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lunedì 25 dicembre 2017

Troppo cristiano, troppo poco laico..

A Natale dissacrano il presepe: così l'Italia uccide la tradizione

Da Udine a Palermo, passando per le associazioni cattoliche "adulte": così il presepe viene usato per le battaglie politiche
Castenaso, Arcore, Palermo, Udine, Bolzano. E poi Comunione e Liberazione, i presidi, le parrocchie alternative e i cattolici "adulti".
Non basta l'elenco telefonico per catalogare città e istituzioni che con l'arrivo del Natale sforzano la loro immaginazione per violare e desacralizzare il simbolo più semplice della Natività di Gesù: il presepe.

Il presepe dei migranti

Lo hanno fatto in tutti i modi (orribili) possibile. A Castenaso, in provincia di Bologna, il sindaco Stefano Sermenghi ha ben pensato di infilare Gesù, Giuseppe e Maria in un gommone da due soldi. Il messaggio è chiaro, non c'è che dire. E al solito ha gioito chi vede nelle migrazioni odierne una similitudine con il peregrinare della Santa Famiglia durante la fuga in Egitto per scappare alle persecuzioni di Erode. Il principio è piaciuto anche a Comunione e Liberazione, il movimento ecclesiale fondato più di quarant'anni fa da don Luigi Giussani, visto che nel biglietto di auguri del 2017 al posto della consueta capanna ha preferito una sorta di campo profughi. E che dire di Arcore, dove il bambinello invece di ritrovarsi riscaldato dal fiato del bue e dell'asinello deve fare a cazzotti con le braccia alzate degli immigrati accalcati in un improbabile natante alla deriva. "L'intento è legare la storia con l'attualità del fenomeno delle migrazioni. È un messaggio di solidarietà", ha detto invece don Claudio Como, parroco di Udine, per giustificare la scelta di far nascere il Salvatore del mondo in una zattera. "Blasfemo", l'ha definito qualcuno. Ma i progressisti tirano dritti.

La buona novella (progressista)

Palermo sono andati addiruttra oltre. E invece di limitarsi ad un piccolo richiamo all'attualità, il presepe lo hanno stravolto del tutto e dedicato ai migranti. In pratica l'incarnazione di Dio sulla terra, "tu scendi dalle stelle o Re del cielo" e via dicendo sono andati a farsi benedire: il protagonista non è il santo bambinello, ma Aylan Kurdi, il piccolo profugo siriano di 3 anni trovato morto sulla spiaggia di Bodrum il 2 settembre 2015. Al posto della grotta c'è il "barcone della speranza" con una rete che richiama la frase di Gesù "vi farò pescatori di uomini". Stupisce il fatto che a realizzarlo siano stati uomini di Chiesa e i giovani dell’Oratorio secolare di S.Filippo Neri, visto che non si capisce quale invito all'accoglienza possa avere quella frase del Cristo (che parla di proselitismo della Buona Novella più che di braccia aperte allo straniero). Ma tant'è.

Viva il presepe di San Francesco

In fondo tra scuole che eliminano ogni riferimento a Gesù dalla recita natalizia (Castellammare di Stabia), presidi che non lo fanno realizzare in aula e amministrazioni pronte a togliere pure l'albero con le palline per non irritare i musulmani, non è certo un periodo semplice per chi ama la semplicità di quel simbolo naturale. Ognuno fa ciò che vuole, per carità. Ma qui non stiamo parlando delle statuine di Maradona che i napoletani infilano al fianco dei pastori e delle pecorelle: loro lo fanno con goliardia e leggerezza. Qui invece emerge il dolo, cioè un volontario atto ideologico per trasformare una tradizione in un giocattolo da giostrare a piacimento. Non solo in tema di migrazioni, eh. Ci sono anche i presepi omosessuali, con due Giuseppi o due Marie. Un obbrobrio. Oppure i Re Magi politically correct. E pensare che quando San Francesco per la prima volta nella storia mise in scena il presepe a Greccio, diede indicazioni precise ai suoi compaesani: "Scegli una grotta dove farai costruire una mangiatoia ed ivi condurrai un bove ed un asinello, e cercherai di riprodurre, per quanto è possibile la grotta di Betlemme! Questo è il mio desiderio, perché voglio vedere, almeno una volta, con i miei occhi, la nascita del Divino infante”.
Nessun barcone, nessuna coppia gay, migranti o zattere. E così dovrebbe essere. Perché trasformandolo troppo si rischia di delegittimarlo a tal punto che ben presto perderà ogni senso del sacro. E finirà che tre ragazzotti troveranno normale oltraggiarlo con gesti sessuali e osceni e vantarsi dell'affronto pubblicando una foto online. Come successo a Bolzano.


