ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 20 gennaio 2019

Una vera presa in giro

Chiude Ecclesia Dei e si rafforza il Coro Musicale della Sistina


Stamani sono usciti due Motu Proprio a firma del Pontefice Papa Francesco con i quali, nel primo, si chiude l’Ecclesia Dei, mentre con il secondo si va a rafforzare il Coro Musicale della Cappella Sistina, da sempre a servizio delle funzioni liturgiche del Pontefice.
In questo ultime mese si è discusso molto su queste “voci” contro l’eventuale decisione di chiudere l’ufficio della Ecclesia Dei (che diventa comunque una sezione all’interno della CdF), il quale era nato da una idea di Giovanni Paolo II per far confluire tutte le divergenze e le questioni a riguardo della – e con – la Fraternita Sacerdotale San Pio X (FSSPX) fondata da mons. Marcel Lefebvre in difesa non soltanto della Messa nel rito di sempre – e soppresso da Paolo VI quando volle varare ed imporre la rivoluzione liturgica con il nuovo Messale, più conosciuto come Novus Ordo Missae – ma soprattutto per poter affrontare le questioni Dottrinali più spinose sorte, secondo appunto mons. Lefebvre, a causa del concilio Vaticano Secondo.
E’ importante sottolineare che – a lungo andare – la Fraternità stessa non voleva più discutere con l’Ecclesia Dei. Si creò uno stallo che ci si augurò si sbloccasse  quando Benedetto XVI liberalizzò l’antico Messale della Messa di sempre nel luglio 2007, conosciuto come Vetus Ordo Missae, tuttavia da parte della FSSPX l’acredine crebbe e cominciarono a chiedere che – i colloqui venutosi a generare – continuassero non con l’Ecclsia Dei, ma solo con la Congregazione per la Dottrina della Fede, specialmente dopo che Benedetto XVI tolse ad essi la scomunica ai quattro vescovi consacrati da mons. Lefebvre, nel marzo 2009.
E allora, in sostanza, cosa cambia e come interpretare questi due Motu Proprio?
Leggendo attentamente i due testi si evince quanto segue: che l’Ecclesia Dei, effettivamente, essendo stata costituita per difendere, discutere e promuovere i famosi “Gruppi stabili” per la propagazione della Messa nel rito di sempre, non aveva più ragione di esistere dopo la liberalizzazione fatta da Benedetto XVI con il Summorum Pontificum, dice infatti il Documento:
  • Considerando mutate oggi le condizioni che avevano portato il santo Pontefice Giovanni Paolo II alla istituzione della Pontificia Commissione Ecclesia Dei;
  • constatando che gli Istituti e le Comunità religiose che celebrano abitualmente nella forma straordinaria, hanno trovato oggi una propria stabilità di numero e di vita;
  • prendendo atto che le finalità e le questioni trattate dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei,sono di ordine prevalentemente dottrinale;
  • desiderando che tali finalità si rendano sempre più evidenti alla coscienza delle comunità ecclesiali,
  • colla presente Lettera Apostolica ‘Motu proprio data’ – Delibero….
dando così ragione e consenso alla stessa richiesta fatta dalla FSSPX.
Tuttavia appare evidente che al punto 2: “constatando che gli Istituti e le Comunità religiose che celebrano abitualmente nella forma straordinaria, hanno trovato oggi una propria stabilità di numero e di vita…” , ci troviamo davanti ad una vera presa in giro.
