ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 9 gennaio 2018

E adesso, che cosa ci proponiamo di fare?

ORA BASTA E' TEMPO DI REAGIRE



Massoneria ecclesiastica? Ora basta leccarsi le ferite: è tempo di reagire. 4 parole con una suora "non nostalgica" che ha vissuto tutta la parabola della Chiesa: quel profondo senso di malinconia quasi di precarietà spirituale 
di Francesco Lamendola  

  

L’altro giorno ci è capitato di fare quattro parole con una vecchia suora – non proprio vecchia, diciamo un po’ oltre la mezza età; dovevamo accompagnarla a prendere il treno alla stazione più vicina, un tragitto di circa venti chilometri, e così c’è stato il tempo per una breve chiacchierata. Un po’ generica, forse, ma altamente istruttiva. Il discorso è caduto quasi immediatamente sulle “novità” e sui continui cambiamenti, per non usare altro vocabolario – né ci sarebbe parso il caso, data la condizione della nostra interlocutrice – introdotti dall’attuale (falso) pontefice e dalla sua coorte di falsi preti e vescovi modernisti, massoni e gnostici: tutte espressioni, dunque, che ci siamo guardati bene dall’adoperare, anzi, Bergoglio non l’abbiamo neppure nominato. Eppure, c’era un qualcosa di non detto che incombeva e che ha reso quella breve conversazione decisamente malinconica. Da parte nostra, eravamo più interessati ad ascoltare che a parlare: volevamo cogliere gli umori, lo stato d’animo di una suora di circa sessantacinque anni, che è suora da una buona quarantina d’anni, e che ha vissuto, dal convento e dagli asili materni nei quali ha prestato la sua opera, tutta la parabola dalla Chiesa di Pio XII, quella di prima del Concilio, ai nostri giorni, i giorni della neochiesa dilagante e spadroneggiante, quando non passano ventiquattro ore senza che un membro del neoclero non dia scandalo ai fedeli, contestando o sbeffeggiando questo o quell’aspetto della dottrina, della pastorale e della liturgia.

