CI SIAMO ALLONTANATI DA TE
Abbiamo fatto il male, ci siamo allontanati da Te. Una perversione mentale e spirituale: perchè il neo-cattolico moderno, "adulto" preferisce autocensurare la propria intelligenza, sensibilità e perfino "la propria coscienza"?
di Francesco Lamendola
Noi moderni, e anche noi cristiani moderni, abbiamo, in generale, una strana pretesa: che le nostre azioni non abbiano delle conseguenze logiche e necessarie, non solo di tipo individuale, ma anche collettivo, quando esse vanno non solo contro la legge morale stabilita da Dio, ma anche contro la stessa legge morale naturale. La cultura moderna ci ha ormai persuasi che le azioni individuali, purché non vadano contro la legge dello Stato, non riguardano che il singolo individuo; pertanto la quasi totalità delle persone è fermamente convinta che le scelte morali riguardano esclusivamente la coscienza soggettiva, sono cioè un fatto privato nel quale gli altri non devono permettersi entrare, tanto meno di giudicare.
Addirittura, le scelte morali, spesso, non vengono neppure percepite come tali, ma come un semplice e sacrosanto esercizio di “diritti”: per esempio, la scelta di abortire, da parte di una donna, viene intesa soprattutto, o esclusivamente, come una decisione attinente la sua sfera di libertà e di autodeterminazione, qualcosa che ha a che fare con l’esplicazione di un diritto e non con la sfera dell’etica. Il “diritto”, se così vogliamo esprimerci, del nascituro, non viene nemmeno preso in considerazione, dal momento che gli si nega lo statuto ontologico di persona, sia pure in potenza, perché il farlo porrebbe un ostacolo insormontabile all’affermazione del diritto materno di non portare avanti la gravidanza; quanto all’eventuale diritto del padre del nascituro, di far sentire la sua volontà, non se ne parla nemmeno, perché anche solo nominarlo equivarrebbe a voler imporre alla donna il giogo del predominio maschilista, dal quale appunto ella si è legittimamente ribellata, anche con la battaglia per far approvare la legislazione abortista. E se queste “battaglie” sono state condotte da personaggi come la signora Bonino, che ora il papa Francesco ha definito “una grande italiana”, e che viene frequentemente invitata dai sacerdoti a parlare, anche nelle chiese, di problemi sociali, quale l’immigrazione e l’accoglienza dei cosiddetti profughi, è chiaro che un grandissimo numero di cattolici, o meglio di persone che si ritengono cattoliche, per non parlare del clero cosiddetto progressista, non trovano nulla da eccepire a questa percezione del fenomeno “aborto”. Se lo facessero, se, cioè, permettessero alla loro coscienza di esprimere il sia pur minimo dubbio su una siffatta impostazione del rapporto fra esercizio dei diritti e sfera dell’etica, vanificherebbero decenni di lotte civili e di conquiste legislative, il che li farebbe passare immediatamente per dei reazionari oscurantisti, nemici dei diritti e soprattutto nemici della donna: laddove il femminismo è una delle acquisizioni certe e irrinunciabili della cultura progressista, anche nell’ambito dei cattolici, come viene quotidianamente confermato dai discorsi, dalle interviste e perfino dalle omelie di numerosi membri del clero, per non parlare del comportamento di certe suore che ballano, cantano, vanno a parlare alla radio tutti i giorni, dissertano su qualsiasi argomento, dicono che Maria non era Vergine perché faceva sesso con san Giuseppe “come avviene in tutte le coppie normali”, e via di questo passo. In sostanza, il cattolico moderno preferisce autocensurare la propria intelligenza, la propria sensibilità, e perfino la propria coscienza, se ancora ne possiede una, piuttosto che dire o fare la sia pur minima cosa che potrebbe suonare come una critica, anche solo implicita o silenziosa, all’andazzo generale, del quale i cosiddetti diritti civili sono parte essenziale, e di cui la cultura moderna mena il maggiore vanto, come di ciò che la contraddistingue da culture meno moderne, meno progredite e, quindi, meno fortunate. È una strana, anche se spiegabilissima, forma di perversione mentale e spirituale, che consiste, a ben guardare, in un auto-ricatto: siccome la cosa migliore della modernità è la conquista dei diritti civili (che non è mai finita, perché vi sono sempre nuovi traguardi da raggiungere, ad esempio la piena equiparazione delle cosiddette famiglie arcobaleno alla famiglia tradizionale), è impossibile dire o fare qualcosa che sottintenda una critica ad essi, perché, se così fosse, ci si macchierebbe di una colpa ben più grave di qualunque peccato: il tradimento nei confronti degli idoli della modernità, a cominciare da quello della libertà assoluta e soggettiva.
