ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 27 ottobre 2018

La mistificazione

Il celibato dei preti secondo Avvenire




Roma, 18 novembre 2016
L'ultimo venerdì dell'“Anno della Misericordia”
Papa Francesco, in un appartamento alla periferia di Roma,
incontra sette “ex preti” con le loro nuove famiglie.



Leggo a pag. 19 del giornale Avvenire del 24 ottobre 2018, un articolo a firma di Luciano Moia intitolato I preti sposati e quella voglia di “tornare”.

Innanzitutto nella Chiesa cattolica non esistono “preti sposati”, eccettuato il clero di rito greco-bizantino, quindi il titolo dell’articolo contiene già una cosa non vera, perché un prete che chieda e ottenga la dispensa dal celibato, viene prima ridotto allo stato laicale e quindi non è più prete, ma semplicemente un laico ex prete. Perciò parlare di preti sposati è non solo improprio, ma anche mistificatorio.
La mistificazione che voglio però sottolineare nel suddetto articolo è quella che da sempre ha propalato come verità l’ex prete (non prete sposato, come lo presenta il giornalista) Gianni Gennari, collaboratore di Avvenire, allorché pretende che non sia stato lui a regredire dalla sua vocazione sacerdotale, che implica l’obbligo del celibato (tant’è che si parla di vocazioneal sacerdozio e vocazione al matrimonio come due diverse e alternative vocazioni), ma è stato Dio a cambiare idea, chiamandolo prima al sacerdozio e poi anche al matrimonio: lui ha solo risposto alla chiamata di Dio.

Gennari sostiene questa tesi nel suo libro Lui, Dio e Lei in cui, come riferisce l’articolista di Avvenire, egli «intreccia riferimenti storici e teologici, con la confessione a cuore aperto di un uomo che guarda con serenità alle due vocazioni della sua vita e non solo si dice convinto della loro compatibilità, ma anche della loro complementarietà». 
Una tesi davvero singolare! Bella roba! Qui si sostiene che Dio cambia idea e che la vocazione al sacerdozio non solo sarebbe compatibile con una contemporanea vocazione al matrimonio, ma che addirittura le due vocazioni sarebbero complementari. Ma cosa aspettiamo allora? Perché lasciare i poveri preti incompleti e frustrati nel loro celibato obbligatorio? Perché non arricchirli permettendo loro di rispondere a una seconda vocazione?
Se questa non è una chiara e aperta contestazione del celibato sacerdotale…
Ma non mi aspettavo che venisse proprio dal giornale della CEI che accanto al suddetto articolo ne ospita un altro, a firma di Andrea Fagioli, che dipinge a tinte fosche le conseguenze del celibato obbligatorio, sostenendo quindi subdolamente la necessità di eliminare tale obbligatorietà.

Riguardo alla tesi di Gennari, va fatto ancora un ragionamento: se si sostiene che la vocazione al matrimonio si aggiungerebbe a quella al sacerdozio, anzi la arricchirebbe, allora sarebbe di gran lunga da preferire la doppia vocazione, sia perché si riceverebbe un altro sacramento, sia per tutti i vantaggi connessi a una vita matrimoniale.
Se così fosse, la conseguenza logica sarebbe una sola: impedire di rispondere alla seconda vocazione (non è Dio che chiama?) significherebbe andare contro la volontà di Dio.

Gianni Gennari la giri come vuole, ma la logica conclusione della sua tesi è questa. 

di
 Don Francesco Cupello

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