Non è sano amare il silenzio? Bergoglio bestemmia contro la preghiera e l’ascolto di Dio: fa un proclama modernista, che offende in maniera diretta, inequivocabile e intenzionale ciò che è sacro al cuore e alla mente dei fedeli
di Francesco Lamendola
Il veleno, iniettato a piccole dosi, ma sistematicamente e implacabilmente, sta già dando i suoi mortiferi effetti. Le coscienze sono già intossicate; la sensibilità cristiana e soprattutto la spiritualità, che ne è l’anima viva, sono già state colpite al cuore; vi è già stato un ottundimento nella vigilanza e nella trasparenza della fede di molte persone. Come spiegare, altrimenti, il silenzio assordante davanti a certe affermazioni ufficiali del signore argentino, che giorno dopo giorno, mese dopo mese, vanno a demolire, uno dopo l’altro, i puntelli della retta dottrina, e quindi minano alla base i fondamenti della fede stessa?
La spiritualità del cristiano, anzi, del cattolico, non è una spiritualità qualsiasi; certo, può avere dei punti in comune con quella di altre confessioni e di altre fedi; tuttavia, nella sua essenza, è qualcosa di specifico, di unico, perché possiede dei tratti propri, assolutamente non sostituibili, non modificabili né equivocabili. E la religione cristiana poggia sui di essa. Come Gesù ha detto a Marta, la sorella di Lazzaro, la parte migliore della fede è l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera e la contemplazione; non l’attività pratica. L’attività pratica è necessaria, ma rimane in posizione subordinata. E questo perché, nel cristianesimo, è la spiritualità che informa di sé ogni aspetto della vita, compresa l’azione, ma non è vero il contrario: l’azione, per quanto utile e buona, non vive di vita propria, non per il cristiano almeno: deve essere illuminata dalla fede, e la fede discende dalla vita spirituale, perché rischiara l’anima venendo dall’esterno di essa, cioè da Dio. Questa è la differenza fra immanentismo e trascendenza. La fede del cristiano è fede nella trascendenza: tutto viene da Dio, quindi, per bene operare, è necessario anzitutto porsi in ascolto della Sua parola; e ciò significa preghiera, contemplazione, raccoglimento, silenzio. Senza di ciò, si avrebbe una fede immanentistica, una deviazione tipica del modernismo: se la fede è rivolta a qualcosa di immanente, se si muove in un orizzonte immanente, se non sa alzare gli occhi al Cielo per chiedere a Dio di essere illuminata, sostenuta, consigliata, incoraggiata, degenera in un culto mondano, in una auto-glorificazione dell’uomo. A questo servono gli ordini contemplativi, a questo serve la presenza dei mistici, a questo punta la spiritualità dei veri santi (perché, purtroppo, da ultimo anche a questo ci è toccato assistere: alla proclamazione di santi che non sono realmente Santi, per ragioni meramente ideologiche): a tenere sempre aperto il canale fra gli uomini e Dio, a tenere sempre spalancata la porta dalla quale la grazia di Dio può discendere sui fedeli. La Chiesa lo ha sempre saputo e ha sempre massimamente onorato i Santi contemplativi, i monaci e le monache contemplativi, ed in specie quelli di clausura; senza con ciò svalutare l’opera di quanti agiscono nel mondo per il bene degli uomini, la Chiesa ha sempre saputo che gli uomini e le donne del primo tipo sono preziosi e insostituibili, mentre quelli del secondo ci saranno sempre, magari al servizio di ideali laici e profani. La Parola di Dio, infatti, risuona nel silenzio, non nel trambusto della vita pratica. Eccomi, sono la serva del Signore; sia fatto di me secondo la tua parola (Luca, 1, 38), dice Maria Vergine all’Angelo, che le è apparso mentre era in contemplazione e in preghiera, non mentre stava spazzando la casa o mettendo le pentole sul fuoco. Così hanno sempre pensato i Padri della Chiesa e i teologi; così l’hanno sempre dipinta, o scolpita, tutti gli artisti religiosi nelle loro sublimi rappresentazioni dell’Annunciazione. Spazzare la casa e mettere le pentole sul fuoco sono cose indubbiamente necessarie, sono utili e possono essere addirittura preziose, ma non sono azioni specificamente cristiane; non è da esse che viene la salvezza, non è con esse che ci si avvicina a Dio, se si comincia a fare a meno della preghiera, dell’ascolto, della contemplazione.
