Dio perdona, il Vaticano no: terremoto e castigo divino, fulmini su Radio Maria Monsignor Becciu, numero 2 della Segreteria di Stato vaticana, si scaglia contro Radio Maria per un intervento di padre Cavalcoli, accusato di aver affermato che il recente terremoto è il castigo divino per la legge sulle unioni civili. Cambi linguaggio e si conformi al messaggio della misericordia, è il monito che arriva dal Vaticano. È un intervento grave, senza precedenti, che dice molto dell'aria di regime che tira nella Chiesa.
E alla fine toccò anche a Radio Maria entrare nel mirino dei nuovi giudici implacabili che puniscono inesorabilmente quanti non si sottomettono alla dura legge della Misericordia. Fatto senza precedenti, è stato addirittura il numero 2 della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, a intervenire pesantemente per ammonire Radio Maria a «correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da papa Francesco specie nell’anno giubilare». Parole che sono pietre per una emittente che, pur di dimostrare fedeltà agli indirizzi pastorali di papa Francesco, ha eliminato dalla conduzione diversi collaboratori di peso. Ma cosa avrà combinato il buon padre Livio Fanzaga per meritare questa reprimenda?
In realtà padre Livio c’entra poco, il “crimine” è stato commesso da padre Giovanni Cavalcoli, teologo domenicano, durante la sua trasmissione lo scorso 30 ottobre. Secondo l’Espresso, che per primo ne ha dato notizia, padre Cavalcoli avrebbe detto che il recente terremoto è conseguenza dell’approvazione della legge sulle unioni civili. Da qui lo scatenarsi della bagarre, l’intervento di monsignor Becciu e a ruota altri vescovi, e controreplica di Cavalcoli che invita tutti a ripassare il catechismo. Ma ricostruiamo tutta la vicenda.
PADRE CAVALCOLI
Avesse veramente detto le cose come sono state riportate dalla stampa, indubbiamente padre Cavalcoli avrebbe detto qualcosa di insostenibile, come del resto aveva già spiegato Gesù: «Quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc. 13, 4-5). Il disastro naturale non è la punizione diretta per un peccato, piuttosto costituisce un invito alla conversione.
Ma per tornare a padre Cavalcoli, in realtà il suo discorso è stato molto più articolato nel tentativo di rispondere a un ascoltatore sul tema delle conseguenze del peccato mortale e dell’eventuale relazione tra peccati mortali e terremoti. Padre Cavalcoli ha spiegato il significato di peccato mortale; ha affermato che le catastrofi naturali sono conseguenza del peccato originale; è stato molto prudente nel collegare il terremoto alla conseguenza di gravi peccati come quello dell’approvazione delle unioni civili «per non trarre conclusioni che rischierebbero quasi la superstizione»; ma allo stesso tempo ha detto che sì, può essere anche pensato come «castigo divino» ma non nel «senso afflittivo» quanto «nel senso di richiamo alle coscienze».
LA STAMPA
I giornalisti ci hanno messo un po’ ma alla fine l’Espresso è uscito denunciando la “frase choc” di radio Maria: “il terremoto è la punizione per la legge sulle unioni civili”. Una semplificazione scorretta, una evidente strumentalizzazione. All’inizio la frase viene attribuita a padre Livio, poi corretta: responsabile del misfatto è padre Cavalcoli, che immediatamente si ritrova nel tritacarne dell’informazione. A ruota arrivano tutti i giornali, ovviamente nessuno si disturba a verificare quanto abbia effettivamente detto. E allora quella frase, così ingiusta nei confronti degli sfollati del Centro Italia, arriva ai piani alti del Vaticano…
MONSIGNOR BECCIU
… e il numero 2 della Segreteria di Stato, monsignor Becciu, interpellato dall’ANSA, non si fa pregare e spara a zero: «Sono affermazioni offensive per i credenti e scandalose per chi non crede», dice monsignor Becciu che, dopo aver impartito altre lezioni di misericordia, allarga il discorso dal singolo intervento all’attività della radio: «Radio Maria deve correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da papa Francesco specie nell'anno giubilare». Seguono le scuse alle vittime del terremoto.
L’intervento del Sostituto alla Segreteria di Stato vaticana, come prevedibile, fa il giro del mondo. E a ruota lo seguono altri vescovi: monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, parla di «scempiaggini blasfeme»; e monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, non può «tacere davanti alle bestemmie che vengono elargite da pulpiti digitali, stampati o parrocchiali quando si attribuisce al terremoto la valenza di "castigo di Dio per le unioni civili"». È chiaro che nessuno di loro ha ascoltato o letto per intero l’intervento di padre Cavalcoli, sono bastate poche righe sui giornali di regime per decretare la sentenza. E del resto padre Cavalcoli, immediatamente accalappiato dai conduttori del programma radiofonico La Zanzara, non fa nulla per placare la tempesta, magari spiegando la differenza fra ciò che aveva detto e ciò che è stato riportato, anzi rincara la dose citando anche Sodoma e Gomorra.
