- Parte seconda -
Proseguiamo con lo sguardo sui papi preconciliari, riprendendo il discorso da dove lo abbiamo lasciato la volta scorsa, e cioè dall’ascesa al soglio pontificio del cardinale Achille Ratti.
5) A Benedetto XV successe Pio XI, al secolo Achille Ratti. Vale la pena di spendere qualche parola in più per questo valoroso pontefice, a dimostrazione di quanto poco di veramente modernista sia possibile riscontrare nel suo profilo e nel suo pontificato.
Da cappellano del Cenacolo di Milano (una comunità religiosa dedita all’educazione delle ragazze) ebbe modo di esercitare un’attività pastorale ed educativa molto efficace, entrando in contatto con fanciulle e ragazze di ogni stato e condizione, ma soprattutto con la buona società milanese: i Gonzaga, i Castiglione, i Borromeo, i Della Somaglia, i Belgioioso, i Greppi, i Thaon di Revel, gli Jacini, gli Osio, i Gallarati Scotti. Questo ambiente era attraversato da opinioni diverse: alcune famiglie erano più vicine alla monarchia e al cattolicesimo liberale, altre erano intransigenti.
Le tensioni tra cattolici liberali e intransigenti erano comuni nell’ambiente cattolico dell’epoca, antesignane delle attuali, gravi tensioni esistenti tra il clero modernista ed i pochi, sparuti ma coraggiosi, cattolici tradizionalisti, i soli che possano fregiarsi con orgoglio del titolo di cattolici “tout court”.
Pur non manifestando un’esplicita simpatia per nessuna delle due correnti, il giovane don Ratti ebbe rapporti assai stretti con i Gallarati Scotti. Fu catechista e precettore del giovane Tommaso, figlio di Gian Carlo, principe di Molfetta, e di Maria Luisa Melzi d’Eril, che in seguito diventerà un noto diplomatico e scrittore.
Fra i suoi educatori ebbe don Francesco Sala, che teneva il corso di teologia dogmatica sulla base di un rigoroso tomismo.
Dopo il 1904 Tommaso Gallarati Scotti divenne rappresentante del modernismo, e nel 1907 fondò la rivista “Il Rinnovamento”. Mentre Papa Pio X pubblicava l’enciclica Pascendi che condannava il modernismo, Mons. Ratti cercava di mettere in guardia l’amico, fungendo da mediatore e correndo il rischio di attirarsi i sospetti degli antimodernisti intransigenti.
Tommaso Gallarati Scotti aveva già deciso di dimettersi dalla rivista, quando fu colpito dalla scomunica. La Santa Sede indagò sulla responsabilità dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrariin merito alla diffusione delle idee moderniste nella sua arcidiocesi e mons. Ratti lo dovette difendere davanti al Papa e al cardinale De Lai.
Nell’ottobre 1921, una volta divenuto arcivescovo di Milano, ricevette la laurea honoriscausa in teologia. In questo periodo nel cardinal Ratti si venne a formare la convinzione che il pericolo principale dal quale la Chiesa cattolica si doveva difendere fosse il bolscevismo. Questo spiega il suo operato successivo, la sua politica sociale volta a contendere le masse al comunismo e ai nazionalismi.
Nel concistoro del 13 giugno 1921 Achille Ratti fu nominato arcivescovo di Milano e lo stesso giorno fu creato cardinale del titolo dei Santi Silvestro e Martino ai Monti. Prese possesso dell’arcidiocesi l’8 settembre. Nel suo breve episcopato dispose che il Catechismo di Pio X dovesse essere l’unico usato nell'arcidiocesi, ed inaugurò l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Achille Ratti fu eletto Papa il 6 febbraio 1922 alla quattordicesima votazione. Scelse il nome di Pio XI probabilmente per segnalare una non discontinuità con Pio X, adottando come motto “Pax Christi in Regno Christi” per sintetizzare il suo programma. Il conclave era stato in effetti contrastato: da un lato i conservatori puntavano sul cardinale Merry del Val, ex cardinale Segretario di Stato di Papa Pio X, mentre i cardinali più liberali sostenevano il Segretario di Stato in carica, il cardinale Pietro Gasparri.