La sua è una vera e propria contro-predica rispetto alle parole di Gesù Cristo e chi predica il contrario della Parola di Cristo, come lo si deve chiamare?
E cosa dice invece il signore argentino nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, sottotitolata Sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, del marzo-aprile 2018 (§§ 26-27)?
26. Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. Tutto può essere accettato e integrato come parte della propria esistenza in questo mondo, ed entra a far parte del cammino di santificazione. Siamo chiamati a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione, e ci santifichiamo nell’esercizio responsabile e generoso della nostra missione.
27. Forse che lo Spirito Santo può inviarci a compiere una missione e nello stesso tempo chiederci di fuggire da essa, o che evitiamo di donarci totalmente per preservare la pace interiore? Tuttavia, a volte abbiamo la tentazione di relegare la dedizione pastorale e l’impegno nel mondo a un posto secondario, come se fossero “distrazioni” nel cammino della santificazione e della pace interiore. Si dimentica che «non è che la vita abbia una missione, ma che è missione».
Gesù Cristo è stato chiarissimo: chi è Bergoglio per "manipolare" la Sua Verità Divina?
Sono parole e concetti di una gravità eccezionale: se la Chiesa fosse ancora un organismo sano, vescovi e cardinali avrebbero dovuto sussultare, sacerdoti e religiose avrebbero dovuto restare turbati, feriti, scandalizzati. Queste parole hanno un significato assolutamente non cattolico: nessun vero cattolico le può accettare. Non è sano amare il silenzio: ma stiamo scherzando? Un papa può esprimere un simile concetto? È un’autentica bestemmia: una bestemmia contro la preghiera, contro l’ascolto di Dio; è un proclama modernista che offende in maniera diretta, inequivocabile e intenzionale tutto ciò che è sacro al cuore e alla mente dei fedeli cattolici. Lo stesso concetto di “sanità” sembra preso dal bagaglio di un qualsiasi psicanalista freudiano: non è sano cercare il silenzio, non è sano digiunare, non è sano pregare troppo, non è sano cercare la solitudine per pregare… sono le ricette della cultura moderna, del salutismo New Age; ma non c’entrano nulla con il cristianesimo. È la cultura moderna che svaluta e disprezza queste cose: che compatisce chi pratica il digiuno, che biasima chi recita cinque rosari tutti i giorni. C’è anche, indiretto, un attacco alla verginità; in altri caso, l’attacco è invece diretto. La verginità, per la neochiesa, non è più un valore, anzi, è quasi un difetto: vuoi mettere l’esperienza di vita di una prostituta con quella di una suora? Sembra incredibile, ma ormai simili enormità vengono diffuse apertamente ai massimi livelli della pastorale e della teologia. C’è perfino una teologia femminista che vuol condurre una battaglia per abbattere il dominio maschilista nella Chiesa, vuole le donne prete, le donne vescovo, le donne papa, magari lesbiche dichiarate e militanti, magari “sposate” fra di loro, come del resto già avviene nelle chiese protestanti; e che detesta e ridicolizza le suore di clausura, paragonandole a delle povere derelitte che si lasciano imprigionare da una chiesa retriva, dominata dai maschi.
L’attacco contro la spiritualità non viene solo dal signore argentino, ma è un attacco concentrico, condotto simultaneamente dagli uomini che lui ha messo nelle posizioni di vertice della Chiesa.
