Se qualcuno volesse sapere cosa sia l’ONU – Organizzazione delle Nazioni Unite – e quali siano i suoi scopi, di certo andrebbe ad esaminare alcune delle centinaia di pubblicazioni in materia. Ma a volte si trovano molte più informazioni soffermandosi su certi aspetti particolari di questo organismo.
E’ il caso della cosiddetta “meditation room” che sta nella sede dell’ONU a New York.
Vediamola.
Vicino all’ingresso del “palazzo di vetro” dell’ONU si trova un locale che viene detto essere la “camera della meditazione” (meditation room). Tale locale dovrebbe svolgere la funzione di luogo di meditazione per tutti coloro che risiedono stabilmente nel palazzo, per coloro che vi si trovano occasionalmente e anche per coloro che vi si recano in visita. Insomma una sorta di luogo di preghiera, se così si può dire, per chiunque, religioso o irreligioso, credente o miscredente, fedele o ateo sentisse il bisogno di raccogliersi. Il locale è volutamente acconciato in modo che chiunque possa pensare, molto ingenuamente, di poterlo usare senza urtare il proprio credo o la propria convinzione.
Si tratta di una piccola sala a forma di trapezio, le cui misure sono volutamente basate sul numero 3.
La base maggiore di questo trapezio misura 18 piedi, la base minore 9 piedi e l’altezza 30 piedi; tutti multipli di 3. Se si prolungano i due lati laterali di questo trapezio si nota che essi si congiungono in un punto distante 60 piedi dalla base maggiore, così da formare un triangolo isoscele con l’altezza pari a 3,33 volte la base.
Per accedere a questa sala, dopo aver superato una porta a vetri sorvegliata da due guardiani, si deve attraversare un corridoio buio di 6 metri, in fondo al quale, sulla destra, si trova la camera.
Non si tratta di voler esagerare, ma l’insieme di tutti questi numeri richiama chiaramente le misure del tempio massonico, compreso l’accesso al buio che è omologo del gabinetto di riflessione posto prima dell’ingresso della loggia; chi l’ha ideata e progettata sapeva ciò che faceva e lo ha fatto a ragion veduta.
I due elementi che si trovano all’interno di questa sala lo confermano.
Quando si entra nella sala si notano subito un pannello sulla parte di fronte e un blocco di pietra “squadrata” al centro.
Il pannello, in piedi sul lato minore del trapezio, è un disegno di stile astrattista il cui elemento portante, centrale e in primo piano, è un’asta leggermente inclinata a sinistra che regge, stilizzato, un serpente attorcigliato. In secondo piano, dietro diverse figure geometriche intrecciate, si notano due disegni differenti a forma di falce di luna: una in alto in evidenza e una un basso seminascosta. Al centro, a lambire l’asta col serpente, si può notare un disco che ha tutta l’aria di essere una sorta di disco solare, il quale, però, appare di colore nero, con una metà che, falsata da una sorta di rettangolo di colore più chiaro, sembra anch’essa chiara.
La pietra “squadrata”, al centro, è un monolito di magnetite, che ovviamente è nero e che si pretende debba costituire una sorta di “altare”; da notare che la magnetite è il minerale con la più alta componente di ferro e con un elevatissimo magnetismo.
In termini simbolici va tenuto presente che la roccia in cui era ricavata la grotta che costituiva la fucina del dio mitologico Vulcano era di magnetite, ed in essa veniva alimentato il fuoco sotterraneo distruttore, così che nell’antichità i luoghi dedicati a Vulcano dovevano essere posti fuori dai centri abitati, e fino a tempi relativamente recenti anche le fucine dei fabbri non potevano trovarsi dentro il centro abitato. Non è un caso che il primo Libro dei Re ricordi che nel corso della costruzione del Tempio di Salomone “durante i lavori nel tempio non si udì rumore di martelli, di piccone o di altro arnese di ferro” (I Re, 6, 7), a significare che erano banditi i lavori di fucinatura.
La pietra non è “squadrata” casualmente, ma sta a significare quello che in massoneria viene chiamato il lavoro dell’“apprendista” e del “compagno”: squadrare la pietra grezza. E la scelta della magnetite anch’essa non è casuale, poiché costituisce un potente “condizionatore”, un “magnetizzatore” che influenza tutti coloro che entrano nella sala.
Non ci soffermiamo sugli aneddoti raccontati circa l’influenza “magnetica” di questa pietra (estasi, trance, esaltazione, ecc.), segnaliamo solo che tale magnetismo svolge una precisa funzione catagogica, poiché attrae verso il basso impedendo ogni slancio verso l’alto, vincola al naturale impedendo ogni ascesa al soprannaturale, risucchia nel subumano impedendo ogni movimento verso il sopraumano, fa affogare nella terra impedendo ogni accesso al cielo.
