La novità che più sorprende, nel viaggio che papa Francesco si appresta a fare a Panama per la giornata mondiale della gioventù, è che ha voluto al seguito, tra i suoi accompagnatori ufficiali, il francese Dominique Wolton (nella foto), che non è un ecclesiastico e neppure è cattolico, ma è un teorico della comunicazione, direttore di ricerca al Centre National de la Recherche Scientifique, il mitico CNRS, e fondatore della rivista internazionale “Hermès”.
Soprattutto, però, Wolton è autore del libro-intervista più riuscito tra quelli finora pubblicati col papa, nel quale Jorge Mario Bergoglio ha parlato più a ruota libera, senza freni, fino a dire per la prima volta in pubblico di essersi consegnato per sei mesi, quando aveva 42 anni, alle cure di una psicoanalista agnostica di Buenos Aires.
Il libro, tradotto in più lingue, è uscito nel 2017, raccogliendo in otto capitoli otto colloqui col papa avuti dall’autore nel 2016. Da allora, in Bergoglio è scattato per Wolton quel sentimento di prossimità che l’ha portato a volerlo vicino a sé nel prossimo viaggio. Un sentimento affine a quello maturato tra Bergoglio ed Eugenio Scalfari, altro campione dei senza Dio, chiamato più volte dal papa a colloquio con la certezza che poi Scalfari avrebbe trascritto e pubblicato a modo suo quel loro conversare, ad edificazione di una buona immagine di Francesco "in partibus infidelium".
Anche questo fa parte del modello comunicativo che Bergoglio ama. Perché nell’intervista con un interlocutore adatto egli può dire a un vasto pubblico più di quello che appare nei testi ufficiali. Può alzare il velo sul suo reale pensiero.
Ad esempio, nel libro-intervista con Wolton c’è spiegato perché papa Francesco vede negli abusi sessuali commessi da ecclesiastici non tanto un problema di morale e di sesso, ma di potere, e in particolare di potere clericale, che egli condensa nella parola “clericalismo”.
A Wolton che gli chiede perché mai si oda così poco il messaggio “più radicale” del Vangelo, che secondo lui è la “condanna della follia del denaro”, Bergoglio risponde:
“È perché certi preferiscono parlare di morale, nelle loro omelie o sulle cattedre di teologia. C’è un grande pericolo per i predicatori, ed è quello di condannare solo la morale che è – mi si perdoni – ‘sotto la cintura’. Ma degli altri peccati che sono i più gravi, l’odio, l’invidia, l’orgoglio, la vanità, l’uccidere l’altro, il togliere la vita… di questi si parla poco. Entrare nella mafia, fare accordi clandestini… ‘Sei un buon cattolico? E allora pagami la tangente’”.
Più avanti dice ancora il papa:
“I peccati della carne sono i peccati più leggeri. Perché la carne è debole. I peccati più pericolosi sono quelli dello spirito. Io parlo di angelismo: l’orgoglio, la vanità sono peccati di angelismo. I preti hanno la tentazione – non tutti ma molti – di focalizzarsi sui peccati della sessualità, quella che io chiamo la morale sotto la cintura. Ma i peccati più gravi sono altrove”.
Obietta Wolton: “Ma quello che lei dice non è capito”.
Risponde il papa:
“No, ma ci sono dei buoni preti… Conosco un cardinale che è un buon esempio. Mi ha confidato, parlando di queste cose, che appena qualcuno va da lui per parlargli di quei peccati sotto la cintura, egli dice subito: ‘Ho capito, passiamo ad altro’. Lo ferma, come per dirgli: ‘Ho capito, ma vediamo se hai qualcosa di più importante. Preghi? Cerchi il Signore? Leggi il Vangelo?’ Gli fa capire che ci sono degli sbagli molto più importanti di quello. Sì, è un peccato, ma… Gli dice: ‘Ho capito’: E passa ad altro. All’opposto vi sono certi che quando ricevono la confessione di un peccato del genere domandano: ‘Come l’hai fatto, e quando l’hai fatto, e per quanto tempo?’… E si fanno un ‘film’ nella loro testa. Ma questi hanno bisogno di uno psichiatra”.
