ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 20 maggio 2018

Si annidano ovunque

Attenzione ai falsi difensori della Tradizione

Non vi è nulla di peggio al mondo di coloro che intendono presentarsi, o vengono considerati, per quello che non sono.

In tempi in cui anche chi ha le idee confuse riesce ad esporle come se fossero fior di princìpi, si corre il rischio di inseguire l'apparenza piuttosto che la sostanza.
Ciò a maggior ragione in campo religioso dove il rischio di dare credito a dei "falsi d'autore" comporta il risultato di indirizzare le proprie attenzioni a delle autentiche patacche: prima o poi ci si renderà conto di trovarsi tra le mani un pugno di mosche e la certezza di aver perso tempo prezioso, essendosi lasciati condurre in strade a fondo chiuso.

Questi personaggi ostinatamente impegnati, con la lettura forzata della realtà, nel coniugare ciò che non si può coniugare, abili professionisti nel mascherare l’intento di fare andare a braccetto fede e propri interessi personali, si ergono ciò nonostante a punto di riferimento del mondo cattolico.

Si annidano ovunque, anche nel mondo cosiddetto tradizionale: intendono vestire i panni dei difensori della Tradizione ma al medesimo tempo, quando si arriva al dunque, quando è richiesta la testimonianza di Fede “senza se e senza ma”, quando si impone lo spiazzante monito evangelico del “sì sì, no no”, ecco emergere in fin dei conti la loro ambigua posizione e la fredda logica di un possibile tornaconto personale.

Se poi sono degli ecclesiastici, in presenza di questioni che scottano, la loro imbarazzante assenza e il loro assordante silenzio è il consueto biglietto da visita.
Ci ritroviamo così sacerdoti, vescovi, e persino cardiali che recitano il ruolo di paladini del Depositum Fidei, ma che puntualmente tacciono quando la gravità di alcune situazioni richiede  l’intervento a gran voce del vero pastore: è il caso, ad esempio, della vicenda del piccolo Alfie e della richiesta di aiuto dei suoi giovani genitori; della blasfema sfilata di moda di New York con paramenti sacri forniti dallo stesso Vaticano; della negazione di molte curie nel fornire chiese per pregare in riparazione ai peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio (vedasi gaypride); della commemorazione di un eretico (così definito dal Concilio di Trento) quale è stato Lutero…
Dinanzi ad un incredibile numero di gravissimi casi in cui si è palesemente manifestato il sovvertimento della Dottrina cattolica, dei “difensori” della Tradizione (o cattolici conservatori, che dir si voglia) non si è registrato alcunché: al massimo si possono avanzare timidamente qualche “dubia”, ma che il tutto non comporti troppi fastidi o un chiaro affronto alle manovre in atto del potente (e soprattutto vendicativo) “palazzo”.
 
A ben guardare, rimane effettivamente difficile aspettarsi chiarezza da chi ne è privo in quello che è  l’aspetto più importante per la salvezza dell’anima: la Liturgia.
Curioso infatti notare che questi sacerdoti sono tutti biritualisti ossia celebrano dure riti, il Vetus Ordo Missae e il Novus Ordo Missae, che sono chiaramente incompatibili tra loro, come più volte documentato.
La loro schizofrenia è talmente palese quanto prontamente derubricata a un risibile dettaglio (ovviamente da chi considera la questione liturgica di importanza relativa).

Perciò, dal momento che il simile va col suo simile, non può sorprendere lo stretto legame naturale tra questi sacerdoti “Cuor di Leone” che tengono il piede in due scarpe con quei fedeli, semplici laici, intellettuali e saggisti, che hanno la medesima confusione mentale e lo stesso “stile” di vita.  
Da qui il nauseante spettacolo fatto di operine, convegni, manifestazioni e discorsi messi in scena a puntino per anestetizzare le proprie coscienze o accalappiare quanti più sprovveduti possibile; in realtà tutto cela un'ambiguità delle più pruriginose che li rende incapaci innanzitutto di scelte oneste e cattolicamente coerenti.

Meglio a questo punto persino un modernista, che manifesta apertamente le proprie idee (seppure perverse), che uno pseudo-difensore della Tradizione che avanzerà pure la pretesa di combattere l’eresia dilagante ma che, per mezzo di un intelletto volontariamente accecato o per meschinità, mantiene di fatto in vita il clima inquinato che da anni si respira nella Chiesa.
Nostro Signore, al contrario, ci ha lasciato un ben chiaro insegnamento: quello di comportarsi con prudenza e con semplicità (Mt 10,16), mai per convenienza, che sembra invece troppo spesso essere il marchio di fabbrica di questi tali.
 