E’ infatti invece risaputo che chiunque celebri o celebrasse, o solo richiedesse, di volgersi al rito antico, affezionati all’Usus Antiquior del Rito Romano, viene e verrebbe allontanato, sospeso, sciolto….  e non è solo un fatto di cui abbiamo numerose prove la cui, la più immediata è la sorte infausta caduta sui Frati Francescani dell’Immacolata (FFI) il cui Fondatore, Padre Stefano Maria Manelli è ancora oggi agli arresti domiciliari senza alcun specifico atto d’accusa, ma si tratta anche di eliminare, così, un ufficio che per questi Gruppi era punto di riferimento contro l’abuso di potere dei Vescovi che continuano a vietare l’uso della Messa di sempre. E vi è da considerare che tutti – o quasi – gli Istituti che hanno preso a cuore il rito antico…. sono stranamente commissariati…. mentre nessun Istituto che non fa della Tradizione la propria vita è stato mai oggetto di visite… e qui ci fermiamo seguendo il famoso detto: pensare male è peccato, ma qualche volta ci si azzecca.
Il Papa, nel Motu Proprio non affronta questo problema, al contrario, da per scontato che la situazione è risolta, definendo ogni questione ad essa relativa, completamente chiusa, non più discutibile, ma a vantaggio di chi, si capisce bene: dei Vescovi che non vorranno che si celebri nella propria diocesi il rito antico.
Dall’altra parte però, non bisogna sottovalutare che – alla FSSPX – questo problema dei “Gruppi stabili” nella Chiesa, non interessa nulla e questo è onesto dirlo e chiarirlo. Non saremo troppo “cattivi” se volessimo affermare che la FSSPX ha sempre voluto e vuole il monopolio della “Tradizione” e della Messa nel rito di sempre… Dimenticando che, fin dal 1988, l’allora Ratzinger con Giovanni Paolo II accolsero la Fraternità Sacerdotale San Pietro (FSSP) con “Diritto Pontificio“, la quale poi, lo stesso Benedetto XVI, arricchì ed impreziosì di una Parrocchia Pontificiavedi qui, la prima nel suo genere, a Roma.
Come si evolverà la situazione?
Riteniamo utile e produttivo che si appoggi e si sostenga la FSSP, la San Pietro…. e questo per ovvi motivi fra i quali non solo la certezza e l’assicurazione di poter avere in futuro Sacerdoti in grado di offrirci e assicurarci questo Rito e la sana Dottrina che ne consegue, ma anche per rafforzarci in un grande Gruppo stabile (fermo restando ad ognuno il diritto di avere una sua propria identità e specificità) che solo crescendo potrà influire positivamente nella formazione e Tradizione delle future generazioni.
Risultati immagini per mons Guido pozziE Mons. Guido Pozzi?
S.Ecc.za il vescovo dell’Ecclesia Dei è così, ovviamente… “degradato” ad “economo” della Cappella Musicale del Coro della Sistina e sotto la sovraintendenza del nuovo responsabile che è – attraverso il secondo Motu Proprio – il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Pontefice, oggi attualmente mons. Guido Marini che però… non è Vescovo…
Ciò che appare stonato è che si tolgano ad un Vescovo uffici e mansioni idonee al suo stato, ossia di vigilante della Fede e custode della Dottrina, per farlo diventare… un economo… alle dipendenze di uno che però non è Vescovo…. Seppur nessuno di noi può giudicare le intenzioni che hanno mosso il Papa a questo scambio, è palese che trattasi di una riduzione agli onori per la Dottrina e di maggiori oneri per  un servizio pur sempre nobile ed utile. Del resto è il Papa stesso ad affermare che si tratta di un onore:
  • Avendo, poi, a cuore il proficuo cammino ecclesiale della Cappella stessa,
  • nomino
  • l’Ecc.mo e caro Confratello Mons. Guido Pozzo Sovrintendente all’economia della Cappella Musicale Pontificia
Infine appare molto interessante, piuttosto, il passaggio della Cappella Musicale del Coro della Sistina sotto la diretta responsabilità del Maestro delle Cerimonie Liturgiche del Pontefice…. il ché appare del tutto conveniente e pure naturale, confacente alle medesime funzioni che entrambi svolgono.
Seguono ora i due Motu Propri ufficiali.

