ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 28 gennaio 2019

La “mitica” purezza originaria

Cambiare la Liturgia per cambiare la Fede Cattolica: progetto protestante


Dunque… siamo giunti alla quarta serie di questo percorso specifico ed inerente alla “questione Liturgica”, come è cominciata questa battaglia, chi l’ha cominciata e perché la Chiesa Cattolica con Paolo VI ha ceduto nell’imporre un nuovo rito di stampo protestantico? In questa sezione: CRISI LITURGICA, troverete tutti gli articoli e i video che stiamo elaborando per aiutarci a comprendere come – dietro alla crisi della Fede nella Chiesa di oggi – troviamo proprio queste radici protestanti. In questo link invece, avrete la pagina dei video sull’argomento.
In questo link: Guéranger spiega La catastrofe che fu il luteranesimo; siamo entrati proprio all’interno di un percorso alle radici di questa vera follia…. ora proseguiamo con due interessanti interventi: da chi ebbe inizio la DISTRUZIONE degli Altari cattolici per sostituirli con tavole e che oggi, da 50 anni, vediamo imposte anche dentro la Chiesa Cattolica, in una non meglio identificata “volontà” di un pseudo “spirito”??? Abbiamo trattato poi – clicca qui – una seconda parte: da chi è partito l’ordine di abolire gli Altari cattolici per sostituirli con tavole di legno, ed oggi con la devastazione che ne è conseguita? 
Poi abbiamo trattato sulla Comunione alla mano, qui: da chi è cominciato l’uso di distribuirla alla mano, fino ad imporla a noi oggi? E veniamo ora ad una sorta di riepilogo: chi ha voluto cambiare la Liturgia per arrivare a cambiare la Fede Cattolica?
Qui in video, vi proponiamo l’articolo in formato catechetico.

Abbiamo visto come la riforma protestante non si sia diffusa solo attraverso la predicazione dei Riformatori come Lutero e Calvino, ma anche attraverso le riforme liturgiche che, con la scusa di tornare ad una “mitica” purezza originaria della preghiera cristiana, hanno di fatto rivoluzionato  a tal punto il culto, da non lasciargli quasi più nulla di cattolico.
In Inghilterra addirittura l’eresia protestante, è entrata nel XVI secolo, innanzitutto attraverso una riforma liturgica, quella di Cranmer, così sapientemente ambigua da essere accettata, per amore di compromesso, anche da sacerdoti e fedeli che non avevano intenzione di abbandonare il Cattolicesimo. Sta di fatto che nel giro di pochi anni in Inghilterra il Cattolicesimo praticamente scomparve, sostituito da un nuovo cristianesimo, l’Anglicanesimo (cfr. M. Davies, La Riforma Liturgica Anglicana).
Da dove nasce questa volontà di rivoluzionare la liturgia espressa dai riformatori protestanti? Perché vogliono così accanitamente cambiare la Messa, con la scusa di adattarla alla comprensione del popolo?
Perché rifiutano la messa cattolica rifiutando la fede cattolica. Sbaglierebbe gravemente chi riducesse la questione liturgica a un problema di minore o maggiore sensibilità verso il popolo, a un problema di lingua latina o volgare, quasi che i protestanti siano intervenuti a ritoccare e adattare la messa alle esigenze dei fedeli in un mutato contesto storico e culturale, visto che la Chiesa di Roma restava ancorata ad un rigido passato. Niente di tutto questo! I riformatori protestanti cambiano la messa perché hanno in odio la Messa come Sacrificio Propiziatorio e la Transustanziazione (la presenza sostanziale di Gesù Cristo, Corpo, Sangue, Anima, Divinità, nella Santissima Eucarestia).
Non ci addentriamo ora nella spiegazione di queste due verità di fede, vogliamo solo darvi una documentazione dell’odio protestante verso la messa-sacrificio, lo facciamo citando tre riformatori, Lutero, Calvino e Cranmer (l’arcivescovo di Canterbury riformatore della messa in Inghilterra).