Il cartone sul Natale è cristiano. No a proiezione per studenti

Ecco l''ultima follia del laicismo imperante


83 studenti di una scuola della cittadina francese di Lagon, nella regione della Nuova Aquitania, si sono visti sospendere bruscamente la proiezione del film che stavano guardando nel cinema dove erano stati portati dagli insegnanti il 13 dicembre, prima della sospensione delle lezioni per il periodo natalizio.

Gli insegnanti, non appena scoperto la trama del film, si sono immediatamente preoccupati di bloccare la proiezione e di rimandare tutti gli studenti a scuola, riporta il giornale locale Le Républicain Sud Gironde.
Veniva forse proiettato un film a luci rosse vietato ai minori oppure un film con eccessive scene di violenza e brutalità? Molto peggio secondo l’oscurantismo laicista che pervade in Francia: si trattava del cartone animato “Gli eroi del Natale”, il racconto della natività di Gesù Cristo, vista con gli occhi dell’asinello Bo, della pecorella Ruth e di altri animali da presepe che, attraverso mille peripezie, seguendo la cometa avranno un ruolo centrale in una delle vicende religiose e storiche più importanti dell’umanità.
Troppo cristiano, troppo poco laico, secondo i responsabili della scuola che hanno deciso così di censurare il cartone animato per i loro studenti che non conosceranno così la fine della storia.
Non succede in Arabia Saudita, ma in Francia, dove i presepi sono vietati negli spazi pubblici, dove la croce sopra la statua di papa Giovanni Paolo II deve essere rimossa, dove le chiese vengono distrutte per creare dei parcheggi e professori vengono sospesi per leggere alcuni versetti della Bibbia in classe.
La scuola in questione, censurando il film, non ha fatto alcuna opera di educazione, non ha insegnato ai propri alunni alcun rispetto per altre religioni ma, al contrario, ha provocato un clima di censura e oppressione nella mente dei ragazzi che si sono visiti negare un racconto sulla propria identità religiosa e culturale creando ancora maggiori difficoltà all’integrazione e all’accettazione delle diversità anche tra gli stessi scolari.

Natale vietato: ecco dove Gesù non può nascere

Il Natale è vietato dove esiste ancora l'ideologia comunista e dove prolifera il fondamentalismo islamico. La nascita di Gesù tra persecuzioni e divieti