LETTERA APOSTOLICA
IN FORMA DI «MOTU PROPRIO»
DEL SOMMO PONTEFICE
FRANCESCO
CIRCA LA PONTIFICIA COMMISSIONE
ECCLESIA DEI
Da oltre trent’anni la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita con il Motu proprio Ecclesia Dei adflicta, del 2 luglio 1988, ha assolto con sincera sollecitudine e lodevole premura al compito di collaborare coi Vescovi e coi Dicasteri della Curia Romana, nel facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose, legati alla Fraternità fondata da Mons. Marcel Lefebvre, che desideravano rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le proprie tradizioni spirituali e liturgiche.[1]
In tal modo, essa ha potuto esercitare la propria autorità e competenza a nome della Santa Sede su dette società e associazioni, fino a quando non si fosse diversamente provveduto.[2]
Successivamente, in forza del Motu proprio Summorum Pontificum, del 7 luglio 2007, la Pontificia Commissione ha esteso l’autorità della Santa Sede su quegli Istituti e Comunità religiose, che avevano aderito alla forma straordinaria del Rito romano e avevano assunto le precedenti tradizioni della vita religiosa, vigilando sull’osservanza e sull’applicazione delle disposizioni stabilite.[3]
Due anni dopo, il mio Venerato Predecessore Benedetto XVI, col Motu proprio Ecclesiae unitatem, del 2 luglio 2009, ha riorganizzato la struttura della Pontificia Commissione, al fine di renderla più adatta alla nuova situazione venutasi a creare con la remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati senza mandato pontificio. E, inoltre, ritenendo, che, dopo tale atto di grazia, le questioni trattate dalla medesima Pontificia Commissione fossero di natura primariamente dottrinale, Egli l’ha più organicamente legata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, conservandone comunque le iniziali finalità, ma modificandone la struttura.[4]
Ora, poiché la Feria IV della Congregazione per la Dottrina della Fede del 15 novembre 2017 ha formulato la richiesta che il dialogo tra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X venga condotto direttamente dalla menzionata Congregazione, essendo le questioni trattate di carattere dottrinale, alla quale richiesta ho dato la mia approvazione in Audientia al Prefetto il 24 successivo, e tale proposta ha avuto l’accoglienza della Sessione Plenaria della medesima Congregazione celebratasi dal 23 al 26 gennaio 2018, sono giunto, dopo ampia riflessione, alla seguente Decisione.
Considerando mutate oggi le condizioni che avevano portato il santo Pontefice Giovanni Paolo II alla istituzione della Pontificia Commissione Ecclesia Dei;
constatando che gli Istituti e le Comunità religiose che celebrano abitualmente nella forma straordinaria, hanno trovato oggi una propria stabilità di numero e di vita;
prendendo atto che le finalità e le questioni trattate dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sono di ordine prevalentemente dottrinale;
desiderando che tali finalità si rendano sempre più evidenti alla coscienza delle comunità ecclesiali,
colla presente Lettera Apostolica ‘Motu proprio data’
Delibero
1. È soppressa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita il 2 luglio 1988 col Motu Proprio Ecclesia Dei adflicta.
2. I compiti della Commissione in parola sono assegnati integralmente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in seno alla quale verrà istituita una apposita Sezione impegnata a continuare l’opera di vigilanza, di promozione e di tutela fin qui condotta dalla soppressa Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
3. Il bilancio della Pontificia Commissione rientra nella contabilità ordinaria della menzionata Congregazione.
Stabilisco, inoltre, che il presente Motu proprio, da osservarsi nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, venga promulgato mediante pubblicazione sul quotidiano L’Osservatore Romano uscente il 19 gennaio 2019, entrando in immediato vigore, e che successivamente sia inserito nel Commentario ufficiale della Santa Sede, Acta Apostolicae Sedis.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 17 Gennaio 2019, VI del Nostro Pontificato.
Francesco