Il viaggio di Francesco a Panama avviene a meno di un mese dal summit in Vaticano tra il papa e i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo, per concordare linee comuni nell’affrontare gli abusi sessuali, in programma dal 21 al 24 febbraio.
Sarà interessante vedere, in quel summit, come Francesco concilierà questa sua minimizzazione della gravità dei peccati che egli definisce “sotto la cintura” con l’enfatizzazione, invece, degli abusi di potere della casta clericale, da lui più volte stigmatizzati come causa prima del disastro.
Non solo. Si capirà forse di più in che misura la sua minimizzazione dei peccati di sesso – e delle pratiche omosessuali diffuse tra il clero – spieghi i suoi silenzi e le sue tolleranze nei confronti di casi concreti di abusi, ad opera di ecclesiastici anche di alto livello da lui apprezzati e favoriti:
È esemplare, in proposito, il caso del vescovo argentino Gustavo Óscar Zanchetta, di cui Bergoglio fu anche confessore, da lui promosso nel 2013 a vescovo di Orán e poi, nel dicembre del 2017, chiamato a Roma in un ruolo di vertice dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, nonostante per due volte, nel 2015 e nel 2017 – come documentato il 20 gennaio da Associated Press –, dalla sua diocesi fossero pervenute in Vaticano accuse di suoi cattivi comportamenti “sotto la cintura”, con giovani seminaristi, e per due volte il papa gli avesse chiesto conto di tali accuse, per poi decidere di rimuoverlo dalla diocesi ma anche di promuoverlo a una carica ancor più di rilievo, evidentemente ritenendo irrilevanti, “leggeri”, quei suoi comportamenti:
Settimo Cielo di Sandro Magister 21 gen
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/01/21/promemoria-per-il-summit-abusi-per-francesco-i-peccati-%E2%80%9Csotto-la-cintura%E2%80%9D-sono-%E2%80%9Ci-piu-leggeri%E2%80%9D/
Il Vaticano aveva ricevuto informazioni nel 2015 e nel 2017 secondo le quali un vescovo argentino, mons. Gustavo Zanchetta, vicino a Papa Francesco, si era fatto dei selfie nudo, aveva mostrato un comportamento “osceno” ed era stato accusato di cattiva condotta con i seminaristi ha detto Juan Jose Manzano, suo ex vicario generale, alla Associated Press, minando le affermazioni del Vaticano secondo cui le accuse di abusi sessuali sono state fatte solo pochi mesi fa.
Del caso avevo già parlato qui.
Ecco un articolo di ALMUDENA CALATRAVA, NATACHA PISARENKO AND NICOLE WINFIELD, nella mia traduzione.
Il Vaticano aveva ricevuto informazioni nel 2015 e nel 2017 secondo le quali un vescovo argentino vicino a Papa Francesco si era fatto dei selfie nudo, aveva mostrato un comportamento “osceno” ed era stato accusato di cattiva condotta con i seminaristi ha detto il suo ex vicario generale alla Associated Press, minando le affermazioni del Vaticano secondo cui le accuse di abusi sessuali sono state fatte solo pochi mesi fa.
Francesco ha accettato le dimissioni del vescovo Gustavo Zanchetta nell’agosto 2017, dopo che i sacerdoti della remota diocesi settentrionale argentina di Orano si sono lamentati del suo governo autoritario e un ex vicario, rettore del seminario e un altro prelato avevano fornito rapporti al Vaticano che denunciavano abusi di potere, comportamenti inappropriati e molestie sessuali di seminaristi adulti, ha detto l’ex vicario, il reverendo Juan Jose Manzano.
Lo scandalo su Zanchetta, 54 anni, è l’ultimo ad implicare Francesco mentre lui e la gerarchia cattolica nel suo insieme affrontano una crisi di fiducia senza precedenti per la loro cattiva gestione dei casi di abusi sessuali del clero sui minori e di cattiva condotta con gli adulti. Francesco ha convocato i responsabili della chiesa ad un summit il mese prossimo per tracciare la strada da seguire per la chiesa universale, ma le sue azioni nei singoli casi sono sempre più sotto i riflettori.
