ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 14 agosto 2017

La talare è una provocazione

Viva la sotana! (Viva la talare!)



(Ho ricevuto da un giovane seminarista questo interessantissimo video in lingua spagnola. Ha per titolo: “Viva la sotana”. Tratta infatti il tema della talare, un tempo indossato da tutti sacerdoti. Ne parla in un modo attraente, bello, documentato e convincente. Ogni lettore poi trarrà le proprie conclusioni. Qui sotto metto il link del video originale per coloro che comprendono lo spagnolo, mentre chi non lo conosce, dopo aver letto il testo, potrà comprenderlo meglio, anche perché le immagini, molto significative, completano il quadro d’insieme. Ndt).



(Un rintoccar di campane fa da introduzione al filmato della Agnus Dei Producción, mentre scorrono sul video immagini di preti in talare. C’è poi un breve intervento
introduttivo del cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto del Tribunale della Suprema Segnatura Apostolica. Ndt).


«La talare è un segno che ci mostra che il sacerdote appartiene totalmente a Cristo, e per questo, al popolo di Dio. Un segno molto tradizionale. Per molti secoli i sacerdoti hanno indossato la talare, e io spero che anche oggi possa continuare questa usanza».

Un tipo in bicicletta, vedendo passare un sacerdote in talare, dice: “Guarda, un prete!”. E poi: “Padre … (e gli fa capire che desidera confessarsi). Il sacerdote risponde: “Andiamo, figlio, a quella panchina”. Dopo la confessione il penitente saluta e ringrazia il prete mentre inforca la bici, dicendo; «Tante grazie, padre! Non sapevo che si usasse ancora la talare». “Si – risponde il confessore -, la porto ancora, e spero per molto tempo, se Dio vuole!». Poi, da lontano, il penitente grida: “Viva la talare!”. E il prete risponde: “Evviva!”.

(Commentatore). Viva la talare è un documentario che vuole rendere un sentito omaggio alla talare. Un ricordo pieno di emozione per tutti quei sacerdoti che l’hanno portata fedelmente anche in momenti difficili e ingiusti del post Concilio. Uno stimolo per coloro che ancora la portano, uno stimolo per coloro che la porteranno, e una testimonianza della verità del magistero della Chiesa in quanto all’uso dell’abito ecclesiastico.

La talare è stata l’abito del sacerdote cattolico, il suo distintivo di fronte al mondo e il segno inequivocabile della sua consacrazione a Dio. È sempre stata tenuta in grande considerazione da parte dei fedeli, ed esprimeva anche il grande desiderio dei seminaristi. Questa veste è stata usata da generazioni di sacerdoti. Molti, per non privarsi di essa, daranno la loro vita. E molti altri anche oggi sono disposti a donarla per lo stesso motivo. La storia ci racconta migliaia di esempi di obbedienza e fedeltà all’uso di questo santo abito.

Molto esemplari sono casi come quello dell’italiano Rolando Rivi, o dello spagnolo Don Juán Carrillo de los Hilos, i quali, con grande coraggio hanno affrontato il martirio per non aver voluto togliersi l’abito talare, e cioè il segno che li qualificava.

Altra voce di sacerdote. – Ci troviamo nel paseo del Transito della città di Toledo, dove fu martirizzato padre Juán Carrillo de los Hilos, durante la persecuzione religiosa scatenata nella Guerra civile spagnola, nel 1936. Padre Juán Carrillo de los Hilos è stato un esempio di sacerdote fedele al suo abito talare fino alla morte. Pochi giorni prima di morire – dato l’ambiente anticlericale del momento -, gli consigliarono di andare per le strade senza la veste talare. Ma lui, volgendosi a un’immagine della Vergine Santissima, esclamò: “Madre mia, no! Mai l’abito civile, sempre da sacerdote!”.

Questo è un chiaro esempio di fedeltà alla veste talare, come lo è quello del seminarista Rolando Rivi, oggi beato. È un seminarista italiano assassinato dai partigiani comunisti nel 1945, mentre aveva solo 14 anni. (Nella guerra civile e anticlericale che era iniziata in quell’anno nel cosiddetto “triangolo rosso”. Ndt). I genitori del giovane seminarista, Rolando, preoccupati della sua sicurezza, gli consigliarono caldamente di togliersi la talare, vista la situazione tanto pericolosa di quel momento.