Del resto, quelle dei §§ 26 e 27 di Gaudete et exsultate sono affermazioni coerenti con tutto il resto: con la svalutazione della sofferenza, per esempio. Enzo Bianchi dice che offrire la propria sofferenza a Dio è uno sproposito, e Bergoglio dice che non si sa perché soffriamo, e che bisogna diffidare di chi dice di saperlo. E quanto all’evitare l’incontro con l’altro, quanta perfidia in queste parole! Il signore argentino sa benissimo che i monaci e le monache di clausura non scelgono la vita claustrale per evitare l’incontro con l’altro, ma, al contrario, per meglio trovare l’altro, passando attraverso il solo Altro dal quale ogni cosa riceve luce, chiarezza, verità; e sa benissimo che il cristiano può incontrare l’altro anche senza vederlo, anche vivendo a diecimila chilometro di distanza, anche da dentro le mura di un convento di clausura, perché la preghiera non ha bisogno di biglietti aerei, né di guardarsi negli occhi. Oppure il signore argentino non crede alla Comunione dei Santi? È forse la Comunione dei Santi, il vero obiettivo del suo attacco? Se così fosse, la cosa sarebbe, se possibile, ancor più grave: la perfidia delle sue parole sarebbe ancora più imperdonabile. Diabolica, addirittura: perchésolo una malizia infernale può concepire una strategia così sottile e melliflua per inoculare nel corpo della Chiesa un veleno così tossico. E la malizia infernale traspare anche dal fiume di parole con le quali, dopo aver espresso questi concetti anticristiani, il signore argentino finge di precisare, di delimitare la portata delle sue stesse parole, di valutare i pericoli di una vita contemplativa che finisce per chiudersi e inaridirsi, il che è tipico della sua strategia: dire e non dire, dire una cosa e poi dirne un’altra di segno opposto; scagliare il sasso e subito nascondere la mano. Ma il peso di quelle parole tremende, non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio, rimane: ed è un peso tale da poter capovolgere la navicella di Cristo. È una vera e propria contro-predica rispetto alle parole di Gesù Cristo a Marta di Betania. E chi predica il contrario della Parola di Cristo, come lo si deve chiamare? L’attacco contro il silenzio, la preghiera, la contemplazione mistica – perché di questo si tratta; e a chi non lo vuol capire, è inutile spiegarlo – si inscrive in una campagna che il signore argentino ha scatenato fin dal primo giorno, sin dal primo istante del suo pontificato abusivo – ricordate il suo Buonasera, al posto del doveroso Sia lodato Gesù Cristo, dal balcone del Palazzo apostolico, subito dopo la sua elezione? – contro la spiritualità cattolica, contro la trascendenza, contro la dimensione mistica e soprannaturale. Le risate sguaiate con le suore di clausura, nel corso di una visita a un convento, solo un altro tassello del mosaico: e il mosaico è fatto ormai di centinaia di tasselli, di cose che costui dice in tutte le occasioni, nelle interviste, nei discorsi a braccio, ma specialmente nelle omelie da Casa Santa Marta, e il cui motivo ricorrente è sempre lo stesso: il vero cristiano vive quaggiù, d’amore e d’accordo con il mondo moderno; si impegna nel sociale, si prodiga per i migranti, aggiunge un posto a tavola per qualsiasi clandestino; il vero cristiano non perde troppo tempo a pregare: queste sono cose di una volta, cose sorpassate e un po’ anguste, pratiche da vecchie beghine e da bambini ingenui. Il vero cristiano è tutto proiettato nel qui e ora, è impegnato a realizzare il Regno di Dio in terra, materialmente però; lotta contro l‘esclusione, contro i pregiudizi, contro la povertà (soprattutto degli stranieri, un po’ meno degli italiani); partecipa alle marce per la pace, alle manifestazioni di protesta contro Salvini, sfila sotto le bandiere arcobaleno, indossa le magliette rosse, e quando si ricorda di pregare, è per partecipare alle veglie di preghiera contro l’omofobia. E l’attacco contro la spiritualità non viene solo dal signore argentino, ma è un attacco concentrico, condotto simultaneamente dagli uomini che lui ha messo nelle posizioni di vertice della Chiesa. C’è Sosa Abascal, il generale dei gesuiti, che storicizza il Vangelo, che nega l’esistenza del diavolo, che reinterpreta la Parola di Gesù alla luce del fatto che non abbiamo le registrazioni della sua voce; ci sono Galantino, Bassetti, Paglia, i quali vogliono favorire l’invasione e l’islamizzazione dell’Italia, con il ricatto morale della solidarietà e dell’accoglienza; c’è Enzo Bianchi, che vuole una Chiesa più credibile, un Gesù Cristo più credibile, una Madonna più credibile, beninteso nel senso che lui dà a questa parola; c’è padre Martin che vuole una Chiesa gay-fiendly, che accusa il catechismo e la morale cattolica di essere omofobi e di spingere le persone al suicidio, che dichiara esserci un sacco di santi gay nel calendario cattolico; e c’è il cardinale Schönborn che trasforma la cattedrale di Santo Stefano in una discoteca, che invita i cantanti transessuali a esibirsi, che predica lo sdoganamento della sodomia; e il cardinale Marx che vuole la comunione per i divorziati e per i protestanti; e così via.
Non è sano amare il silenzio? Bergoglio bestemmia
di Francesco Lamendola
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