[1] Cf. Joannes Paulus PP. II, Litterae Apostolicae ‘Motu proprio datae’, Ecclesia Dei adflicta, 2 Iulii 1988, AAS, LXXX (1988), 12 (15 Nov. 1988), 1495-1498, 6a.
[2] Cf. Rescriptum ex Audientia Sanctissimi, 18 Oct. 1988, AAS, LXXXII (1990), 5 (3 Maii 1990), 533-534, 6.
[3] Cf. Benedictus PP. XVI, Litterae Apostolicae ‘Motu proprio datae’, Summorum Pontificum, 7 Iulii 2007, AAS, XCIX (2007), 9 (7 Sept. 2007), 777-781, 12.
[4] Cf. Benedictus PP. XVI, Litterae Apostolicae ‘Motu proprio datae’, Ecclesiae unitatem, 2 Iulii 2009, AAS, CI (2009),  8 (7 Aug. 2009), 710-711, 5.

LETTERA APOSTOLICA
IN FORMA DI «MOTU PROPRIO»
DEL SOMMO PONTEFICE
FRANCESCO
CIRCA LA CAPPELLA MUSICALE PONTIFICIA
Fin dalla sua antica fondazione e lungo i secoli, la Cappella Musicale Pontificia brillò nella storia di Roma e dell’Orbe cattolico come alto luogo di espressione artistica e liturgica a servizio delle solenni celebrazioni dei Pontefici inizialmente entro la splendida cappella da cui prese il nome, quindi nell’ambito della Basilica di San Pietro, o laddove i Pontefici stimassero necessaria la sua opera.
Proprio per il diretto legame con le maggiori celebrazioni dei Papi, essa trovò per vetusta consuetudine il proprio ancoraggio istituzionale dapprima entro il cosiddetto Maggiordomato di Sua Santità, e, successivamente e tuttora, in seno alla Prefettura della Casa Pontificia, godendo tuttavia di autonoma amministrazione, sebbene soggiacendo a vincoli di orientamento concordati coi diversi Responsabili delle funzioni papali.
Ora, avendo presenti i dettami del Concilio relativi alla Sacra Liturgia, in particolare i nn. 28-29 della Sacrosanctum Concilium che, in vista del decoro della celebrazione liturgica assegnano alle scholae cantorum “un vero ministero liturgico” da esercitarsi “con quella sincera pietà e con quel buon ordine, che conviene ad un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi”,
Dispongo
che la Cappella Musicale Pontificia venga inserita nell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, quale specifico luogo di servizio alle funzioni liturgiche papali e nel contempo a custodia e promozione della prestigiosa eredità artistico-musicale prodotta nei secoli dalla Cappella stessa per le solenni liturgie dei Pontefici.
Pertanto, considerato quanto ho appena stabilito, nomino
Il Reverendissimo
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie
Mons. Guido MariniResponsabile
della Cappella Musicale Pontificia,
affidandogli il compito di guidare tutte le attività e gli ambiti liturgico, pastorale, spirituale, artistico ed educativo della medesima Cappella, rendendo sempre più percepibile in essa e nei singoli componenti il fine primario della Musica sacra, che “è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli” (SC 112).
Il medesimo Maestro delle Celebrazioni e Responsabile della Cappella Musicale Pontificia avrà altresì premura di redigere uno Statuto proprio della Cappella in parola, aggiornando anche il Regolamento della stessa Cappella che fu approvato dal santo pontefice Paolo VI, Ex audientia, l’8 agosto 1969 e le successive disposizioni varate ad experimentum il 20 giugno 1970, le quali norme andranno raccordate col vigente Regolamento dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Avendo, poi, a cuore il proficuo cammino ecclesiale della Cappella stessa,
nomino
l’Ecc.mo e caro Confratello
Mons. Guido Pozzo
Sovrintendente all’economia
della Cappella Musicale Pontificia,
affidandogli soltanto il compito della specifica cura dell’amministrazione economica della Cappella stessa da svolgere sotto la guida del Maestro delle Celebrazioni e Responsabile della Cappella Musicale Pontificia.
Stabilisco che il presente Motu proprio, che si dovrà osservare, nonostante qualsiasi consuetudine o norma contraria, anche se degna di particolare menzione, venga promulgato mediante pubblicazione sul quotidiano L’Osservatore Romano uscente il 19 gennaio 2019, entrando in immediato vigore, e che successivamente sia inserito nel Commentario ufficiale della Santa Sede, Acta Apostolicae Sedis.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 17 Gennaio 2019, VI del Nostro Pontificato.
Francesco

Chiude Ecclesia Dei, ombre sulla messa antica

Come anticipato, Francesco ha posto fine alla vita autonoma e indipendente della Commissione “Ecclesia Dei”, inserendola come sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Resta da vedere in che modo sarà esercitata dalla Congregazione la funzione di difesa dei diritti di chi desidera una celebrazione in Vetus Ordo, visto l’atteggiamento decisamente ostile di non pochi vescovi.