In campo morale, le sue encicliche più importanti furono la Divini Illius Magistri, del 31 dicembre 1929, che sancì il diritto della famiglia di educare i figli, come diritto originario e anteriore a quello dello Stato, e la Casti Connubii, del 31 dicembre 1930, che ribadì la dottrina tradizionale del sacramento del matrimonio, dichiarando moralmente illeciti l’interruzione di gravidanza mediante aborto e i rimedi per evitare la procreazione.
Nell’enciclica Ad Catholici Sacerdotii, del 20 dicembre 1935, ribadì inoltre che “Il sacerdote è, per vocazione e mandato divino, il precipuo apostolo e l’indefesso promotore dell’educazione cristiana della gioventù, colui che, in nome di Dio, benedice il matrimonio cristiano e ne difende la santità ed indissolubilità”.
Trattò della natura della Chiesa nell’enciclica Mortalium Animos del 6 gennaio 1928, confermando l’unità della Chiesa sotto la guida del Romano Pontefice.
Molto importante, per i giorni nostri che vedono i papi modernisti lanciati in una deriva ecumenica suicida ed autolesionista, la sua dichiarazione sull’unità della Chiesa: questa infatti, secondo lui, non può avvenire a danno della fede. Per quanto riguarda Protestanti ed Ortodossi, all’epoca dichiarati eretici e scismatici, Pio XI auspicava il loro rientro nella Chiesa cattolica, vietando la partecipazione dei cattolici ai tentativi di stabilire una Chiesa pancristiana, per non dare «autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana dall’unica Chiesa di Cristo».
Papa Ratti procedette a numerose beatificazioni e canonizzazioni (per un totale di 496 beati e 33 Santi), fra le quali quelle di Bernadette Soubirous, Giovanni Bosco, Teresa di Lisieux, Giovanni Maria Vianney, nominando quattro nuovi dottori della Chiesa, tra i quali Giovanni della Croce e Roberto Bellarmino.
Normalizzò inoltre i rapporti con lo Stato italiano stipulando i Patti Lateranensi (Trattato e Concordato) l’11 febbraio 1929, ponendo fine in tal modo alla cosiddetta “Questione Romana” e facendo tornare regolari i rapporti fra l’Italia e la Santa Sede.
Il 7 giugno di quello stesso anno, a mezzogiorno, nasceva il nuovo Stato della Città del Vaticano, di cui il Sommo Pontefice era sovrano assoluto. Nello stesso periodo furono creati anche diversi Concordati con varie Nazioni europee. Il trattato richiamava l’articolo 1 dello Statuto Albertino, riaffermando la religione cattolica come la sola religione dello Stato. I Patti Lateranensi imponevano ai vescovi di giurare fedeltà allo Stato italiano, ma stabilivano alcuni privilegi per la Chiesa cattolica: al matrimonio religioso venivano riconosciuti effetti civili e le cause di nullità ricadevano sotto i tribunali ecclesiastici; l’insegnamento della dottrina cattolica, definita “fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica”, diventava obbligatorio nelle scuole elementari e medie; i preti spretati o colpiti da censura ecclesiastica non potevano ottenere o conservare alcun impiego pubblico nello Stato italiano.
Non pregiudizialmente ostile a Mussolini, Achille Ratti limitò fortemente l’azione del Partito popolare (di chiara origine modernista) favorendone lo scioglimento, e rinnegò ogni tentativo di Sturzo di ricostituire il partito
Con l’enciclica Quas Primas istituì la festa di Cristo Re, per stabilire il diritto della religione a pervadere tutti i campi della vita quotidiana: dallo Stato all’economia e all’arte.
Per richiamare i laici ad un maggiore coinvolgimento religioso, nel 1923 venne riorganizzata l’Azione Cattolica (di cui disse “questa è la pupilla dei miei occhi”).
Nel 1930 (a un anno di distanza dalla firma dei Patti Lateranensi) l’anziano cardinal Pietro Gasparri si dimise, e fu sostituito dal cardinale Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII.
