi citate in precedenza, era stata trasferita dalla chiesa del borgo a quella della fortezza affinché la proteggesse dagli assedianti.
La solenne incoronazione dell’immagine ebbe luogo 22 settembre 1716, e oggi questo quadro è oggetto della venerazione dei numerosissimi pellegrini che ogni giorno giungono nel santuario.
L’intervento di Maria Santissima fu decisivo per risolvere una situazione assai pericolosa. Se i turchi avessero conquistato Sinj, essi sarebbero stati a un passo da Spalato e dalla costa dalmata, la quale sarebbe potuta servire come base per attaccare la penisola italiana e la stessa Roma. In pratica, si sarebbe loro aperta un’altra finestra, assai invitante, sull’Occidente cristiano dopo che si era chiusa la via dell’Europa Centrale a seguito della sconfitta di Vienna del 1683.
Maria Santissima è quindi la “Fortezza inespugnabile” che ci è sempre vicina e interviene in nostro aiuto quando tutto sembra ormai perduto, e che vince i nemici della fede e della Chiesa quando ormai sembra che essi abbiano preso il sopravvento. Ciò che noi dobbiamo fare è affidarci a lei, vivendo una vita retta e osservando i Dieci Comandamenti per meritarci la protezione del Cielo. Una lezione, quella di Sinj, da non dimenticare e che anche oggi è estremamente attuale.

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