DIO O MAMMONA - Non si possono servire due padroni
La prefazione di Gabriele Gatti, esecutore testamentario delle volontà di Bruno Cornacchiola, al mio nuovo libro, edito da Ricomunicare s.r.l. Non si trova nè in libreria nè su internet. Se volete acquistarlo, inviatemi una mail a quest’indirizzo: pasqualedanilo.quinto@gmail.com.
Domani, domenica 27 gennaio, alle 11.30, presenterò il libro a Rimini, presso il Priorato Madonna di Loreto della Fraternità Sacerdotale San Pio X, in Via Mavoncello 25, dopo la Santa Messa che si celebra alle 10.30.
Se volessimo descrivere Danilo Quinto con una figura geometrica, potremmo dire che è un quadrato e non un cerchio. Non fa nulla per smussare angoli, cercare compromessi, sfumare le posizioni. È un uomo di parte e non lo nasconde e non cerca di accattivarsi le simpatie altrui. Credo che nel suo vocabolario la parola compromesso non esista.
Eppure, nel suo essere di parte, il procedimento che usa nell’esaminare i fatti - e può sembrare un ossimoro - è oggettivo, consentendo al lettore posizioni differenti o critiche rispetto alle sue.
Il fatto è cercato con cura, esaminato per quello che è e solo dopo confrontato con i valori in cui Danilo crede ed infine giudicato, a volte anche aspramente. Sì, il nostro autore giudica. Il suo non è il pavido silenzio degli ignavi. Giudica, esprime - anzi grida - la sua posizione, ma non condanna la persona, bensì le idee.
Questo schema è ripetuto per qualunque argomento, sia esso religioso, politico o di costume. Prende posizione in maniera netta ed inequivoca.
La sua polemica, sempre appassionata, in alcuni punti si fa dolente, sorpresa o addirittura immaginifica. In altri, appena accennata o sottesa, come quando descrive il miracolo eucaristico di Ferrara verificatosi nell’antica Chiesa di Santa Maria del Vado. Quella Chiesa era stata destinata dal 2016 alla Familia Christi, di cui viene mirabilmente descritta la sua attività, la sua missione e poi all’improvviso, con tacitiana sintesi, scrive: “il nuovo Vescovo di Ferrara … ha deciso di far cessare questa esperienza”. Tutto descrive, tutto fa immaginare.
In alcuni punti la sua prosa si fa poesia, come nel capitolo dedicato al silenzio di Dio (molto attuale in questi giorni) quando esprime questo pensiero veramente consolante per il cristiano: “Dio ci parla con il Suo silenzio, con il quale sancisce il Suo vincolo d’amore con i Suoi figli, coloro che restano inginocchiati alla Croce del Figlio Suo immolato per la nostra salvezza”. È un pensiero delicato, quasi mistico, ma subito l’autore si riscalda, sembra quasi rialzarsi in piedi, guardare ciò che accade attorno alla Croce e con forza scrive, anzi proclama: “ Le voci che odono attorno sono voci di lupi. I figli di Cristo non si lascino spaventare o confondere o atterrire. Non si sottraggano dal combattimento spirituale e dalla testimonianza, mettendo nel conto il prezzo da pagare. Preghino per i lupi, perché Dio faccia cessare i loro ululati, i loro latrati, le loro bestemmie e li converta. Restino saldi nella loro fede … perché abbiamo già ricevuto la certezza che i lupi non siederanno al banchetto dell’Agnello”.
E sempre in tema di silenzio degli uomini della Chiesa, nel capitolo dedicato al Luteranesimo, lucidamente riconosce che sarebbe ingiusto attribuirne la colpa agli odierni uomini di Chiesa. È un processo che viene da lontano e chiosa con le parole di Padre Zoffoli: “c’è chi si è adoperato e si adopera, per andare incontro alle esigenze, ai bisogni, diremmo alle voglie del cancro del Modernismo, per affermare una nuova dottrina, un nuovo catechismo … Si è avuta la possibilità di impedire la protestantizzazione della Chiesa, ma la Gerarchia ha deliberatamente conseguito quest’obiettivo”.
Non ha paura di guardare in faccia il male e di descriverlo. Leggendo i capitoli “L’Inferno è vuoto” e “Il male si organizza”, mi è venuta in mente Ingrid Betancourt e il suo libricino dal titolo significativo: “Lettere dall’Inferno”. È una lettura sofferta, una testimonianza di vita e di resistenza da parte della stessa autrice, che nel 2002 fu prigioniera delle forze armate Colombiane. La Betancourt racconta della sua prigionia, con note di dolore e malinconia, ma anche con forza, non cedendo alla disperazione e attaccandosi alla vita.
I capitoli sopra citati sono delle vere e proprie lettere dall’Inferno. Si descrive la genesi del male moderno, la sua organizzazione e si commenta amaramente: “Il male in questi decenni si è organizzato sempre più. Ha disintegrato i blandi ostacoli che ha incontrato e spesso al male sono stati stesi tappeti confortevoli. Non si è badato a fortificare le coscienze nel bene e i lupi hanno preso il sopravvento”.
In questo suo j’accuse, il nostro autore il più delle volte è solo. Da convertito è stupito ed amareggiato del silenzio di quelli che dovrebbero essere dalla sua parte e invece lo osteggiano o – addirittura - lo privano del lavoro, ironicamente augurandogli “buona fortuna”.
Ciò lo porta a scrivere: “Da soli, non si può combattere contro i mulini a vento. Questo non significa rinunciare o arrendersi. Significa prendere semplicemente atto che si è soli. Che l’accanimento non è solo dei nemici, ma anche e soprattutto degli amici, di coloro che, ad esempio, informati, non hanno detto una parola - salvo isolate eccezioni - su un avanzo di galera che si trova di nuovo sotto processo per aver scritto in uno dei suoi otto libri (finora) e oltre duemila articoli, due parole che hanno dato fastidio a un radicale. Le parole sono ‘servo sciocco’ in un libro in cui io stesso mi definivo ‘servo di…’. Io, rinviato a processo, mentre del radicale che accompagna a morire le persone, il pubblico ministero chiede l’archiviazione del caso”.
Di fronte all’abbandono e alla - non trovo altri termini per descriverla - persecuzione subita, la sua risposta è disorientante per il non credente (o meglio per il non praticante): il Signore mi obbliga ad amarli ed io li amo i miei nemici, ma sappiano tutti una cosa: nessuna resa, nessuna rinuncia.
È un libro da leggere, anzi che si legge tutto di un fiato, composto di tanti tasselli che compongono un mosaico, con figure a volte inquietanti e altre consolanti. Questo mosaico è la realtà che viviamo e Danilo Quinto ci fornisce una guida per penetrarla e comprenderla.
Buona lettura
Gabriele Gatti, avvocato, esecutore testamentario delle ultime volontà di Bruno Cornacchiola, testimone delle apparizioni della Santa Vergine Maria alle Tre Fontane, a Roma.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.