La decisione del Papa di permettere a Zanchetta di dimettersi tranquillamente, per poi promuoverlo ad una nuova posizione a n. 2 in uno degli uffici più delicati del Vaticano, ha sollevato di nuovo dubbi sul fatto che Francesco abbia chiuso un occhio sulla cattiva condotta dei suoi alleati o abbia respinto le accuse contro di loro come attacchi ideologici.
Manzano, l’ex vicario generale di Zanchetta, o vice, ha detto di essere uno dei funzionari diocesani che ha lanciato l’allarme sul suo capo nel 2015 e ha inviato i selfie digitali in Vaticano.
In un’intervista con AP (Associated Press) sui banchi della sua parrocchia di San Cayetano ad Orano, Manzano ha detto di essere uno dei tre attuali ed ex funzionari diocesani che hanno presentato una seconda denuncia all’ambasciata del Vaticano a Buenos Aires nel maggio o giugno del 2017 “quando la situazione era molto più grave, non solo perché c’era stata una interrogazione sugli abusi sessuali, ma perché la diocesi si stava dirigendo sempre più verso l’abisso”.
“Nel 2015, avevamo inviato un ‘supporto digitale’ con foto selfie del precedente vescovo in un comportamento osceno o fuori luogo che sembrava inappropriato e pericoloso”, ha detto ad AP in una e-mail. “È stato un allarme che abbiamo fatto alla Santa Sede attraverso alcuni vescovi amici. La nunziatura non è intervenuta direttamente, ma il Santo Padre ha convocato Zanchetta, questi si è giustificato dicendo che il suo cellulare era stato hackerato, e che c’erano persone che volevano danneggiare l’immagine del Papa”.
Francesco aveva nominato Zanchetta ad Orano, una città umile a circa 1.650 chilometri a nord-ovest di Buenos Aires, nella provincia di Salta, nel 2013, in una delle sue prime nomine vescovili argentine come papa. Conosceva bene Zanchetta; Zanchetta era stato il sottosegretario esecutivo della Conferenza episcopale argentina, che l’ex cardinale Jorge Mario Bergoglio ha diretto per due mandati successivi, dal 2005-2011.
E, a quanto pare, erano vicini. Manzano ha detto che Bergoglio era stato il confessore di Zanchetta e lo trattava come un “figlio spirituale”.
Tutto ciò potrebbe spiegare perché Francesco lo nominò ad Orano nonostante le lamentele per presunti abusi di potere quando Zanchetta era responsabile degli affari economici nella sua diocesi di Quilmes.
All’inizio di questo mese, il Vaticano ha confermato che il nuovo vescovo di Orano aveva aperto un’indagine canonica preliminare su Zanchetta per presunti abusi sessuali. Ma il portavoce vaticano Alessandro Gisotti ha sottolineato in una dichiarazione del 3 gennaio che le accuse di abuso erano emerse solo alla fine del 2018, dopo le dimissioni di Zanchetta e quasi un anno dopo che Francesco aveva creato la nuova posizione per lui come “valutatore” dell’ufficio di gestione finanziaria del Vaticano.
Al momento delle sue dimissioni, Zanchetta aveva solo chiesto a Francesco di lasciarlo partire da Orano perché aveva rapporti difficili con i suoi sacerdoti e “non era in grado di governare il clero”, ha detto Gisotti nel comunicato.
“Al momento delle sue dimissioni c’erano accuse di autoritarismo contro di lui, ma non c’erano accuse di abusi sessuali contro di lui“, dice la dichiarazione.
Manzano ha detto che il Vaticano ha ricevuto informazioni su comportamenti sessualmente inappropriati a partire dal 2015, con i selfie di nudo, e segnalazioni di presunti comportamenti scorretti e molestie nel maggio o giugno del 2017, anche se ha notato che essi non costituiscono denunce canoniche formali.