Come era stato anticipato qualche giorno fa il Pontefice regnante ha deciso di porre fine alla vita autonoma e indipendente della Commissione “Ecclesia Dei”, inserendola come sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Mons. Guido Pozzo, che di Ecclesia Dei è il segretario, andrà a occuparsi della vita economica della Cappella Musicale Pontificia, che, con un altro Motu Proprio viene collocata nell’ambito dell’Ufficio delle Celebrazioni Pontificie. È probabile che a questa decisione non siano estranee le polemiche e i problemi che hanno segnato nei mesi scorsi la vita della Cappella Pontificia, il cui incarico è giunto a termine il 14 ottobre scorso. 

Nel Motu Proprio emesso ieri il Pontefice fa riferimento alla volontà della Congregazione per la Dottrina della Fede di voler portare avanti direttamente il dialogo con la Fraternità Sacerdotale San Pio X (i cosiddetti “lefebvriani”) da un lato, e dall’altro prende atto del fatto che gli istituti di vita religiosa della Chiesa cattolica che celebrano anche secondo il Vetus Ordo, in base al Summorum Pontificum, hanno trovato una propria stabilità e continuità. Le funzioni esercitate da Ecclesia Dei vengono attribuite a una nuova sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Resta da vedere in che modo sarà esercitata dalla Congregazione la funzione di difesa dei diritti di chi desidera una celebrazione in Vetus Ordo, visto l’atteggiamento decisamente ostile di non pochi vescovi. Non dimentichiamo che durante l’ultima Assemblea della CEI ci sono state voci che si sono elevate  pubblicamente contro il Summorum Pontificum, e che il neo-arcivescovo di La Plata, nonché pupillo del Pontefice, mons. Tucho Fernandez, ha proibito l’uso del latino in tutta la sua diocesi. La sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede avrà la volontà e il potere di tutelare i diritti dei fedeli? 

Scrive il Pontefice: “Da oltre trent’anni la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita con il Motu proprio Ecclesia Dei adflicta, del 2 luglio 1988, ha assolto con sincera sollecitudine e lodevole premura al compito di collaborare coi Vescovi e coi Dicasteri della Curia Romana, nel facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose, legati alla Fraternità fondata da Mons. Marcel Lefebvre, che desideravano rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le proprie tradizioni spirituali e liturgiche. In tal modo, essa ha potuto esercitare la propria autorità e competenza a nome della Santa Sede su dette società e associazioni, fino a quando non si fosse diversamente provveduto.

Successivamente, in forza del Motu proprio Summorum Pontificum, del 7 luglio 2007, la Pontificia Commissione ha esteso l’autorità della Santa Sede su quegli Istituti e Comunità religiose, che avevano aderito alla forma straordinaria del Rito romano e avevano assunto le precedenti tradizioni della vita religiosa, vigilando sull’osservanza e sull’applicazione delle disposizioni stabilite”.

Il  2 luglio 2009 Benedetto XVI ha riorganizzato la struttura della Pontificia Commissione, dopo la remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati senza mandato pontificio.   Dopo tale atto di grazia le questioni trattate dalla Commissione diventavano di natura primariamente dottrinale, e per questo l’ha legata alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

“Ora, poiché la Feria IV della Congregazione per la Dottrina della Fede del 15 novembre 2017 ha formulato la richiesta che il dialogo tra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X venga condotto direttamente dalla menzionata Congregazione, essendo le questioni trattate di carattere dottrinale, alla quale richiesta ho dato la mia approvazione in Audientia al Prefetto il 24 successivo e tale proposta ha avuto l’accoglienza della Sessione Plenaria della medesima Congregazione celebratasi dal 23 al 26 gennaio 2018, sono giunto, dopo ampia riflessione, alla seguente Decisione.
Considerando mutate oggi le condizioni che avevano portato il santo Pontefice Giovanni Paolo II alla istituzione della Pontificia Commissione Ecclesia Dei; constatando che gli Istituti e le Comunità religiose che celebrano abitualmente nella forma straordinaria, hanno trovato oggi una propria stabilità di numero e di vita; prendendo atto che le finalità e le questioni trattate dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sono di ordine prevalentemente dottrinale; desiderando che tali finalità si rendano sempre più evidenti alla coscienza delle comunità ecclesiali, colla presente Lettera Apostolica ‘Motu proprio data’,
Delibero:
1. E’ soppressa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita il 2 luglio 1988 col Motu Proprio Ecclesia Dei adflicta.
2. I compiti della Commissione in parola sono assegnati integralmente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in seno alla quale verrà istituita una apposita Sezione impegnata a continuare l’opera di vigilanza, di promozione e di tutela fin qui condotta dalla soppressa Pontificia Commissione Ecclesia Dei”.