Ma ecco quale fu la risposta del giovane e coraggioso seminarista: “Perché? Che male ho fatto? Non trovo ragioni per cui dovrei togliermi la talare. Studio per diventare sacerdote, e desidero, con la mia talare, rendere testimonianza della mia appartenenza a Gesù Cristo.

Questi testimoni dovrebbero incoraggiare i seminaristi e i sacerdoti ad essere testimoni della nostra appartenenza a Gesù Cristo, attraverso l’abito talare, Beato Rolando Rivi, prega per noi!

Nella Chiesa la veste talare ha sempre goduto di una grande tradizione. Nel Concilio di Braga, sesto secolo, verrà comandato il suo uso ai chierici. Più avanti, nell’XI secolo saranno i concili di Compostela e di Goyanza, quelli che stabiliranno che i canonici e i vescovi portino vesti talari, ordinando che sia dignitosa e di un solo colore. Allo stesso modo il Quarto Concilio Laterano, bel 1215, proibirà ai chierici i vestiti inconvenienti. L’abito ecclesiastico sarà quindi per il sacerdote e per la Chiesa di speciale preoccupazione e importanza. Lo è stato e continuerà ad esserlo tuttora.

Altra voce. – Sono tre le osservazioni che in genere vengono fatte riguardo alla talare. Prima di tutto viene citato il detto popolare: “L’abito non fa il monaco”. Effettivamente è così. Il sacerdote si forma nel cuore, però l’esperienza ci dimostra che sono molte le occasioni in cui il cuore ha bisogno di aiuto. La talare viene in aiuto al sacerdote, ricordandogli chi è: ricordandogli la sua consacrazione, ricordandogli la sua identità con Cristo, Sommo ed eterno Sacerdote!

In secondo luogo, spesso si dice che la talare è antiquata. Ma non è vero. Un capo d’abbigliamento è antiquato quando è stato disegnato secondo la moda. Ma se la moda passa, non ha più senso usare quel capo d’abbigliamento. La talare prescinde dalla moda. La moda arriva, passa e si dimentica, mentre la talare, coprendo il sacerdote dal collo ai talloni col suo colore nero, nella sua semplicità e umiltà, è semplicemente tradizionale.

In terzo luogo, si sente dire che non è necessario che il sacerdote usi un abito ecclesiastico. Questo è il tema sempre ricorrente nella storia della Chiesa, e cioè quello della secolarizzazione nel modo di vestire. Ma la Chiesa ha sempre insistito nel ribadire la necessità e obbligatorietà dell’abito ecclesiastico. San Giovanni, nel capitolo 15, riferisce quanto detto dal Signore: “Se foste del mondo, il mondo vi amerebbe. Ma non siete del mondo, perché io vi ho eletti. Per questo il mondo vi odia!”. Il sacerdote con la talare è un testimone del fatto che “la Luce è venuta nel mondo, è nel mondo, ma il mondo la rifiuta”.

La talare non è antiquata, come non è antiquata la croce di Cristo, che la talare ci mostra! Molti credono, sbagliandosi, che il Concilio Vaticano II avesse messo un punto e a capo per quanto riguarda l’abito ecclesiastico e l’uso della talare, permettendo così al sacerdote e al religioso o religiosa, di vestirsi secondo il proprio gusto. Ma nulla è più contrario alla verità della realtà della Chiesa! È una chiesa che non conosciamo. L’aggiornamento o attualizzazione della Chiesa, chiesto da San Giovanni XXIII, non può concepirsi che in una attualizzazione di virtù e santità. Nello stesso modo l’apertura della Chiesa al mondo, non può essere intesa che in un’apertura per aprire e trasformare un mondo degradato dal peccato.

Come possiamo comprendere questa attualizzazione, questa apertura della Chiesa riguardo all’abito ecclesiastico? Sicuramente, non secondo il mondo, perché ciò sarebbe contrario allo Spirito Santo, che anima la Chiesa, e sarebbe contrario anche alla verità della Chiesa.