Dopo il rapporto del 2015, Francesco convocò Zanchetta a Roma, ha detto Manzano. Egli tornò in Argentina “migliorato, al punto che nessuno ha nemmeno indagato come quelle foto fossero arrivate a Roma”.
Ma col passare dei mesi, Zanchetta “diventò più aggressivo e prese decisioni d’impulso, manipolando fatti, persone, e influenze per raggiungere i suoi obiettivi”. Manzano ha detto che Zanchetta iniziò a venire in seminario a tutte le ore, bevendo con i seminaristi e portando con sé un seminarista ogni volta che visitava una parrocchia, a volte senza chiedere il permesso al rettore.
“Il rettore cercò di tenere in ordine gli studenti, cercando di essere presente quando il vescovo arrivava, ma il monsignore cercò modi per evitare la sua attenzione e screditarlo davanti ai giovani”, ha detto Manzano in una e-mail ad AP. “La brutta sensazione si aggravò quando alcuni di loro lasciarono il seminario. Fu allora che il rettore indagò e avverti delle molestie e comportamenti inappropriati”.
Nel maggio o giugno 2017, Manzano, il rettore e un altro sacerdote presentarono le loro preoccupazioni al n. 2 della nunziatura di Buenos Aires, monsignor Vincenzo Turturro, “che le mandò avanti in modo favoloso”, ha detto Manzano. Manzano ha detto di aver riferito dei presunti abusi di potere di Zanchetta con il clero, mentre il rettore ha riferito dei presunti abusi sessuali in seminario. Manzano ha detto di non conoscere i dettagli dei presunti abusi, ma ha escluso qualsiasi atto di violenza sessuale.
Il papa convocò nuovamente Zanchetta nel luglio 2017. Tornato a casa, Zanchetta annunciò le sue dimissioni in una dichiarazione del 29 luglio, dicendo che aveva bisogno di cure immediate per un problema di salute.
Francesco ha accettato le dimissioni del vescovo Gustavo Zanchetta nell’agosto 2017, dopo che i sacerdoti della remota diocesi settentrionale argentina di Orano si sono lamentati del suo governo autoritario e un ex vicario, rettore del seminario e un altro prelato avevano fornito rapporti al Vaticano che denunciavano abusi di potere, comportamenti inappropriati e molestie sessuali di seminaristi adulti, ha detto l’ex vicario, il reverendo Juan Jose Manzano.
Lo scandalo su Zanchetta, 54 anni, è l’ultimo ad implicare Francesco mentre lui e la gerarchia cattolica nel suo insieme affrontano una crisi di fiducia senza precedenti per la loro cattiva gestione dei casi di abusi sessuali del clero sui minori e di cattiva condotta con gli adulti. Francesco ha convocato i responsabili della chiesa ad un summit il mese prossimo per tracciare la strada da seguire per la chiesa universale, ma le sue azioni nei singoli casi sono sempre più sotto i riflettori.
La decisione del Papa di permettere a Zanchetta di dimettersi tranquillamente, per poi promuoverlo ad una nuova posizione a n. 2 in uno degli uffici più delicati del Vaticano, ha sollevato di nuovo dubbi sul fatto che Francesco abbia chiuso un occhio sulla cattiva condotta dei suoi alleati o abbia respinto le accuse contro di loro come attacchi ideologici.
Manzano, l’ex vicario generale di Zanchetta, o vice, ha detto di essere uno dei funzionari diocesani che ha lanciato l’allarme sul suo capo nel 2015 e ha inviato i selfie digitali in Vaticano.
In un’intervista con AP (Associated Press) sui banchi della sua parrocchia di San Cayetano ad Orano, Manzano ha detto di essere uno dei tre attuali ed ex funzionari diocesani che hanno presentato una seconda denuncia all’ambasciata del Vaticano a Buenos Aires nel maggio o giugno del 2017 “quando la situazione era molto più grave, non solo perché c’era stata una interrogazione sugli abusi sessuali, ma perché la diocesi si stava dirigendo sempre più verso l’abisso”.
