ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 26 dicembre 2017

E credenti in che cosa?


UNA MANOVRA "EVIDENTE"          
                    

L’invasione dell’Europa da parte dei falsi profughi, per il 90% islamici è forse materia di fede? Che dietro l’implosione della Chiesa cattolica ci sia una manovra è ormai sotto gli occhi di tutti, basterebbe fare "due più due" di Francesco Lamendola  

  

Che dietro l’implosione della Chiesa cattolica ci sia una manovra ben precisa, studiata e pianificata a tavolino, e diretta da forze estranee, è ormai sotto gli occhi di tutti, o, quanto meno, di tutti quelli che sono disposti a tenerli aperti e a guardare nella direzione giusta, invece di tenerli chiusi o di usarli per guardare dall’altra parte, quando ciò che si vede non è conforme ai propri gusti, alle proprie aspettative o alle proprie convinzioni. Questo ossessivo battere e ribattere della neochiesa sul tema di cosiddetti migranti, per esempio, nonché della concessione della cittadinanza a tutti quelli che la vogliono acquisire: ogni benedetto giorno, e perfino nella omelia del santo Natale, indicano che il (falso) papa Bergoglio e i suoi giannizzeri stanno mettendo in opera un copione che era già stato scritto ben prima della sua fortunosa elezione. Chi lo vuol vedere, chi lo vuol capire, lo vede e lo comprende: senza bisogno di fare ricorso a chissà quali ipotesi complottiste, a chissà quali dietrologie. Basta fare due più due.L’invasione dell’Europa da parte dei falsi profughi, è forse materia di fede? La concessione della cittadinanza italiana a tutti i bambini stranieri che vi nascono, è forse una questione di fede? Evidentemente, no; eppure, questo è il tema principale del giorno: assillante, martellante, implacabile. E allora, perché?
Ovvio che Bergoglio e i suoi non stanno lavorando al servizio della Chiesa cattolica, ma contro di essa; specie tenendo conto che il novanta per cento dei falsi profughi, e aspiranti cittadini italiani, sono di religione islamica. Se poi si considera che questo stesso personaggio, ora insediato sulla cattedra di Pietro, ha dichiarato, al principio del suo pontificato, che il proselitismo è una solenne sciocchezza, e che anche recentemente, facendo un viaggio “apostolico” in Myanmar, è stato così bravo da non pronunciare in pubblico, nemmeno una volta, il nome del nostro Signore Gesù Cristo, le cose diventano ancora più chiare. Immigrati islamici, sì; cittadinanza agli immigrati, sì; apostolato, no: tutto ciò è compatibile con il ruolo di un romano pontefice? È coerente con la ragion d’essere della Chiesa cattolica? Se la Chiesa cattolica diventa un’agenzia di accoglienza e promozione dell’immigrazione clandestina, in gran parte islamica, e nello stesso tempo si rifiuta di annunciare alle genti il Vangelo di Gesù Cristo, essa è ancora quel che dice di essere, cioè la Chiesa cattolica? Oppure è un’altra cosa? Secondo noi, è un’altra cosa. È una neochiesa sincretista, gnostica e massonica, impregnata di modernismo da cima a fondo: dunque, una chiesa eretica e apostatica, perché il modernismo non è soltanto una versione progressista del cattolicesimo, ma è una vera eresia, solennemente condannata dal Magistero.
Su questo non ci piove: questi sono fatti, non opinioni.

Sosa Abascal il "gesuita buddista"