È vero che ora la Chiesa permette al sacerdote di utilizzare, assieme alla talare, un altro capo di abbigliamento, purché sia degno e lo rappresenti. Al religioso e alla religiosa è anche permesso di alleggerire il proprio abito, per ragioni pastorali, ma purché sia sempre un abito religioso degno, rispettoso del pudore e che lo identifichi.

Oltre a ciò, perché poi un religioso o una religiosa, per scelta volontaria, non utilizzi più il suo abito, portato magari da secoli dai suoi predecessori, perché considerato pesante, come era pesante la croce che Cristo portò per i nostri peccati?

Vediamo ora che cosa dice attualmente il Magistero della Chiesa per quanto riguarda l’uso dell’abito ecclesiastico o abito talare. Nel ministero e vita dei presbiteri, nella sua ultima edizione del 2013, (Vedi sottostante link)


ci ricorda ciò che dice il Magistero e la tradizione della Chiesa, ciò che ha detto il Santo Papa Giovanni Paolo II, Sua Santità Paolo VI e il Papa emerito Benedetto XVI. Il capitolo intitolato “Importanza e obbligatorietà dell’abito ecclesiastico, al punto 61, dice: «L’abito talare è il segno esteriore di una realtà interiore, infatti il sacerdote non appartiene a sé stesso, poiché, per il carattere sacramentale da lui ricevuto, è proprietà di Dio. Questo essere di un Altro deve essere da tutti riconosciuto, dando una limpida testimonianza in ciò che si dice, si pensa, nel modo di giudicare i fatti del mondo, di servire e di amare, di relazionarsi con le persone, che include l’abito. Il sacerdote deve trarre forza profetica dalla sua appartenenza sacramentale, dal suo essere profondo. Per questo motivo il sacerdote deve, 1°, indossare, o l’abito talare o un vestito ecclesiastico (clergyman), decoroso, secondo le norme stabilite dalla Conferenza Episcopale e secondo i legittimi costumi locali. Il vestito, quando è diverso dalla talare, deve essere diverso dalla maniera di vestire dei laici e conforme alla dignità e sacralità del proprio ministero. 2°, A causa dell’incoerenza a tale disciplina, le prassi contrarie non si possono considerare legittimi costumi, e devono essere rimosse dall’autorità competente».

A parere di molti vescovi, questo documento vuol dare risposta alle principali domande di ordine dottrinale, della disciplina e pastorale, che propone ai nuovi sacerdoti la sfida della nuova evangelizzazione. La terza sfida della nuova evangelizzazione ha a che fare con l’uso e l’importanza dell’abito ecclesiastico, l’importanza dell’abito talare.

Quando il sacerdote usa l’abito ecclesiastico, o talare, ciò che sta facendo è obbedire alla Chiesa. Dirò di più, si stanno lasciando vestire dalla Chiesa. Mentre il sacerdote che si veste secondo il suo capriccio o comodità, quando la Chiesa stabilisce una norma, in questo caso l’uso dell’abito ecclesiastico, e in particolare della talare, lo fa evidentemente, non solo per ragioni storiche, che sono pur importanti, ma per ragioni spirituali. Vediamo ora quali sono queste ragioni spirituali che consigliano l’uso della talare:

Il libro dell’Ecclesiaste dice: “Dal suo aspetto si scopre l’uomo, e dalla sua apparenza la provenienza, il vestire, il ridere e il camminare, esternano ciò che è in lui. Dio creò i nostri primi progenitori rivestendoli di santità e giustizia; rivestiti della grazia santificante, che permetteva a loro di comunicare direttamente con il Creatore, relazionandosi con Lui secondo la volontà divina. Tutto il loro essere era conformato con la Santissima Trinità. Dopo il peccato originale, Adamo ed Eva provarono vergogna per la loro nudità, e, come ci dicono i Santi padri, tale vergogna veniva dall’aver perduto il rivestimento della grazia, della gloria e dei doni che avevano a disposizione. Così non seppero rivestirsi delle virtù, che avevano perduto.

