Massoni e monsignori a convegno:
chi l’ha avuta vinta?
Dopo l’affollarsi di commenti: critici, giustificatori e plaudenti, sul convegno tenutosi a Siracusa il 12 novembre 2017: “Chiesa e massoneria, così vicini così lontani?”, pensiamo sia il caso di spendere qualche parola a proposito di questa “clamorosa” iniziativa che rientra nella logica moderna di una neochiesa tutta protesa, ormai, a cercare di conciliare l’inconciliabile, non in funzione dell’affermazione della verità, bensì dell’affermazione dell’equivoco. Il modo migliore, infatti, per sostenere l’errore non è difenderlo, ma equivocarlo: non solo non lo si condanna più, ma, non potendolo difendere, lo si confonde con la verità e gli si conferisce una qualche giustificazione, anche se indiretta.
Dal punto di vista massonico, indire un convegno su “Chiesa e massoneria” è cosa logica e coerente, il problema infatti è tutto massonico; ed invitare a tale convegno dei monsignori della neochiesa è cosa altrettanto logica e consequenziale.
E’ dal confronto che emergono le possibilità di intesa o di dissenso, si dice oggi.
Bene hanno fatto, quindi, Mons. Staglianò, vescovo di Noto (SR) e Mons. Alliota, docente di teologia presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania, ad accettare l’invito dei massoni e ad intervenire per dire la loro. Interventi che, in effetti, hanno ribadito l’insegnamento della Chiesa, al cospetto di massoni che peraltro lo conoscevano già.
Mons. Antonio Staglianò, nel suo accalorato intervento. Questa volta senza la chitarra, visto che non era nella sua Cattedrale di Noto.
La Chiesa, da tre secoli, ha espresso e ribadito la condanna di questa organizzazione molto umana, per un verso, e molto sui generis, per l’altro, soprattutto se si pensa che la stessa è nata, nel XVIII secolo, non per contrastare la Chiesa, ma per negare il vero Dio, in nome di un “dio” che non sarebbe più l’Essere Creatore sussistente in Sé stesso, ma l’ideatore dell’Universo secondo una logica meramente umana e ristretta nei limiti della comprensione umana. Insomma, un “dio” fatto a immagine dell’uomo e non viceversa.
E’ logico che un “dio” di tal fatta non possa essere un mistero, ma è altrettanto logico che l’uomo, per poter credere a questa realtà irreale, ha bisogno di avvolgerla in un mistero fittizio, anch’esso frutto della sua mente, al punto da dichiarare a se stesso che, per quanto fitto, tale mistero può essere penetrato e compreso da lui.
E’ la concezione massonica dell’accesso alla conoscenza, che può prodursi con le sole forze umane.
Concezione che ha una sua logica, poiché se il mistero massonico può essere penetrato e “compreso” dall’uomo, è perché esso è racchiuso nei limiti dell’umano: come dire che, in realtà, non è un mistero, ma un semplice espediente per rendere interessante la medesima concezione “umana”. In altre parole: un piccolo trucco per potersi compiacere della supposta onnipotenza umana, la quale, logicamente, non ha più bisogno di un Dio trascendente, perché non può esserci nulla che trascenda l’uomo.
Questa concezione, per poter essere accettata dall’uomo, ha bisogno di assolutizzarsi, cioè ha bisogno di essere sentita come una verità, fino alle sue estreme conseguenze: ha bisogno di essere sentita come “la” verità. Ed è a questo punto che si scontra con la religione di Dio, che è il veicolo della verità. Anche il più sprovveduto degli uomini si rende conto che può esistere solo “una verità”, perché ammettere più verità equivale ad ammettere che non v’è alcuna verità. Da qui, l’inevitabile negazione della verità del vero Dio, il cristianesimo, a favore dell’affermazione della verità del falso “dio”, il massonismo.