RADIO MARIA
Prima ancora che monsignor Becciu scagliasse i suoi fulmini, nel tentativo di prevenire la tempesta Radio Maria si era affrettata a smentire il coinvolgimento di padre Livio e a prendere le distanze da padre Cavalcoli, di cui però – sul sito dell’emittente - veniva correttamente riportato audio e trascrizione completa dell’intervento: «Le espressioni riportate – si legge nel comunicato – sono di un conduttore esterno, fatte a titolo personale, e non rispecchiano assolutamente il pensiero di Radio Maria al riguardo». Evidente l’imbarazzo per un “incidente” che rischia di far saltare delicati equilibri ecclesiali a danno dell’emittente. Imbarazzo tale da non tentare neanche di chiarire cosa ha effettivamente detto padre Cavalcoli, abbandonato così al suo destino. Ma l’intervento di monsignor Becciu dimostra che, malgrado l’estrema abnegazione con cui padre Livio sostiene la linea pastorale del pontificato – fedele allo statuto dell’emittente –, a Roma ci sono molti che non amano Radio Maria e il rilancio dei messaggi di Medjugorje.
Fa comunque molto riflettere la pesantezza dell’intervento di monsignor Becciu, che non ha assolutamente precedenti. Considerando le vere e proprie eresie che spesso vengono diffuse da giornali ed emittenti cattoliche anche istituzionali senza che dai vertici Cei o vaticani venga articolato un solo suono, il siluro lanciato per una interpretazione tendenziosa di un intervento lascia stupefatti. Non può poi certo essere ignorato il fatto che monsignor Becciu non si è limitato a stigmatizzare l’infelice uscita di padre Cavalcoli, ma ha voluto regolare i conti con la conduzione di Radio Maria in generale. Cambi linguaggio e si converta al messaggio della Misericordia, ha detto chiaramente; e non si sa con quale autorità visto che Radio Maria non dipende dalla Santa Sede.
Ma si capisce che in questo clima di pacificazione con il mondo, la nomenclatura non tollera neanche che si usi un concetto come “castigo”, che pure ha fondamento biblico e si trova anche in una preghiera popolare come l’Atto di dolore («…peccando ho meritato i Tuoi castighi»). Nessuno credo abbia in mente di proporre l’idea di un Dio vendicativo ma fare credere alla gente che il peccato non abbia conseguenze temporali, oltre che eterne, è un inganno bello e buono.
E questo, pur lasciando in pace le popolazioni vittime del terremoto, che hanno bisogno di aiuti materiali ma anche di preghiere, non certo di battaglie ideologico-religiose e di regolamenti di conti giocati sulla loro pelle.
Guerra vaticana, Radio Maria sospende padre Cavalcoli
E’ stata più dura del previsto la reazione del Vaticano (peraltro non dovuta, essendo Radio Maria indipendente e non rientrando nel circuito dei media d’oltretevere) alle parole di padre Giovanni Cavalcoli, che qualche giorno fa dai microfoni della radio aveva parlato del terremoto come conseguenza dell’approvazione della legge sulle unioni civili.
LA CONDANNA DI MONS. BECCIU
Monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di stato (il numero due, dopo Parolin), ha parlato di “affermazioni offensive per i credenti e scandalose per chi non crede. Sono affermazioni che non rispondono alla teologia della chiesa. I terremotati ci perdonino, a loro la solidarietà del Papa”. Infine, l’esplicita richiesta: “Radio Maria deve correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da Papa Francesco specie nell’anno giubilare. Non possiamo non chiedere perdono ai nostri fratelli colpiti dalla tragedia del terremoto per essere stati additati come vittime dell’ira di Dio”.
LA PRESA DI DISTANZE DELLA RADIO
Radio Maria ha subito smentito che dietro le parole del domenicano Cavalcoli ci fosse il direttore dell’emittente, padreLivio Fanzaga, chiarendo che “le espressioni riportate sono di un conduttore esterno, fatte a titolo personale e non rispecchiano assolutamente il pensiero di Radio Maria al riguardo”. Poche ore fa, la decisione di sospendere Cavalcoli dalla sua trasmissione: “Radio Maria ritiene inaccettabile la posizione di padre Giovanni Cavalcoli riguardante il terremoto e lo sospende dalla sua trasmissione mensile”, si legge in una Nota dell’emittente.