Ma Dio li perdonò per i meriti infiniti di nostro Signore Gesù Cristo, Redentore e Salvatore. Ma il recupero dell’amicizia con Dio e il recupero delle grazie perdute, non si sarebbero manifestate né con l’immortalità del corpo, né con la scienza infusa, né con il dono dell’impeccabilità e quello dell’integrità. Sarà solo da Cristo Salvatore che l’uomo riceverà nuovo abito della grazia, rivestendosi così di una nuova dignità, attraverso la quale recupererà, e persino supererà la perduta dignità. La lettera ai Galati, al capitolo 3, dice: “Perché tutti coloro che sono stati battezzati in Cristo, siete stati rivestiti di Cristo”. E il capitolo 13 della Lettera ai Romani, dirà: “Tutti coloro che sono stati rivestiti di Cristo non debbono soddisfare i desideri della carne per soddisfare la sua concupiscenza”.

La Chiesa, nel prescrivere l’abito talare, guarderà alla tunica di nostro Signore Gesù Cristo. La Tunica senza cuciture su cui i soldati gettarono la sorte. La tunica senza cuciture è integra, come integro è l’Immacolato, senza segno di peccato. La tunica di nostro Signor Gesù Cristo avrà dunque un profondo significato spirituale. Si dirà che il Signore vestiva secondo il costume del popolo di Israele, ma dobbiamo ricordare che Egli è Colui che è, e io sono colui che sono. Così la signoria di Cristo riguarderà anche il modo di vestire. È Lui che impone il modo di vestire. Quindi, la tunica che lo copre dal collo ai talloni, ci ricorderà il glorioso vestito con cui la Santissima Trinità vestì i nostri primi progenitori. E il rivestimento dei doni preternaturali di cui furono dotati Adamo ed Eva. Quei doni che poi vennero perduti a causa della loro disobbedienza: la grazia santificante, la visione di Dio, la integrità, la impeccabilità.

Questo paramento e quello che la Santissima Trinità volle recuperare all’uomo, attraverso l’opera redentiva della Persona del Verbo. La talare, nel ricoprire il sacerdote dal collo ai talloni, col suo essere un solo pezzo, ricorda molto meglio l’integrità dei doni ricevuti. Quando il sacerdote si veste con vestiti diversi, perde questa unità, questa integrità, questo senso spirituale, questo rivestimento di doni.

L’abito talare mostra in modo migliore l’inviolabilità di Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e per tutta l’eternità. L’indistruttibile unità della Chiesa nella sua tradizione, magistero e fede. E indica più chiaramente che non è proprio della Chiesa l’andazzo delle mode del mondo.

La talare aiuta il sacerdote a vivere più intensamente la fede, ad avere una maggiore ascesi soprannaturale. Lo aiuterà a mortificarsi e a comprendere in modo migliore la sua verginità e la sua paternità soprannaturale. Il suo uso sarà eminentemente sacro. Quando il sacerdote si toglie il collare e si mette un altro capo di abbigliamento, sta già facendo un uso profano del suo vestito, che anteriormente lo identificava come sacerdote. Non accade lo stesso con la talare, che non si può nascondere, sarà sempre visibile. A quanti rischi si esporrebbero i chierici, se non fosse per l’abito ecclesiastico! È un errore pensare che la talare sia un ostacolo per il messaggio di Cristo nel mondo. Eliminata la talare, spariscono le credenziali e anche il messaggio di Cristo.

Molti possono pensare – e non senza ragione – che prima di tutto bisogna prima di tutto salvare il sacerdote, che si toglie la talare pensando di avere una maggiore possibilità di salvare le persone. Ma la talare ha sempre rinforzato la vocazione del sacerdote e lo ha aiutato a diminuire le occasioni di peccato. Delle migliaia di sacerdoti che lasciarono il sacerdozio dopo il Concilio Vaticano II, nessuno lasciò la talare il giorno precedente, tutti l’hanno abbandonate molto prima.

I simboli ci circondano da ogni parte, e uno di quelli che più ha influito è l’uniforme. Un poliziotto, un agente di sicurezza, eccetera, non è necessario che agiscano: la loro semplice presenza influisce in chi è nei dintorni. Li conforta, dà loro sicurezza, o, al contrario, possono dare inquietudine o timore a coloro che sanno di non essere in regola con la legge. Una talare suscita sempre qualcosa in noi: per esempio il suo significato soprannaturale. Non serve predicare, né aprire le labbra, perché a coloro che amano Dio, dà coraggio, per chi ha rimorsi di coscienza, è un avviso; e in chi vive lontano da Dio può produrre rimorso.

