ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 6 dicembre 2018

Come dite che andrà a finire?

No comment!




Questo è il Card. Gianfranco Ravasi, neomodernista, purtroppo uno dei bracci destri del Papa. I modernisti ed i più recenti neomodernisti sono quei teologi, cardinali e vescovi che negano la natura anche divina di Gesù come ai tempi dell'eresia ariana del terzo secolo d. C., eresia alla quale aveva aderito lo stesso papa e la quasi totalità dei vescovi di allora, eresia poi sconfitta da Sant'Atanasio.

Ecco perché Gesù viene qui definito un 'guaritore' e gli viene quindi negata la natura divina e quindi il potere soprannaturale del miracolo.
Così pure, i neomodernisti anche essi ai vertici della Chiesa come il Card. Tedesco Walter Kasper, il Card. Tedesco Reinhard Marx e tanti altri ancora negano la Resurrezione di Gesù, la sua Ascensione al Cielo, etc. etc....
Come dite che andrà a finire?
Io dico come ai tempi di Ario, con un sacco di Prelati all'inferno con l'aggravante di avere trascinato nell'errore milioni di ignari fedeli che hanno creduto come oro colato alle loro parole comportandosi di conseguenza...
Fatima. 

«Nella Chiesa il sentimentalismo offusca la ragione»

«C'è una forte tendenza a esaltare i sentimenti, svalutare la ragione e quindi infantilizzare la fede cattolica. E il linguaggio ecclesiale oggi in voga è più degno della psicoterapia che non del Vangelo». Parla Samuel Gregg, dell'Acton Institute.


                                 Il professor Samuel Gregg

«Anche nella Chiesa cattolica il sentimentalismo ha scalzato la ragione». A sostenerlo è il professore Samuel Gregg, direttore della ricerca presso l’Acton Institute e uno dei relatori al convegno che si è tenuto nei giorni scorsi all’Angelicum di Roma su “Libertà, virtù e buona società: il contributo dei domenicani”. Gregg, australiano di nascita e statunitense di adozione, si occupa prevalentememte di economia politica, filosofia morale e diritto naturale, temi su cui ha scritto undici libri, tra cui il recente “Becoming Europe”, sul futuro dell’Unione Europea.

Professor Gree, lei Recentemente ha scritto per The Catholic World Report un interessante articolo sul sentimentalismo oggi dominante nella Chiesa. Può spiegarci di che si tratta?
Voglio dire che sono diffuse nella Chiesa tendenze a esaltare i sentimenti, svalutare la ragione e successivamente infantilizzare la fede cristiana. Lo vediamo nell'uso diffuso del linguaggio nella predicazione e nell'insegnamento di ogni giorno che è più tipico di una psicoterapia che non rispettoso delle parole usate da Cristo e dai suoi Apostoli. Parole come "peccato" svaniscono e vengono sostituite da "dolori", "rimpianti" o "tristi errori". È sentimentalismo anche l’accusare continuo di posizioni “offensive” e “giudicanti” coloro che semplicemente offrono difese ragionate di etica medica o sessuale cattolica. La verità, a quanto pare, non dovrebbe essere professata, neanche dolcemente, se può ferire i sentimenti di qualcuno. Se fosse vero questo, Gesù avrebbe dovuto astenersi dal dire alla donna samaritana i fatti sulla sua storia coniugale. È frutto del sentimentalismo anche l’accecamento sulla verità – detta da Cristo stesso – che c’è un luogo chiamato Inferno per coloro che muoiono impenitenti. L’argomento viene evitato, eppure l’Inferno non è un argomento da prendere alla leggera. Eppure si ponga questa domanda: quando è stata l'ultima volta che a messa ha sentito parlare della possibilità che qualcuno di noi possa finire per essere eternamente separato da Dio?.

Non di recente...
…Soprattutto, il sentimentalismo si rivela in certe presentazioni di Gesù Cristo, il cui rigido insegnamento ha scioccato i suoi stessi seguaci e che ha rifiutato qualsiasi concessione al peccato. Eppure oggi, nella predicazione che va di moda, ogni volta che Gesù parla di amore viene presentato quasi come fosse un simpatico rabbino liberale. Questo innocuo Gesù non ci sfida mai a trasformare le nostre vite abbracciando la completezza della verità. Invece ricicla frasi fatte come "ognuno ha la sua verità", "fa tutto ciò che pensi è meglio", "sii fedele a te stesso", "abbraccia la tua storia", "chi sono io per giudicare," e così via.

Queste espressioni suonano molto familiari.
Il sentimentalismo è quindi un problema serio e porta le persone a dire cose veramente ridicole come "2 volte 2 è uguale a 5".