PADRE CAVALCOLI CONFERMA TUTTO
Padre Cavalcoli, però, ha confermato tutto. Intervenuto alla Zanzara (Radio24), ha ribadito che “si può pensare che il terremoto possa essere un richiamo, un castigo. Le unioni gay sono un peccato? Si capisce. Un omosessuale è una persona che pecca contro natura. Due uomini che stanno insieme cosa sono? Peccatori. Il castigo esiste, senz’altro. Sono peccati che meritano il castigo divino, non dico niente di nuovo. Questa è la Bibbia. Ripassino il catechismo”, ha infine detto riferendosi alle critiche di mons. Becciu, che ha anche osservato che “chi evoca il castigo divino ai microfoni di Radio Maria offende lo stesso nome della Madonna che dai credenti è vista come la Madre misericordiosa che si china sui figli piangenti e terge le loro lacrime soprattutto in momenti terribili come quelli del terremoto”.
SCEMPIAGGINI BLASFEME
Becciu che però non è stato il solo a prendere pubblicamente le distanze dalle affermazioni del frate domenicano. Il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, ha definito le uscite di Cavalcoli “scempiaggini blasfeme. L’idea di una punizione divina è già di per sé una caricatura divina. Un’affermazione inaccettabile”. Il vescovo di Cremona, mons.Antonio Napolioni, ha scritto che “come uomo, credente e vescovo non posso tacere davanti alle bestemmie che vengono elargite da pulpiti digitali, stampati o parrocchiali quando si attribuisce al terremoto la valenza di castigo di Dio per le unioni civili”.
IL COMMENTO DEL PROF. DE MATTEI
A difesa di padre Cavalcoli è intervenuto lo storico Roberto De Mattei, che su Corrispondenza Romana ha scritto una lunga nota in cui afferma, tra le altre cose, che “se scandalo c’è, è proprio quello provocato dalla presa di posizione del prelato vaticano che dimostra di ignorare la teologia cattolica e l’insegnamento dei Papi”. La legge Cirinnà – ha aggiunto De Mattei – non distrugge le case, ma l’istituzione della famiglia, producendo una devastazione morale e sociale non meno grave di quella materiale del terremoto. Chi può negarci il diritto di pensare che il disordine della natura è permesso da Dio come conseguenza della negazione dell’ordine naturale attuato dalle classi dirigenti dell’Occidente? E poiché i simboli tollerano diverse letture, come dar torto a chi vede nella facciata di una cattedrale il simbolo di ciò che oggi, sotto l’aspetto umano, sembra rimanere della Chiesa cattolica: un cumulo di macerie? Le dichiarazioni di mons. Becciu, uno dei più stretti collaboratori di Papa Francesco, sono l’espressione di un mondo ecclesiastico in rovina che attira su di sé altre rovine”.
I PRECEDENTI
Radio Maria, a ogni modo, non è nuova a incorrere nelle ire vaticane. Nello scorso febbraio, padre Livio aveva attaccato pesantemente Monica Cirinnà, relatrice del ddl sulle unioni civili: “Questa qui, Monica Cirinnà, mi sembra un po’ la donna del capitolo diciassettesimo dell’Apocalisse, la Babilonia, che adesso brinda prosecco alla vittoria. Signora, arriverà anche il funerale, stia tranquilla. Glielo auguro il più lontano possibile, ma arriverà anche quello”. Qualche giorno dopo, le scuse.
Ecco i veri terremoti fra Vaticano e Radio Maria
La sparata sul terremoto di padre Giovanni Cavalcoli, collaboratore di Radio Maria, aveva già fatto parecchio rumore prima che monsignor Angelo Becciu, sostituto segretario di Stato della Santa Sede, non ci mettesse sopra la classica toppa molto più grossa del buco. Partiamo dall’inizio. Il frate domenicano, in un suo commento, si inerpica in quella che definisce una spiegazione “dal punto di vista teologico” del sisma e che invece, più propriamente, è un maldestro tentativo di esegesi ‘teleologica’.