Tutta la lotta della massoneria contro il cristianesimo e la Chiesa che lo rappresenta e lo pratica e lo predica, nasce da questa intrinseca esigenza umana, logica e ineluttabile. La massoneria, infatti, sostiene in teoria il rifiuto e la condanna dei dogmi della Chiesa, cioè delle verità relative alla verità di Dio; e in pratica promuove ogni possibile iniziativa che porti alla demolizione della Chiesa, in quanto portatrice e propugnatrice di una falsa verità, essendo la sola verità quella massonica.
Ora, fino a quando nella Chiesa tutto questo era chiaro, essa manteneva la consegna della incompatibilità dell’appartenenza contestuale alla Chiesa stessa e alla massoneria; quando poi, col Vaticano II, la Chiesa giunse al possibilismo circa la credenza e la pratica della verità, ecco che tale incompatibilità passò in secondo piano, per far posto all’illusione che il confronto tra la verità e l’errore potesse portare ad una sorta di nuova verità comprendente la prima e non escludente il secondo.
Logica vuole che questa sorta di nuovo trucco dialettico non corrisponda a nulla di reale, ma la stessa logica permette di considerare che nulla osta a che in definitiva la verità possa affermarsi da sé e perciò stesso rivelare e rigettare l’errore. Ma, dal punto di vista meramente umano, questo vale sia per la verità vera, quella della Chiesa, sia per la verità falsa, quella della massoneria, la quale, in quanto tale, è solo errore, ma che la massoneria ritiene essere la verità. E’ da qui che nasce l’idea del convegno massonico con la partecipazione dei monsignori di Chiesa.
A furia di considerare possibile il confronto tra la verità e l’errore, col nocumento della prima e la giustificazione del secondo, è inevitabile che l’uomo finisca col convincersi che ogni cosa, per essere vera, deve passare per il vaglio dei limiti dell’umano. Certo che si tratta di una contraddizione e di una impossibilità, ma se ci si convince che il trascendente non esiste e che tutto ciò che esiste è immanente, ne deriva che l’umano è l’unica realtà possibile e che ogni altra realtà oltre l’umano è una mera deduzione umana e come tale possibile solo entro i limiti della comprensione umana.
Una volta, senza bisogno di ricorrere neanche alla religione, si aveva la consapevolezza che nulla potesse essere vero al di fuori della verità di Dio, causa e fine di ogni cosa esistente, oggi, anche a prescindere dalla religione, si ha il convincimento che nulla possa essere vero al di fuori della verità dell’uomo.
Non si tratta del capovolgimento della realtà, ma semplicemente della negazione della realtà: se tutto è nell’uomo, Dio non esiste: è la negazione di Dio, la quale, incoscientemente, è la negazione dell’uomo stesso, poiché anche il più sprovveduto degli uomini sa che l’esistente non è opera dell’esistente stesso, ma dev’essere opera di qualcosa o di qualcuno che per necessità sta fuori dell’esistente; e questo perché è evidente a chiunque che l’esistente è tale in quanto esiste e smette di esistere, e quindi nulla che può derivare dal suo esistere soggetto al non esistere, poiché sarebbe come dire che una cosa c’è e al tempo stesso non c’è. Solo ciò che sta fuori dell’esistenza, e cioè non è soggetto all’esistere e al non esistere, può essere causa di ciò che è esistente, cioè di ciò che non sussiste di per sé, ma esiste in forza di un esistere eterno, un essere trascendente che resta immutabile a fronte della mutabilità dell’immanente.
Se si vuole cogliere l’incompatibilità tra credo cattolico e credenza massonica, occorre tenere presente questi elementi e considerare che la massoneria, per sua stessa natura è avversa al cattolicesimo, fino al punto che può solo mirare al suo accantonamento, in termini teorici, e alla sua distruzione in termini pratici, per impedire che possa essere d’ostacolo all’affermazione della sua verità, della verità massonica.
Quando oggi si ritiene possibile che possa instaurarsi un confronto tra Chiesa e massoneria, è perché si è finito col relativizzare la prima, vedendola praticamente come un mero prodotto umano, nonostante teoricamente la si consideri come il prodotto della volontà di Dio.
