Non c'è dubbio che l'«operazione Verità» a cui si appellano i cardinali Burke e Brandmuller sarebbe l'unica cosa necessaria oggi; eppure ciò che accadde nel 2002 dovrebbe servire sempre da monito.
«Candido, compassionevole e impegnato per una radicale riforma»; alfiere della «politica della “tolleranza zero” nei confronti dei preti che molestano minorenni»; finalmente «una faccia pubblica attraente» per la Chiesa americana; «nemmeno scalfito dagli scandali sessuali». Difficile evitare di farsi qualche domanda quando si scopre che questa descrizione riguarda l’allora cardinale Theodore E. McCarrick: è il Washington Post del 28 aprile 2002, un lungo articolo dedicato tutto a lui, «l’uomo del momento in Vaticano», come recita il titolo.
Si era appena concluso l’incontro tra papa Giovanni Paolo II e i cardinali americani, chiamati a Roma proprio per discutere dello scandalo degli abusi sessuali che stava colpendo la Chiesa americana. McCarrick, nominato cardinale l’anno precedente, è il vero leader del gruppo. Si rimane colpiti dalla esaltazione del personaggio da parte di un giornale certamente non sospetto di simpatie cattoliche, e dalla fama che circonda lo stesso McCarrick, ovvero l’intransigenza contro il peccato fatta persona. E fa ancora più effetto se si pensa che già due anni prima era arrivata in Vaticano la segnalazione riguardo i comportamenti inappropriati dell’allora cardinale con i suoi seminaristi.
Questa vicenda è un monito anche per il vertice sugli abusi sessuali che si apre domani, 21 febbraio, in Vaticano. Non bastano le chiacchiere, né le linee guida, né i proclami sulla “tolleranza zero”. È necessaria una radicale “operazione verità”, che non consiste soltanto nel fatto di far venire alla luce tutti i fatti accaduti e le responsabilità, ma anche nell’andare alla radice di questo scandalo terribile e coglierne il vero significato.
Provvidenziale è dunque la lettera dei cardinali Raymond L. Burke e Walter Brandmüller, che pubblichiamo in queste pagine. I due superstiti dei quattro che hanno firmato i Dubia nel 2016, si pongono in continuità proprio con quella iniziativa, a cui il Papa non ha mai dato risposta. E vanno dritti al cuore della questione: «Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali - scrivono -, ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere, ma nell’essersi allontanato dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale, sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa».
Proprio da questo allontanarsi «dalla verità del Vangelo» derivano i comportamenti scandalosi, nonché «la piaga dell’agenda omosessuale», promossa «da reti organizzate e protette da un clima di complicità e omertà».
È un approccio molto lontano rispetto a quello di papa Francesco e del comitato organizzatore del Vertice. Abbiamo sentito lunedì in conferenza stampa cosa ha detto il cardinale Blase Cupich: di omosessualità non si parla, non è una causa degli abusi; poi tutto il discorso resterà confinato alle violenze sui minorenni, ciò che in massima parte ha combinato McCarrick resterebbe fuori da questo incontro. Invece, proprio quanto accadde nel 2002 dovrebbe insegnare qualcosa: l'allora eminenza in fondo poteva sentirsi tranquillo perché ci si concentrava sulla pedofilia (che riguarda i bambini pre-puberi), mentre lui aveva una passione per i seminaristi.
Ad ogni modo l’andazzo che sta prendendo questo vertice rende ancora più doveroso e necessario l’appello dei cardinali Burke e Brandmüller, che si rivolgono direttamente ai vescovi che saranno presenti perché non tacciano ancora e alzino la voce «per salvaguardare e proclamare l’integrità della dottrina della Chiesa».
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/da-bb-un-appello-necessario-e-doveroso
LA LETTERA
«Vescovi, fermate la deriva omosessualista». Firmato: Burke e Brandmuller
I cardinali superstiti dei Dubia scendono di nuovo in campo con una lettera aperta ai presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, che da giovedì 21 febbraio si riuniscono in Vaticano per discutere sul tema degli abusi sessuali del clero. Il problema non è il clericalismo, dicono, ma «nell'essersi allontanati dalla verità del Vangelo». «La negazione (...) della legge divina e naturale - dicono -, sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa».
I cardinali Burke e Brandmüller
Lettera Aperta ai Presidenti delle Conferenze Episcopali
Cari Confratelli, Presidenti delle Conferenze Episcopali,
Ci rivolgiamo a Voi con profonda afflizione!
Il mondo cattolico è disorientato e si pone una domanda angosciante: dove sta andando la Chiesa?
Di fronte alla deriva in atto, sembra che il problema si riduca a quello degli abusi dei minori, un orribile crimine, specialmente quando perpetrato da un sacerdote, che però è solo parte di una crisi ben più vasta. La piaga dell’agenda omosessuale è diffusa all’interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà. Le radici di questo fenomeno evidentemente stanno in quell’atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l’esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione.
Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali, ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere, ma nell’essersi allontanato dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale, sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa.
Di fronte a questa situazione, cardinali e vescovi tacciono. Tacerete anche Voi in occasione della riunione convocata in Vaticano il prossimo 21 febbraio?
Siamo tra coloro che nel 2016 interpellarono il Santo Padre sui dubia che dividevano la Chiesa dopo le conclusioni del Sinodo sulla famiglia. Oggi quei dubia non solo non hanno avuto risposta, ma sono parte di una più generale crisi della fede. Perciò, Vi incoraggiamo ad alzare la voce per salvaguardare e proclamare l’integrità della dottrina della Chiesa.