Con tutt’altro spirito è stata invece scritta da Giovanni Paolo II l’enciclica Veritatis Splendor, di cui quest’anno celebriamo il 25esimo anniversario. Qual è l'importanza di questo documento?
Penso che Veritatis Splendor sia stata l'enciclica più importante scritta dal tempo della Humanae Vitae, perché ha identificato e spiegato alcuni errori importanti che caratterizzano la teologia morale cattolica; uno di questi era "l'opzione fondamentale" - l'idea che finché hai fatto una scelta fondamentale per Cristo, nulla potrebbe separarti da Lui: questa idea, promossa dal teologo morale tedesco Bernard Haring, contraddiceva l'insegnamento della Chiesa su quei peccati - noi li chiamiamo peccati mortali - che interrompono il nostro rapporto con Cristo finché non li confessiamo. Il secondo errore era il consequenzialismo - l'idea che la moralità di un atto è determinata dall'equilibrio fra effetti buoni e cattivi potenziali derivanti dallo stesso. Questa teoria, associata al teologo morale tedesco Josef Fuchs, contraddiceva l'insegnamento della Chiesa secondo cui alcuni atti sono per loro stessa natura intrinsecamente malvagi e mai da scegliere. Questi due errori erano molto diffusi nella Chiesa, e Veritatis Splendor mostra come essi hanno contraddetto sia la fede cattolica che la ragione stessa. Ma c'è anche un altro aspetto che vale la pena sottolineare.

Prego.
L'altra importanza di Veritatis Splendor è nel modo in cui ha spiegato come la vera libertà sia inseparabile dall'unica capacità umana per la ragione, il libero arbitrio e la conseguente capacità di conoscere e scegliere i beni fondamentali che sono al cuore del prosperare umano. se scegliamo questi beni ed evitiamo il male, ci formiamo nella direzione del vero, del buono e del bello: non siamo più schiavi delle nostre passioni, ma diventiamo totalmente liberi e più vivi.
Aurelio Porfiri
http://www.lanuovabq.it/it/nella-chiesa-il-sentimentalismo-offusca-la-ragione

L’ABATE FARIA, IL PAPA, LA VENDITA DELLE CHIESE SENZA PIÙ FEDELI, E IL CONCERTO ROCK NELLA CATTEDRALE DI VIENNA.

Cari Stilumcuriali, ogni tanto esce dal suo eremo – freddino, in questa stagione dell’anno – l’Abate Faria e ci elargisce qualche riflessione sulla vita della Chiesa. Due cose lo hanno colpito di recente: il discorso del Pontefice regnante sulla possibilità di vendere le chiese che non servono più per il culto per dare il ricavato ai poveri e il concerto rock svoltosi – vi regaliamo qualche foto – a Santo Stefano, la cattedrale di Vienna. Del cardinale Schönborn…


Nei giorni scorsi si è parlato di un messaggio del Papa in cui veniva detto che le oramai molte chiese chiuse potevano essere vendute per aiutare i poveri. Ora, questo è certo un problema serio e non solo italiano, in molti paesi le chiese, alcune con enorme valore storico, vengono poi adibite a tutt’altro. Il problema esiste, ma è quella proposta la soluzione migliore? Le chiese, specie quelle storiche, hanno un valore simbolico importante anche per chi non ci entra più, sono comunque i luoghi del sacro. Quando si dice nel popolino che una chiesa è sconsacrata, c’è spesso un non detto in questa frase, una sensazione simile a quella che si ha quando un sacerdote viene colto in fallo (ops!). Insomma, non sembra giusto. E ci fa molto pensare quando il semplice fedele trova impropri gli usi di una chiesa, come mi sembra sia successo recentemente nella cattedrale di Vienna con un danzatore svolazzante a petto nudo sulle balaustre dove un tempo si riceveva la comunione o dove predica ormai Conchita Wurst…

Ma il problema che il Papa menziona è vero, anzi i problemi: le chiese abbandonate e la povertà. Io penso che vendere le chiese debba essere l’extrema ratio. Ci sono congregazioni nuove, di orientamento tradizionale, perché non affidare queste chiese a loro? Ma sembra, da quello che mi dicono, che sia più facile che una chiesa sia venduta a chissà chi, piuttosto che venga affidata a congregazioni di orientamento tradizionale. Eppure il loro entusiasmo e fervore potrebbero rivitalizzare il luogo di culto; ma so che sto sbattendo contro una porta chiusa.

Il dire “vendiamo”, mi sembra una ammissione di sconfitta inesorabile, un arrendersi al declino inarrestabile della cristianità. E se un giorno il cristianesimo rifiorisse?  Dove troveremmo quelle chiese oramai adibite a tutt’altro? Mi sembra che questo presupponga il vedere il cristianesimo oramai in ritirata senza possibilità di ritorno.

I poveri sono giustamente nella sollecitudine del Santo Padre e vanno aiutati. Certamente distinguendo fra chi è veramente povero e inabile a sostentarsi e fra chi con la “povertà” alimenta certi traffici da cui la Chiesa non può che prendere le distanze. Oggi possiamo informarci molto meglio che nel passato e non si può chiudere gli occhi davanti a certe notizie rimandate anche dalla stampa laica e autorevolmente confermate. Ciò detto, giusta la sollecitudine del Pontefice. Ma allora, visto che la Chiesa possiede moltissimi immobili oltre alle chiese, perché non vendere prima appartamenti di enorme pregio e valore, alberghi che dovrebbero essere conventi, negozi e via dicendo, che sarebbero certo più redditizi e che non hanno quel valore simbolico di cui si diceva sopra? In questo modo i prelati, i religiosi e il clero tutto, privandosi di qualcosa che li tocca personalmente, prima di toccare le chiese che sono di tutti (e per cui va trovata certo una soluzione alternativa) darebbero certo un buon esempio.

Abate Faria


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