Ricordate come San Francesco d’Assisi invitava i suoi discepoli a predicare il Vangelo per le strade, senza pronunciare alcuna parola, ma, semplicemente indossando il loro abito, già predicavano.

Quanta gente ormai non frequenta più la chiesa! Quale miglior modo di portare loro il messaggio di Cristo, che quello di vedere un sacerdote o un consacrato rivestito della sua talare? Alcuni si lamenteranno della desacralizzazione e dei suoi effetti devastanti; altri, prendendo il pretesto del supposto trionfalismo, auspicheranno la scomparsa delle talari. Ma spengono il fuoco e si lamentano del freddo. Non c’è alcun dubbio che la “detalarizzazione” porta alla desacralizzazione.

La talare è una provocazione, una smentita, per il mondo, che è in nemico delle anime. È un no costante al Demonio e alla carne. Non viene indossata per far piacere agli uomini, ma solo a Dio! Certo, è contraria ai gusti del mondo. La talare sostiene ed è suo onore non essere gradita alla natura decaduta dell’uomo, ma solo di esser gradita alla croce di Cristo.

La talare, col suo essere scandalo per il mondo, aiuta il sacerdote a unirsi alla Croce. Perciò la talare è una testimonianza del fatto che la Croce di Cristo continua ad essere stoltezza per alcuni, e scandalo per altri. Nessuno disprezza o persegue la talare, a meno che la sua anima sia nelle tenebre.

La talare “predica” Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote. Se fosse il contrario non avrebbe alcun senso. La talare ricorda al sacerdote che deve vivere secondo Cristo, e non secondo i propri particolari gusti. La Talare è per il mondo una testimonianza di Cristo nel mondo, e fa capire al sacerdote chi è: prima di tutto sacerdote davanti a tutti.

Il fedele cerca nel sacerdote l’uomo di Dio, l’uomo che sappia ascoltarlo, che lo aiuti nei suoi problemi spirituali e corporali. Il fedele cerca nel sacerdote Cristo, e non un uomo! Per questo cerca la santità, e non la simpatia del sacerdote. La talare aiuta in modo sovrabbondante il fedele a riconoscere il sacerdote. La talare è equidistante fra il ricco e il povero, fra il sapiente e l’ignorante, tra l’opulento e l’emarginato. Il sacerdote è sé stesso per Cristo, e dona Cristo a molti. La talare non emargina, perché tutti si sentono identificati con essa. Ma se c’è una collettività che si sente più identificata nella talare, è quella dei poveri, perché vedono nel sacerdote che la indossa, il suo impegno e il servizio incondizionato.

La gente apre volentieri il suo cuore a colui che è padre dei poveri e dei ricchi. Per generazioni la porta di studi e officine si sono aperte alla talare e all’abito religioso. E questo prestigio si è accumulato sulla base di sforzi e sacrifici. Ma oggi si guarda alla talare come a un disturbo, a un ostacolo.

La talare mostra ai fedeli e ai secolari in generale, che anch’essi devono vestire come Gesù, Giuseppe e Maria, ossia, con pudore e con decenza, senza lasciarsi trascinare dalle mode e velleità del mondo. La talare mostra tutto ciò prima di tutto agli altri, che al sacerdote. E ancora, vedono nella talare una eccellente fonte di benefici per il sacerdote e anche per loro. Lì dove non giunge la voce né la presenza fisica di un sacerdote, si nega la visibilità della talare.

San Giovanni Paolo II, in una lettera indirizzata al suo Vicario per la diocesi di Roma, il 9 agosto del 1982, esprimerà ciò che da sempre la Chiesa ha detto a riguardo dell’uso dell’abito ecclesiastico. «L’abito ecclesiastico, come il religioso, ha uno speciale significato per il sacerdote diocesano. Ha soprattutto il carattere di un segno che lo distingue dall’àmbito secolare in cui vive. Tale abito è utile per gli impegni di evangelizzazione, e ci porta a riflettere su che cosa rappresenta il cristiano per il mondo. È nel primato dei valori spirituali che si sviluppa la vita dell’uomo.

