UN DEPLIANT SULLA COMUNIONE. IN BOCCA? IN MANO? E PERCHÉ
SOLO IN PIEDI COME I CAVALLI?
Un amico di una città del nord Italia mi ha mandato un bel depliant, stampato dalla sua parrocchia, in cui si danno le istruzioni per la comunione. Non so se si tratti di una pubblicazione diocesana, o si tratti di un’iniziativa a livello più ristretto. Fra l’altro si dice che “Da parecchi anni la Chiesa italiana ha riportato l’antica consuetudine di ricevere la Comunione nella mano. Questo non significa che è stata tolta l’usanza della comunione in bocca. Infatti una parte dei fedeli preferisce ancora riceverla così. Ricevere la comunione sulla mano però, appare oggi più fedele al gesto di Gesù nell’ultima cena. Egli ha spezzato il pane e lo ha consegnato ai discepoli perché lo mangiassero. Molto più tardi è prevalsa l’idea che il pane eucaristico non si potesse né toccare né masticare. In questo senso perciò il gesto della comunione in mano è più eloquente e significativo, se espresso correttamente”.
Come sapete, chi scrive non è un sapiente né uno studioso, per cui accetta tutto quello che gli viene detto. Però qualche noticina su questo punto ce l’avrei. In particolare dovesi dice che “non si devono fare segni di croce, inchini o genuflessioni, né prima né dopo”. E perché? Ciascuno vive quel momento – che è un momento non banale – a suo modo, e non mi sembra che un inchino, in segno di rispetto, o una genuflessione dopo aver ricevuto l’ostia, o un segno di croce siano altro che l’espressione di un movimento del cuore verso la santità di quel momento.
Nelle istruzioni non si fa cenno all’usanza – ancora ben viva in molti Paesi – di ricevere l’ostia in ginocchio. E anche questo mi suona male, devo confessarlo. Anche perché nel linguaggio del corpo – che è importantissimo – vediamo che l’inginocchiarsi ha un significato profondo di rispetto. La proskìnesis del cristianesimo orientale, la posizione dei fedeli dell’islam, le varie forme di genuflessione delle religioni orientali esprimono qualche cosa di vero e di profondo nel rapporto con il divino. Perché privarsene e ridurre il momento centrale della messa, e magari della settimana, per chi ci crede, a un gesto da buffet – self service?
Tornando a parlare della mano e della bocca, c’è anche qui un problema di rispetto. Chi scrive si sposta molto in bicicletta; ma il problema è simile anche per chi, per esempio, si reca alla messa in autobus. In bicicletta uno tocca lucchetti, catene, e altre parti del veicolo che sono rimaste esposte all’ambiente; un ambiente certo non pulito. Certamente le mani del fedele sono meno pulite di quelle del sacerdote – vi ricordate le foto di quelli che celebravano con i guanti? C’era una ragione di rispetto, non era giusto per eleganza…- . Ebraismo e islam, in momenti e maniere diverse, chiedono ai fedeli abluzioni e purificazioni. Che non vengono invece proposti ai cristiani. Se l’ostia è realmente quello che pensiamo che sia, non è preferibile riceverla dalla mano lavata di un alter Christus?
MARCO TOSATTI
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.