Basta la lettura di questi tre piccoli testi per capire che non fu la Chiesa di Roma a non dialogare con i protestanti per riportarli “a casa”, ma furono i protestanti a rifiutare il cuore stesso del Cattolicesimo.
Lutero: “Dichiaro che tutti i lupanari (che Dio riprova comunque severamente), tutti gli assassini, omicidi, stupri, adulteri, sono meno abominevoli che la messa papista” (Werke, t. XV, p. 774). Le messe sono “la somma dell’idolatria e dell’empietà”. E’ un male introdotto da Satana in persona. “In verità, è ben sulla messa, come su una roccia, che è edificato tutto il sistema papista, con i suoi monasteri, i suoi episcopi, le sue collegiate, i suoi altari, i suoi ministeri, la sua dottrina, vale a dire con tutto il suo ventre. Tutto questo non mancherà di crollare quando cadrà la loro messa abominevole e sacrilega” (Contra Henricum, Regem Angliae, 1522, Wittemberg, Lutero, Werke, t. X, pg. 220).
Calvino: “Satana ha accecato quasi tutto il mondo di questo errore pestilenziale, che si crede la Messa essere un sacrificio e un’oblazione per impetrare la remissione dei peccati … Questa abominazione della Messa essendo stata presentata su un vassoio d’oro (cioè sotto il nome di parola di Dio), ha talmente ubriacato, ha talmente stordito e istupidito tutti i Re e i Popoli della terra, dai più grandi fino ai più piccoli, che essendo più bestie che i bruti, costituiscono l’inizio e la fine della loro salvezza in questa sola esecrazione. Certo Satana non avanzerà mai una macchina più forte per combattere e abbattere il regno di Gesù Cristo” (Calvino, L’institution de la religion chretienne, edit. De la Societé Les belles lettres, Paris 1937, t. IV, pp. 9 e 58).
Cranmer: “Ma a che serve sopprimere rosari, pellegrinaggi, perdoni e tutto il resto del loro papismo, fino a quando non si saranno strappate le due radici principali? Fin tanto che queste sussisteranno, continueranno ad innalzare tutti gli antichi ostacoli alla mietitura del Signore, e provocheranno la corruzione di tutto il suo gregge. Il resto non è che rami e foglie; tagliati questi torneranno a spuntare dall’albero o sfrondarlo o tagliare le erbe cattive, lasciando il tronco in piedi e le radici nel suolo; ma il corpo stesso dell’albero, o piuttosto le radici delle erbe cattive, è la dottrina papista della transustanziazione, della presenza reale della carne e del sangue di Cristo nel sacramento dell’altare (come lo chiamano), e il sacrificio e l’oblazione di Cristo compiuto dal prete, per la salvezza dei viventi e dei morti” (CW, t. I, p. 6).
“Il papa Onorio ha ordinato che di tanto in tanto i preti prendano grande cura di insegnare al popolo a inchinarsi quando elevano il pane, chiamato ostia, e a fare lo stesso quando il prete porta l’ostia ai malati”, Queste sono le regole e le ordinanze di Roma, sotto pretesto di santità, per condurre il popolo all’errore e all’idolatria, conducendolo non attraverso il pane a Cristo, ma da Cristo al pane. Ma tutti coloro che amano il Cristo stesso, che si guardino dal pensare che sia presente corporalmente nel pane; che elevino al contrario il loro cuore fino al cielo e che lo adorino assiso alla destra del Padre. Che lo adorino in se stessi, loro che sono nel tempio, dove vive e dimora spiritualmente, ma che si guardino dall’adorarlo come se fosse presente corporalmente nel pane. Perché non vi è né spiritualmente, come è nell’uomo, né corporalmente, come si può dire di una cosa che è nell’immagine che la rappresenta” (CW., t.I, p. 238).