Gli esempi si sprecano: quelli più eclatanti vedono gli apparenti sforzi fatti da costoro per riaffermare  aspetti  della dottrina e della morale di sempre in questi tempi di sovversione.
Tuttavia tutto il loro castello concettuale poggia sul solito, enorme e ingombrante  equivoco: come è possibile conciliare la visione della Chiesa  che si fonda sul Concilio Vaticano II - di cui sono convinti assertori - con quella antitetica del Magistero perenne della Chiesa cattolica? E che dire poi della loro completa indifferenza alla questione più importante, vale a dire quella liturgica, che ha visto soppiantare la Messa di sempre con una nuova messa che ha stravolto l’essenza stessa del rito e di conseguenza l’essenza stessa della vita del fedele che ve ne se accosta?
Alla stessa stregua vi sono coloro che con nostalgia guardano a papa Benedetto XVI, al suo pontificato e ai suoi modi raffinati in contrapposizione a quelli di papa Bergoglio, spicci e grossolani. Ma come è stato fatto notare, non si può separare Bergoglio da Ratzinger e da Giovanni Paolo II e questi da Giovanni XXIII, Paolo VI e il Concilio Vaticano II;  sono sostanzialmente la stessa cosa con delle differenze accidentali: ciò che li accomuna è il neo-modernismo del Vaticano II, ciò che li differenzia è il modo con cui esso viene presentato, interpretato e applicato: più velocemente, rozzamente e sinistrorsamente da Bergoglio, più lentamente, finemente e conservatoristicamente da Ratzinger, ma ogni eccesso è un difetto e ogni difetto è una mancanza di verità.
Ve ne sono poi altri di esempi, molto meno evidenti ma molto più subdoli e quindi allarmanti: sono proprio quelli che si attuano ricorrendo alla furbizia e al proprio tornaconto o alla propria congenita viltà. Ciò si manifesta quando, ad esempio, si odono le critiche alle eresie messe in pratica da un pontefice (il solito Bergoglio) salvo poi incensarlo ogni qual volta apre bocca per dire ovvietà o per ricercare la sua benedizione quando conviene.
Lo stesso dicasi nei rapporti con le autorità vaticane, tanto più benevoli e fitti quanto più quelle risultino corrotte: si manifestano critiche all’esterno per mantenere una parvenza di coerenza agli occhi dei fedeli ingenui, ma sotto traccia si tessono continui contatti e contrattazioni come se la Fede fosse qualcosa di barattabile. Ecco la modalità più subdola per demolire dall’interno la Chiesa e la Tradizione.
Queste persone lo fanno vestendo i panni di “tradizionalisti”, ma sotto sotto sono ben altro: dove non c’è sincerità e obiettività non ci può essere Verità, ma solo un lupo travestito da agnello. 
Don Massimo Camisasca e la deriva cattoprotestante

Dovevo fare spazio nella mia libreria. Ho scelto di togliere i suoi libri



di Camillo Langone

La mia libreria ha una capienza finita e ormai da parecchi anni mi costringe a un impietoso esercizio critico: l’eliminazione di un vecchio libro ogni volta che decido di accoglierne uno nuovo. Di solito è un’operazione che mi lascia pieno di dubbi: avrò scelto bene? Non è che un giorno, com’è già capitato, rimpiangerò il libro espulso? Ma oggi dubbi non ho, oggi elimino serenamente non uno bensì due libri, quelli di don Massimo Camisasca. Poco prima di diventare vescovo di Reggio Emilia, Camisasca scrisse “Il vento di Dio” e “Padre” in cui elogiava il canto gregoriano e la confessione, al contempo deprecando l’affidamento dei progetti delle nuove chiese ad architetti non credenti e la presente deriva cattoprotestante. Parole, soltanto parole. Domenica colui che in anni troppo lontani fu stretto collaboratore di don Giussani parteciperà, nella sua diocesi, a una veglia pro Sodoma e pertanto i suoi libri non possono più stare vicini alle “Confessioni” in cui Sant’Agostino scrive: “I delitti compiuti dai sodomiti devono essere condannati ovunque e sempre. Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna divina”. Quand’anche tutti i vescovi apostatassero (ma sembra che perfino nella fatiscente realtà cattolica italiana resistano vescovi cattolici a Trieste, Udine, Pavia, Carpi, Taranto, Lecce...), noi avremmo Sant’Agostino.

Sodoma fagocita la neochiesa postconciliare

Il vescovo don Abbondio Camisasca, di Comunione e Liberazione e già noto come fondatore della Fraternità Sacerdotale San Carlo Borromeo, stasera presiederà una celebrazione che ha già fatto gioire l'Arcigay. Se tale scandalo è il male minore da tollerare in assenza di un male maggiore, cosa sarà mai il male maggiore?

Una volta gli esponenti di C.L. negli esercizi spirituali deprecavano (testualmente) la «lobby dei preti ricchioni», oggi invece si danno fare "contro l'omofobia". Il Vangelo ha davvero bisogno che vengano inscenati patetici proclami (a favor di telecamere) per onorare le buzzwords mondane in voga al momento?

Ora, Sodoma ha già vinto se esimi vescovi accettano di far entrare nel dibattito cattolico espressioni come "omofobia" (letteralmente: "insana paura dell'omosessualità", una cosa che non esiste) e si lascia guidare per mano nel proclamare che la Chiesa "rigetta l'omofobia". In altre parole, la neochiesa conciliare accetta supina le armi e il campo di battaglia preferiti dal nemico.

Ieri ti chiedono di condannare l'omofobia. Oggi ti chiedono di presiedere alla veglia contro l'omofobia. Domani ti chiederanno ancor di più perché sono insaziabili, e non basteranno mai i tuoi sempre più eclatanti gesti di distensione e di pacificazione. Più ti fai dettare l'agenda e più sei una loro pedina.Quei tuoi interlocutori non vogliono il dialogo, vogliono solo il tuo suicidio.

Lo stesso discorso vale anche riguardo alle altre buzzwords ("antisemitismo", etc). La neochiesa conciliare voleva spalancare le braccia al mondo e invece ha finito per allargare le cosce. Come don Abbondio smanioso di andare incontro alle rispettabili richieste dei bravi. Come un giocatore d'azzardo che ogni volta alza la posta perché "stavolta ho fiducia che andrà bene".

Cari esponenti della neochiesa conciliare, vi preghiamo con tutto il cuore: se desiderate così tanto suicidarvi, fatelo più velocemente e toglietevi dalle balle una volta e per tutte. Il vostro inguaribile complesso di inferiorità nei confronti del mondo è la perfetta dimostrazione che siete sale senza sapore e che perciò il mondo non ha bisogno di voi e fa bene a calpestarvi.
https://letturine.blogspot.it/2018/05/sodoma-fagocita-la-neochiesa.html

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