In sostanza: da sempre l’uomo e la Chiesa si interrogano su perché Dio permetta il male, domanda divenuta di particolare cogenza nel ventesimo secolo, con la Shoah e i genocidi ideologico-razziali. La risposta fornita inizialmente dal religioso, cioè che “questi disastri sono una conseguenza del peccato originale”, è biblicamente impeccabile: tutta la storia umana infatti, per chi legge il Libro con fede, è frutto dell’infrazione che allontanò l’uomo dallo stato edenico portandolo alla conoscenza “del bene e del male”. Attenzione, perché così è denominato l’albero del pomo proibito e non si tratta di un sofisma ma di una differenza fondamentale: l’uomo disobbedisce al suo creatore per conoscere e sperimentare entrambi, ottenendo per contrappasso fatica e dolore. Per interrogarsi al riguardo non servono le centinaia di morti del terremoto in centro Italia né tanto meno i milioni dei lager nazisti o dei gulag staliniani. La stessa domanda – perché il male? – ce la possiamo porre ogni volta che muore un bambino: resta memorabile la scena del film ‘Il Grande cocomero’ in cui il sacerdote a un funerale invece di recitare il “Signore pietà” chiede “Signore perché”.
Dove l’ingenuo oratore di Radio Maria scivola pesantemente (ingenuo lo è senz’altro, tanto da farsi massacrare allaZanzara, la terribile trasmissione di Giuseppe Cruciani su Radio 24) è sulla definizione di “castigo del peccato originale” che è tale ab initio, con la cacciata dei due progenitori dal giardino, ma che non investe ogni singolo evento della vicenda terrena. Nella storia, Dio interviene solo per un certo lasso di tempo, poi non più: un surreale libretto uscito da poco in italiano e intriso di tipico jewish humour – ‘Oh Dio mio!’ di Anat Gov – evidenzia sottilmente, delicatamente e ferocemente come Yahweh (ed evitiamo la disquisizione sul nome proprio o comune, che ci porterebbe lontano) dopo la lite con Giobbe si azzittì. Al di là di questo, poi, poiché l’umanità esiste solo in funzione del peccato originale, ogni evento potrebbe essere interpretato come un “castigo divino”: se davvero lo fosse il terremoto allora lo sarebbero anche un matrimonio riuscito, la nascita di un figlio sano, una vincita al lotto, una carriera di successo. Peraltro e per concludere, in linea sempre del tutto teorica per i cristiani la risposta alla domanda sulla ragione del male è relativamente semplice, visto che il “Dio buono” neotestamentario, contrapposto a quello “giusto” veterotestamentario, decide di inviare e far uccidere il proprio figlio – un atto contro natura, anche in termini psicanalitici – chiarendo così come amore e dolore siano indissolubilmente uniti.
Ma queste sono quisquilie intellettuali. La sostanza della vicenda è tutta ecclesiale. Perché la Santa Sede – monsignor Becciu, al di là della carica importante, è uno tra i più stretti collaboratori del Papa – decide di intervenire e condannare le affermazioni andate in onda su Radio Maria domenica scorsa, oltretutto inanellando alcune ‘toppe’ clamorose? “Sono affermazioni”, dichiara il sostituto alla Segreteria di Stato, “datate al periodo precristiano e non rispondono alla teologia della Chiesa perché contrarie alla visione di Dio offertaci da Cristo che ci ha rivelato il volto di Dio amore non di un Dio capriccioso e vendicativo”. Ma che significa che il Vaticano stigmatizzi le frasi come “offensive per i credenti e scandalose per chi non crede” e dica che “i terremotati ci perdonino, a loro va la solidarietà del Papa”? Semmai, nella tesi di Cavalcoli, i terremotati sono il capro espiatorio dei peccatori, poiché il “castigo divino” consegue alle “offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio” come le “unioni civili”. La colpa è di Sodoma e Gomorra, non di Amatrice, Accumoli, Arquata, Visso, Norcia.
Ma la tirata d’orecchie più clamorosa è a Radio Maria. “Chi evoca il castigo divino ai microfoni di Radio Maria offende lo stesso nome della Madonna che dai credenti è vista come la Madre misericordiosa che si china sui figli piangenti e terge le loro lacrime soprattutto in momenti terribili come quelli del terremoto”, dice ancora monsignor Becciu. “Radio Maria deve correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da papa Francesco specie nell’anno giubilare”. Il vescovo di Rieti monsignorDomenico Pompili, legatissimo al Papa, del quale è il riferimento nelle zone terremotate, mette il carico parlando di “scempiaggini blasfeme”.