E che la neochiesa sia una conventicola di eretici modernisti, lo vediamo tutti i giorni, anche da altri segnali, chiamiamoli così interni ad essa. Per esempio, le lodi smodate di monsignor Paglia al radicale Pannella, campione di ogni sorta di peccati: dal divorzio all’aborto, dalla droga alle unioni omosessuali. L’ostentata stima ed amicizia di Bergoglio per Emma Bonino ed Eugenio Scalfari vanno nella stessa direzione: distruggere, nei fedeli, il senso di ciò che è buono, di ciò che è giusto, di ciò che è vero. Le affermazioni scandalose, provocatorie, insopportabili di padre Sosa: il diavolo non esiste; il matrimonio cristiano non è indissolubile; non si sa cosa realmente abbia detto Gesù Cristo; e le sue pose, altrettanto provocatorie, come il farsi fotografare in un tempio buddista, in mezzo ai monaci buddisti, che medita seduto a terra, nella posa del loto (non sia mai che qualcuno lo sorprenda in una chiesa, inginocchiato a pregare, le mani giunte, da buon cattolico: oh, sarebbe una intollerabile mancanza di delicatezza verso i non cristiani!). E poi, siccome il modernismo non sarebbe pienamente tale senza il progressismo, ecco la comunità di sant’Egidio, che da anni si è autonominata la vera interprete delle virtù evangeliche, trasformare una delle più belle basiliche di Roma, quella di Santa Maria in Trastevere, il giorno di Natale, in una sala da pranzo per centinaia di poveri, d’immigrati, di musulmani, con Andrea Riccardi che passa in tivù a riscuotere il consueto omaggio delle telecamere: certo i tavoli si potevano sistemare anche nei saloni parrocchiali, ma vuoi mettere la soddisfazione di trasformare la casa del Signore in un refettorio, in modo da togliere ogni residuo alone di spiritualità, di trascendenza; in modo da far dimenticare ai cristiani cosa siano il digiuno, la penitenza e la preghiera, e da convincerli che conta solo l’inclusione del diverso, solo l‘accoglienza del barbone, solo la cittadinanza al musulmano. È così che si trasforma una religione in una cooperativa di volontariato, laica al cento per cento; con un papa che non parla mai di Dio e raramente di Gesù Cristo, e con dei vescovi e dei cardinali che fanno a gara nel riempirsi la bocca di parole d’ordine sociali, politiche ed economiche, ma non parlano mai del peccato e della grazia, del bene e del male, del paradiso e dell’inferno; figuriamoci, questa è roba vecchia, roba d’altri tempi: i tempi di prima del Concilio, immaginatevi un po’!
Ora che dietro tutto questo ci sia una precisa regia, è cosa ormai visibile a chiunque la voglia vedere. E anche le tappe, i singoli passaggi di questa strategia appaiono sempre più chiari, sempre più riconoscibili, se appena ci si prende la briga di guardar le cose da vicino, sfrondate dalla retorica che, dopo il Concilio, è stata immessa a fiumi nella vita della Chiesa: quella dei papa boys, per esempio, e delle mega Giornate mondiali della Gioventù, che di cattolico non hanno nulla e si risolvono in vergognose ammucchiate profane, con tanto di balli scomposti in riva al mare, e cin tanto di vescovi e cardinali che fanno a loro volta i buffoni, per la gioia di orde di giovani spinti a tali raduni non da un profondo bisogni interiore, ma, spesso, semplicemente dalla possibilità di rompere i freni e godersi qualche spasso e qualche avventura sessuale a buon mercato. E qui una precisa ed enorme responsabilità ricade su papa Wojtyla e sul suo gusto per le masse adoranti, per le folle strabocchevoli, per le ovazioni e per quel che in altri tempi e in altri luoghi si chiamava “culto della personalità”: sicché pareva che tutti quei giovani, che tutti quei cattolici non adorassero, con lui, il nostro Signore Gesù Cristo, ma che adorassero lui, il papa; che ballassero per lui, che facessero i buffoni per lui; che facessero il tifo da stadio per lui, che battessero le mani a lui. Quel che accade oggi con Bergoglio è il frutto “maturo” di quella stagione: la stagione dei grandi numeri e della superficialità, dell’esteriorità, della Chiesa che rinuncia a se stessa, al suo stile, alla sua misura, ai suoi tradizionali mezzi espressivi, e si trasforma in una grande impresa rock o punk, in una super discoteca, in una festa permanente dove tutto quello che conta è urlare e andare in delirio davanti a un papa che si atteggia a dio onnipotente, e che non invita i fedeli a rivolgere l’anima al Padre celeste, ma li incita a scatenarsi nei loro bassi istinti, il tutto dietro la misera foglia di fico di una “pastorale dei giovani” che è solo mondanità, disordine e contraffazione sistematica e spudorata degli autentici valori cristiani.

Una neochiesa sincretista, gnostica e massonica, impregnata di modernismo da cima a fondo: una chiesa eretica e apostatica