Una spina per Papa Ratti fu la politica fortemente anticlericale del governo messicano. Già nel 1914 si iniziarono vere persecuzioni nei confronti del clero e fu proibito ogni culto religioso (conseguentemente furono chiuse anche le scuole cattoliche). La situazione peggiorò nel 1917 sotto la presidenza di Venustiano Carranza. Nel 1922 il nunzio apostolico fu espulso dal Messico. Le persecuzioni contro i cristiani portarono alla rivolta dei “Cristeros” – i fedeli di Cristo - il 31 luglio 1926 a Oaxaca. Nel 1928 si sancì un accordo che riammetteva il culto cattolico.
Sulla base di un presunto memoriale del cardinale Eugène Tisserant ritrovato nel 1972, fu avanzata l’ipotesi che Pio XI fosse stato avvelenato per ordine di Benito Mussolini, il quale, avendo avuto sentore della possibilità di essere condannato e forse scomunicato, avrebbe incaricato il medico Francesco Petacci, padre di Clara Petacci, di avvelenare il Pontefice. Questa teoria venne seccamente smentita dal cardinale Carlo Confalonieri, segretario personale di Pio XI.
Le valutazioni di Pio XI sul comunismo non potevano che essere negative, rispecchiando in ciò la coerenza della Chiesa cattolica, che ha sempre valutato l’ideologia comunista come antitetica al messaggio cristiano.
Nel 1937, anche in seguito alla vittoria delle sinistre in Francia, guidate dal socialista Leon Blum, ma preoccupato soprattutto per la Russia, dopo essere stato informato dall’amministratore apostolico di Mosca, Mons. Neveu delle purghe staliniane, e per il Messico, il Papa pubblicò l’enciclica Divini Redemptoris, in cui affermava testualmente:
« Dove il comunismo ha potuto affermarsi e dominare, — e qui Noi pensiamo con singolare affetto paterno ai popoli della Russia e del Messico — ivi si è sforzato con ogni mezzo di distruggere (e lo proclama apertamente) fin dalle sue basi la civiltà e la religione cristiana, spegnendone nel cuore degli uomini, specie della gioventù, ogni ricordo. Vescovi e sacerdoti sono stati banditi, condannati ai lavori forzati, fucilati e messi a morte in maniera inumana; semplici laici, per aver difeso la religione, sono stati sospettati, vessati, perseguitati e trascinati nelle prigioni e davanti ai tribunali ».
La condanna papale riguardava la propaganda «veramente diabolica» e il sistema economico fallimentare, dichiarando che il comunismo è «intrinsecamente perverso», perché propone un messaggio di millenarismo ateo che nasconde una «falsa redenzione» degli umili.
Già precedentemente Papa Ratti aveva espresso preoccupazione per i progressi che l’ideologia comunista faceva nella società e in particolare presso i cattolici.
In Spagna il Fronte popolare di ispirazione marxista-leninista si era schierato apertamente contro la Chiesa cattolica, promovendo una violenta persecuzione, con devastazioni di chiese, uccisioni e torture di religiosi, saccheggi di tombe degli ecclesiastici. Nei documenti vaticani inerenti ai rapporti tra Pio XI e la Spagna franchista si nota chiaramente un atteggiamento decisamente negativo nei confronti delle pesanti violenze comuniste del Fronte Popolare contro la Chiesa.
Lo storico spagnolo Vicente Cárcel Ortí ha studiato e portato alla luce documenti inediti dell'Archivio Segreto Vaticano, dimostrando che la Chiesa cattolica riuscì, grazie a Papa Pio XI e ad alcuni Vescovi spagnoli, a convincere Francisco Franco a risparmiare la vita di migliaia di repubblicani condannati a morte.
Il 16 maggio 1938 avvenne il riconoscimento ufficiale del governo di Franco, tramite l’invio a Madrid del nunzio apostolico Gaetano Cicognani.
L’11 febbraio 1932, in occasione della visita di Mussolini in Vaticano per l’anniversario della Conciliazione, Pio XI ripropose l’immagine di una Chiesa sottoposta agli attacchi concentrici dei protestanti, dei comunisti e degli Ebrei (idee che evidentemente non collimano con quelle espresse da Roncalli nel documento Nostra Aetate). Oltre al pericolo rappresentato dalla propaganda protestante, il Papa sottolineò al Duce l’esistenza di un “doloroso triangolo” che era fonte di gravi preoccupazioni per la Chiesa e che era rappresentato dal Messico per quanto riguardava la massoneria, dalla Spagna, dove bolscevismo e massoneria operavano insieme, e dalla Russia per quanto riguardava il giudeo-bolscevismo. Fu a quest’ultimo proposito che il Papa espresse l’opinione secondo la quale, dietro la persecuzione anticristiana in atto in Russia, vi fosse “anche l’avversione anticristiana del giudaismo”. E aggiunse un ricordo: “quando io ero a Varsavia vidi che in tutti i reggimenti bolscevichi il commissario o la commissaria erano ebrei. In Italia, tuttavia, gli Ebrei fanno eccezione.”
