Gregoriana e Angelicum: due
opposte voci sull’Humanae vitae
Cinquant’anni fa, con l’enciclica Humanae vitae, Paolo VI confermò in maniera vincolante la posizione della Chiesa sulla contraccezione. Nel documento pubblicato il 25luglio 1968, il Papa ribadì che «è esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione. (…) È quindi errore pensare che un atto coniugale, reso volutamente infecondo, e perciò intrinsecamente non onesto, possa essere coonestato dall’insieme di una vita coniugale feconda».
L’enciclica di Paolo VI provocò le ire dei cattolici progressisti e liberali dell’epoca, capeggiati dal cardinale primate del Belgio Leo Suenens. La contestazione fu violenta e l’enciclica criticata da vescovi e teologi, fu disapplicata da larga parte del mondo cattolico. Giovanni Paolo II però confermò la dottrina enunciata dal suo predecessore e nell’enciclica Veritatis splendor proclamò l’esistenza di verità morali assolute, valide in ogni tempo e in ogni luogo, che a nessuno è lecito trasgredire.
Benedetto XVI, il 10 maggio 2008, affermò che a quarant’anni dalla sua pubblicazione, l’insegnamento dell’Humanae vitae «non solo manifesta immutata la sua verità, ma rivela anche la lungimiranza con la quale il problema venne affrontato». Questo insegnamento è destinato ad essere capovolto? In vista del cinquantesimo anniversario della Humanae vitae, papa Francesco ha nominato una commissione presieduta da mons. Gilfredo Marengo per «ricostruire, esaminando la documentazione conservata presso alcuni archivi della Santa Sede, l’iter compositivo dell’Enciclica, che si è sviluppato con fasi distinte dal giugno 1966 alla sua pubblicazione, il 25 luglio 1968».
Gli anni dal 1966 al 1968 furono quelli in cui la commissione pontificia nominata nel 1963 da Giovanni XXIII si orientò sempre più nettamente verso l’apertura alla contraccezione e cercò di convincere Paolo VI ad ammettere la liceità dell’interruzione delle nascite. Che senso la riesumazione di questi eventi, se non quello di una revisione, per fare dire alla Humanae vitae il contrario di quanto essa allora stabilì? Il tentativo avviene attraverso la rilettura della Humanae vitae alla luce della Amoris laetitia, l’esortazione post-apostolica di papa Francesco che oggi viene presentata come un nuovo “paradigma morale”, destinato a modificare la dottrina dei Papi precedenti.
Per capire quale sarà la direzione dei novatori, basterà seguire il ciclo di lezioni su Il cammino della famiglia a cinquant’anni da Humanae vitae, inaugurato il 19 ottobre all’Università Gregoriana al fine di dare, come osserva Edward Pentin, un «new look» alla Humanae vitae. Secondo Emilia Palladino, uno dei sedici relatori che si alterneranno, in otto incontri,da ottobre a maggio, il corso si propone di «capire come mettere in sintonia il quadro normativo di Humanae vitae con la tensione al rinnovamento alla luce del primato della coscienza che si respira in Amoris laetitia». La Palladino cita le parole di papa Francesco secondo cui «la Parola di Dio non può essere conservata in naftalina come se si trattasse di una vecchia coperta da proteggere contro i parassiti! No. La Parola di Dio è una realtà dinamica, sempre viva, che progredisce e cresce perché è tesa verso un compimento che gli uomini non possono fermare».
Il 14 dicembre Emilia Palladino discuterà sul tema Rileggere Humanae vitae (1968) a partire da Amoris Laetitia (2016) con Maurizio Chiodi, teologo della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, lo stesso che nel suo libro Etica della vita apre all’ammissione della procreazione artificiale, se sorretta da una «intenzione generante». I personaggi che si confrontano e il tema dell’incontro già dicono tutto.
Sul fronte opposto, i cattolici fedeli al perenne insegnamento della Chiesa non indietreggiano, convinti che se la Chiesa potesse modificare ad libitum la sua morale, guiderebbe le anime non alla salvezza, ma verso il caos e la perdizione. Sabato 28 ottobre, su iniziativa di Voice of the Family, un’organizzazione inglese che riunisce 25 associazioni pro-life internazionali, si riuniranno nell’aula magna della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) alcuni tra i più apprezzati studiosi e leader pro-life di tutto il mondo.