E’ questo che rende criticabile e condannabile l’intervento dei due monsignori al convegno massonico. Essi non hanno fatto male a partecipare e ad esporre l’insegnamento cattolico, ma hanno commesso l’errore di ritenere che un confronto potesse conciliare l’inconciliabile e potesse condurre alla stigmatizzazione dell’errore dopo aver riconosciuto all’errore stesso, con la loro partecipazione, un posto paritario a fianco della verità.
Se Nostro Signore si è lasciato condurre sul pinnacolo da Satana, non è per stabilire un confronto con lui, ma per rigettarlo nel suo errore e condannarlo, ricordandogli e ingiungendogli di sottomettersi alla suprema volontà di Dio, pena il suo rigetto fuori da ogni verità, che non fosse la verità dell’errore.
Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio … Non tentare il Signore Dio tuo. … Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto». (Mt. 4, 4-10).
Parole che significano che la vita dell’uomo non sta nell’umano, ma nel divino; che ogni pretesa umana è fallace; che ogni credo è tale solo se viene da Dio e riconduce a Dio.
La massoneria non riconosce alcuna di queste verità e come tale può essere solo ammonita con le parole di Nostro Signore: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto.
Questo si chiama chiarezza, quello che hanno detto e fatto i due monsignori si chiama equivoco.
Domanda peregrina: dopo gli interventi dei monsignori, quanti massoni hanno slacciato il grembiulino e sono andati a confessarsi per essere riammessi nella Chiesa?
Dai frutti li riconoscerete!, dice il Signore.
di Giovanni Servodio
Un appello alla cooperazione catto-massonica da Siracusa?
chi l’ha avuta vinta?
Dal punto di vista massonico, indire un convegno su “Chiesa e massoneria” è cosa logica e coerente, il problema infatti è tutto massonico; ed invitare a tale convegno dei monsignori della neochiesa è cosa altrettanto logica e consequenziale.
E’ dal confronto che emergono le possibilità di intesa o di dissenso, si dice oggi.
Bene hanno fatto, quindi, Mons. Staglianò, vescovo di Noto (SR) e Mons. Alliota, docente di teologia presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania, ad accettare l’invito dei massoni e ad intervenire per dire la loro. Interventi che, in effetti, hanno ribadito l’insegnamento della Chiesa, al cospetto di massoni che peraltro lo conoscevano già.
Mons. Antonio Staglianò, nel suo accalorato intervento. Questa volta senza la chitarra, visto che non era nella sua Cattedrale di Noto.
La Chiesa, da tre secoli, ha espresso e ribadito la condanna di questa organizzazione molto umana, per un verso, e molto sui generis, per l’altro, soprattutto se si pensa che la stessa è nata, nel XVIII secolo, non per contrastare la Chiesa, ma per negare il vero Dio, in nome di un “dio” che non sarebbe più l’Essere Creatore sussistente in Sé stesso, ma l’ideatore dell’Universo secondo una logica meramente umana e ristretta nei limiti della comprensione umana. Insomma, un “dio” fatto a immagine dell’uomo e non viceversa.
E’ logico che un “dio” di tal fatta non possa essere un mistero, ma è altrettanto logico che l’uomo, per poter credere a questa realtà irreale, ha bisogno di avvolgerla in un mistero fittizio, anch’esso frutto della sua mente, al punto da dichiarare a se stesso che, per quanto fitto, tale mistero può essere penetrato e compreso da lui.
E’ la concezione massonica dell’accesso alla conoscenza, che può prodursi con le sole forze umane.
Concezione che ha una sua logica, poiché se il mistero massonico può essere penetrato e “compreso” dall’uomo, è perché esso è racchiuso nei limiti dell’umano: come dire che, in realtà, non è un mistero, ma un semplice espediente per rendere interessante la medesima concezione “umana”. In altre parole: un piccolo trucco per potersi compiacere della supposta onnipotenza umana, la quale, logicamente, non ha più bisogno di un Dio trascendente, perché non può esserci nulla che trascenda l’uomo.