Fino a un certo punto, abbiamo chiuso gli occhi anche noi; abbiamo pensato che, per esempio, l’esplosione programmata del “caso Williamson” fosse una polpetta avvelenata per indebolire il pontificato di Benedetto XVI e, magari, costringerlo alle dimissioni, come poi è avvenuto (cfr. il nostro articolo: Il “caso Williamson” fu un complotto per screditare Benedetto XVI, pubblicato sul sito di Arianna Editrice, il 29/07/2015). Poi ci siamo resi conto che l’obiettivo era molto, ma molto più vasto: che si trattava di mettere in crisi non un singolo pontefice (Benedetto XVI, del resto, era pur sempre un fautore del Concilio, e sia pure moderato: quindi un fautore di questo “ecumenismo” autodistruttivo e di questo “dialogo-inter-religioso” dagli esiti autolesionisti e catastrofici), ma l’intera Chiesa cattolica, più precisamente di metterla sotto la tutela del giudaismo talmudico, attraverso il triplo ricatto della Shoah (la religione olocaustica dei Sei Milioni); della Nostra aetate, il documento che apriva la strada alla libertà religiosa e quindi alla rivalutazione dell’antica alleanza e all’auto-rottamazione del cattolicesimo; e dello stesso “caso Williamson”, in seguito al quale Ratzinger fu costretto, specialmente dalla signora Merkel, a sottomettersi in tutto e per tutto alla religione olocaustica, tanto che il cardinale Camillo Ruini dichiarò pubblicamente, alla televisione, che chi nega l’Olocuasto (dove per “negare” si intende anche discutere sulla cifra dei Sei Milioni) non può fare il vescovo cattolico

Che ci sia una manovra, è ormai evidente…

di Francesco Lamendola
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Papa Bergoglio in occasione del Natale si conferma come ” il supremo leader” del fronte mondialista


Si sapeva ormai da anni che la posizione del Papa Bergoglio era perfettamentne allineata al fronte dell’universalismo globalista che propugna la dissoluzione degli Stati Nazionali e delle culture autoctone per “accogliere ed integrare” migranti da tutto il mondo al fine di costituire un “mondo nuovo” multiculturale senza barriere e senza confini. Una visione molto discutibile sul piano pratico ma che la nuova Chiesa di Bergoglio coltiva come un obiettivo non soltanto di carattere religioso ma anche politico.
La conferma ulteriore di questa “mission” del Papa Bergoglio si è avuta in occasione della festa del Santo Natale: la festa del Natale viene vista dal Papa argentino non come la nascita di Gesù redentore con il suo messaggio carico i significato per l’umanità intera ma come l’occasione di un comizio politico sull’immigrazione.
“Maria e Giuseppe si videro obbligati a partire”. È il monito di Papa Francesco durante l’omelia della messa della notte di Natale, celebrata nella basilica di San Pietro con centinaia tra cardinali, vescovi e sacerdoti. “Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire – afferma il Pontefice – In molti casi questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza. Sopravvivere agli Erode di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non hanno alcun problema a versare sangue innocente”.
Antonio Socci, il noto esponente del Cattolicesimo tradizionale, sconcertato da questa omelia, ha commentato sul suo Blog “Non ci si può credere! È veramente ossessionato!Anche nell’omelia di questo Natale il comiziante persista obamiano invece di parlare di Gesù Cristo, parla dei migranti. Solo e sempre politica! Gli hanno ordinato di martellare su questo punto e lui da cinque anni bombarda quotidianamente”.
Pur di tirare in ballo il tema dell’immigrazione, Bergoglio incappa anche in alcuni errori nel citare il Vangelo: “Oltretutto colpisce l’ignoranza – ha aggiunto Socci – Qualcuno gli spieghi che Giuseppe stava portando la sua famiglia non in un Paese straniero per motivi economici, ma nel suo stesso Paese per il censimento, perché lui era originario di Betlemme. Quindi era a casa sua. E il versetto “non c’era posto per loro” si riferisce al fatto che nel caravanserraglio dove erano tutti non c’era un luogo appartato per partorire. Come si può distruggere così l’annuncio del Natale con un banale comizietto populista?”
Questo discorso rappresenta il culmine di molti altri interventi fatti dal Papa per esortare gli Stati ad accogliere i migranti sempre e comunque, rifiutando di considerare i pericoli derivanti da una invasione di popoli provenienti da cuture diverse e non integrabili, respingendo l’idea delle “guerre di religione” anche di fronte a fatti innegabili come gli attacchi alle chiese cristiane copte in Egitto con le realtive stragi.
I discorsi di Papa Bergoglio sono tutti indirizzati su questo tema, l’immigrazione, come diritto prioritario…….il Papa argentino si arroga il diritto di intimare all’Europa una sorta di ordine “morale” di apertura totale e senza condizioni delle sue frontiere e delle sue nazionalità a chiunque voglia venire a installarvisi, una apologia dello Ius Soli da attribuire a tutti comunque. Ben altro del vecchio detto di “dare a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio ciò che è di Dio.
L’accoglienza deve essere fatta secondo Bergoglio a prescindere da quali che siano le conseguenze sociali, economiche e di sicurezza d’una immigrazione di massa fuori controllo. Questo discorso ha spinto esponenti della cultura politica cattolica, come Pierre Lellouche, a domandarsi se l’intenzione del Papa Bergoglio sia quella di salvare la Chiesa in Africa o in Sud America, ove attualmente è concentrata la maggioranza dei fedei, per farsi “il becchino” dell’Europa. Vedi: L’Islam rischia di travolgere l’Occidente
“…Egli abolisce ogni possibilità di regolazione dei flussi migratori. Francesco inaugura così una nuova teologia mondialista mortifera per l’Europa. Il primo elemento evidente del suo discorso, è il fatto che gli Stati sarebbero illegittimi di fronte ai migranti. Alludo a quella frase incomprensibile che dà il primato alla “sicurezza individuale” sulla “sicurezza nazionale”. Facile onbiettare che è la sicurezza nazionale quella che garantisce la sicurezza personale. Il Papa opera dunque un rovesciamento completo che sembra una esaltazione del meticciato e dell’anarchismo senza regole.
Papa Bergoglio
Questa posizione del Papa pone la Chiesa sulla stessa frontiera ideologica dei mondialisti del transumanismo e della mercatizzazione del mondo, che vogliono anch’essi la soppressione delle sovranità, dei confini e degli Stati (…). Questo Papa sembra confondere l’universalismo cattolico con il mondialismo più sfrenato. Papa Francesco propone di annullare ogni differenza tra i clandestini, gli immigrati legali e i cittadini. Risultato: la cittadinanza appare come un concetto obsoleto di fronte al “diritto assoluto d’installazione per i migranti”. Vedi: Un Papa allarmante….
L’interpretazione del Vangelo secondo Bergoglio si riduce all’esaltazione del multiculturalismo, della abolizione delle differenze culturali e dell’accettazione di una unica religione universale dove tutte le predicazioni sono uguali, quella cattolica come quella islamica, come quella ebraica, luterana, evangelica, ecc…
Il discorso odierno del Papa ha spinto il filosofo diego Fusaro (e come lui anche altri) a domandarsi se i discorsi del Papa non siano scritti da George Soros, il multimiliardario che opera per finanziare l’invasione dell’Europa e l’abolizione degli Stati e dei confini. Che ne sia cosciente o no, il Papa Bergoglio si è messo al servizio degli interessi del grande capitale finanziario che oper per gli stessi obiettivi: un nuovo ordine mondiale multiculturale e globalizzato dove entità sovranazionali avranno la gestione del potere.
Luciano Lago