Ricordiamo che Radio Maria non è del Vaticano, semmai si tratta di una sorta di organo ufficioso dei fedeli di Medjugorie. Il direttore don Livio Fanzaga sa che il suo potere su questa immensa comunità – non c’è quasi parrocchia che non esponga la locandina di un pellegrinaggio per andare a venerare e a sperare di vedere la Madonna balcanica – rischia di diventare un peso che potrebbe schiacciare le uova su cui l’emittente mariana cammina. Per questo caccia su due piedi chiunque dica una cosa anche indirettamente sgradita al Santo Padre, come ha fatto anche adesso con padre Cavalcoli. Tra i defenestrati si conta anche Roberto de Mattei, il leader della Fondazione Lepanto, noto alle cronache anche per aver espresso nel 2011 un pensiero del tutto simile a quello ora esternato dal frate domenicano, collegando lo tsunami giapponese a “un disegno divino”. Non a caso ora De Mattei, nella newsletter Corrispondenza romana, solidarizza con padre Cavalcoli: “Chi parla di ‘castigo divino’, incorre immediatamente nella diffamazione mediatica […] Ma se scandalo c’è, è proprio quello provocato dalla presa di posizione del prelato vaticano che dimostra di ignorare la teologia cattolica e l’insegnamento dei Papi”.
La questione però – ripetiamo – non è teleologica ma ecclesiale, il punto non è il terremoto ma Medjugorie. Sulle apparizioni, Francesco ha annunciato lo scorso anno che saranno prese “delle decisioni e poi comunicate”. Benedetto XVI creò una commissione presieduta dal cardinale Ruini, che da parecchio ha consegnato un dossier alla Dottrina della Pontefice. Ma per ora nessuna decisione è giunta. Sempre che questo episodio non sia un segnale precursore, vista la posizione negativa indirettamente espressa da Bergoglio, di una bocciatura che provocherebbe nella Chiesa un terremoto dalle conseguenze difficilmente prevedibili, se ci si passa la metafora. L’incidente di questi giorni è già una scossa importante. Don Livio è uomo di rara intelligenza – si dice nell’emittente – ma la situazione è complicata. I toni forti gli piacciono, in passato lui stesso aveva definito le famiglie arcobaleno “sporcizia” e aveva detto che i giornalisti di Vatileaks Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi sarebbero “da impiccare”, ma non può rischiare di pregiudicarsi il nulla-osta o almeno il silenzio-assenso del Vaticano. Conosce l’arte di arrangiarsi e ha da tempo ridotto sensibilmente lo spazio dedicato alle apparizioni, in parallelo ha però ammesso il forte calo delle donazioni alla Radio, che con 850 ripetitori solo in Italia costa parecchio, nonostante il volontariato. Sa bene che il popolo di Medjugorie è il suo bacino di riferimento.
La situazione è tremolante. Le calamità naturali sono da sempre spunto per derive apocalittiche, vedi il viceministro israeliano che ha definito il terremoto come la punizione inflitta all’Italia per la posizione sostenuta recentemente all’Unesco o Antonio Socci, che ha criticato il Papa per il suo omaggio a Lutero, consigliandogli di restare in Italia a richiedere la protezione della Madonna. Sui social i cattolici che si avventurano in esegesi catastrofiste non sono pochi, anche se quelli che li spernacchiano sono molti di più. I terremoti scuotono le anime non meno delle case, è sempre stato così e i nostri tempi secolarizzati non fanno eccezione.
ESCLUSIVO – Padre Cavalcoli si spiega: “Il terremoto non è legato alla legge sulle unioni civili ma…”
5 novembre 2016
"Il disastro naturale non è la punizione diretta per un peccato, piuttosto costituisce un invito alla conversione." Dice l'articolo, ma Gesù dice: "se NON VI CONVERTIRETE PERIRETE TUTTI ALLO STESSO MODO" perire in quel modo è allora punizione DIRETTA per la non conversione... cioè per il peccato.
RispondiEliminaOrmai a furia di indorare la "pillola" del peccato per mascherarlo e renderlo "innocuo" credono che tutti ci sono cascati e non vogliono che il ministro di Dio metta in guardia dal pericolo dell'inferno se non ci si converte!Benedetti dal Signore chi ci avverte!
RispondiEliminaCavalcoli:"Il Papa non è eretico, ma si circonda di falsi amici e cattivi consiglieri..." Ecco qua, nonostante la sua fermezza, anche lui, Cavalcoli, ha paura di dire le cose come stanno interamente. La pezza del papa non eretico perchè fesso e ingenuo non regge,il papa se bene quello che fa, eccome se lo sa, vedi purghe a destra e a manca quando non la pensano come lui.
RispondiEliminaSottoscrivo.
EliminaCondivido parola per parola quanto scritto da Danilo Quinto e aggiungo: con bergoglio siamo giunti a due religioni distinte, diverse per modi e contenuti. Che se ne voglia o no qualcuno, prima o poi, dovra' prenderne atto. Credo che il poi si possa concretizzare alla morte del papa emerito, quando bergoglio non avra' piu' alibi.
RispondiEliminaChi può dire chi morirà prima fra i due papi??
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