Abbiamo visto precedentemente come la riforma protestante si sia diffusa in Inghilterra non attraverso la predicazione dei riformatori (come Lutero in Germania o Calvino in Svizzera), ma attraverso una riforma liturgica di una straordinaria ambiguità. Il re Enrico VIII aveva sì provocato lo Scisma e si era proclamato capo della chiesa Inglese, aveva anche promulgato leggi di soppressione di conventi e incameramento dei beni ecclesiastici, ma non aveva mai permesso che l’eresia entrasse nel suo regno. E’ noto che prima dei suoi atti scismatici, era stato insignito dal Papa del titolo di “Defensor fidei”, per i suoi scritti in difesa della dottrina cattolica sull’Eucarestia. È dopo Enrico VIII, sotto il regno di Edoardo VI fanciullo, che i protestanti, approfittando della debolezza della situazione, fecero entrare consistentemente le nuove dottrine in terra d’Inghilterra. L’arcivescovo di Canterbury, Cranmer, fu il grande architetto dell’impresa, protestantizzare la nazione trasformando il culto in senso riformato.
Vi fu così dapprima l’introduzione del “Book of common prayer” (Libro della preghiera comune) che costituiva una prima tappa della trasformazione del cattolicesimo in Anglicanesimo. Una prima tappa prudentemente ambigua, per non scandalizzare i fedeli ancora legati alla tradizione cattolica. Al riguardo ecco cosa spiega Bucer: “Questi elementi non devono essere conservati che durante un certo tempo, per timore che il popolo, non avendo appreso il Cristo, sia sviato dall’abbracciare la sua religione da delle innovazioni troppo importanti. Ecco, invece, cosa ci ha confortati: nelle chiese, tutti gli uffici sono detti o cantati in lingua vernacolare; la dottrina della giustificazione è insegnata pura da ogni errore, e l’eucaristia è distribuita come è stato stabilito dal Cristo, essendo state abolite le messe private” (Original Letters Relative to the English Reformation, Parker Society 1846 e 1847, t. II, pp. 535-536).
Si legge dalla penna del Dr. Darwell Stone: “E’ probabile che il Prayer Book del 1549 costituiva ciò che allora si stimava possibile mettere in opera senza rischi, piuttosto che ciò che desideravano l’arcivescovo Cranmer e coloro che agivano con lui, e che all’epoca in cui l’opera fu pubblicata prevedevano già una revisione che si sarebbe avvicinata maggiormente alla posizione dei riformatori estremisti” (D. Stone, History of the Doctrine of the Eucharist, Londra, 1909, t. II, p.139). A proposito di questo primo Prayer Book, il canonico anglicano E.C. Ratcliff ugualmente osserva: “I suoi autori lo consideravano come una misura intermedia, che preparava una messa in opera ben più fedele alle loro opinioni riformatrici”.
E il padre Clark scrive: “Nel primo periodo, il più delicato, Cranmer e i suoi amici compresero che era più saggio introdurre la riforma per tappe, preparando progressivamente gli spiriti alle decisioni più radicali che dovevano seguire. Se dovettero a volte ricorrere alla violenza e all’intimidazione per ridurre l’opposizione, la loro politica fu più sovente di cominciare col neutralizzare la massa conservatice, col privarla dei suoi capi che avevano lo spirito cattolico, per poi abituarla progressivamente alla nuova situazione religiosa. Cranmer deplorava lo zelo intempestivo di uomini come Hooper, che non potevano che irritare gli spiriti conservatori e di irrigidire l’atteggiamento di quella parte importante della popolazione che, saputa prendere, poteva essere condotta a dare il suo assenso alle misure interimali e ambigue” (F. Clark, Eucharistic Sacrifice and the Reformation, Devon 1980, p.194).