Natale in fuga

Patrice-Hans Perrier
Il buon Papa Francesco ci invita a essere più trasparenti in questo momento in cui i cristiani sono chiamati a fondersi con il relativismo universale. L’ecumenismo che professa è basato sulle tavole di questa legge globalista che detta la marcia dell’umanità verso l’abisso dell’indistinto.
Abile alle grandi lacune, predicando la massima apertura dei confini, il sovrano pontefice esorta le sue pecore fedeli ad essere sempre più compassione verso le orde di migranti che si preparano a spazzare sulle terre sterili di una vecchia Europa travolta dagli eventi.
Apostolo di semplicità volontaria, Francesco afferma di voler ripulire la Curia romana per ricostruire una chiesa in rovina e dare nuova vita all’augusta istituzione. Questo è il motivo per cui si è circondato di “consiglieri speciali” che sembrano appartenere quasi tutti a circoli di alta finanza. Ad esempio, un Peter Sutherland  – Presidente di Goldman Sachs e un leader attivo del Gruppo Bilderberg – è stato nominato alla Commissione Cattolica Internazionale per la Migrazione (ICMC). L’augusto consigliere di Sua Santità ritiene che sarebbe auspicabile che la Germania ricevesse 1 milione di migranti all’anno e … per un periodo di almeno 30 anni!
Un altro consigliere, Chris Patten – un grande manitou incaricato di riformare il funzionamento dei media vaticani – co-presiede l’International Crisis Group istituito dall’ineffabile Georges Soros. Discepolo di una vita finta-insieme, Patten è sospettoso della piaga di tutto ciò che può essere più vicino alla “democrazia diretta” e non esita a elogiare un’immigrazione che rafforza la teologia di Sostituzione “delle nostre guide spirituali scadenti. Altri “consiglieri speciali”, vicini all’Open Society of Soros, sono stati invitati a rivedere le regole di governance e l’amministrazione finanziaria di una Chiesa che è, inevitabilmente, in prima linea nelle organizzazioni satellite del governance globale. Questo è sufficiente per deliziare le masse di cattolici tiepidi che hanno votato per Emmanuel Macron, un altro apostolo di questa semplicità volontaria costretta ai poveri.
Papa Francesco a Lampedusa
Adottando un approccio disinvolto ai media, papa Francesco sta attivamente riformando tutto ciò che è stato risparmiato ai tempi del Concilio Vaticano II. Sandro Magister – un giornalista specializzato in questioni vaticane – crede che il Papa governi come un despota della Chiesa e della Curia Romana, il che è in contrasto con la sua immagine di progressista predicatore. Tuttavia, alcuni stretti collaboratori del Sommo Pontefice sostengono che il preside interessato compie miracoli per mantenere l’unità tra i fedeli, al fine di impedire che si verifichi uno scisma. Il Papa consolida la sua Assisi proponendo una volontaria semplicità al servizio della neutralizzazione di tutto ciò che fonda il magister di un’istituzione che non ha mai esitato ad opporsi ai principi di questo mondo . Virtuoso di casistica, dice di voler lottare per una maggiore giustizia sociale e non esita a denunciare la concupiscenza dei più abbienti. Sfortunatamente, tutta questa predicazione va in fumo quando si esamina la carta stradale di questo pontificato che sembra essere stato orchestrato dagli esperti della conferenza del Bilderberg.
Tutto il clamore provocato dall’installazione della famigerata “culla della misericordia” in Piazza San Pietro riflette lo stato delle cose. C’è pericolo di uno scisma nell’Istituzione !
FontePatrice-Hans Perrier

