ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 9 febbraio 2018

Sberle?

Da Ruini sberle a Renzi ma anche alla Chiesa




Cara Eminenza, cardinale Camillo Ruini, lei ha rilasciato ieri una rilevante intervista al Corriere della Sera. A differenza di lei, io credo che l’Italia non sia «arrabbiata», ma piuttosto rassegnata, e credo che i cattolici veri siano già da qualche anno irrilevanti.
Ho avuto il privilegio di conoscerla, ho stima elevatissima di lei e ho avuto l’onore di discutere in passato con lei un paio degli argomenti trattati nel colloquio citato. E’ uno dei prelati più intelligenti, esperti e saggi che io conosca, con una visione strategica d’insieme, seconda solo a quella di Benedetto XVI.
Trovo molto importante il fatto che Massimo Franco sul Corriere le abbia fatto questa intervista, che desidero commentare nei passaggi che a mio giudizio sono i più significativi.

Visione d’insieme

«Solo Dio conosce i cuori», spiega, rispondendo alla domanda su cosa resti di cattolico nell’Italia del 2018. Ciò vuol dire che a noi creature non è permesso di intendere le «intenzioni» e valutare le decisioni dell’autorità morale della Chiesa, lo può fare solo Dio.
L’esistenza di santi, grazie ai quali possiamo non disperare, è certa, ma mi pare che questi santi, se osano parlare, vengano tacitati, messi da parte, ignorati, se non persino disprezzati.

«Il calo demografico è preoccupante», dice. Assolutamente sì, lo dimostro da 25 anni e l’ho discusso anche con lei di persona, ma non sono d’accordo sul fatto che la Chiesa non abbia responsabilità. La Chiesa deve formare le coscienze e una certa indulgenza dopo il Concilio Vaticano II sulla «paternità responsabile» non va sottovalutata.
Quando Paolo VI emanò la Humanae vitae, nella Chiesa per poco non si creò uno scisma. Fu sempre all’interno della Chiesa che si lasciò il controllo delle conclusioni del Concilio Vaticano II in mano a teologi progressisti che l’hanno portata allo stato che lei lamenta. Le forze che hanno spinto in senso contrario sono state all’interno della Chiesa, non solo all’esterno.
La disoccupazione, poi, è conseguenza indiretta, ma ben spiegabile del crollo delle nascite.

Sulle unioni civili e fine vita sono certo che se lei oggi avesse ancora il suo incarico, l’approvazione di queste leggi non sarebbe stata certo così facile: non si sarebbe infatti dissuaso il mondo cattolico a scendere in piazza a difendere la vita, la famiglia, la verità.

E’ vero che bisogna stare dentro la modernità per orientarla. Il beato Antonio Rosmini lo insegnò per primo e fu tacitato e perseguitato. Ma lei stesso diede un messaggio esemplare con il suo importantissimo Progetto culturale (onorandomi con l’invito a parteciparvi nella sezione economica). Anche questo ignorato, finito.

E’ vero che l’unità europea è un bene, ma come l’avevano concepita i padri fondatori (sussidiaria alle esigenze e identità delle singole nazioni), non come è stata realizzata con il Manifesto di Ventotene (di Altiero Spinelli e di Ernesto Rossi), accentrata ed elitaria. Perciò questa Europa ha fallito, è invisa ai popoli e va rifatta.

Sul rapporto Chiesa e immigrazione il problema non è solo di sottovalutazione dei problemi, è proprio la non conoscenza degli obiettivi e dell’origine di questo fenomeno. Meglio sarebbe che molti uomini di chiesa, invece di ripetere a memoria e uniformemente le «veline» della CEI di monsignor Nunzio Galantino, studiassero e si documentassero.

L’astensionismo alle elezioni non mi pare sia dovuto a eccessi polemici, quanto alla mancanza di credibilità delle persone e dei progetti. Vince la rassegnazione, più che la rabbia.
Rispondendo alla domanda di Franco sul rapporto tra mondo cattolico e politica, in merito al «collateralismo» tra Chiesa e Democrazia cristiana, vorrei ricordare che la Dc vinse le elezioni non perché la maggioranza degli elettori era «cattolica», ma perché la borghesia laica temeva il comunismo e il liberalismo e confidava nella realizzazione della famosa terza via centrata sulla dottrina sociale delle Chiesa, personificata in qualche modo dalla Democrazia cristiana.
Finita l’unità politica dei cattolici, è vero che la Chiesa ha sottolineato i valori da sostenere e ha aiutato persone a farsi eleggere per sostenerli. Ma, ahimè, i risultati si sono visti.

Lei, Eminenza, ha ragione nel sostenere che affinché i cattolici possano tornare rilevanti è necessario che sappiano tradurre la fede in cultura e azione politica (nessuno meglio di lei lo aveva ben capito), ma il problema oggi è: quale fede è proposta dall’autorità morale? Ciò è rilevante per l’effetto sulla cultura e sulla politica sottostanti.
Certo non mi pare possa essere quella che, di fatto, confonde la bioetica e accetta il biodiritto secondo i suggerimenti dell’Oms (ONU) come sembra fare il presidente (o ex?) dei Giuristi cattolici.

Giudizio senza appello

Quanto alla sconfitta del referendum del 2016, «benedicendo» la quale lei ha dato un’indicazione chiara anche sul sostegno a Matteo Renzi e al suo partito, oltre al timore di «un uomo solo al comando» (come lei spiega), credo abbia inciso il fatto che dal 2011 i governi siano stati cooptati e non eletti: allora vinse la sfiducia nei confronti di un referendum proposto in tal contesto e perciò molto, molto sospettabile.

di Ettore Gotti Tedeschi


Pubblicato sul quotidiano La Verità del 9 febbraio 2018

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