La perenne validità dell’insegnamento della Chiesa in materia di contraccezione e la denuncia degli errori opposti, sarà esposta da John Smeaton, Direttore della Society for the Protection of Unborn Children (UK); Roberto de Mattei,Presidente della Fondazione Lepanto; Josef Seifert, Fondatore e primo Rettore della International Academy of Philosophy; padre Serafino Lanzetta, dell’ Università di Lugano;don Shenan Boquet, Presidente di Human Life International; Jean Marie Le Méné, Presidente della Fondazione Lejeune; Thomas Ward, Fondatore e Presidente della National Association of Catholic Families; Philippe Schepens, Segretario Generale della World Federation of DoctorsWho Respect Human Life; John-Henry Westen, Co-fondatore e Direttore di Life Site News. Il convegno sarà aperto dal cardinale Walter Brandmüller e concluso dall’arcivescovo Luigi Negri.
Ciò che è in gioco non sono le opinioni di due scuole di pensiero, ma i fondamenti della morale cattolica. L’incontro dell’Angelicum, idealmente opposto a quello della Gregoriana, è un importante evento in cui risuonerà in maniera chiara non solo la voce della famiglia, ma la voce della Chiesa, oggi così spesso offuscata e deformata. (Emmanuele Barbieri)
Avvenire mente: il problema non sta nella contraccezione ma nel rifiuto alla vita
l giornale della CEI Avvenire ha trovato il modo di suicidarsi sdoganando la contraccezione
Non si tratta più di invitare il “piccolo gregge” e le persone intelligenti a risparmiare quel soldino, per non comprare più Avvenire che di fatto è diventato il giornale della morte per l’Anima…. ma sta diventando sempre più urgente aiutare a far comprendere i danni che – certi argomenti intrapresi contro la dottrina morale della Chiesa e la stessa Legge di Dio – questa gente sta seminando, si leggaqui cosa sta accadendo.
Victor Hugo nel suo I Miserabili affermava che “C’è un solo modo di rifiutare il Domani, è morire“, e questo sta facendo il giornale di Avvenire, voce ufficiale dei Vescovi italiani, loro che dovrebbero sollevare ogni giorno inni alla Vita hanno finito per schierarsi con la Morte. Perché, diciamolo chiaramente, il problema della “contraccezione” è un falso problema, sissignori, è un falso problema. La contraccezione è solo una escamotage per giustificare aborti e l’irresponsabilità di chi non vuole assumersi oneri VITALI. La contraccezione è quel muro che viene alzato quando si vuole impedire alla VITA di entrare nel mondo.
Che cosa sta accadendo? Bisogna fare un piccolo passo indietro e tornare – almeno brevemente – sull’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae, si legga qui. A quanti continuano a ripetere che una enciclica non è vincolante, ricordiamo che sbagliano di grosso anche e soprattutto quando il Pontefice che la firma afferma che il contenuto del Documento E’ PAROLA DI DIO, come ha scritto Paolo VI nella Humanae Vitae!
Sta accadendo che quando Paolo VI scrisse l’enciclica il 25 luglio del 1968, non volle fare una discussione sulla “contraccezione sì – contraccezione no”, ma piuttosto volle indirizzare l’attenzione del Popolo di Dio, e di tutte le persone dotate di coscienza e buona volontà, a comprendere IL VALORE DELL’AMORE CONIUGALE proiettato a quell’unica realtà che davvero soddisfa, anima, sazia, rende liberi e rende felici: COOPERATORI DELLA VITA NASCENTE, il vero sogno di “domani”.
L’AVVENIRE non deve sponsorizzare alcuna contraccezione, né mentale né materiale, perché sarebbe (e lo è) semplicemente il suicidio di Domani. Se non andiamo alla sorgente, alla radice del problema che avrebbe trovato nella contraccezione la sua diabolica e mortale ragion d’essere, non si comprenderà mai perché a partire dalla Bibbia e così tutto l’insegnamento morale ed etico della Chiesa, si sono sempre opposti a questi mezzi di PERVERSIONE.