6) Dopo la morte di Achille Ratti la scelta dei cardinali cadde su Eugenio Pacelli, che da circa dieci anni ricopriva l’importante carica di Segretario di Stato. Pacelli scelse di adottare il nome di Pio XII, in evidente continuità di spirito e di azione con il suo predecessore. La dimostrazione del carattere tradizionalista ed ortodosso del suo pontificato non richiede grandi sforzi (sembra, tra l’altro, come accennato sopra, che abbia fatto parte del “Sodialitium Pianum” di Umberto Benigni), essendo sufficiente a tal fine anche una semplice prova “a contrario sensu”, basata sul disprezzo e sull’oblio con cui i modernisti, una volta assunto il comando incontrastato della Chiesa dopo la sua morte, lo hanno trattato e continuano a trattarlo; una vera “damnatio memoriae”, una “delenda cartago” del suo magistero e dei suoi insegnamenti.
La sua enciclica “Humani generis” (relativa ad alcune false opinioni che minacciavano di sovvertire i fondamenti della dottrina cattolica) si pone infatti in diretta continuità con la “Pascendi” di San Pio X, la cui canonizzazione è stata proprio merito suo. Inoltre anche Pacelli, come già papa Mastai Ferretti e papa Sarto, fu un grande devoto della Madonna, della quale proclamò il dogma dell’Assunzione al Cielo in corpo ed anima (la devozione mariana è un’evidente prova di ortodossia per un cristiano, a qualsiasi livello gerarchico).
Quanto al Concilio, Pacelli decise di non riaprirlo, sebbene ne intravedesse l’utilità, poiché temeva che i modernisti riuscissero ad impadronirsene, imponendo così il loro pensiero eretico a tutta la Chiesa (cosa che poi avvenne regolarmente, grazie al cambio di guardia al vertice). D’altro canto, finché visse Pacelli, i modernisti non insistettero più di tanto, poiché sapevano di avere in Pio XII un avversario difficile da battere; attesero pertanto l’elezione del suo successore, fiduciosi che con il nuovo pontefice il clima sarebbe cambiato radicalmente (come era successo con il passaggio da Luigi XVI ai giacobini e dagli Zar ai bolscevichi).
Pio XII purtroppo non ebbe la forza di Pio X per reprimere il rinnovato assalto modernista, né combatté una dura battaglia contro i neomodernisti, ma rimase pur sempre un Papa tradizionalista, difensore del “depositum fidei”, della Tradizione Cattolica, del bimillenario magistero dell’unica vera Chiesa di Cristo, quella di cui si diceva, giustamente, “extraEcclesiam nulla salus”. Ne è prova, come dicevamo, la sua enciclica “Humani generis”, ultima di una serie di coraggiosi documenti a difesa della fede e delle verità immutabili della Chiesa, prima dell’alluvione di documenti prolissi, fumosi, ambigui, ingannatori e pieni di ogni tipo di eresie.
Concludendo, si nota una stretta continuità di pensiero e di azione tra i Papi che scelsero il nome Pio, a partire da Pio IX in poi. Infatti tutti si sono prodigati per resistere agli assalti del pensiero modernista e, possibilmente, per respingere questa moderna forma di eresia (la “summa” di tutte le eresie, come insegna Papa Sarto). Purtroppo non sono riusciti a distruggere il mostro modernista, probabilmente uno dei due mostri degli ultimi tempi, di cui narra l’Apocalisse (quindi di origine preternaturale), per sconfiggere il quale serve più l’esorcista che non l’esegeta, il biblista, il teologo. Così esso è riuscito a tenere in scacco i Sommi Pontefici e la Chiesa per oltre un secolo, finendo poi, al termine del pontificato di papa Pacelli, per avere il sopravvento sull’ortodossia e la tradizione cattolica bimillenaria, conquistando il ponte di comando della Barca di Pietro.
