ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 9 ottobre 2017

Il “Mondo Nuovo” sotto i nostri nasi

Così la Chiesa si è spaccata sulla Catalogna

Il Vaticano si è dichiarato contrario all'indipendenza, ma sul territorio molti sacerdoti spingono per la secessione. L'ultima grana per Papa Francesco

La Chiesa cattolica non ha una visione unanime sull'indipendenza della Catalogna. Se Papa Francesco, infatti, si è indirettamente dichiarato dalla parte della "legalità costituzionale", la situazione sul territorio catalano è lungi dal rappresentare la posizione che il Vaticano ha espresso.


Trecento, nello specifico, sarebbero i sacerdoti catalani schieratisi a favore del referendum, quindi contro le decisioni della Corte Costituzionale spagnola. Una divisione resa ancor più evidente dall'iniziativa presa dal vescovo di Tarragona, che ha scritto una lettera ai sacerdoti catalani chiedendogli di non prendere posizione e di favorire la mediazione. La Chiesa, insomma, deve scegliere se divenire un ponte all'interno di un processo di pacificazione o se assecondare gli animi di chi sta cercando di dar vita ad una nuova nazione.

Lo scorso 22 settembre, però, 282 preti e 21 diaconi hanno scritto, a loro volta, una lettera nella quale hanno apertamente criticato il governo spagnolo per non aver concordato "le condizioni" relative al referendum. Gli stessi, nel testo, hanno sottolineato che considerano "legittima e necessaria la realizzazione di questo referendum", riferendosi alla consultazione dello scorso primo ottobre e hanno invitato, si legge qui, "i cattolici e tutti i cittadini della Catalogna a riflettere sull’importanza degli attuali avvenimenti e a votare secondo coscienza nell’esercizio del diritto fondamentale che ogni persona ha di esprimere liberamente le sue convinzioni". Ma anche tra gli abati e i vescovi ci sono posizioni favorevoli o non ostili all'indipendentismo catalano: Xavier Novell Gomá, vescovo di Solsona, è un aperto sostenitore della bontà della secessione; Josep Maria Soler, abate di Montserrat e Octavi Vilà, abate di Poblet, hanno scritto un comunicato durante le ore più concitate di questa vicenda, chiedendo, tra le altre cose, che venissero trovate delle "soluzioni".
Il governo centrale di Madrid ha individuato nel dialogo con Papa Bergoglio e con la Chiesa cattolica una delle strade percorribili per la difesa dell'unità nazionale. Un discorso inverso, invece, vale per il governo catalano, che avrebbe nel già citato Josep Maria Soler e nel cardinale arcivescovo di Barcellona Juan José Omella, che i commentatori ritengono molto vicino a Papa Francesco, due interlocutori in grado di poter mediare con l'esecutivo di Rajoy al fine della secessione. L'ultima lettera in ordine di tempo, poi, quella di Jaume Pujol, vescovo di Tarragona, chiarifica come la Chiesa non abbia una posizione condivisa da tutti al proprio interno. Scrive, infatti, Pujol: "Non prendiamo pubblicamente posizioni che possono essere causa di contrapposizione". E ancora: "Non dimentichiamo che siamo pastori di tutti i fedeli. Le nostre scelte personali, totalmente legittime se prese consapevolmente, non dovrebbero emergere in questo momento. Cerchiamo di essere elementi di unione e non di divisione. Non coinvolgiamo la Chiesa, che è madre di tutti, né usiamo luoghi sacri per questioni politiche. Non mi piace vietare ciò che viene fatto con coscienza e ben pensato e nel rispetto della legge della Chiesa, ma vi chiedo di essere prudenti e di consultarvi prima di prendere decisioni che possono influenzare la visione che le persone hanno della Chiesa". "Non ne siamo proprietari, ma amministratori", chiosa il vescovo, che, nell'evidenziare la necessità di assumere un atteggiamento prudente, sembra ribadire l'esistenza di una forte divisione sul tema tra gli ecclesiastici catalani.
Papa Francesco, sarà bene sottolineare, non ha personalmente parlato della questione. La contrarietà all'indipendenza catalana è stata espressa dall'ambasciatore della Santa Sede in Spagna, Gerardo Bugallo, e dal cardinale Parolin. Del resto, notano alcuni, una presa di posizione diretta del Papa rispetto ad una situazione che vede la Chiesa profondamente divisa nel territorio in cui il tutto si svolge, potrebbe non risultare utile alla causa del "dialogo" tra le parti. Fatto sta che il referendum catalano ha fatto emergere un'inaspettata pluralità di visioni. Il Vaticano, probabilmente pressato tanto da Puidgemont quanto dal governo centrale di Madrid, potrebbe anche scegliere di assumere un atteggiamento elastico, al fine, anche, di non evidenziare il frazionamento delle posizioni.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/cos-chiesa-si-spaccata-sulla-catalogna-1450719.html
Grazie ad un consolidato asse tra Pd e gerarchie della Chiesa Cattolica, la proprosta di legge per lo Ius soli è tornata nell'agenda di Governo come una priorità. La realtrà però ci dice che il tem...