Diciamo subito che la suora non era una nostalgica, una di quelle persone che si cristallizzano intorno al mondo della propria giovinezza e odiano tutto ciò che è nuovo solo perché il trascorrere del tempo le ha inesorabilmente allontanate da essa; una di quelle persone che sanno solo criticare e disprezzare quel che esiste al presente, sottoponendolo al confronto impietoso con il mondo di ieri, notando, con amarezza, che nulla si è conservato buono e bello, tutto si è degradato, ogni cosa si è corrotta, imbruttita e involgarita e, al tempo stesso, rattrappita. Era una persona equilibrata, dotata di buon senso, come non può non esserlo una maestra d’asilo, che ha a che fare tutti i giorni con i piccoli di tre, quattro e cinque anni. Per trattare coi piccoli, bisogna avere i piedi ben piantati sulla terra, in tutti i sensi: su questo non ci piove. Dunque, una persona equilibrata, diciamo pure realista, oltre che discretamente razionale; e tuttavia, era dominata da un senso profondo di malinconia, di perplessità, quasi di precarietà spirituale. Non per ragioni sue, non per un indebolimento della fede, ma per ragioni estrinseche: sorte, però, questo il dato che lascia attoniti, dalla Chiesa stessa, e particolarmente dai suoi vertici. A dirla in poche parole, quella suora non riusciva a capire, puramente e semplicemente, quello che sta succedendo, sia nella società civile, sia, soprattutto, nella Chiesa stessa. Vicino al suo paese, in Brianza, una donna si è da poco sposata, in municipio: con se stessa. Una donna bella e giovane; una donna che ha scelto di sposarsi col velo, l’abito bianco, i confetti, gl’invitati, insomma tutto come in un normale matrimonio: solo che lo sposo non c’era. Non c’era nessuno, oltre a lei; si sposava da sola, si sposava con se medesima. Ecco, la suora citava questo episodio come un tipico esempio delle cose che succedono nella società odierna, e che lei non riesce proprio a capire. Anche loro, le suore, si sposano con uno sposo invisibile: Gesù Cristo; ma una cosa è invisibile, e un’altra cosa è inesistente.
Poi il discorso si è spostato sulle “novità” che accadono nella Chiesa. Sacerdoti che, nel bel mezzo della santa Messa, dicono di non credere; altri che aboliscono la santa Messa del Natale “per rispetto versi i migranti”; altri ancora che si professano omosessuali in chiesa, davanti ai fedeli, con fierezza, gloriandosi della loro “sincerità” e assicurando che resteranno preti, perché le due cose vanno insieme benissimo; e i loro rispettivi vescovi che non fanno nulla, assolutamente nulla, anzi, in molti casi esprimono sostegno e solidarietà a codesti “sacerdoti”. Si parlava un po’ di tutto, perfino delle preghiere secolari o millenarie che vengono modificate, come il Padre Nostro; delle formule che vengono largamente cambiate, come per quello che una volta si chiamava il Confiteor; e delle preghiere che sono state soppresse, come quella all’Arcangelo san Michele, voluta da Leone XIII e abolita negli anni del Concilio. La suora ricorda molto bene tutte le preghiere in latino e anche la Messa secondo il Vetus Ordo; pur non essendone particolarmente nostalgica, notava che, con la lingua, è cambiato anche il clima d’insieme: meno spiritualità, meno misticismo e più pragmatismo, più immanenza. Ci ha detto che la sua mamma – ella proviene fa una famiglia contadina, di quelle della metà del Novecento, con molta fede e diversi figli e nipoti che sono andati preti o suore - recitava sempre, e faceva recitare ai suoi figli, il Rosario, ovviamente in latino; ma che quando il Rosario è stato “tradotto” in italiano, ella aveva smesso addirittura di recitarlo: per lei, era come se quella preghiera antichissima, che prima amava recitare tutti i giorni, fosse stata soppressa. Piuttosto che recitarla in lingua italiana, non volle più saperne: non le sarebbe parso di recitare una “vera” preghiera. La suora, molto giudiziosamente, ammetteva che una simile reazione era stata senza dubbio eccessiva, anche se comprensibile in una persona avanti negli anni e molto radicata nelle tradizioni; e tuttavia rifletteva, quasi parlando con se stessa: Non dico che si debba fare come mia madre, e rifiutare tutte le novità per nostalgia del vecchio; ma ora siamo caduti nell’eccesso opposto, e di molto: solo il nuovo va bene, e ormai ogni dì porta una novità più “nuova” di quella del giorno prima.
Infine il discorso è caduto – per nostra iniziativa, è vero – sulla massoneria ecclesiastica, come possibile e probabile spiegazione di molte delle iniziative di questi ultimi anni, a causa delle quali milioni di fedeli sono gettati nel turbamento e nella confusione. Con una certa sorpresa, abbiamo appreso che questa, per la buona suora, non era affatto un’ipotesi, più o meno azzardata, ma una tranquilla certezza (tranquilla, per modo di dire). Avremmo creduto che ella non sapesse nulla, o molto poco, di questo aspetto della crisi attuale; perciò, stupiti dalla sicurezza con cui asseriva che la massoneria, dentro la Chiesa, c’è sempre stata, e proprio al vertice - al vertice, si badi; e cosa vorrà dire questa espressione, secondo voi? -, le abbiamo domandato come faceva a dirlo con tanta convinzione. Il nostro padre fondatore lo diceva sempre, che