5) A Benedetto XV successe Pio XI, al secolo Achille Ratti. Vale la pena di spendere qualche parola in più per questo valoroso pontefice, a dimostrazione di quanto poco di veramente modernista sia possibile riscontrare nel suo profilo e nel suo pontificato.
Da cappellano del Cenacolo di Milano (una comunità religiosa dedita all’educazione delle ragazze) ebbe modo di esercitare un’attività pastorale ed educativa molto efficace, entrando in contatto con fanciulle e ragazze di ogni stato e condizione, ma soprattutto con la buona società milanese: i Gonzaga, i Castiglione, i Borromeo, i Della Somaglia, i Belgioioso, i Greppi, i Thaon di Revel, gli Jacini, gli Osio, i Gallarati Scotti. Questo ambiente era attraversato da opinioni diverse: alcune famiglie erano più vicine alla monarchia e al cattolicesimo liberale, altre erano intransigenti.
Le tensioni tra cattolici liberali e intransigenti erano comuni nell’ambiente cattolico dell’epoca, antesignane delle attuali, gravi tensioni esistenti tra il clero modernista ed i pochi, sparuti ma coraggiosi, cattolici tradizionalisti, i soli che possano fregiarsi con orgoglio del titolo di cattolici “tout court”.
Pur non manifestando un’esplicita simpatia per nessuna delle due correnti, il giovane don Ratti ebbe rapporti assai stretti con i Gallarati Scotti. Fu catechista e precettore del giovane Tommaso, figlio di Gian Carlo, principe di Molfetta, e di Maria Luisa Melzi d’Eril, che in seguito diventerà un noto diplomatico e scrittore.
Fra i suoi educatori ebbe don Francesco Sala, che teneva il corso di teologia dogmatica sulla base di un rigoroso tomismo.
Dopo il 1904 Tommaso Gallarati Scotti divenne rappresentante del modernismo, e nel 1907 fondò la rivista “Il Rinnovamento”. Mentre Papa Pio X pubblicava l’enciclica Pascendi che condannava il modernismo, Mons. Ratti cercava di mettere in guardia l’amico, fungendo da mediatore e correndo il rischio di attirarsi i sospetti degli antimodernisti intransigenti.
Tommaso Gallarati Scotti aveva già deciso di dimettersi dalla rivista, quando fu colpito dalla scomunica. La Santa Sede indagò sulla responsabilità dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrariin merito alla diffusione delle idee moderniste nella sua arcidiocesi e mons. Ratti lo dovette difendere davanti al Papa e al cardinale De Lai.
Nell’ottobre 1921, una volta divenuto arcivescovo di Milano, ricevette la laurea honoriscausa in teologia. In questo periodo nel cardinal Ratti si venne a formare la convinzione che il pericolo principale dal quale la Chiesa cattolica si doveva difendere fosse il bolscevismo. Questo spiega il suo operato successivo, la sua politica sociale volta a contendere le masse al comunismo e ai nazionalismi.
Nel concistoro del 13 giugno 1921 Achille Ratti fu nominato arcivescovo di Milano e lo stesso giorno fu creato cardinale del titolo dei Santi Silvestro e Martino ai Monti. Prese possesso dell’arcidiocesi l’8 settembre. Nel suo breve episcopato dispose che il Catechismo di Pio X dovesse essere l’unico usato nell'arcidiocesi, ed inaugurò l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Achille Ratti fu eletto Papa il 6 febbraio 1922 alla quattordicesima votazione. Scelse il nome di Pio XI probabilmente per segnalare una non discontinuità con Pio X, adottando come motto “Pax Christi in Regno Christi” per sintetizzare il suo programma. Il conclave era stato in effetti contrastato: da un lato i conservatori puntavano sul cardinale Merry del Val, ex cardinale Segretario di Stato di Papa Pio X, mentre i cardinali più liberali sostenevano il Segretario di Stato in carica, il cardinale Pietro Gasparri.