“Nel 2015, avevamo inviato un ‘supporto digitale’ con foto selfie del precedente vescovo in un comportamento osceno o fuori luogo che sembrava inappropriato e pericoloso”, ha detto ad AP in una e-mail. “È stato un allarme che abbiamo fatto alla Santa Sede attraverso alcuni vescovi amici. La nunziatura non è intervenuta direttamente, ma il Santo Padre ha convocato Zanchetta, questi si è giustificato dicendo che il suo cellulare era stato hackerato, e che c’erano persone che volevano danneggiare l’immagine del Papa”.
Francesco aveva nominato Zanchetta ad Orano, una città umile a circa 1.650 chilometri a nord-ovest di Buenos Aires, nella provincia di Salta, nel 2013, in una delle sue prime nomine vescovili argentine come papa. Conosceva bene Zanchetta; Zanchetta era stato il sottosegretario esecutivo della Conferenza episcopale argentina, che l’ex cardinale Jorge Mario Bergoglio ha diretto per due mandati successivi, dal 2005-2011.
E, a quanto pare, erano vicini. Manzano ha detto che Bergoglio era stato il confessore di Zanchetta e lo trattava come un “figlio spirituale”.
Tutto ciò potrebbe spiegare perché Francesco lo nominò ad Orano nonostante le lamentele per presunti abusi di potere quando Zanchetta era responsabile degli affari economici nella sua diocesi di Quilmes.
All’inizio di questo mese, il Vaticano ha confermato che il nuovo vescovo di Orano aveva aperto un’indagine canonica preliminare su Zanchetta per presunti abusi sessuali. Ma il portavoce vaticano Alessandro Gisotti ha sottolineato in una dichiarazione del 3 gennaio che le accuse di abuso erano emerse solo alla fine del 2018, dopo le dimissioni di Zanchetta e quasi un anno dopo che Francesco aveva creato la nuova posizione per lui come “valutatore” dell’ufficio di gestione finanziaria del Vaticano.
Al momento delle sue dimissioni, Zanchetta aveva solo chiesto a Francesco di lasciarlo partire da Orano perché aveva rapporti difficili con i suoi sacerdoti e “non era in grado di governare il clero”, ha detto Gisotti nel comunicato.
“Al momento delle sue dimissioni c’erano accuse di autoritarismo contro di lui, ma non c’erano accuse di abusi sessuali contro di lui“, dice la dichiarazione.
Manzano ha detto che il Vaticano ha ricevuto informazioni su comportamenti sessualmente inappropriati a partire dal 2015, con i selfie di nudo, e segnalazioni di presunti comportamenti scorretti e molestie nel maggio o giugno del 2017, anche se ha notato che essi non costituiscono denunce canoniche formali.
Dopo il rapporto del 2015, Francesco convocò Zanchetta a Roma, ha detto Manzano. Egli tornò in Argentina “migliorato, al punto che nessuno ha nemmeno indagato come quelle foto fossero arrivate a Roma”.
Ma col passare dei mesi, Zanchetta “diventò più aggressivo e prese decisioni d’impulso, manipolando fatti, persone, e influenze per raggiungere i suoi obiettivi”. Manzano ha detto che Zanchetta iniziò a venire in seminario a tutte le ore, bevendo con i seminaristi e portando con sé un seminarista ogni volta che visitava una parrocchia, a volte senza chiedere il permesso al rettore.
“Il rettore cercò di tenere in ordine gli studenti, cercando di essere presente quando il vescovo arrivava, ma il monsignore cercò modi per evitare la sua attenzione e screditarlo davanti ai giovani”, ha detto Manzano in una e-mail ad AP. “La brutta sensazione si aggravò quando alcuni di loro lasciarono il seminario. Fu allora che il rettore indagò e avverti delle molestie e comportamenti inappropriati”.