“Snack dolce o salato?”: arriva la profugo-airlines, mentre Gentiloni ci manda in Niger. Forza Austria!

Mangiato bene? Belli satolli? A casa tutto bene? Ok, perché qui non c’è tempo da perdere. Non c’è un attimo di respiro. Costretti all’ennesima figura di merda con relativo arrampicamento sugli specchi per i 29 senatori assenti in aula per l’ultimo, tentato blitz sullo ius soli, quelli del PD devono aver pensato che l’unica via d’uscita era schierare l’artiglieria pesante. Ed ecco che, l’altro giorno, il ministro degli Interni, Marco Minniti, utilizzava le colonne di “La Repubblica” per annunciare la trasformazione dei cosiddetti corridoi umanitari da soluzione una tantum a strategia mirata per il contrasto all’immigrazione clandestina. Facendosi forte dell’arrivo a Roma di 162 profughi libici giunti via aerea grazie a un’iniziativa coordinata con la Croce Rossa, l’uomo forte del PD ha annunciato che nel 2018 saranno 10mila gli uomini e le donne che arriveranno in Europa con queste modalità legali e sicure, a fronte di 30mila respingimenti programmati e un ormai consolidata collaborazione con la Libia.


Insomma, per contrastare quello che fino a sei mesi fa era un fenomeno epocale, non contrastabile ma solo gestibile, diamo vita alla “profugo-airlines”, la quale andrà a prendere nuclei famigliari presso i campi libici, sottraendoli – a loro dire – a torture e abiezioni di ogni genere. Ma che cazzo di contrasto è? Si fa, di fatto, ciò che si è imputato alla Merkel, il cherry picking fra disperati, i quali come in un fantomatico gioco a premi si ritroveranno su un aereo con la hostess che gli chiederà se preferiscono noccioline o biscotto e, una volta giunti a Roma, godranno di condizioni di accoglienza assolutamente non replicabili in massa, quindi non strutturali. E le migliaia che con la primavera inoltrata tenteranno il varco del Mediterraneo? Tranquilli, ci penseranno i libici. La quale Guardia costiera, non più tardi di una settimana fa, ci ha mandato a fare in culo, di fatto scaricando il peso dei pattugliamenti sulle nostre spalle (Malta nemmeno ci pensa). E poi, un dubbio: se facciamo venire qui in aereo dei libici, chiamandoli profughi, vuol dire che già oggi la Libia è instabile: chi ci garantisce, allora, la collaborazione anti-sbarchi in primavera?