In campo morale, le sue encicliche più importanti furono la Divini Illius Magistri, del 31 dicembre 1929, che sancì il diritto della famiglia di educare i figli, come diritto originario e anteriore a quello dello Stato, e la Casti Connubii, del 31 dicembre 1930, che ribadì la dottrina tradizionale del sacramento del matrimonio, dichiarando moralmente illeciti l’interruzione di gravidanza mediante aborto e i rimedi per evitare la procreazione.
Nell’enciclica Ad Catholici Sacerdotii, del 20 dicembre 1935, ribadì inoltre che “Il sacerdote è, per vocazione e mandato divino, il precipuo apostolo e l’indefesso promotore dell’educazione cristiana della gioventù, colui che, in nome di Dio, benedice il matrimonio cristiano e ne difende la santità ed indissolubilità”.
Trattò della natura della Chiesa nell’enciclica Mortalium Animos del 6 gennaio 1928, confermando l’unità della Chiesa sotto la guida del Romano Pontefice.
Molto importante, per i giorni nostri che vedono i papi modernisti lanciati in una deriva ecumenica suicida ed autolesionista, la sua dichiarazione sull’unità della Chiesa: questa infatti, secondo lui, non può avvenire a danno della fede. Per quanto riguarda Protestanti ed Ortodossi, all’epoca dichiarati eretici e scismatici, Pio XI auspicava il loro rientro nella Chiesa cattolica, vietando la partecipazione dei cattolici ai tentativi di stabilire una Chiesa pancristiana, per non dare «autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana dall’unica Chiesa di Cristo».
Papa Ratti procedette a numerose beatificazioni e canonizzazioni (per un totale di 496 beati e 33 Santi), fra le quali quelle di Bernadette Soubirous, Giovanni Bosco, Teresa di Lisieux, Giovanni Maria Vianney, nominando quattro nuovi dottori della Chiesa, tra i quali Giovanni della Croce e Roberto Bellarmino.
Normalizzò inoltre i rapporti con lo Stato italiano stipulando i Patti Lateranensi (Trattato e Concordato) l’11 febbraio 1929, ponendo fine in tal modo alla cosiddetta “Questione Romana” e facendo tornare regolari i rapporti fra l’Italia e la Santa Sede.
Il 7 giugno di quello stesso anno, a mezzogiorno, nasceva il nuovo Stato della Città del Vaticano, di cui il Sommo Pontefice era sovrano assoluto. Nello stesso periodo furono creati anche diversi Concordati con varie Nazioni europee. Il trattato richiamava l’articolo 1 dello Statuto Albertino, riaffermando la religione cattolica come la sola religione dello Stato. I Patti Lateranensi imponevano ai vescovi di giurare fedeltà allo Stato italiano, ma stabilivano alcuni privilegi per la Chiesa cattolica: al matrimonio religioso venivano riconosciuti effetti civili e le cause di nullità ricadevano sotto i tribunali ecclesiastici; l’insegnamento della dottrina cattolica, definita “fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica”, diventava obbligatorio nelle scuole elementari e medie; i preti spretati o colpiti da censura ecclesiastica non potevano ottenere o conservare alcun impiego pubblico nello Stato italiano.
Non pregiudizialmente ostile a Mussolini, Achille Ratti limitò fortemente l’azione del Partito popolare (di chiara origine modernista) favorendone lo scioglimento, e rinnegò ogni tentativo di Sturzo di ricostituire il partito
Con l’enciclica Quas Primas istituì la festa di Cristo Re, per stabilire il diritto della religione a pervadere tutti i campi della vita quotidiana: dallo Stato all’economia e all’arte.
Per richiamare i laici ad un maggiore coinvolgimento religioso, nel 1923 venne riorganizzata l’Azione Cattolica (di cui disse “questa è la pupilla dei miei occhi”).
Nel 1930 (a un anno di distanza dalla firma dei Patti Lateranensi) l’anziano cardinal Pietro Gasparri si dimise, e fu sostituito dal cardinale Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII.
Una spina per Papa Ratti fu la politica fortemente anticlericale del governo messicano. Già nel 1914 si iniziarono vere persecuzioni nei confronti del clero e fu proibito ogni culto religioso (conseguentemente furono chiuse anche le scuole cattoliche). La situazione peggiorò nel 1917 sotto la presidenza di Venustiano Carranza. Nel 1922 il nunzio apostolico fu espulso dal Messico. Le persecuzioni contro i cristiani portarono alla rivolta dei “Cristeros” – i fedeli di Cristo - il 31 luglio 1926 a Oaxaca. Nel 1928 si sancì un accordo che riammetteva il culto cattolico.