Aggiungiamo una curiosità molto significativa. La costruzione del palazzo dell’ONU venne affidata all’architetto Wallace Kirkman Harrison, coadiuvato dall’architetto Max Abramovitz, che si occupò soprattutto degli interni. Entrambi questi architetti, esperti in grattacieli, si ispiravano al sinistro architetto svizzero Le Corbusier, che collaborò anche alla costruzione del “palazzo di vetro”. Tutti erano molto legati al miliardario e politico Nelson Rockefeller, di cui costruirono il grattacielo, il Rockefeller Center.
Insomma, un insieme di rapporti che può aiutare a cogliere lo spirito con cui venne ideata e realizzata la “meditation room”, uno spirito tutt’altro che religioso ed essenzialmente massonico.
Alla compagnia va aggiunto chi volle fortemente questa “stanza della meditazione”, il protestante svedese Dag Hammarskjold, già Presidente della Banca di Svezia e Segretario delle Nazioni Unite.
A costruzione ultimata, Hammarskjold approntò una presentazione della “meditation room” da servire come guida ai visitatori; in essa si legge:
«Tutti abbiamo dentro di noi un centro di quiete circondato dal silenzio.…
L’obiettivo è stato di creare in questa piccola stanza un luogo dove possono aprirsi le porte su infiniti territori di pensiero e di preghiera. …
al centro della stanza vediamo un simbolo di come, ogni giorno, la luce dei cieli dà vita alla terra su cui ci troviamo, per molti di noi un simbolo di come la luce dello spirito dà vita alla materia.…
la pietra al centro della stanza ha molto di più da dirci. Possiamo vederla come un altare, vuota non perché non c’è Dio, non perché è un altare di un dio sconosciuto, ma perché è dedicata al Dio che l’uomo adora sotto molti nomi e in molte forme.…
Il blocco di minerale di ferro ha il peso e la solidità dell’eterno. E’ un richiamo a quella pietra angolare della persistenza e della fede su cui deve basarsi ogni sforzo umano.…
Il fascio di luce colpisce la pietra in una stanza di assoluta semplicità. Non ci sono altri simboli, non c’è nulla che distragga la nostra attenzione o che irrompa nella quiete di noi stessi. Quando i nostri occhi si spostano da questi simboli alla parete frontale, incontrano un semplice motivo che apre la stanza all’armonia, alla libertà e all’equilibrio dello spazio.»
L’obiettivo è stato di creare in questa piccola stanza un luogo dove possono aprirsi le porte su infiniti territori di pensiero e di preghiera. …
al centro della stanza vediamo un simbolo di come, ogni giorno, la luce dei cieli dà vita alla terra su cui ci troviamo, per molti di noi un simbolo di come la luce dello spirito dà vita alla materia.…
la pietra al centro della stanza ha molto di più da dirci. Possiamo vederla come un altare, vuota non perché non c’è Dio, non perché è un altare di un dio sconosciuto, ma perché è dedicata al Dio che l’uomo adora sotto molti nomi e in molte forme.…
Il blocco di minerale di ferro ha il peso e la solidità dell’eterno. E’ un richiamo a quella pietra angolare della persistenza e della fede su cui deve basarsi ogni sforzo umano.…
Il fascio di luce colpisce la pietra in una stanza di assoluta semplicità. Non ci sono altri simboli, non c’è nulla che distragga la nostra attenzione o che irrompa nella quiete di noi stessi. Quando i nostri occhi si spostano da questi simboli alla parete frontale, incontrano un semplice motivo che apre la stanza all’armonia, alla libertà e all’equilibrio dello spazio.»
Per concludere possiamo dire che questa sala per la meditazione può servire a tutto tranne che a meditare, non parliamo poi di pregare. Prima ancora che la devozione religiosa è il semplice buonsenso che suggerisce trattarsi di una mera curiosità con implicazioni sottilmente perverse per chi si lasciasse prendere da un minimo interesse per l’insieme del locale.
I particolari sono poi tali che, non solo esprimono come dei messaggi subliminali, ma emanano chiaramente delle influenze negative: influenze sotterranee eppure invasive, e non poco deleterie.
Ci chiediamo con quale leggerezza e con quale incoscienza – o con quale cattiva o deviata volontà - i papi in visita all’ONU (Montini, Wojtyła – 2 volte –, Ratzinger e Bergoglio), abbiano potuto fermarsi a “pregare” in questo locale… Chi avranno pregato?
di Belvecchio
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