Fanculo la Catalogna e la sua telenovela, stanno preparando il “Mondo Nuovo” sotto i nostri nasi


“(ANSA) – ROMA, 9 OTT – Una nave tunisina e una barca a bordo della quale vi erano una settantina di migranti sono entrate in collisione al largo delle coste di Tunisi. Nell’incidente, secondo quanto si apprende, vi sarebbero numerose vittime.(ANSA). QA 09-OTT-17 10:22 NNNN”. E ancora: “Alcuni dispersi. Maggior parte dei migranti tratti in salvo (ANSA) – ROMA, 9 OTT – Nella collisione tra la nave e il barcone, avvenuta in acque Sar maltesi, sarebbero morti otto migranti ed alcuni sarebbero dispersi. La maggior parte delle persone che erano a bordo del barcone sono state tratte in salvo. (ANSA). QA 09-OTT-17 11:18 NNNN”. Ma guarda un po’ le combinazioni, a volte. Come ricorderete, la scorsa settimana vi avevo parlato dell’emersione di un nuovo fronte migratorio, la cosiddetta “rotta tunisina” denunciata da sindaci e procuratori siciliani: “sbarchi fantasmi” di uomini tra i 20 e 40 anni, nessuna donna o bambino, che una volta giunti su territorio italiano venivano burocraticamente muniti di foglio di via, con cui si pulivano il culo, prima di sparire.

Ed ecco che arriva la tragedia a levare pressione dal governo, il quale pensava di aver risolto la questione pagando gli ex trafficanti libici tramutatisi in guardiani, un po’ come Soros mutato da speculatore a filantropo. Siano 8 o 15, poco cambia: se c’è il morto in mare, tutto torna in discussione. Oltretutto nella dibattuta area “search and rescue” maltese, quella che Minniti ha provato per settimane a coinvolgere nel piano di gestione degli arrivi, senza successo. E magari torneranno buone anche le ONG, stranamente sparite dagli schermi radar dopo l’accordo libico e il vademecum del Viminale. Ci saranno storie da raccontare, gente che scappa da guerra e fame, cadaveri che riaffiorano dal mare, necessità di intervento: la retorica dell’accoglienza è pronta a gettare un bel tappeto sulla questione tunisina, di fatto il piano del governo di Tunisi di svuotare le carceri di delinquenti, offrendo loro la possibilità di scegliere: libertà lasciando il Paese o galera. Indovinate cosa scelgono? Tutti felicissimi di venire a pagarci la pensione, ci mancherebbe.
E guarda caso, questo strano speronamento con poche vittime ma molto impatto, arriva a poche ore dall’appello a freddo proprio del ministro dell’Interno, Marco Minniti, durante un forum organizzato dalla redazione di “Avvenire”. Se ve lo siete perso, vale la pena di sentire le sue parole. “La legge sullo ius soli va approvata entro questa legislatura, anche senza correzioni. Lo dico con nettezza: credo che si debba fare di tutto per approvarla, anche così com’è, in questa legislatura. Più difficile sarebbe correggerla, perché si accorcerebbero i tempi parlamentari per approvarla”. Insomma, al netto delle critiche di essere troppo di destra, ecco una bella virata calcolata a sinistra. E ancora: “Lo ius soli ha a che fare col tema dell’integrazione. Perché chi si integra bene, difficilmente aderirà ai proclami dei terroristi”. Infine, “il mio obiettivo è andare verso il superamento dei grandi centri d’accoglienza, superare Isola Capo Rizzuto, superare Mineo, per passare a strutture piccole e meglio gestibili”. E cosa è accaduto, proprio in perfetta contemporanea con le parole di Minniti?