E poi c’è la questione della Cappella Pontificia. Una strane lettera in forma di Motu Proprio, in cui in pratica, da quanto è dato di capire, la Cappella Pontificia perde la sua autonomia. Il Pontefice dispone che “la Cappella Musicale Pontificia venga inserita nell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, quale specifico luogo di servizio alle funzioni liturgiche papali e nel contempo a custodia e promozione della prestigiosa eredità artistico-musicale prodotta nei secoli dalla Cappella stessa per le solenni liturgie dei Pontefici”. L’attuale Maestro delle celebrazioni liturgiche, Mons. Guido Marini, viene nominato responsabile della Cappella Musicale Pontificia, “affidandogli il compito di guidare tutte le attività e gli ambiti liturgico, pastorale, spirituale, artistico ed educativo della medesima Cappella, rendendo sempre più percepibile in essa e nei singoli componenti il fine primario della Musica sacra, che “è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli”.

Il fatto singolare è che in tutta la lettera non si cita mai il Direttore artistico; mons. Guido Marini non è Maestro di musica. Quindi si dovrà pensare a uno specialista che agisca sotto la direzione di mons. Marini; con un’autonomia artistica e spirituale limitata da quanto scritto sopra…E inoltre “Avendo, poi, a cuore il proficuo cammino ecclesiale della Cappella stessa” viene nominato mons Guido Pozzo Sovrintendente all’economia della Cappella Musicale Pontificia, “affidandogli soltanto il compito della specifica cura dell’amministrazione economica della Cappella stessa da svolgere sotto la guida del Maestro delle Celebrazioni e Responsabile della Cappella Musicale Pontificia”. Quindi una doppia operazione: da un lato si blinda la parte economica, che come sappiamo aveva suscitato polemiche. E dall’altra si porta tutta la struttura sotto un controllo più diretto dell’area di gestione del Pontefice.
Marco Tosatti

Pugno di ferro di Bergoglio contro i tradizionalisti. È un gesuita a ispirargli la svolta a sinistra



Acque sempre più agitate dentro i sacri palazzi.Fanno discutere le dichiarazioni del  cardinale Walter Kasper secondo il quale i tradizionalisti starebbero brigando per un nuovo conclave, Il fatto è che certi allarmi smbrano fatti apposta per giustificare la politica del pugno di ferro che Bergoglio sta addottando nei confroni dei settori più conservatori della Chiesa, Di oggi è la notizzia della chiusura della Pontificia Commissione Ecclesia Dei. «Un’istituzione  -scrive il Giornale–  cara sia a Giovanni Paolo II sia a Benedetto XVI. Quest’ultimo aveva esteso il suo ruolo, consentendo ai fedeli di rivolgersi a essa per la concessione del messale romano. Bergoglio, non è un mistero, ha una visione liturgica differente».

Da padre Sorge a padre Spadaro

Il Papa «ha di fatto cancellato un simbolo del cristianesimo tradizionalista, dando un segnale alla fronda che sta contestando il suo operato». Ma chi ispira questa corsa sempre più a sinistra da parte di Bergoglio?  Secondo i soliti bene informati l’emineza grigia (oggi si dice “spin doctor”) sarebbe il gesuita Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica. L’indscrezione non stupisce. E non solo perché anche il Papa proviene dai ranghi dei gesuiti, ma anche perché i gesuiti stessi sono da sempre l’avanguardia progressista della Chiesa. La mente corre a padre Bartolomeo Sorge, direttore della Civiltà Cattolica ai tempi del comptromesso storico. Tutto passa, ma tutto, alla fine, resta s straordinariamente uguake a se stesso.
di Ezio Miles

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