ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 30 novembre 2017

La responsabilità di chi ha tramato la manipolazione


LA NUOVA BIBBIA PROTESTANTE



Una Bibbia "farlocca"? Come la neochiesa manipola anche le Scritture. Alcuni passaggi in cui è particolarmente evidente se solo si ha la pazienza di fare l'operazione di confrontare il testo originale con la traduzione italiana 
di Francesco Lamendola  

 

Già lo sapevamo e abbiamo sempre tentato, nei limiti del possibile, di difenderci, ma la cosa non è sempre facile, anche perché, a chi usa parecchio la Bibbia, pur sapendola quasi a memoria, succede di dare più importanza al contenuto che alla forma e di tralasciare il doveroso confronto fra il testo originale e le traduzioni. Un dotto e intelligente amico, Ruggero, ci ha segnalato alcuni passaggi in cui la manipolazione è particolarmente chiara ed evidente, se solo si ha la pazienza di fare questa operazione: confrontare il testo originale con la traduzione italiana. No, non stiamo parlando di una questione puramente filologica; non stiamo facendo un discorso che riguarda solo i palati fini e i biblisti più o meno specializzati: riguarda tutti i fedeli cattolici. Stiamo parlando di come la neochiesa sta manipolando, sotto il nostro naso, il testo della Bibbia, che è la Parola di Dio, per trasformarla, pian pianino, un po’ alla volta, ritoccando qua e modificando là, in una parola puramente umana, secondo le intenzioni e gli obiettivi di chi vuole togliere al popolo dei fedeli il suo bene più prezioso, per sostituirlo con un libro umano, troppo umano, che, alla fine di questa lenta e sistematica strategia, di “divino” conserverà poco, e di cristiano, nulla o quasi nulla.