Non solo Anis Hanachi, il fratello dell’attentatore di Marsiglia, è stato arrestato a Ferrara con l’accusa di complicità nel duplice omicidio della scorsa settimana alla stazione della città francese ma si è scoperto che era in Italia da poco, ha indottrinato lui Ahmed, l’assalitore ovviamente morto e, soprattutto, è stato un foreign fighters in Siria. Insomma, perfetto. Da un lato sei vuoi evitare radicalizzazioni, devi far passare lo ius soli e accettare gli arrivi da dislocare in centri più piccoli e gestibili per integrare, dall’altro l’emergenza terrorismo resta altissima nel nostro Paese. Casualmente, domani al Senato si discuterà la legge europea che contempla, oltre a mille tagliole di censura legate al linguaggio dell’odio e al razzismo, anche il contrasto al terrorismo on-line, tra cui quella che potrebbe portare a pene detentive per chi guarda filmati ritenuti legati a propaganda o indottrinamento al terrore. Il tutto, con la campagna elettorale alle porte. Quante cazzo di coincidenze ragazzi, roba da non credere. Sono paranoico? Forse ma di di sicuro lo siamo in due, stando a questo tweet
In fact, an understanding of the risks of machine learning (ML) drives small-c conservatism in solving some issues.
For example, lots of journalists have celebrated academics who have made wild claims of how easy it is to spot fake news and propaganda.

di Alex Stamos, capo della sicurezza di Facebook, che vi invito a leggere nella sua interezza.
E mi risulta difficile credere che dietro questa messe di concomitanze ci sia solo il fato. Per un paio di motivi. Primo, appare strano che in Italia si sia sostanziato un filotto investigativo simile legato ai fatti di Marsiglia, visto che in Francia le autorità hanno fermato una quindicina di persone nei giorni scorsi, poiché ritenute legate all’attentato e tutte rilasciate con tante scuse poche ore dopo. E poi, se era stato classificato come atto di un radicalizzato singolo, com’è questa possibile rete tipo Spectre che salta fuori e poi si sgonfia? Secondo motivo, nel silenzio generale di chi è troppo occupato a seguire quella colossale troiata che è la telenovela catalana, giovedì scorso l’Assemblea Nazionale ha approvato a larga maggioranza le nuove leggi anti-terrorismo volute da Emmanuel Macron. Stando al governo, dal 1 novembre le nuove norme permetteranno di uscire dallo stato di emergenza che andava avanti dal 2015, prorogato per sei volte di fila. La riforma darà maggiori poteri al governo e ai prefetti in molti ambiti, riducendo il ruolo dei giudici. Forse la misura più controversa è la chiusura temporanea dei luoghi di culto per un periodo massimo di sei mesi in casi di emergenza.

Ma anche sulle decisioni riguardo la residenza di un individuo a rischio, sulle perquisizioni, sul controllo dei cellulari e delle comunicazioni personali, l’esecutivo potrà agire a propria discrezione. Tra gli altri provvedimenti previsti, viene ampliato l’uso delle intercettazioni e aumentato il controllo alle frontiere: il perimetro geografico dei controlli d’identità verrà esteso a un raggio di venti chilometri dai porti, dagli aeroporti internazionali e i posti di frontiera. La legislazione speciale ha limitato il potere della magistratura e aumentato quello della polizia, che ha arrestato oltre 400 sospettati e condotto più di 4mila perquisizioni. Ora la discussione passa al Senato, dove il voto è atteso per fine mese. Insomma, lo stato di emergenza diventa legge ordinaria: ovvero, perenne. Gran bel colpo. Anche di spugna, soprattutto sui molti capitoli oscuri della recente storia di anti-terrorismo francese, in primis la provenienza delle armi usate nella strage del Bataclan, casualmente sottoposta al vincolo del segreto militare.
Ma gli Stati seri fanno così, cercano di prendere due piccioni con una fava: imporre il controllo sociale con l’alibi dell’emergenza terrorismo e, sfruttando la stessa, cominciare a blindare seramente le frontiere per tamponare il caos migratorio in arrivo. Vogliamo parlare della Germania? Ieri a Berlino si è tenuto un Incontro cruciale a porte chiuse tra la Cancelliera tedesca, Angela Merkel e il suo alleato bavarese della Csu, Horst Seehofer, in vista della messa a punto di un programma di governo. La principale richiesta della componente bavarese dell’Unione CDU-CSU sarebbe proprio porre il tetto di 200mila immigrati l’anno, una tema cui la Cancelliera si è già detta contraria ma che, invece, pare aver trovato spirali di apertura.