La PERVERSIONE della contraccezione non sta semplicemente nell’uso che la Bibbia denuncia quale mezzo mortifero… ma sta proprio in quel PERVERTIRE IL PENSIERO che dalla Vita conduce alla Morte. Chiunque riduce la contraccezione al solo fatto che siamo liberi di fare ciò che vogliamo, o che questa non soddisfi l’amore coniugale (sic!), o che torni utile per la libertà della coppia, o perché ci sono “casi disperati”…. o che altra diavoleria vogliano dire come giustificazione, è PERVERSIONE DEL PENSIERO, perversione della mente e dei cuori, è ingannare la gente trascinandola nel baratro della più oscura ignoranza, nel caso del clero o dei Vescovi è mentire sapendo di mentire, è volgere le spalle alla Vita nascente e perciò è volgere le spalle a Dio, rifiutare Dio!
Purtroppo stiamo ancora pagando la falsa propaganda fatta dal protestantesimo e dalla Massoneria fra il 1700 e il 1800, ai danni di una Chiesa – per loro – oscurantista, rigorista, castrante ecc… che avrebbe visto nella sessualità o nel sesso, soltanto il demonio!! FALSO!!! Nessuna istituzione al mondo ha mai sublimato la sessualità spiegandola nella sua realtà più vera ed autentica. Certo, ci sono stati anni di difficoltà per farsi capire e spesso la Chiesa ha anche usato toni forti, ma per quale motivo? Che cosa c’è in gioco? LA VITA UMANA E LA SALVEZZA DELLE ANIME.
Di vero c’è il fatto di cui poco si parla IL PURITANESIMO che non è affatto cattolico ma protestante, attraverso il quale ci si è scagliati contro la donna spingendo l’uomo ad una misoginia assolutamente estranea al magistero morale della Chiesa. Il Puritanesimo spinse ad una vera castrazione mentale della sessualità nella coppia di sposi cristiani novelli. E qui chiudiamo questa parentesi, chi vuole la verità studi e la cerchi con tutta onestà.
Questo testo andava contro una sorta di impostazione ideologica del neomalthusianesimo che voleva essere un controllo di fatto sulle nascite e sullo sviluppo della realtà umana. In questo senso invece, Paolo VI ha riportato profondamente il tema nell’ambito antropologico, nell’ambito della vera libertà e della responsabilità che le persone devono avere nei confronti della propria vita e della vita degli altri. L’ enciclica è proprio l’implicazione antropologica del discorso riguardo all’unità che c’è nella vita matrimoniale tra l’amore reciproco degli sposi e l’apertura alla vita VOLUTO DA DIO, non a caso si parla di quella fedeltà “al disegno di Dio” il quale non prevede che alcun ostacolo lo fermi o lo snaturalizzi per arrivare così a spiegare quali sono i mezzi “leciti”. L’Humanae Vitae, perciò, non è affatto un testo di divieti per cui è necessario oggi “abbattere i muri dottrinali”, come pretenderebbe Avvenire, al contrario, è un testo DI APERTURA della mente e del cuore, della stessa ragione alla VITA che verrà.
L’errore che fanno tutti i difensori di questi mezzi è di rinchiudere la contraccezione in un concetto errato, appunto, della libertà mentre, l’esclusione è proprio la difesa della persona umana dal divenire OGGETTO DI PIACERE. Altri dicono: ma se siamo consenzienti, che male c’è?! E’ falso, perché entrambi si useranno consenzientemente è vero, ma non capendo che è solo una maschera per usarsi come OGGETTI….
Scrive Paolo VI nell’enciclica: “La dottrina della chiesa sulla regolazione della natalità, che promulga la legge divina, apparirà facilmente a molti di difficile o addirittura impossibile attuazione. E certamente, come tutte le realtà grandi e benefiche, essa richiede serio impegno e molti sforzi, individuali, familiari e sociali. Anzi, non sarebbe attuabile senza l’aiuto di Dio, che sorregge e corrobora la buona volontà degli uomini.” (n.20)
Da queste parole si deve comprendere la posizione assunta sempre dalla Chiesa: si tratta di una legge divina, non è una decisione ideologica presa da qualcuno nella Chiesa per attaccare gli sposi o impedirne alcuna felicità…. ciò che deve essere insegnato è la comprensione a questa legge, è quel comprendere che senza l’aiuto di Dio non andiamo da nessuna parte! Chiunque remi contro la legge divina è perché rifiuta quest’aiuto della GRAZIA, Lutero ne fu l’esempio calzante, vedi qui, ed oggi, a quanto pare, sembra che questi pastori abbiano sposato il suo pensiero, abbandonandosi ai vani ragionamenti delle nuove mode del tempo (2Tim.4,1-5).