Ma lui, SuperGentiloni! Il quale, tanto per sperare in un colpo di disperazione collettiva che lo mantenga a Palazzo Chigi ancora per un po’ con un accordo bipartisan dopo il voto, ha lanciato l’operazione Niger: ovvero, dalla prossima primavera, parte dei nostri 1400 soldati dispiegati in Iraq verrà spostata nell’area attualmente pattugliata (si fa per dire) dalle truppe francesi, il tutto per “contrastare il terrorismo e il traffico di uomini”. Nobile intento ma, al netto del numero di uomini che si metterà a disposizione della missione, anche qui sorge un dubbio: perché tanta fretta? Gentiloni ha infatti detto a chiare lettere che proporrà la missione alle Camere, prospettando anche tempistiche: primi dispiegamenti in primavera e missione in piena operatività dall’estate. Eppure, domani lo stesso premier è atteso alla conferenza stampa di fine anno che dovrebbe porre fine alla legislatura, visto che l’ammissione formale di esaurimento dell’azione politica dell’esecutivo in carica dovrebbe portare il giorno dopo, 28 dicembre, allo scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica. Dopodiché, solo disbrigo formale degli affari generali.

Ma una missione militare estera non è tale, anzi, tanto più che – stando a Gentiloni – la sua definizione richiederà il coinvolgimento delle stesse Camere appena sciolte: perché tanta urgenza? Dove deve piazzare il buon Macron i suoi uomini, per chiederci tale solerzia d’intervento di rincalzo? Verso giacimenti petroliferi più profittevoli? O magari proprio in Libia, in attesa di un secondo 2011?

Ma attenzione, perché se nei giorni del Natale il Papa ha forzato non poco la mano sul tema migranti nei suoi interventi pubblici, rendendo palese la spinta vaticana in tal senso – basti vedere il breve ma puntuto editoriale de “L’Avvenire” del 24 dicembre -, ecco che un sedicente gruppo di “Italiani senza cittadinanza” oggi tira per la giacchetta nientemeno che il presidente della Repubblica, di fatto chiedendogli tempi supplementari per la legislatura, al fine di forzare l’ennesimo tentativo sullo ius soli. Insomma, Mattarella non sciolga le Camere prima della ripresa dei lavori d’Aula – prevista il 9 gennaio – e, di fatto, si faccia garante di questo provvedimento che, ogni giorno di più, sembra dover divenire legge per sfinimento, più che per reale convinzione della maggioranza che lo propone.
Si arriverà all’ennesima blitz? Ne dubito fortemente, non fosse altro per il precedente di strappo istituzionale cui si andrebbe incontro, al netto dei numeri parlamentari. Resta il fatto che la contrapposizione sul tema migranti sta divenendo sempre più netta e aspra, perchè prima della due giorni buonista in salsa italica sul tema, era stato il neo-cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, a dare a la sua versione, intervistato dalla “Bild” a tutto campo: “Costringere i Paesi ad accogliere i rifugiati non aiuterà l’Europa. Se continuiamo così divideremo l’Unione europea e gli Stati membri decideranno ognuno per conto proprio quante persone accogliere: le discussioni sulle quote sono in larga parte prive di senso, perché i migranti che intendono venire in Europa non vogliono andare in Bulgaria o Ungheria, bensì in Germania, Austria o Svezia…

Invece di investire su una politica fallita, l’Ue dovrebbe sostenere anche militarmente ulteriori sforzi per aiutare i migranti nel loro Paese d’origine o negli Stati vicini. Il confine che separa asilo e migrazione economica è attualmente del tutto labile. Se ciò non è possibile, allora dovrebbero essere aiutati in aree sicure del proprio continente. L’UE dovrebbe sostenere questo, forse anche organizzarlo e appoggiarlo militarmente”. E se dall’accogliente e aperta Svezia arrivano notizie e segnali come questi,

vuole proprio dire che siamo di fonte allo scontro fra due paradigmi, prima che fra due soluzioni possibili a un problema reale. La battaglia è tutt’altro che chiusa. Anzi, comincia solo ora. Il Gruppo di Visegrad pare aver deciso da quale parte stare e ora aspettiamoci le reazioni, più o meno palesi dell’Unione Europea, mentre l’Italia appare ogni giorno di più il baricentro e l’ombelico di una visione miope e suicida, ancorché con chiari risvolti socio-elettoralistici. Non è che la politica di doppio passaporto austriaca possa essere estesa anche agli orfani del Regno Lombardo-Veneto, per caso? Non so perché ma a meno di una settimana dal suo svolgimento, sento che nei commenti RAI al concerto di Capodanno da Vienna, ci saranno nemmeno troppo velati riferimenti a quest’Austria senza più anima, né cuore…
Di Mauro Bottarelli , il 3 Comment
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