Stando a Seehofer, sono state proprio le politiche della Merkel sul tema dell’immigrazione a favorire la forte affermazione di Alternative fur Deutschland. Detto fatto, la CSU ha pubblicato una lista di dieci richieste, tra cui quella di tornare alle radici conservatrici della coalizione, oltre al tetto sugli immigrati: “Dobbiamo combattere l’avanzata dell’AfD e far tornare indietro i nostri elettori”. La Merkel è pronta al grade passo indietro? Una cosa è certa, avendo a che fare con CSU e Liberali, difficilmente potrà mantenere la barra dritta sul tema migranti: a meno di un ripensamento della SPD verso una nuova, Grosse Koalition. Il rischio, in quel caso, sarebbe però quello di un ulteriore boom di AfD. Gli analisti sono certi: il voto di domenica in Bassa Sassonia potrebbe orientare molto le decisioni della Cancelliera. Anche perché, se questo grafico

ci mostra come l’elettorato over-40 non creda a una vera riunificazione del Paese, quest’altro parla chiaro:

stando a uno studio previsionale dell’Institut der Deutschen Wirtschaft di Colonia, la popolazione della Germania salirà a 83,1 milioni entro il 2035. Il motivo? Il flusso continuo di migranti, sia economici che umanitari. Ma, guarda caso, dei 16 lander, sette vedranno invece un calo demografico, segnatamente nella ex DDR, dove i giovani scappano all’estero per mancanza di opportunità, i migranti non vogliono andare e l’invecchiamento della popolazione appare un tema ineludibile. Addirittura, in Sassonia-Anhalt, la previsione di calo della popolazione è del 10,6%. Ora, guardate questi altri due grafici:


sicuri che saranno proprio i migranti a pagarci le pensioni e garantire la stabilità dei conti? Nei Paesi seri si comincia a ragionarci su e si blindano le frontiere, pensando ad altre soluzioni. Qui, invece, pensiamo allo ius soli. Buona estinzione a tutti. Con o senza pop-corn.
Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @maurobottarelli

Di Mauro Bottarelli , il 63 Comment 
https://www.rischiocalcolato.it/2017/10/fanculo-la-catalogna-la-sua-telenovela-stanno-preparando-mondo-nostri-nasi.html

IUS SOLI: lezioni di civiltà – da parte di chi?


Natasha Daneu
Rammento ciò che sull’argomento ebbe a dire il compianto Sartori, che quanto a scienza e coscienza politica superava di gran lunga il livello dell’odierna casta politica italiana.
Nel 2013 sul Corriere scriveva che la sinistra, «avendo perso la sua ideologia, ha sposato la causa (ritenuta illuminata e progressista) delle porte aperte a tutti, anche le porte dei Paesi sovrappopolati e afflitti, per di più, da una altissima disoccupazione giovanile». All’allora ministra Kyenge spiegava che l’Italia non era un paese meticcio e le rimproverava la convinzione di dare «per scontato che i ragazzini africani e arabi nati in Italia sono eo ipso cittadini integrati.» Indicava esempi di paesi dove «indù e musulmani non si sono mai integrati». Alla trasmissione La Zanzara chiosava: «Lo jus soli è un’idea demente, sarebbe l’ultimo colpo per consentire l’accesso a tutti, migranti e clandestini».
Aggiungo che tanto la ex ministra Kyenge (indicata nell’elenco dei membri europarlamentari affidabili della OSI del famigerato speculatore Soros, affiancato dalla nostra Bonino), quanto gli odierni immigrati, arrivano da «stati invertebrati, ectoplasmatici, fondati sulla spartizione del sovrappiù economico, prodotto per via delle rendite naturali, da parte di clan, di famiglie allargate», stati i cui regimi militari repressivi costituiscono la spina dorsale, – tanto per ricordare un concetto espresso dal prof. Sapelli, altro rinomato esperto di politica economica internazionale.
Il prof. Sapelli già nel 2011 spiegava come «per coloro che sono contrari a ogni ipotesi di convivenza multiculturale distinta di più appartenenze nazionali sotto il tetto di uno stesso Stato, la sola cittadinanza attiva e operante permessa è quella che si costituisce aderendo all’ethos dello Stato di accoglienza. Ma aderire all’ethos nazionale dello Stato in cui l’immigrato s’insedia è possibile solo con un radicamento occupazionale e con un’integrazione culturale attivamente ricercata. Già oggi non siamo di fronte né all’una né all’altra. Immaginiamoci, quindi, cosa potrà succedere in futuro con altre ondate immigratorie.»
Sempre il prof. Sapelli ha commentato a luglio di ques’anno le dichiarazioni di Boeri dell’INPS a proposito degli immigrati: «Queste persone aiutano il sistema previdenziale soltanto se inserite all’interno di un regime contrattuale che prevede il pagamento regolare dei contributi pensionistici. Tutto il contrario di ciò che avviene oggi dove aumentano i posti di lavoro solo dopo i 50/55 anni e dove i giovani non entrano nel mercato del lavoro se non in condizioni di precariato. Quella di Boeri è una dichiarazione senza senso scientifico.» Ed a proposito delle ondate immigratorie ha scritto: «L’arrivo di questa immigrazione in blocco è un evidente tentativo di destabilizzazione deciso da potenze che vogliono destabilizzare l’Unione Europea».
Gran difensore dello Jus soli appare Emanuele Fiano, responsabile nazionale del PD, ovvero segretario nazionale della Sinistra per Israele (il cui presidente è Furio Colombo) fondata nel 2005 «per una lettura corretta ed equilibrata della vicenda mediorientale e a salvaguardia dei diritti di Israele.» Gradirei tanto che il  sionista socialista del Hashomer Hatzair ci spiegasse perchè  mai allo stato di Israele sia concesso il diritto di erigere muri a difesa da tale immigrazione, mentre agli stati europei no? – Una civiltà dei furbi e dei fessi?
Natasha Daneu
http://www.maurizioblondet.it/ius-soli-lezioni-civilta-parte/