Nel maggio o giugno 2017, Manzano, il rettore e un altro sacerdote presentarono le loro preoccupazioni al n. 2 della nunziatura di Buenos Aires, monsignor Vincenzo Turturro, “che le mandò avanti in modo favoloso”, ha detto Manzano. Manzano ha detto di aver riferito dei presunti abusi di potere di Zanchetta con il clero, mentre il rettore ha riferito dei presunti abusi sessuali in seminario. Manzano ha detto di non conoscere i dettagli dei presunti abusi, ma ha escluso qualsiasi atto di violenza sessuale.
Il papa convocò nuovamente Zanchetta nel luglio 2017. Tornato a casa, Zanchetta annunciò le sue dimissioni in una dichiarazione del 29 luglio, dicendo che aveva bisogno di cure immediate per un problema di salute.
Zanchetta ha trascorso un periodo a Corrientes prima di partire per la Spagna, dove si ritiene che abbia incontrato una delle guide spirituali di Francesco, il reverendo tedesco Arana, un gesuita al quale Francesco aveva inviato un altro vescovo problematico, il cileno Juan Barros (anch’egli per problemi di abusi sessuali, leggi qui, ndr).
Zanchetta in gran parte scomparve dal pubblico fino a quando il Vaticano, in un annuncio ufficiale del 19 dicembre 2017, comunicò che Francesco lo aveva nominato nella nuova posizione di “assessore” in APSA, un dipartimento amministrativo chiave che gestisce il patrimonio immobiliare e finanziario della Santa Sede. Mentre l’annuario annuale del Vaticano elenca gerarchicamente Zanchetta come primo vice del presidente dell’APSA, i suoi compiti esatti non sono mai stati chiari, dato che quella funzione non esisteva in precedenza.
Zanchetta non ha risposto pubblicamente alle accuse contro di lui. Il Vaticano non ha fornito informazioni quando gli è stato chiesto, se non per dire che non sta lavorando mentre l’indagine procede. Gisotti, il portavoce (direttore ad interim della Sala stampa vaticana, ndr), non ha risposto questo fine settimana ad una richiesta di commento.
Mentre il caso Zanchetta è stato coperto dal segreto, Manzano ha accettato di parlare in forma registrata sia ad AP sia ad un giornalista del quotidiano The Tribune di Salta. Si è seduto per un’intervista video e ha fatto seguito con una e-mail per spiegare le proprie azioni e le preoccupazioni che le hanno scatenate. Gli altri prelati coinvolti erano lontani da Orano e irraggiungibili per telefono.
Manzano difende la gestione del caso da parte di Francesco, dicendo che il papa stesso dovrebbe essere considerato vittima della “manipolazione” di Zanchetta.
“Non c’è mai stata l’intenzione di nascondere nulla. Non c’è mai stata l’intenzione del Santo Padre di difenderlo da qualsiasi cosa”, ha detto Manzano. Ha negato che ci fosse una contraddizione nella dichiarazione del Vaticano del 3 gennaio, distinguendo tra un rapporto su presunti abusi sessuali e una denuncia formale.
L’attuale vescovo di Orano, Mons. Luis Antonio Scozzina, ha rifiutato di parlare con AP alla telecamera, dicendo di voler tacere finché l’indagine era nelle mani della Santa Sede. Ha rilasciato una dichiarazione in cui esorta le vittime a farsi avanti e testimoniare. Ma ha detto ad AP che non voleva creare un circo mediatico che potesse compromettere i diritti delle vittime e degli accusati.
Un catechista della diocesi ha detto che i responsabili della chiesa hanno detto al personale e ai volontari di non parlare ai media delle accuse del seminario.
Zanchetta in gran parte scomparve dal pubblico fino a quando il Vaticano, in un annuncio ufficiale del 19 dicembre 2017, comunicò che Francesco lo aveva nominato nella nuova posizione di “assessore” in APSA, un dipartimento amministrativo chiave che gestisce il patrimonio immobiliare e finanziario della Santa Sede. Mentre l’annuario annuale del Vaticano elenca gerarchicamente Zanchetta come primo vice del presidente dell’APSA, i suoi compiti esatti non sono mai stati chiari, dato che quella funzione non esisteva in precedenza.