Questo modo di procedere dei riformatori inglesi corrisponde d’altronde perfettamente al contegno dello stesso Lutero: “Istituire una liturgia fondamentalmente nuova era un’idea totalmente estranea al pensiero di Lutero…Preferiva servirsi della messa romana, per una ragione ben semplice, che non smette di ricordare: per attenzione ai deboli, cioè per non allontanare inutilmente il popolo dalla nuova chiesa con l’introduzione di novità. Si limitò a eliminare dall’antico rito ogni riferimento al carattere sacrificatorio della messa: il canone, per esempio e l’offertorio che lo precedeva. Pensava così che valesse di più conservare la “parola messa”” (H.Grisar, Luther, Londra 1913.1917, t.V, p. 145).
In una opera in difesa della bolla di Papa Leone XIII “Apostolicae curae”, che dichiarava invalide le ordinazioni anglicane, i vescovi cattolici inglesi mettono giustamente l’accento sulle omissioni del Prayer Book riguardo alla santa cena. L’abbiamo ripetutamente ricordato: nel nuovo rito anglicano della messa, quello del Prayer book del 1549, non troveremo affermate delle eresie, ma omesse verità di fede essenziali. Le omissioni , il “taciuto”, in liturgia è sempre grave, perché rinunciare ad affermare con completezza e chiarezza tutte le verità di fede implicate, può portare a un vuoto di dottrina nei sacerdoti e nei fedeli che nel futuro apre il campo all’eresia: in parole semplici oggi sei cattolico con una messa eccessivamente semplificata, domani senza saperlo ti ritrovi protestante perché la forma della tua preghiera non ha nutrito più la tua fede. Ecco cosa dicono i vescovi cattolici inglesi:“Per dire le cose brevemente, se si compara il primo Prayer Book di Edoardo VI con il messale (cattolico), vi si scoprono sedici omissioni, il cui scopo era evidentemente quello di eliminare l’idea di sacrificio” (Il Cardinale arcivescovo e i Vescovi della provincia di Westminster, A Vindication of the Bull Apostolicae Curae, Londra 1898, p. 154).
Naturalmente gli anglicani si sono difesi dall’accusa di aver protestantizzato la messa, dicendo che i loro servizi tendevano alla semplicità e a un ritorno all’uso primitivo (la scusa è sempre quella di un ritorno ad una mitica semplicità delle origini).
I vescovi cattolici inglesi intervengono con severità ricordando che mai le chiese locali hanno avuto il potere di togliere dai riti, semmai solo quello di aggiungere, e che l’operaanglicana è una totale innovazione fatta “a tavolino”: “Esse (le chiese locali) non devono omettere o cambiare quel che si vuole rispetto alle forme che ci ha trasmesso la tradizione immemorabile. Perché questo uso immemorabile, che si siano o no incorporate nel corso delle epoche delle aggiunte superflue, non può, agli occhi di coloro che credono in una Chiesa visibile guidata da Dio, non aver conservato almeno tutto ciò che è necessario; in modo che portando al rito che ci è stato trasmesso un’adesione inflessibile proviamo sempre un sentimento di sicurezza; mentre, se noi ne omettiamo o se ne cambiamo quello che si vuole, può essere che abbandoniamo precisamente un elemento essenziale.
Questa sana maniera di agire è stata sempre quella della Chiesa cattolica… Si sa che, un tempo, le Chiese locali potevano legittimamente aggiungere nuove preghiere e nuove cerimonie… Ma che avessero avuto il permesso di sopprimere preghiere e cerimonie in uso prima, vuoi di rimaneggiare nel modo più radicale i riti esistenti, è una tesi alla quale noi non riconosciamo alcun fondamento storico, e che ci sembra assolutamente inaudita. Stimiamo di conseguenza, che adottando questa attitudine senza precedenti, Cranmer ha agito con una inconcepibile temerarietà” (Ibid., p. 42).
Tutte cose di una straordinaria attualità come vedremo più avanti…

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