Questa concezione, per poter essere accettata dall’uomo, ha bisogno di assolutizzarsi, cioè ha bisogno di essere sentita come una verità, fino alle sue estreme conseguenze: ha bisogno di essere sentita come “la” verità. Ed è a questo punto che si scontra con la religione di Dio, che è il veicolo della verità. Anche il più sprovveduto degli uomini si rende conto che può esistere solo “una verità”, perché ammettere più verità equivale ad ammettere che non v’è alcuna verità. Da qui, l’inevitabile negazione della verità del vero Dio, il cristianesimo, a favore dell’affermazione della verità del falso “dio”, il massonismo.
Tutta la lotta della massoneria contro il cristianesimo e la Chiesa che lo rappresenta e lo pratica e lo predica, nasce da questa intrinseca esigenza umana, logica e ineluttabile. La massoneria, infatti, sostiene in teoria il rifiuto e la condanna dei dogmi della Chiesa, cioè delle verità relative alla verità di Dio; e in pratica promuove ogni possibile iniziativa che porti alla demolizione della Chiesa, in quanto portatrice e propugnatrice di una falsa verità, essendo la sola verità quella massonica.
Ora, fino a quando nella Chiesa tutto questo era chiaro, essa manteneva la consegna della incompatibilità dell’appartenenza contestuale alla Chiesa stessa e alla massoneria; quando poi, col Vaticano II, la Chiesa giunse al possibilismo circa la credenza e la pratica della verità, ecco che tale incompatibilità passò in secondo piano, per far posto all’illusione che il confronto tra la verità e l’errore potesse portare ad una sorta di nuova verità comprendente la prima e non escludente il secondo.
Logica vuole che questa sorta di nuovo trucco dialettico non corrisponda a nulla di reale, ma la stessa logica permette di considerare che nulla osta a che in definitiva la verità possa affermarsi da sé e perciò stesso rivelare e rigettare l’errore. Ma, dal punto di vista meramente umano, questo vale sia per la verità vera, quella della Chiesa, sia per la verità falsa, quella della massoneria, la quale, in quanto tale, è solo errore, ma che la massoneria ritiene essere la verità. E’ da qui che nasce l’idea del convegno massonico con la partecipazione dei monsignori di Chiesa.
A furia di considerare possibile il confronto tra la verità e l’errore, col nocumento della prima e la giustificazione del secondo, è inevitabile che l’uomo finisca col convincersi che ogni cosa, per essere vera, deve passare per il vaglio dei limiti dell’umano. Certo che si tratta di una contraddizione e di una impossibilità, ma se ci si convince che il trascendente non esiste e che tutto ciò che esiste è immanente, ne deriva che l’umano è l’unica realtà possibile e che ogni altra realtà oltre l’umano è una mera deduzione umana e come tale possibile solo entro i limiti della comprensione umana.
Una volta, senza bisogno di ricorrere neanche alla religione, si aveva la consapevolezza che nulla potesse essere vero al di fuori della verità di Dio, causa e fine di ogni cosa esistente, oggi, anche a prescindere dalla religione, si ha il convincimento che nulla possa essere vero al di fuori della verità dell’uomo.
Non si tratta del capovolgimento della realtà, ma semplicemente della negazione della realtà: se tutto è nell’uomo, Dio non esiste: è la negazione di Dio, la quale, incoscientemente, è la negazione dell’uomo stesso, poiché anche il più sprovveduto degli uomini sa che l’esistente non è opera dell’esistente stesso, ma dev’essere opera di qualcosa o di qualcuno che per necessità sta fuori dell’esistente; e questo perché è evidente a chiunque che l’esistente è tale in quanto esiste e smette di esistere, e quindi nulla che può derivare dal suo esistere soggetto al non esistere, poiché sarebbe come dire che una cosa c’è e al tempo stesso non c’è. Solo ciò che sta fuori dell’esistenza, e cioè non è soggetto all’esistere e al non esistere, può essere causa di ciò che è esistente, cioè di ciò che non sussiste di per sé, ma esiste in forza di un esistere eterno, un essere trascendente che resta immutabile a fronte della mutabilità dell’immanente.
