ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 30 gennaio 2019

Gli altri che si definiscono cattolici..

Quando si dice la moderazione……


Il giornalista Andrea Tornielli, prima a Vatican Insider, e da poco promosso da papa Francesco a direttore editoriale dei mezzi di comunicazione vaticani, ha scritto il 25 gennaio un editoriale su Vatican News, il portale di informazione del Vaticano, prendendo spunto da un discorso fatto da papa Francesco nel suo ultimo viaggio a Panama, per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Mi preoccupa come la compassione abbia perso la sua centralità nella Chiesa. Anche i gruppi cattolici l’hanno persa – o la stanno perdendo, per non essere pessimisti. Anche nei mezzi di comunicazione cattolici, la compassione non c’è. C’è lo scisma, la condanna, la cattiveria, l’accanimento, la sopravvalutazione di sé, la denuncia dell’eresia… Che non si perda nella nostra Chiesa la compassione, e non si perda nel vescovo la centralità della compassione. (Papa Francesco, Discorso ai Vescovi centroamericani-SEDAC, chiesa di San Francisco de Asis a Panama, 24 gennaio 2019).
Bisognerà certo mantenere sempre un certo equilibrio nelle discussioni, moderare i toni, mantenere il rispetto verso tutti. E invece i toni sono alti, le parole volano facilmente, le espressioni spesso aspre e a volte parecchio offensive. E questo non va bene, è esecrabile. Ha ragione il papa, occorre “compassione”. Mi è capitato spesso di cercare di spegnere, di fare il pompiere, di cancellare sulla mia pagina Facebook quei commenti irrispettosi.
Non è certamente una situazione bella. Occorre riflettere, occorre discutere rispettosamente.
Ma proprio per questo occorrerà chiedersi il perché di tutto questo. Bisognerà chiedersi perché i fedeli chiedono chiarezza, perché i cattolici respingono una confusione che è diventata diffusa. Una confusione pericolosa.
Ripeto, occorre riflettere, occorre discutere rispettosamente.
E Tornielli cosa fa? Usa toni e parole aspre, scagliandosi, come già faceva dalle pagine di Vatican Insider, contro quei cattolici che, a fronte della confusione, osano porre delle domande. Dividendoli tra buoni e cattivi, tra rabbiosi e non, tra cattolici e meno cattolici.
«[Le parole di Papa Francesco] sono come una” fotografia “di una realtà che purtroppo è evidente a tutti: la diffusione – anche tra i media che si proclamano cattolica – dell’abitudine di voler giudicare tutto e tutti mettendosi su un piedistallo e inveire contro i propri fratelli e sorelle nella fede che hanno opinioni diverse.
Non dovremmo credere che un atteggiamento così profondamente anticristiano (anche se trasmesso sotto auspici “cattolici”) sia un fenomeno transitorio, legato solo alle critiche quotidiane dell’attuale pontificato. In effetti, alla radice di questo atteggiamento c’è qualcosa di più profondo e di meno incidentale: la convinzione che per poter esistere e confermare la mia identità, devo sempre trovare un nemico contro cui dirigere la mia rabbia. Qualcuno da attaccare, qualcuno da condannare, qualcuno da giudicare eretico.
Su questo punto, la testimonianza di Gesù si presenta come un cambiamento totale, che dipana tradizioni acquisite e comportamenti stratificati, sfidando gli “alti pensatori” di ogni epoca e luogo.
(…) Molti, però, non possono sopportare questa scelta del Figlio di Dio, preferendo congelare e stigmatizzare il comportamento di coloro che hanno commesso errori, etichettando non solo il passato ma anche il presente. Così facendo, ha spiegato papa Francesco, seminiamo solo la divisione e la separazione del bene dal male, del giusto dai peccatori. Alziamo muri invisibili, credendo che emarginando e isolando, il problema sia stato risolto.
Queste sono solo una parte delle parole del direttore editoriale della Santa Sede. Scritte, per altro, in inglese. Forse perché, come qualcuno ha immaginato, indirizzate in primo luogo all’episcopato statunitense, quello più critico ed in ebollizione. Ma non solo.
Che dire? Non proprio un pompiere. Come inizio da direttore delle comunicazioni vaticane, non male. Più che un pompiere sembra un fuochista.
Un’ultima osservazione, l’ha evidenziata Phil Lawler. Ed è curiosa.
Tornielli, da direttore dei media vaticani, critica aspramente gli altri media quando si definiscono i cattolici, visto che criticano aspramente gli altri che si definiscono cattolici.

di Sabino Paciolla


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