Il problema è che le persone, normalmente, leggono la Bibbia così come se la trovano davanti: l’hanno acquistata in una libreria cattolica, vedono che è stata curata da una casa editrice cattolica, da personale specializzato cattolico, e non si fanno altre domande né si pongono altri problemi. La leggono con fiducia: con fiducia, cioè, che quanto scritto è proprio il testo autentico, semplicemente tradotto nelle varie lingue nazionali. Vogliamo dire che non stanno in guardia, non sono in sospetto, come non bada a non farsi rubare il portafogli colui che passeggia nel giardino di un suo amico; mentre sta in guardia colui che, con le valigie in mano, si muove all’interno di una grande stazione ferroviaria. Quest’ultimo sa che esistono i borseggiatori, i quali si approfittano della concitazione delle partenze e degli arrivi, del movimento continuo della folla, per cercar di sfilare il portafogli dalla tasca dei viaggiatori; mentre il primo, essendo nella proprietà di una persona fidata, non sospetta di nulla e non teme alcun furto. Purtroppo, l’atteggiamento di assoluta fiducia del cattolico verso il testo della Bibbia che si trova fra le mani era giustificato e legittimo fino a un certo punto della storia, diciamo fini agli anni del Concilio. C’è un prima e c’è un dopo, rispetto alla questione del grado di fiducia che si può accordare alle traduzioni della Scrittura, ed è la “svolta” del 1962-65, in pratica sino alla fine degli anni ’60 e al principio degli anni ’70, perché sono stati necessari alcuni anni perché la nascente neochiesa arrivasse a “normalizzare” anche questo aspetto, importantissimo benché poco appariscente, della vita cattolica; e diciamo della “vita” perché non si tratta di un aspetto che riguardi solo la cultura cattolica, ma il modo in cui milioni e milioni di persone, semplici e in buona fede, si accostano alla Parola del Signore. Per questo la responsabilità di chi ha tramato la manipolazione è ancora più grave: ingannare chi si fida completamente è cosa più riprovevole, più abietta che non ingannare qualcuno che sta in guardia, come ben mostra Dante nellaDivina Commedia, il quale, secondo l’insegnamento della teologia morale cattolica, considera più spregevoli i peccatori di quest’ultima categoria, la cui frode si esercita a danno di persone ignare e indifese. Pertanto, l’ideale sarebbe di leggere la Bibbia nel testo originale; e, siccome molte persone non conoscono il greco, e tanto meno l’ebraico, per non parlare della scomodità e della spesa che una simile scelta comporterebbe, specie per quanti si servono della Bibbia di frequente e se la portano anche in chiesa, alle funzioni, una soluzione accettabile sarebbe quella di leggerla in latino, nella traduzione della Vulgata di san Gerolamo, che per il Nuovo Testamento segue fedelmente l’ originale greco, grecismi e barbarismi compresi,  mentre per l’ Antico Testamento si fonda direttamente sui testi ebraici a lui disponibili  e sulla  versione greca dei cosiddetti Settanta (settantadue saggi di Alessandria d’Egitto). Di fatto, la Vulgata è stata proclamata la versione ufficiale della Chiesa cattolica dai padri del Concilio di Trento (1545-1563) e tale è rimasta per quattro secoli, cioè, appunto, fino al Concilio Vaticano II, che l’ha revisionata e ne ha iniziato l’opera di sottile e incessante manipolazione, questa volta ad opera delle singole Conferenze Episcopali (ed ecco spiegato, a chi non l’avesse capito, perché il cardinale Robert Sarah ha tentato di opporsi ad un ulteriore ampliamento delle facoltà discrezionali delle Conferenze Episcopali in ambito liturgico, incontrando l’immediata reprimenda, anzi, pardon, volevamo dire, l’immediata correctio paternalis  da parte del papa Francesco). La C.E.I. non ha mai smesso di aggiustare e ritoccare il testo della Bibbia, con la scusa di “aggiornarlo” e di “adeguarlo” ai tempi nostri – queste espressioni vi ricordano qualcosa? – e, se si pensa in quali mani si trova attualmente la C.E.I., non riesce difficile capire come questo organismo, l’assemblea permanente dei vescovi italiani, nato l’8 gennaio 1952, il cui peso e le cui attribuzioni sono silenziosamente cresciuti a dismisura, nel corso del tempo, come del resto quelli delle altre Conferenze episcopali nel mondo, sia divenuto, in realtà, uno degli strumenti privilegiati nella strategia della neochiesa per impadronirsi dell’intera Chiesa cattolica. Ricordiamo allora, perché è bene aver chiari questi dati, che l’attuale Presidente della C.E.I. è il cardinale Gualtiero Bassetti, già arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, nominato nel 2017, il quale, come piace al papa Francesco, dà moltissima importanza alle questioni sociali, per le quali si richiama esplicitamente al modello di Giorgio La Pira, cioè al cattolicesimo di sinistra, ultra-progressista e semi-marxista; ed è venuto a prendere il posto del “conservatore” Angelo Bagnasco, già arcivescovo di Genova ed erede spirituale del cardinale Giuseppe Siri, che fu il capofila degli oppositori al neomodernismo trionfante nel Concilio Vaticano II. E va sottolineato che la statura culturale di Bagnasco, come teologo e biblista, è tale che lo storico americano del cattolicesimo, Matthew Benson, lo ha definito “peso massino fra gli intellettuali”: un peso massimo che molti hanno considerato il candidato ideale per la successione al pontificato di Benedetto XVI, se