Festeggiare il Natale non è consentito ovunque. Esistono diverse nazioni dove celebrare la nascita di Gesù rappresenta un atto vietato per legge. La tolleranza religiosa - quella concettualizzata in Europa anche da Erasmo da Rotterdam e John Locke - non è una condizione universalmente riconosciuta.
Questo genere di persecuzione arriva a toccare persino la possibilità di fare gli auguri per messaggio ai parenti o quella di indossare il cappellino di Babbo Natale. In Brunei - ad esempio - dove il sultano Hassanal Bolkiah ha previsto una pena di cinque anni per chi viene "sorpreso" a festeggiare pubblicamente la Natività. Nella monarchia assoluta della piccola nazione del Borneo, il 35% dei sudditi di Bolkiah (su 420mila persone) non si dichiara di fede islamica, ma il Natale è stato comunque vietato per non "turbare la fede dei musulmani". L'unica forma di festeggiamento possibile per i cristiani è quella privata: "I musulmani che seguono gli atti di quella religione o usano i suoi simboli religiosi, come la croce, candele accese, albero di Natale, canti religiosi, auguri natalizi, decorazioni e suoni che equivalgano a rispettare quella religione vanno contro la fede islamica...Alcuni possono pensare che la questione sia frivola, ma come musulmani dobbiamo evitare le celebrazioni di altre religioni per non influenzare la nostra fede islamica", hanno dichiarato alcuni imam del Brunei nel 2015. In Somalia - invece - si ritiene che persino i festeggiamenti per l'anno nuovo siano in grado di turbare la fede musulmana. Come si legge in questo articolo di Aleteia, "Lo sceicco Mohamed Khayrow, del Ministero per le Questioni Religiose, ha dichiarato nel dicembre 2015 che "tutti gli eventi collegati [a queste celebrazioni] sono contrari alla cultura islamica". Niente festa per la nascita di Gesù - insomma - nel corno d'Africa e neppure fuochi d'artificio per Capodanno.
Un capitolo a parte - poi - lo meriterebbe la Cina, dove questa festa cristiana è generalmente "riconosciuta" in qualità di "evento commerciale", ma viene comunque "tenuta d'occhio" dai vertici del Partito Comunista: "Con l'avvicinarsi del Natale – si legge in una nota del Partito riportata dall’agenzia Asia News - i leader e i funzionari di tutti i gradi devono promuovere la cultura tradizionale cinese e assumersi il compito di costruire una casa spirituale per il popolo". E ancora: "Tutti gli iscritti - sottolinea il comunicato - "sono tenuti a studiare seriamente la dottrina dell’autoconsapevolezza culturale, introdotta al 19mo Congresso del Partito, ed astenersi dal celebrare ciecamente feste straniere o impegnarsi nelle religioni occidentali. Non devono partecipare a celebrazioni di origine occidentale e svolgere un buon lavoro di sicurezza in occasione della vigilia e del giorno di Natale". La preoccupazione dei vertici del governo - insomma - è strettamente di carattere culturale. Viene visto come positivo, quindi, un "periodo tematico" di stampo commerciale incentrato sul Natale, ma la nascita di Gesù è considerata parte integrante di quell'egemonia culturale occidentale che il governo cinese è solito contrastare. Il Natale - insomma - come possibile cavallo di Troia per
In Tagikistan - nel 2013 - è stata vietata la trasmissione in televisione di un film russo a tema natalizio. E sempre nella nazione dell'Asia centrale, è "proibito" sia fare l'albero di Natale sia consegnare i regali nelle scuole. Nel citato articolo del portale cattolico, si può leggere: "Il Ministero dell’Educazione, che adotta come direttrici i principi islamici, ha decretato il divieto di fuochi artificiali, pranzi di festa, scambi di regali e raccolta di denaro per la celebrazione dell’anno nuovo". In Arabia Saudita - ancora - la natività di Gesù è contrastata dall'ideologia wahhabita. Lo sceicco Mohammed Al-Oraifi ha ribadito che: "Se loro (riferendosi ai cristiani n.d.r.) celebrano la nascita del figlio di Dio e voi fate loro gli auguri, allora state sostenendo la loro fede". Gli islamici - insomma - non possono in alcun modo essere "contaminati" dai festeggiamenti altrui. Il tutto in nome del fondamentalismo religioso. In un report giornalistico del 2005, il quotidiano Avvenire ha descritto una serie di restrizioni previste nel più grande Stato arabo dell'Asia occidentale: all'epoca era persino vietato esporre la scritta "Buon Natale", mentre oggi si registrerebbero alcune piccole aperture: gli ospedali governativi avrebbero dato l'autorizzazione di festeggiare il Natale ai dipendenti cristiani. La Corea del Nord - infine - ha vietato qualsiasi attività o culto di carattere cristiano. I cristiani finiti in carcere solamente a causa della loro professione di fede sarebbero tra i 50mila e i 70mila. Alcune persone di fede cattolica rischiano la vita celebrando la nascita di Gesù nei sotterranei, cercando di nascondersi dalle autorità del regime di Kim Jong-un. Chi viene scoperto - secondo questo articolo di Tempi - viene fucilato o portato in un gulag. Il fanatismo religioso e l'ideologia comunista hanno ancora paura di un bambino che nasce in una mangiatoia.

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