Con l'avvento di un gesuita, mascherato da "francescano" la Chiesa è stata stravolta, la Parola stessa di Gesù Cristo, è stata stravolta.
Eppure, c’è qualcosa che non torna in un tale atteggiamento. Infatti, anche una persona dotata di mediocre intelligenza dovrebbe rendersi conto che è impossibile che milioni di donne che abortiscono, e milioni di feti che vengono gettati nel cestino dei rifiuti, e milioni di bambini cui non viene data la possibilità di venire al mondo, e di figli che vengono eliminati nel grembo materno per volontà della loro stessa madre, tutto questo non può rimanere senza conseguenze, non solo al livello della singola persona che ha preso una tale decisione, ma anche al livello dell’intera società. Per chi non è credente, si tratta, comunque, di una violazione sistematica della legge naturale; per il cristiano, siamo in presenza di un peccato gravissimo, moltiplicato per milioni di volte ed esteso all’insieme della società, coinvolgendo migliaia e migliaia di persone, mariti, compagni, parenti, amici, psicologi, medici, infermiere, e anche tutti quelli che brillano per la loro assenza e per il loro assordante silenzio, primi fra tutti i sacerdoti. Quelli stessi che non lasciano passare un giorno senza tuonare contro l’egoismo di chi rifiuta l’accoglienza dei “migranti”, o di chi disapprova il riconoscimento delle unioni omosessuali; e che trasformano l’ambone delle loro chiese in una tribuna politica quotidiana, oppure vanno continuamente in televisione, come don Fabio Corazzina, parroco di Brescia, o postano incessantemente le loro riflessioni in rete, come don Paolo Farinella (attraverso una versione online di giornali a grande tiratura) per far sapere a milioni di fedeli quali sono le loro opinioni sulle più svariate problematiche sociali: spacciando, oltretutto, tali opinioni per la Parola stessa di Gesù Cristo, e quindi falsificando il Vangelo.
La signora (dell'aborto) Emma Bonino, che il papa Francesco definisce “una grande italiana”
Un vero cristiano, un cristiano rettamente formato secondo il vero Magistero della Chiesa, sa perfettamente, o dovrebbe sapere, che il peccato, perché di questo si tratta, non rimane confinato all’ambito del rapporto personale fra il singolo uomo e Dio, ma investe l’intero tessuto delle relazioni sociali nelle quali il peccatore è inserito; e se, come nel caso che abbiamo preso in esame - quello dell’aborto – si tratta di un peccato legalizzato e istituzionalizzato, e quotidianamente consumato con la più grande disinvoltura e con la collaborazione, diretta o indiretta, di un grandissimo numero di persone, compresi i giornalisti, gli scrittori, i professori universitari e, ahimè, perfino certi sedicenti teologi, allora bisogna aspettarsi che le conseguenze siano veramente generali, così come generale è stata l’offesa a Dio. Non che Dio stia lì, pronto a punire, sospettoso e vendicativo: si ricordi l’episodio di Abramo che contratta con il Signore per strappargli la promessa che, se avesse trovato in Sodoma anche solo pochi giusti, per amore di quelli, non avrebbe distrutto la città. Ciononostante, e al contrario di quel che ha avuto la sfrontatezza di dire, rivolto a un pubblico di giovani,monsignor Galantino, Dio, non avendo trovato neppure quei pochissimi giusti, distrusse col fuoco la città, in una maniera tale che ne rimase a stento il ricordo: questo dice la sacra Bibbia e questo ha sempre insegnato la Chiesa, che piaccia o che non piaccia ai Galantino, ai Corazzina e ai Farinella.
Abbiamo fatto il male, ci siamo allontanati da Te
di Francesco Lamendola
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