il vertice della Chiesa è pieno zeppo di massoni, è stata la risposta. Ci asteniamo dal fare il nome di quel sacerdote, ora scomparso, e ricordato in fama di santità da quanti l’hanno conosciuto: vuoi per misura prudenziale – nei suoi confronti, s’intende; chi sa che lo facciano beato e poi santo per davvero; ci è stato narrato anche di un vero e proprio miracolo di precognizione e di guarigione, operato da Dio per suo mezzo -, vuoi perché non siamo soliti riferire qualcosa di qualcuno che non può replicare, dopo averlo saputo da terzi, ma senza riscontri oggettivi. Ad ogni modo, conosciamo la figura di quel bravo sacerdote per averne udito raccontare dal suo successore e dalle altre suore di quella congregazione; ci asteniamo anche dal nominare quest’ultima o dall’aggiungere altri particolari, grazie ai quali potrebbe essere identificata; diciamo soltanto che sia il sacerdote che le suore sono delle persone eccellenti e che hanno sempre parlato del loro padre fondatore con una devozione, un affetto e una stima pressoché illimitati. Dunque, questo sant’uomo, dalla bontà e dalla spiritualità eminenti, metteva in guardia i suoi collaboratori dalla presenza nefasta della massoneria ecclesiastica, e questo parecchi anni fa, quando l’argomento era ben poco conosciuto e per niente discusso dalla gran maggioranza dei fedeli, sia nel clero che fra i laici. Noi, vedendo le cose della Chiesa cattolica dall’esterno, abbiamo cominciato a fare certe deduzioni, ad approfondire certi sospetti, a trovare certi riscontri, relativamente da pochi anni; ma chi, nella Chiesa, c’è stato dentro per quasi tutta la vita, chi ha indossato l’abito sacerdotale o quello monacale per quaranta o cinquant’anni, perfino sessanta, come il padre fondatore di quella congregazione, costoro sapevano che cardinali, arcivescovi e vescovi massoni sono numerosi e operano incessantemente, ma occultamente, per sovvertire dall’interno il bene della Sposa di Cristo. Insomma, era il segreto di Pulcinella; eppure, ogni tanto, qualcosa trapelava. Per esempio, una frase memorabile di Giovanni Paolo I, il pontefice che ha regnato appena un mese: La cosa più urgente che devo fare è liberare la Chiesa dalla morsa della massoneria. Oppure quella frase di Pio IX: Degli ecclesiastici sono passati col nemico della Chiesa, e intendeva la massoneria. O quella di san Pio X, quanto mai significativa: I massoni vogliono sedurre il clero per farne dei rivoluzionari. E quella di Pio XI: Il comunismo e la massoneria cercano d’infiltrarsi nelle assemblee cattoliche.
Ebbene, quegli allarmi sono caduti nel vuoto; nessuno li ha raccolti, forse nessuno li ha presi sul serio. Anche gli avvertimenti della Vergine Maria, fatti in diverse occasioni, in particolare a Fatima, come riferito da suor Lucia dos Santos: La più grande persecuzione non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E si noti che la massoneria è arrivata fino al vertice della Chiesa mediante il peccato: sono la lussuria, l’orgoglio e l’avidità che hanno spinto i vertici della Chiesa fino all’apostasia; fino ad un (falso) papa che annuncia, con arroganza sfrontata: Non esiste un Dio cattolico, contraddicendo frontalmente sia il Vangelo, sia le parole di Maria Vergine, a Fatima e nel corso di altre apparizioni riconosciute dalla Chiesa stessa. Oggi, dunque, viviamo nei tempi annunciati in quelle apparizioni, e lasciato intravedere dagli ultimi grandi papi del XIX e del XX secolo, i quali ben sapevano, a differenza di quelli della seconda metà del secolo trascorso, quale tremenda minaccia si andava addensando sul cielo della Sposa di Cristo e, pienamente coscienti della gravità della minaccia, tentavano di correre ai ripari e di premunire i pastori del gregge, affinché non si lasciassero confondere, né si lasciassero cogliere indifesi e impreparati, così da non saper proteggere le pecorelle. Non abbiamo vigilato e pregato a sufficienza; non abbiamo tenute accese le lucerne, né ci siamo premuniti di avere l’olio per riaccenderle; l’ora della prova è venuta e ci ha trovati distratti, fiacchi, inconsapevoli delle nostre responsabilità. Ma che cosa avevamo creduto? Che il nemico si sarebbe annunciato apertamente come tale, così da metterci sull’avviso e darci la possibilità di una difesa? Sarebbe stato ben stupido ad agire in tal modo, una volta che era riuscito ad entrare nella cittadella, silenzioso e inavvertito.  Si rilegga il Libro dell’Apocalisse: vi è scritto che il grande nemico provocherà l’apostasia, che sedurrà molti – tutti quelli che non saranno stati segnati col sigillo della salvezza -, che uscirà per fare la guerra ai Santi, ma dopo essersi spacciato per una figura di grande autorità; mentre l’Anticristo raffigurato dal grande Solov’ëv - e preso molto sul serio, fra gli altri, da Giacomo Biffi -, sarà un eminente personaggio, una guida spirituale, un pacifista, un ambientalista e un animalista, nonché un vegetariano: insomma, sarà un uomo pieno di quelle “virtù” falsamente spirituali che il mondo oggi mostra di apprezzare così tanto, specie se non hanno niente a che fare con il vero Dio. 

Ora basta leccarsi le ferite: è tempo di reagire

di Francesco Lamendola
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