Traduzione di due interessanti brevi video dalla Francia e dalla Spagna


Il primo è una breve intervista al direttore François Billot de Lochner, direttore del giornale francese online Liberté politique. Tema: La menzogna è il principale strumento per la decostruzione sociale.
Il secondo è un “commento alla tragicommedia catalana” di Alfonso Basallo, direttore del giornale spagnolo online ACTUALL.
François Billot. – Oggi la menzogna è lo strumento principale dei decostruttori. Ma non è una cosa nuova. Durante la Rivoluzione Francese, nell’Assemblea si diceva chiaramente: “Voi dovete mentire, perché è ciò che alla fine permetterà di far prosperare la Repubblica”. Sono ormai note le dichiarazioni di membri della Convenzione, che sono del tutto straordinari. A quell’epoca la menzogna era considerata come facente parte del normale processo rivoluzionario, che avrebbe davvero permesso di disarmare la società, trasformandola completamente.
Intervistatore. – Ci faccia degli esempi.
François Billot. – Beh, è presto detto, perché mi riferisco a un personaggio straordinario, è un racconto incredibile! Io ringrazio questo signore di avere illustrato il suo pensiero. Si tratta del celebre Romero, che è presente in tutte le battaglie relative all’aborto, al matrimonio omosessuale, all’eutanasia, eccetera. È la punta più avanzata dei maestri di pensiero, e davvero un campione di categoria della distruzione dei valori morali della Francia. Lo stesso Romero ha dichiarato: “Ma certo che noi eravamo consapevoli, al tempo dei PAX, che questi avrebbero portato inevitabilmente al matrimonio fra omosessuali. Certo, aveva ragione!
Si vede un breve video in cui Romero conferma quanto affermato da François Billot.
François Billot. – Ecco, bisogna avere una strategia politica per arrivare dove si vuole. E si utilizza la menzogna per disorientare la società per giungere alla vittoria. Oggi è l’arma maggiore per i decostruttori, e se ne servono con forza e ardore da decine di anni.
Intervistatore. – Come si può far fronte a questa “arma di distruzione di massa” della società?
François Billot. – Beh, ascolti, io non vedo che una soluzione. La menzogna è utile solo quando è pubblica. Questo vuol dire che è utilizzata dai media, perché la gente non sappia che si mente. Dunque, per contrastare la menzogna bisogna escludere i media più noti, che vivono sulla menzogna, e orientarsi verso i media che informino correttamente, rispettando la verità dei fatti. Liberté politique è uno di questi (E cita altri media francesi che informano e formano. Per noi italiani potremmo citarne alcuni, come Libertà e Persona, La Nuova Bussola Quotidiana, Basta Bugie, Tempi, L’Occidentale, Radio Maria, e tanti altri. Ndt). Quindi – prosegue François Billot – il nostro dovere è di consultare questi mezzi di comunicazione, che sono davvero al servizio della verità. E sappiamo che verità e libertà debbono camminare assieme, perché è “la verità che ci renderà liberi”! Perché la menzogna, se continua a diffondersi così, ci metterà direttamente sulla scia della distruzione e della morte.
Di che cosa vivrà la Catalogna dopo il suo “brexit”?