le cose, in Vaticano, fossero andate come era lecito attendersi che andassero, cioè che vi fosse una linea di continuità, o, almeno, di non discontinuità, fra il papa uscente ed il nuovo, così come in genere è sempre accaduto e come si era visto anche nel “passaggio” da Giovanni Paolo II allo stesso Benedetto XVI. Il segretario attuale della C.E.I., poi, Nunzio Galantino, già vescovo di Cassano all’ Ionio, si laureò dottore in teologia con una tesi sullo storicismo di Dietrich Bonhoeffer, il che è tutto un programma: si vede che, da qualche anno in qua, studiare con devota ammirazione il pensiero dei teologi luterani, meglio ancora se appartenenti al filone della “teologia negativa”, è uno speciale titolo di merito nella Chiesa cattolica, la quale, evidentemente, ha bisogno di simili pastori. E cosa poi sappiano fare una volta divenuti vescovi e uomini di punta della Chiesa, lo si è visto in più occasioni, perché Galantino si è mostrato fra i più attivi membri della neochiesa, non risparmiando ai fedeli una serie di “sparate” dal sapore decisamente eterodosso, come quella volta in cui affermò, senza batter ciglio, che Dio non distrusse, ma “risparmiò” Sodoma, in omaggio alla linea gay-friendly, caratteristica della neochiesa e che non si fa alcuno scrupolo di alterare sfacciatamente la lettera e il senso delle Sacre Scritture. Per il resto Galantino, che, oltre a essere un bergogliano di ferro, è uno sfegatato immigrazionista e non perde occasione per esercitare pressioni sul Parlamento e sul governo italiano affinché spalanchino le frontiere all’invasione musulmana e concedano la cittadinanza ai figli di qualunque madre straniera nati nel nostro Paese, succede al vescovo Mariano Crociata, che era stato nominato da Benedetto XVI; e rappresenta l’ennesimo tassello del mosaico mediante il quale, con azione pianificata e capillare, il papa argentino sta piazzando uomini a lui fedelissimi in tutti i posti-chiave della Chiesa, estromettendone sistematicamente gli uomini che rappresentano, ai suoi occhi, il detestato “vecchio”. Infatti non ha forse dichiarato, Bergoglio, poco dopo essere stato eletto al soglio pontificio, in una famosissima intervista, di voler cambiare la Chiesa, come se ciò fosse un suo naturale e legittimo diritto, e senza che alcuno osasse fiatare?
Ma torniamo alla questione della Bibbia. La C.E.I,, da quando è in certe mani, ha varato una serie di ritocchi alla traduzione della Vulgata, e ha varato, in particolare, una traduzione della Bibbia “interconfessionale”, curata dalla editrice cattolica LDC di Torino e dalla casa editrice protestante Alleanza Biblica Universale di Roma: una vera e propria operazione di contrabbando, che mette in mano a milioni di cattolici in buona fede un testo farlocco, espressamente concepito quale compromesso fra la vera Bibbia cattolica e una versione che possa soddisfare gli eretici protestanti: il tutto in nome dell’ecumenismo politically correct e anche tenendo conto che, come dicono, molto disinvoltamente, gli autori della prefazione al volume, la fedeltà[della traduzione] non significa necessariamente “traduzione letterale”. Capito l’antifona? Dunque, chiunque viene lasciato libero di tradurre secondo il suo gusto, e di spacciare tale traduzione per buona e “cattolica”. Eppure, qualche ragione ci sarà stata, se la Chiesa cattolica, per secoli e secoli, ha tenuto per buono il testo della Vulgata, mentre Lutero, nel 1522-34, ha voluto tradurla in tedesco, alla sua maniera. O no? Sta di fatto che, se ci si prende la briga di confrontare il testo della Bibbia sedicente “interconfessionale” con quello latino della Vulgata, o anche con quello della scrupolosa Bible de Jérusalem, pubblicata dal 1948 al 1953 e radicalmente riveduta nel 1973 e soprattutto nel 1998, a cura della prestigiosa École biblique et archéologique française, ne scoprirà delle belle (si faccia caso che la cosiddetta Bibbia di Gerusalemme in versione italiana traduce, dalla vera Bibbia di Gerusalemme, solo il materiale critico, ma non il teso biblico, che rimane quello elaborato dalla C.E.I. nel 1971, e tuttora usato nella liturgia). Ne facciamo solo un paio di esempi.
In Giovanni, 18, 36, si legge: Se il mio regno appartenesse a questo mondo, i miei servi avrebbero combattuto per non farmi arrestare dalle autorità ebraiche. Di solito nel Vangelo si usa la formula principes civitatis per indicare i maggiorenti di un villaggio o le persone più ragguardevoli. Ci si chiede come fosse stato reso e scritto in greco e in latino questo concetto delle “autorità giudaiche” e si scopre che, semplicemente, non c’è. La Vulgata scrive: ministri mei utique decertarent ut non traderer Judaeis, ricalcando fedelmente l'originale greco.  Ugualmente la Bibbia di Giuseppe Ricciotti rende i miei servi combatterebbero perché non fossi consegnato ai Giudei e la Bible de Jérusalem - che traduce dall' originale greco - dice: Si mon royaume était de ce monde, mes gens auraient combattu pour quoi je ne sois pas livré aux Juifs. E nella vecchia Bibbia della C.E.I.: nelle mani dei Giudei. Quale il senso dell’ operazione manipolatoria? Diluire, annacquare, intorbidare le acque: la colpa non è dei Giudei ma solo di queste loro fantomatiche “autorità”.  
Come la neochiesa manipola anche le Scritture

di Francesco Lamendola

Del 30 Novembre 2017
Sant'Andrea Apostolo
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