Sulla base di un presunto memoriale del cardinale Eugène Tisserant ritrovato nel 1972, fu avanzata l’ipotesi che Pio XI fosse stato avvelenato per ordine di Benito Mussolini, il quale, avendo avuto sentore della possibilità di essere condannato e forse scomunicato, avrebbe incaricato il medico Francesco Petacci, padre di Clara Petacci, di avvelenare il Pontefice. Questa teoria venne seccamente smentita dal cardinale Carlo Confalonieri, segretario personale di Pio XI.
Le valutazioni di Pio XI sul comunismo non potevano che essere negative, rispecchiando in ciò la coerenza della Chiesa cattolica, che ha sempre valutato l’ideologia comunista come antitetica al messaggio cristiano.
Nel 1937, anche in seguito alla vittoria delle sinistre in Francia, guidate dal socialista Leon Blum, ma preoccupato soprattutto per la Russia, dopo essere stato informato dall’amministratore apostolico di Mosca, Mons. Neveu delle purghe staliniane, e per il Messico, il Papa pubblicò l’enciclica Divini Redemptoris, in cui affermava testualmente:
« Dove il comunismo ha potuto affermarsi e dominare, — e qui Noi pensiamo con singolare affetto paterno ai popoli della Russia e del Messico — ivi si è sforzato con ogni mezzo di distruggere (e lo proclama apertamente) fin dalle sue basi la civiltà e la religione cristiana, spegnendone nel cuore degli uomini, specie della gioventù, ogni ricordo. Vescovi e sacerdoti sono stati banditi, condannati ai lavori forzati, fucilati e messi a morte in maniera inumana; semplici laici, per aver difeso la religione, sono stati sospettati, vessati, perseguitati e trascinati nelle prigioni e davanti ai tribunali ».
La condanna papale riguardava la propaganda «veramente diabolica» e il sistema economico fallimentare, dichiarando che il comunismo è «intrinsecamente perverso», perché propone un messaggio di millenarismo ateo che nasconde una «falsa redenzione» degli umili.
Già precedentemente Papa Ratti aveva espresso preoccupazione per i progressi che l’ideologia comunista faceva nella società e in particolare presso i cattolici.
In Spagna il Fronte popolare di ispirazione marxista-leninista si era schierato apertamente contro la Chiesa cattolica, promovendo una violenta persecuzione, con devastazioni di chiese, uccisioni e torture di religiosi, saccheggi di tombe degli ecclesiastici. Nei documenti vaticani inerenti ai rapporti tra Pio XI e la Spagna franchista si nota chiaramente un atteggiamento decisamente negativo nei confronti delle pesanti violenze comuniste del Fronte Popolare contro la Chiesa.
Lo storico spagnolo Vicente Cárcel Ortí ha studiato e portato alla luce documenti inediti dell'Archivio Segreto Vaticano, dimostrando che la Chiesa cattolica riuscì, grazie a Papa Pio XI e ad alcuni Vescovi spagnoli, a convincere Francisco Franco a risparmiare la vita di migliaia di repubblicani condannati a morte.
Il 16 maggio 1938 avvenne il riconoscimento ufficiale del governo di Franco, tramite l’invio a Madrid del nunzio apostolico Gaetano Cicognani.
L’11 febbraio 1932, in occasione della visita di Mussolini in Vaticano per l’anniversario della Conciliazione, Pio XI ripropose l’immagine di una Chiesa sottoposta agli attacchi concentrici dei protestanti, dei comunisti e degli Ebrei (idee che evidentemente non collimano con quelle espresse da Roncalli nel documento Nostra Aetate). Oltre al pericolo rappresentato dalla propaganda protestante, il Papa sottolineò al Duce l’esistenza di un “doloroso triangolo” che era fonte di gravi preoccupazioni per la Chiesa e che era rappresentato dal Messico per quanto riguardava la massoneria, dalla Spagna, dove bolscevismo e massoneria operavano insieme, e dalla Russia per quanto riguardava il giudeo-bolscevismo. Fu a quest’ultimo proposito che il Papa espresse l’opinione secondo la quale, dietro la persecuzione anticristiana in atto in Russia, vi fosse “anche l’avversione anticristiana del giudaismo”. E aggiunse un ricordo: “quando io ero a Varsavia vidi che in tutti i reggimenti bolscevichi il commissario o la commissaria erano ebrei. In Italia, tuttavia, gli Ebrei fanno eccezione.”