Alfonso Basallo. – La vicenda catalana mi ricorda il fidanzato che va a chiedere a un padre la mano di sua figlia. E allora il padre gli chiede: “Beh, ma di che cosa vivrete”? e il ragazzo gli risponde: “Io, dell’amore, no”? Si, ma non si vive di solo amore, e non si vive nemmeno di nazionalismo, perché sono cose molto simili, a volte drammatiche, ma poco pratiche. Però in questo caso si vive di questo. E per questo i catalani si stanno imbarcando in questa avventura, che non ha ritorno. Perché dovremmo chiederci: chi pagherà gli stipendi del mese di ottobre ai Mozos de scuadra? Che cosa succederà con la produttività e il lavoro, che potrebbero sfumare? Che cosa succederà con il debito catalano? Cosa succederà alla tranquillità finanziaria della Catalogna, ora sostenuta dal Fondo di Liquidità autonoma dello Stato? Cosa succederà alle banche? Già sappiamo che le due principali banche della Catalogna, Caixa e Sabadell, stanno progettando il trasferimento di sede in vista del possibile collasso economico.
Significativamente, il giorno successivo del referendum le due banche perdettero il 10% in Borsa. E gli azionisti hanno perso 3 miliardi di euro. Ecco questa è la tremenda responsabilità di un’élite corrotta e nazionalista, che vuole portare la Catalogna in un cammino senza ritorno.
Colui che ha saputo riflettere nel modo migliore al riguardo è stato l’economista David Tarduga, quando ha detto che l’indipendenza della Catalogna gli ricorda la rappresentazione del “fantoccio Monchito”. Tutti ricordiamo le pantomime del Fantoccio Monchito, di José Luis Moreno. (José Luis Moreno è un famoso ventriloquo spagnolo, che diverte con le sue scenette comiche azionando il fantoccio con il suo braccio destro. Visibile nel video. Ndt). Sarebbe come se quel fantoccio volesse chiedere a José Luis l’indipendenza. Ma, che cosa succederebbe al fantoccio se volesse staccarsi da colui che gli dà voce e vita?
Signor Luis Puidgemont, ciò che non può essere, non può essere! È impossibile!
(Questi due brevi interventi ci fanno capire quanto sia subdola e spesso affascinante la menzogna di “colui che è menzognero e omicida fin dal principio”. Del diavolo, insomma, alla cui seduzione propagandistica spesso credono anche coloro che dicono di non credere alla sua presenza malefica. Non per nulla il famoso economista Ettore Gotti Tedeschi, in un suo recente libro, lo definisce “Il grande pensionato”. Infatti, nell’epoca delle ideologie, di cui fanno parte anche i nazionalismi insensati, egli ha già chi lavora per lui. Così le varie promesse di libertà, diritto e autodeterminazione, finiscono in tragedia. Per questo la storica Angela Pellicciari, dà per sottotitolo al suo libro La gnosi al potere: “Perché la storia pare essere una continua congiura contro la verità”. Ma in questa società liquida e relativista, il cui dogma è che non esiste verità, ma solo opinioni, ecco che si impone sempre più il pensiero unico e il tarlo della divisione e della disgregazione. Quale sarà allora l’antidoto a questi tremendi mali? Beh, il ritorno (la conversione), a Colui che è Verità, Amore e vittoria contro il Male, la disgregazione e la morte! Sapranno i popoli europei, in questo 7 ottobre, che ci ricorda la vittoria della cristianità sull’islam, nella battaglia navale di Lepanto, ritrovare le loro vere radici cristiane e, con i fratelli polacchi, prendere in mano l’«arma» del Rosario, invocando la Regina delle Vittorie a difesa della vera concordia e fraternità, che solo Dio Padre ci dà?

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