Se si vuole cogliere l’incompatibilità tra credo cattolico e credenza massonica, occorre tenere presente questi elementi e considerare che la massoneria, per sua stessa natura è avversa al cattolicesimo, fino al punto che può solo mirare al suo accantonamento, in termini teorici, e alla sua distruzione in termini pratici, per impedire che possa essere d’ostacolo all’affermazione della sua verità, della verità massonica.
Quando oggi si ritiene possibile che possa instaurarsi un confronto tra Chiesa e massoneria, è perché si è finito col relativizzare la prima, vedendola praticamente come un mero prodotto umano, nonostante teoricamente la si consideri come il prodotto della volontà di Dio.
E’ questo che rende criticabile e condannabile l’intervento dei due monsignori al convegno massonico. Essi non hanno fatto male a partecipare e ad esporre l’insegnamento cattolico, ma hanno commesso l’errore di ritenere che un confronto potesse conciliare l’inconciliabile e potesse condurre alla stigmatizzazione dell’errore dopo aver riconosciuto all’errore stesso, con la loro partecipazione, un posto paritario a fianco della verità.
Se Nostro Signore si è lasciato condurre sul pinnacolo da Satana, non è per stabilire un confronto con lui, ma per rigettarlo nel suo errore e condannarlo, ricordandogli e ingiungendogli di sottomettersi alla suprema volontà di Dio, pena il suo rigetto fuori da ogni verità, che non fosse la verità dell’errore.
Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio … Non tentare il Signore Dio tuo. … Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto». (Mt. 4, 4-10).
Parole che significano che la vita dell’uomo non sta nell’umano, ma nel divino; che ogni pretesa umana è fallace; che ogni credo è tale solo se viene da Dio e riconduce a Dio.
La massoneria non riconosce alcuna di queste verità e come tale può essere solo ammonita con le parole di Nostro Signore: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto.
Questo si chiama chiarezza, quello che hanno detto e fatto i due monsignori si chiama equivoco.
Domanda peregrina: dopo gli interventi dei monsignori, quanti massoni hanno slacciato il grembiulino e sono andati a confessarsi per essere riammessi nella Chiesa?
Dai frutti li riconoscerete!, dice il Signore.
di Giovanni Servodio
(di P. Paolo M. Siano) Lo scorso 12 novembre si è svolto a Siracusa il convegno Chiesa e Massoneria. Così vicini, così lontani? organizzato dal Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani (GOI). Relatori: il teologo mons. Maurizio Aliotta, mons. Antonio Staglianò (Vescovo di Noto), Sergio Rosso e Santi Fedele (Gran Maestri Aggiunti del GOI).
Perché quel convegno? Su Avvenire, 1° novembre 2017, Don Ennio Stamile lascia intendere che «nonostante le differenze» è bene «intraprendere percorsi autentici di servizio al bene comune e all’impegno trasparente e responsabile per la giustizia sociale». Si tratta di una cooperazione catto-massonica a livello di giustizia sociale e solidarietà? Vediamolo attraverso i principali interventi.
1) Nel suo intervento di soli 11 minuti, mons. Aliotta dimostra una buona conoscenza della Massoneria indicando alcuni elementi che la rendono incompatibile con la Chiesa: antropocentrismo, religiosità ed iniziazione «sovra-confessionale», tolleranza relativistica. Aliotta, pur consapevole del pericolo di strumentalizzazioni cui espone il dialogo, sembra auspicare «la collaborazione intorno a progetti che contribuiscono a camminare verso una sempre maggiore umanizzazione».