Diciamoci infine la verità una volta per tutte: chi è a favore della contraccezione è perché avversa LA CASTITA’.
Sotto attacco è la vera castità, non la castrazione, ma quella PUREZZA insegnata nei Vangeli e dalla Chiesa. Il tema centrale dell’enciclica infatti è quel poter ricorrere ai periodi infecondi PER ENTRARE NEL CUORE della castità. Due dimensioni che vengono messe a tema per sottolineare il soggetto umano, l’uomo e la donna, come soggetti (e non oggetti) di responsabilità e da questo punto di vista – veramente profetico – è il richiamo che Paolo VI ha fatto alla dimensione casta dell’amore coniugale. In questo senso la castità è proprio una figura umanizzante perché dice che la persona nella relazione amorosa non deve essere determinata semplicemente dall’impeto istintivo o dalla pulsione ma che deve entrare la responsabilità, libertà e la volontà.
Quindi in questo senso la castità è un’espressione della temperanza degli affetti dentro il rapporto coniugale. Questo permette che la persona rimanga pienamente soggetto di libertà, diversamente si fa della persone UN OGGETTO DA USARE PER SFOGARE LE PROPRIE PULSIONE e giustificarle come una sorta di “necessità” per il benessere della coppia. Ma non è così e la Bibbia stessa, con Gesù come testimone indiscutibile, conduce in questo senso la dimensione della castità negli affetti e aiuta a tenere l’io in rapporto con tutta la realtà in modo adeguato, a dare un ordine agli affetti, a trattarsi sempre come persona e mai a ridurre l’altro a un proprio tornaconto, un oggetto. Questa è stata la dimensione veramente profetica di Paolo VI e di cui poco si parla, o si preferisce tacere.
Se non si affronta l’argomento in termini corretti e si avanza baldanzosamente con la perversione della ragione – cosa che sta facendo Avvenire – difficile poi far capire alle genti perché il tutto dell’argomento ricade nel VI Comandamento, rinchiudendo le risposte in certi “sì e no” incomprensibili, dando la colpa alla Chiesa di castrare gli sposi e la loro libertà! Le cosiddette “NORME MORALI” che ci provengono dai Comandamenti, non sono stati dati da Dio per impedirci di essere liberi perché, la vera libertà non è “faccio quello che voglio”, ma scegliere se stare con Dio e tutta la Sua Legge, o contro Dio e la Sua Legge e cercare di capire dove Egli vuole condurci, attraverso le Sue Norme.
La contraccezione DEFORMA IL VERO senso della libertà umana, influisce diabolicamente sul suo pensiero UCCIDENDO IL FUTURO. ADULTERIO SIGNIFICA “FALSIFICARE”…. mentre la maggior parte della gente quando sente questo termine pensa solo al sesso…. e poi vengono a dire che è la santa e vera Chiesa di Cristo a “castrare” il pensiero degli uomini! Ma per favore!! Il sesso è uno STRUMENTO gestito e dettato dalle “Norme morali divine”, chiunque le calpesti, con qualunque mezzo contraccettivo, ADULTERA LA MISSIONE DEGLI SPOSI e ne falsifica il Matrimonio, falsifica l’unione, falsifica il proprio futuro impedendo a nuove vite umane di nascere.
Le “Norme” (da “Norma” che significò dapprima «assicella di legno, regolo» e per traslato «regola, norma» che significa «guidare diritto») servono e sono necessarie, a questo serve il libero arbitrio e la ragione. Una sessualità senza norme morali è soggetta alla DEPRAVAZIONE, alla sua stessa falsificazione. Senza norme morali tutto può essere giustificato, come infatti sta già avvenendo, e persino l’unione con animali risulterà una giustificata libera scelta da accettare come normale.
Ebbene chi si pone questa domanda non ha capito il cuore del problema e rifiuta di andare all’origine del problema che non è l’uso del contraccettivo in sé ma l’uso falsificato della sessualità, la deformazione dell’unione coniugale, la depravazione del vero significato della libertà e – del vero problema che sta a monte – NON VOLERE ALTRI FIGLI. Oggi dove soprattutto i FIGLI che sono valutati come “merce, peso, persino malattia” è fondamentale ritornare – per loro stessi – a ragionare su quell’AMORE CHE LI HA ACCOLTI e non sulla necessità del contraccettivo…. Ragionare sulla vita umana attraverso un contraccettivo, pone l’obbiettivo verso una dinamica perversa “IL FIGLIO E’ MIO… E DECIDO IO QUANDO AVERLO”, mentre non è affatto così, il donatore è DIO… perché senza quell’alito vitale, nulla vive, nulla esisterebbe di ciò che esiste. Il contraccettivo da il potere PERVERSO all’uomo di gestire della vita a suo piacimento, insegnando ai figli per altro che la loro vita E’ DIPESA DA UN CONTRACCETTIVO SI’ O NO, da un colpo di fortuna, o peggio da UNO SBAGLIO perché magari l’oggetto era bucato o difettoso!