6) Dopo la morte di Achille Ratti la scelta dei cardinali cadde su Eugenio Pacelli, che da circa dieci anni ricopriva l’importante carica di Segretario di Stato. Pacelli scelse di adottare il nome di Pio XII, in evidente continuità di spirito e di azione con il suo predecessore. La dimostrazione del carattere tradizionalista ed ortodosso del suo pontificato non richiede grandi sforzi (sembra, tra l’altro, come accennato sopra, che abbia fatto parte del “Sodialitium Pianum” di Umberto Benigni), essendo sufficiente a tal fine anche una semplice prova “a contrario sensu”, basata sul disprezzo e sull’oblio con cui i modernisti, una volta assunto il comando incontrastato della Chiesa dopo la sua morte, lo hanno trattato e continuano a trattarlo; una vera “damnatio memoriae”, una “delenda cartago” del suo magistero e dei suoi insegnamenti.
La sua enciclica “Humani generis” (relativa ad alcune false opinioni che minacciavano di sovvertire i fondamenti della dottrina cattolica) si pone infatti in diretta continuità con la “Pascendi” di San Pio X, la cui canonizzazione è stata proprio merito suo. Inoltre anche Pacelli, come già papa Mastai Ferretti e papa Sarto, fu un grande devoto della Madonna, della quale proclamò il dogma dell’Assunzione al Cielo in corpo ed anima (la devozione mariana è un’evidente prova di ortodossia per un cristiano, a qualsiasi livello gerarchico).
Quanto al Concilio, Pacelli decise di non riaprirlo, sebbene ne intravedesse l’utilità, poiché temeva che i modernisti riuscissero ad impadronirsene, imponendo così il loro pensiero eretico a tutta la Chiesa (cosa che poi avvenne regolarmente, grazie al cambio di guardia al vertice). D’altro canto, finché visse Pacelli, i modernisti non insistettero più di tanto, poiché sapevano di avere in Pio XII un avversario difficile da battere; attesero pertanto l’elezione del suo successore, fiduciosi che con il nuovo pontefice il clima sarebbe cambiato radicalmente (come era successo con il passaggio da Luigi XVI ai giacobini e dagli Zar ai bolscevichi).
Pio XII purtroppo non ebbe la forza di Pio X per reprimere il rinnovato assalto modernista, né combatté una dura battaglia contro i neomodernisti, ma rimase pur sempre un Papa tradizionalista, difensore del “depositum fidei”, della Tradizione Cattolica, del bimillenario magistero dell’unica vera Chiesa di Cristo, quella di cui si diceva, giustamente, “extraEcclesiam nulla salus”. Ne è prova, come dicevamo, la sua enciclica “Humani generis”, ultima di una serie di coraggiosi documenti a difesa della fede e delle verità immutabili della Chiesa, prima dell’alluvione di documenti prolissi, fumosi, ambigui, ingannatori e pieni di ogni tipo di eresie.
Concludendo, si nota una stretta continuità di pensiero e di azione tra i Papi che scelsero il nome Pio, a partire da Pio IX in poi. Infatti tutti si sono prodigati per resistere agli assalti del pensiero modernista e, possibilmente, per respingere questa moderna forma di eresia (la “summa” di tutte le eresie, come insegna Papa Sarto). Purtroppo non sono riusciti a distruggere il mostro modernista, probabilmente uno dei due mostri degli ultimi tempi, di cui narra l’Apocalisse (quindi di origine preternaturale), per sconfiggere il quale serve più l’esorcista che non l’esegeta, il biblista, il teologo. Così esso è riuscito a tenere in scacco i Sommi Pontefici e la Chiesa per oltre un secolo, finendo poi, al termine del pontificato di papa Pacelli, per avere il sopravvento sull’ortodossia e la tradizione cattolica bimillenaria, conquistando il ponte di comando della Barca di Pietro.
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