2) Sergio Rosso (minuti 18:50) illustra l’opera filantropica del GOI e rivolge grandi elogi all’azione caritativa della Chiesa Cattolica nel mondo. Rosso non convince quando cerca di distinguere e separare il «laicismo» massonico dall’«anticattolicesimo». Anche lui raccomanda la cooperazione catto-massonica sul terreno della solidarietà per «ripristinare una […] era dello Spirito che ci è vicino»… Quale Spirito ?
3) La conferenza di mons. Staglianò, la più lunga, dura circa 50 minuti. Da quella relazione emerge una conoscenza approssimativa della Massoneria. Lui stesso ammette di aver dichiarato in un’intervista che non sa nulla di Massoneria… All’inizio mons. Staglianò cita alcune parole de Il Flauto Magico, celebre opera del compositore, cattolico e massone, Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). Staglianò cita e loda il teologo Hans Urs Von Balthasar il quale definì Il Flauto Magico «un’opera dai tratti divini» (parole di Staglianò)… Sua Eccellenza riporta anche il giudizio di Hans Küng sull’appartenenza di Mozart alla Massoneria: Mozart vi aderì perché trovò solo in essa gli ideali di uguaglianza, fraternità, libertà dell’Illuminismo, che invece non vedeva nella gerarchia cattolica di Salisburgo…
Forse il relatore avrebbe fatto bene a sottolineare che già nel Settecento l’appartenenza alla Massoneria (anche quella del tempo di Mozart) era incompatibile con la Fede Cattolica a motivo dell’indifferentismo religioso, relativismo, razionalismo, esoterismo, giuramenti massonici (con pene cruente per i massoni traditori)… Certo, Mons. Staglianò dice poi che non si può essere cattolici e massoni, ma non enuncia e non sviluppa chiaramente le ragioni di tale incompatibilità, invece accennate con precisione da mons. Aliotta che avrebbe meritato molto più spazio. Comunque mons. Staglianò non è tenero coi Massoni.
Ha detto più volte che sono scomunicati, c’è una scomunica, perché nel 1983 il Card. Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), l’ha confermata… Perciò tra massoni e cattolici c’è «un’abissale distanza», c’è «scomunica in atto». «Siete totalmente fuori, proprio fuori», ha detto il Vescovo ai massoni presenti. Addirittura mons. Staglianò ha accennato alla “voce” secondo cui ci sarebbero anche preti e Vescovi in Massoneria… Se ciò fosse vero – sottolinea – quei preti e quei Vescovi sono anch’essi scomunicati, con problemi di identità…
Purtroppo mons. Staglianò non dice, o non lo dice chiaramente, perché i massoni sono scomunicati, o perché la Massoneria è incompatibile con la Chiesa. Al riguardo desidero fare una precisazione. Il can. 2335 del Codice di Diritto Canonico (CIC) del 1917, che comminava la scomunica latae sententiae ai cattolici iscritti alla Massoneria, non è stato riassunto nel nuovo CIC del 1983 (in vigore dal 27-11-1983).
In virtù del can. 2335 del CIC del ‘17, il cattolico era ipso facto scomunicato nell’atto della sua adesione, o iniziazione, alla Massoneria. Nella dichiarazione del 26-11-1983 la CDF ha ribadito semplicemente la incompatibilità tra Massoneria e Chiesa precisando che i cattolici membri della Massoneria si trovano in stato di peccato grave e non possono ricevere la Santa Comunione. Punto. Non si parla di scomunica. Rimando ad alcuni miei articoli sull’argomento (https://www.corrispondenzaromana.it/listruzione-della-s-penitenzieria-suprema-ecclesiae-bona/; http://amicideltimoneferrara.blogspot.it/2017/09/la-massoneria-negli-acta-del-concilio.html; http://amicideltimoneferrara.blogspot.it/2017/11/la-massoneria-vista-dalla-congregazione.html ). Dunque, sembra che attualmente, dal punto di vista canonico, i cattolici massoni non siano scomunicati ipso facto nell’atto di aderire, o di essere iniziati, alla Massoneria (in 1° grado di Apprendista).