Il 3 ottobre 2008, così si espresse Benedetto XVI per i 40 anni della Humanae Vitae:
“A distanza di 40 anni dalla pubblicazione dell’Enciclica possiamo capire meglio quanto questa luce sia decisiva per comprendere il grande “sì” che implica l’amore coniugale. In questa luce, i figli non sono più l’obiettivo di un progetto umano, ma sono riconosciuti come un autentico dono, da accogliere con atteggiamento di responsabile generosità verso Dio, sorgente prima della vita umana. Questo grande “sì” alla bellezza dell’amore comporta certamente la gratitudine, sia dei genitori nel ricevere il dono di un figlio, sia del figlio stesso nel sapere che la sua vita ha origine da un amore così grande e accogliente… (…) La tecnica non può sostituire la maturazione della libertà, quando è in gioco l’amore. Anzi, come ben sappiamo, neppure la ragione basta: bisogna che sia il cuore a vedere. Solo gli occhi del cuore riescono a cogliere le esigenze proprie di un grande amore, capace di abbracciare la totalità dell’essere umano.”
– il venerabile Pio XII fece un bellissimo Discorso alle ostetriche, vedi qui:
“Il Nostro Predecessore Pio XI di felice memoria nella sua Enciclica Casti Connbii del 31 dicembre 1930 proclamò di nuovo solennemente la legge fondamentale dell’atto e dei rapporti coniugali : che ogni attentato dei coniugi nel compimento dell’atto coniugale o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, attentato avente per scopo di privarlo della forza ad esso inerente e di impedire la procreazione di una nuova vita, è immorale; e che nessuna « indicazione » o necessità può mutare un’azione intrinsecamente immorale in un atto morale e lecito ( cfr. Acta Ap. Sedis vol 22, p. 559 e segg.).”
– il domenicano Padre Angelo Bellon, ha offerto molte riflessioni sull’argomento, indichiamo questa, vedi qui, dove saggiamente risponde:
“Giovanni Paolo II ha detto: “Se si esclude dai rapporti coniugali radicalmente e totalmente l’elemento potenziale di paternità e di maternità, si trasforma perciò stesso la relazione reciproca delle persone. L’unione nell’amore slitta verso un godimento comune, o, per meglio dire, verso quello dei due partner” (K. Wojtyla, Amore e responsabilità, p. 216). E “violando le leggi della natura, si viola anche la persona, facendone un oggetto di godimento, anziché farne un oggetto di amore. La disposizione alla procreazione, nei rapporti coniugali, protegge l’amore, è la condizione indispensabile di una vera unione delle persone” (Ib., p. 218).
Ancora: “Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità. Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (Familiaris Consortio 32c). In altri termini, gli atti contraccettivi cessano di essere un atto di autentico amore. E Giovanni Paolo II dice che sono atti viziati da una falsità, che incide grandemente sulla comunione coniugale…”
– «Noi portiamo il peso dell’umanità presente e futura. Bisogna pur comprendere che, se l’uomo accetta di dissociare nell’amore il piacere dalla procreazione (e certamente oggi lo si può dissociare facilmente), se dunque si può prendere a parte il piacere, come si prende una tazza di caffè, se la donna sistemando un apparecchio o prendendo ‘una medicina’ diventa per l’uomo un oggetto, uno strumento, al di fuori della spontaneità, delle tenerezze e delle delicatezze dell’amore, allora non si comprende perché questo modo di procedere (consentito nel matrimonio) sia proibito fuori dal matrimonio. La Chiesa di Cristo, che noi rappresentiamo su questa terra, se cessasse di subordinare il piacere all’amore e l’amore alla procreazione, favorirebbe una snaturazione erotica dell’umanità, che avrebbe per legge soltanto il piacere.»
(J. Guitton, Paolo VI segreto)
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