Allo stesso modo, nell’ambito della nuova evangelizzazione, sarà il Prefetto della Congregazione per il Clero, che, l’8 dicembre del 2003, dirà quanto segue, a riguardo dell’uso della talare. «Oggi, nell’ambito della nuova evangelizzazione, il mondo ha bisogno di sacerdoti che ascoltino la chiamata del Santo Padre: “Duc in altum” (portare al largo la nostra navigazione), mostrandosi alla gente con l’abito ecclesiastico, che li distingua dappertutto come sacerdoti, al fine di rispondere alle necessità spirituali.

Ancora il Cardinale Leo Burke. – «Viviamo in una cultura totalmente secolarizzata, e oggi, più che mai, la gente e i fedeli bisogno di segni che mostrino la presenza di Dio fra di noi. E questi piccoli segni oggi hanno un significato molto maggiore che nel passato. Perché il mondo è carene di segni del sacro. Il mondo stesso sta andando verso una secolarizzazione (e una apostasia silenziosa. Ndt), che porta all’ateismo».

Il sacerdozio deve essere visibile, e la talare rende visibile il sacerdote. Quanti sono ormai quelli che si sono allontanati dalla Chiesa e dalla fede! Ma il vedere la talare del sacerdote, del religioso o della religiosa, ricorda a molti la presenza della Chiesa. La talare e un testimone muto e una presenza costante della Chiesa nel mondo.

Che cosa succederebbe se tutti i sacerdoti, i seminaristi, i novizi e le novizie, i religiosi e le religiose, usassero la loro veste talare? In questo modo la Chiesa sarebbe visibile in ogni luogo e in ogni momento. La Chiesa sarebbe presente nella società! Che grande ed efficace evangelizzazione, senza atti, né parole, ma unicamente con il segno esterno dell’abito talare! L’abito talare è per la gloria di Dio e viene dalla Sua Chiesa!

Eccolo lì , questo abbigliamento affascinante che riscaldò la mia infanzia, a cui anelai nei miei sogni e disegnai con tenerezza nella mia candida immaginazione. Quella talare pesante che catturò le mie pupille di bambino. Quell’abito amato, desiderio di infanzia e motore del mio destino, talare che riempirà la mia vita. Eccola là, solitaria e silenziosa, austera e interpellante. La mia vecchia talare dei momenti solenni e usuali. Impoverita e ingrigita. Ingrigita per il tanto uso, ma decorata di luce immarcescibile! Veste talare che unisce il cielo alla terra. Un indumento sacro che ti configura con chi rappresenti. Una seconda pelle nutrita, non del sangue e della carne, ma dall’Alto. Una veste portata a terra dal richiamo degli angeli.

Mia vecchia talare sgualcita da ore infinite di faticoso apostolato. Mia vecchia talare stracciati in mille lotte e sudori, e mille volte lavata, ma sempre rediviva! Talare nera, non per il lutto. Talare sacra. Talare vicina e amica, che stabilisce una diga indistruttibile con ciò che non è di Dio! Talare santa, che mi configura con Cristo come sacerdote. Tale nobiltà ci obbliga a ben portarla! Talare, soprabito e riparo di santi. Talare, reliquia viva! Talare, che sopravvive al secolo! Talare tradizionale, mille volte combattuta e sempre vittoriosa. Mio sogno sognato. Che possa essere sepolto con quel sudario santo, rivestito della santa talare! Così la morte non farà paura, ma sarà dolce. Con lei dormo placido il sonno dei giusti. E quando le mie ossa marcite diventeranno polvere, possano fondersi con questo santo abito: veste di resurrezione e di pienezza che non marcisce!

La talare è per eccellenza l’abito del sacerdote cattolico, e ci configura in un modo speciale con il sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo. La talare è moderna e attuale, come moderno e attuale è il messaggio che ci porta: la pace e la croce di cristo. Quella croce, che il mondo continua a negare. Nulla e nessuno potrà impedirmi di portare la talare. Lo vuole mia Madre, la Chiesa! Viva la talare!

Traduzione di Claudio Forti
Claudio Forti14 agosto 2017

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