Tuttavia se nella loro formazione massonica abbracciano e palesano dottrine eterodosse, o cadono nell’apostasia, allora incorrono nella scomunica prevista per il delitto di eresia o apostasia (cf. can. 1364, CIC ‘83). Duole constatare che mons. Staglianò sferza quei cattolici che si sono dimostrati perplessi per la sua partecipazione a quel convegno: li stigmatizza come cattolici che si ritengono «doc» e «puri» e che invece sono abissalmente «lontani» (da lui? dalla Chiesa? da Cristo?); li rimprovera di avere problemi di identità cattolica…
Il Vescovo di Noto dice ai massoni che se ci sono «urgenze, chiamiamole, antropologiche» e se anch’essi vogliono alzare la voce per difendere la dignità umana, la libertà religiosa, allora devono «mostrare» il loro volto, così chi li ha scomunicati [la Santa Sede] possa riconoscere di aver scomunicato «una realtà che non esiste»… Staglianò li esorta perciò: «Camminiamo insieme in quella direzione»… Ma chiediamoci: che vuol dire mostrare il volto? Inoltre, la scomunica o lontananza verrebbe meno solo se i massoni mostrassero il volto? Se da un lato mons. Staglianò biasima energicamente l’abissale lontananza nella vicinanza (quella dei cattolici «puri»; catto-massoni inclusi?), dall’altro però sembra troppo vago nell’ipotizzare una vicinanza nella lontananza.
Infatti mons. Staglianò insiste molto sulla coscienza dicendo ai massoni che lui non vuole misurare la loro vicinanza o lontananza, ma devono essere loro in coscienza, nella loro antropologia, a dire che non sono ladri, né corrotti, né ideatori di trame, ecc… Ma in tal modo i massoni non sono lasciati nel loro soggettivismo? In effetti quei cattolici che aderiscono alla Massoneria seguono già la loro coscienza… Perciò il richiamo alla coscienza non è sufficiente, ma bisogna dare anche indicazioni chiare e nette, ad esempio: i massoni del Grande Oriente (GOI), se vogliono essere più vicini a noi cattolici, rinuncino all’esoterismo, alla Gnosi, al laicismo, all’avversione ai dogmi di fede e di morale…
5) Forse alquanto irritato dalle parole dure di mons. Staglianò, il Gran Maestro Aggiunto Santi Fedele (minuti 17:50) difende il GOI, la «trasparenza» pubblica e la privacy del GOI… Fedele definisce l’On. Rosy Bindi una «catto-comunista»… Fedele nega che i massoni compiono «strani rituali magici nel Tempio» (anche su questo avrei qualcosa da obiettare)… esalta la «morale laica» della Massoneria, ammette che il Grande Architetto dell’Universo della Massoneria di Anderson (1723) è deista. Infine (replicando ancora contro Staglianò), si dichiara orgoglioso della «serena consapevolezza» di trovarsi «fuori della comunità dei credenti».
Mi permetto di rimandare ad alcuni miei articoli (https://www.corrispondenzaromana.it/per-il-bussante-del-grande-oriente-ditalia-iniziazione-e-gnosi/; https://www.corrispondenzaromana.it/la-massoneria-del-grande-oriente-ditalia-dialogo-ed-esoterismo/ ) nei quali, sulla base di fonti massoniche, sottolineo l’essenza iniziatica ed esoterica della Massoneria del GOI. Iniziazione ed esoterismo (gnosi): ecco il vero “cuore” della Massoneria, ben oltre dunque il razionalismo, il laicismo, l’attività umanitaria.
Perciò – chiediamoci – in che misura, e fino a che punto, è possibile cooperare pubblicamente in opere di giustizia sociale e solidarietà, con chi pratica riti esoterici, gnostici, molto probabilmente aperti all’influsso sovra-umano o preternaturale ? (P. Paolo M. Siano)
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