Zanchetta non ha risposto pubblicamente alle accuse contro di lui. Il Vaticano non ha fornito informazioni quando gli è stato chiesto, se non per dire che non sta lavorando mentre l’indagine procede. Gisotti, il portavoce (direttore ad interim della Sala stampa vaticana, ndr), non ha risposto questo fine settimana ad una richiesta di commento.
Mentre il caso Zanchetta è stato coperto dal segreto, Manzano ha accettato di parlare in forma registrata sia ad AP sia ad un giornalista del quotidiano The Tribune di Salta. Si è seduto per un’intervista video e ha fatto seguito con una e-mail per spiegare le proprie azioni e le preoccupazioni che le hanno scatenate. Gli altri prelati coinvolti erano lontani da Orano e irraggiungibili per telefono.
Manzano difende la gestione del caso da parte di Francesco, dicendo che il papa stesso dovrebbe essere considerato vittima della “manipolazione” di Zanchetta.
“Non c’è mai stata l’intenzione di nascondere nulla. Non c’è mai stata l’intenzione del Santo Padre di difenderlo da qualsiasi cosa”, ha detto Manzano. Ha negato che ci fosse una contraddizione nella dichiarazione del Vaticano del 3 gennaio, distinguendo tra un rapporto su presunti abusi sessuali e una denuncia formale.
L’attuale vescovo di Orano, Mons. Luis Antonio Scozzina, ha rifiutato di parlare con AP alla telecamera, dicendo di voler tacere finché l’indagine era nelle mani della Santa Sede. Ha rilasciato una dichiarazione in cui esorta le vittime a farsi avanti e testimoniare. Ma ha detto ad AP che non voleva creare un circo mediatico che potesse compromettere i diritti delle vittime e degli accusati.
Un catechista della diocesi ha detto che i responsabili della chiesa hanno detto al personale e ai volontari di non parlare ai media delle accuse del seminario.
La madre di un seminarista ha detto che suo figlio le aveva detto che le accuse di cattiva condotta sessuale che coinvolgono alcuni dei suoi colleghi del seminario erano vere. “Purtroppo sì, me l’ha detto quando gli ho chiesto di questo”, ha detto lei, parlando in condizione di anonimato per proteggere suo figlio.
Lo scandalo ha avuto il suo costo ad Orano, una comunità profondamente conservatrice vicino al confine boliviano. Manzano e gli altri che hanno presentato le denunce al Vaticano sono stati trasferiti, ma il nuovo vescovo ha detto che i trasferimenti erano dovuti a necessità pastorali, non a ritorsioni. Manzano ha detto di essere felice di essere tornato a lavorare come parroco.
“Sento un grande dolore, perché come cristiani come possiamo permettere che queste cose accadano?“, ha chiesto il pensionato Hector Jimenez. L’insegnante Gianina del Valle Chein ha detto che il Vaticano avrebbe dovuto trattare Zanchetta “come una qualsiasi persona normale che ha fatto qualcosa, e non nasconderlo, portarlo da qualche altra parte affinché potesse continuare a fare la stessa cosa”.
Lo scandalo ha avuto il suo costo ad Orano, una comunità profondamente conservatrice vicino al confine boliviano. Manzano e gli altri che hanno presentato le denunce al Vaticano sono stati trasferiti, ma il nuovo vescovo ha detto che i trasferimenti erano dovuti a necessità pastorali, non a ritorsioni. Manzano ha detto di essere felice di essere tornato a lavorare come parroco.
“Sento un grande dolore, perché come cristiani come possiamo permettere che queste cose accadano?“, ha chiesto il pensionato Hector Jimenez. L’insegnante Gianina del Valle Chein ha detto che il Vaticano avrebbe dovuto trattare Zanchetta “come una qualsiasi persona normale che ha fatto qualcosa, e non nasconderlo, portarlo da qualche altra parte affinché potesse continuare a fare la stessa cosa”.
Fonte: Associated Press
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