Preghiamo lo Spirito Santo perché assista la Chiesa e illumini i pastori che la guidano. Un atto risolutore ora è urgente e necessario. Confidiamo nel Signore che ha promesso: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Walter Card. Brandmüller
Raymond Leo Card. Burke
ENGLISH II ESPANOL II FRANÇAIS
- INDAGINI SU ZANCHETTA, NUOVO CASO MCCARRICK? di Josè Arturo Quarracino
- SUMMIT QUANTI DUBBI SULLE BUONE INTENZIONI di Nico Spuntoni
http://www.lanuovabq.it/it/vescovi-fermate-la-deriva-omosessualista-firmato-burke-e-brandmuller
Un tempo di penitenza, umiltà e sincerità
Domani in Vaticano si apre il summit mondiale sulla questione degli abusi sessuali nella Chiesa, appuntamento che, prima ancora del suo inizio, ha già fatto molto parlare di sé.
Qui vorrei, in modo forse un po’ strano, entrare in medias res rifacendomi a un intervento di Benedetto XVI che risale a nove anni fa, al viaggio nel Regno Unito.
Sull’aereo che lo stava portando in Gran Bretagna papa Ratzinger, il pontefice che più di tutti ha lottato e si è impegnato concretamente contro gli abusi, rispose alle domande dei giornalisti e a un certo punto, quando gli fu chiesto un parere sullo scandalo che in quel momento stava di nuovo emregendo in tutta la sua drammaticità, pronunciò parole che vanno al cuore della questione.
Eccole.
Innanzitutto devo dire che queste rivelazioni sono state per me uno choc. Sono una grande tristezza, è difficile capire come questa perversione del ministero sacerdotale era possibile.
Il sacerdote, nel momento dell’ordinazione, preparato per anni a questo momento, dice sì a Cristo per farsi la sua voce, la sua bocca, la sua mano e servirlo con tutta l’esistenza perché il Buon Pastore, che ama e aiuta e guida alla verità, sia presente nel mondo. Come un uomo che ha fatto e detto questo possa poi cadere in questa perversione, è difficile capire, è una grande tristezza, tristezza anche che l’autorità della Chiesa non era sufficientemente vigilante e non sufficientemente veloce, decisa, nel prendere le misure necessarie.
Per tutto questo siamo in un momento di penitenza, di umiltà e di rinnovata sincerità, come ho scritto ai Vescovi irlandesi. Mi sembra che dobbiamo adesso realizzare proprio un tempo di penitenza, un tempo di umiltà, e rinnovare e reimparare un’assoluta sincerità. Quanto alle vittime, direi, tre cose sono importanti.
Primo interesse sono le vittime, come possiamo riparare, che cosa possiamo fare per aiutare queste persone a superare questo trauma, a ritrovare la vita, a ritrovare anche la fiducia nel messaggio di Cristo. Cura, impegno per le vittime è la prima priorità con aiuti materiali, psicologici, spirituali.
Secondo è il problema delle persone colpevoli: la giusta pena, escluderli da ogni possibilità di accesso ai giovani, perché sappiamo che questa è una malattia e la libera volontà non funziona dove c’è questa malattia; quindi dobbiamo proteggere queste persone contro se stesse, e trovare il modo di aiutarle e di proteggerle contro se stesse ed escluderle da ogni accesso ai giovani.
E il terzo punto è la prevenzione nella educazione e nella scelta dei candidati al sacerdozio. Essere così attenti che secondo le possibilità umane si escludano futuri casi. E vorrei in questo momento anche ringraziare l’episcopato britannico per la sua attenzione, per la sua collaborazione, sia con la Sede di San Pietro, sia con le istanze pubbliche, e per l’attenzione per le vittime e per il diritto. Mi sembra che l’episcopato britannico abbia fatto e faccia un grande lavoro e gli sono molto grato.
Nella risposta il papa citò la sua Lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda, nella quale si possono leggere altre parole importanti per inquadrare e combattere il flagello degli abusi. In particolare, ai “fratelli vescovi” il papa scriveva:
Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse. Capisco quanto era difficile afferrare l’estensione e la complessità del problema, ottenere informazioni affidabili e prendere decisioni giuste alla luce di consigli divergenti di esperti. Ciononostante, si deve ammettere che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo. Tutto questo ha seriamente minato la vostra credibilità ed efficacia. Apprezzo gli sforzi che avete fatto per porre rimedio agli errori del passato e per assicurare che non si ripetano. Oltre a mettere pienamente in atto le norme del diritto canonico nell’affrontare i casi di abuso dei ragazzi, continuate a cooperare con le autorità civili nell’ambito di loro competenza […]
Soltanto un’azione decisa portata avanti con piena onestà e trasparenza potrà ripristinare il rispetto e il benvolere degli Irlandesi verso la Chiesa alla quale abbiamo consacrato la nostra vita. Ciò deve scaturire, prima di tutto, dal vostro esame di voi stessi, dalla purificazione interiore e dal rinnovamento spirituale. La gente dell’Irlanda giustamente si attende che siate uomini di Dio, che siate santi, che viviate con semplicità, che ricerchiate ogni giorno la conversione personale. Per loro, secondo l’espressione di Sant’Agostino, siete vescovi; eppure con loro siete chiamati ad essere seguaci di Cristo (cfr Discorso 340, 1). Vi esorto dunque a rinnovare il vostro senso di responsabilità davanti a Dio, a crescere in solidarietà con la vostra gente e ad approfondire la vostra sollecitudine pastorale per tutti i membri del vostro gregge. In particolare, siate sensibili alla vita spirituale e morale di ciascuno dei vostri sacerdoti. Siate un esempio con le vostre stesse vite, siate loro vicini, prestate ascolto alle loro preoccupazioni, offrite loro incoraggiamento in questo tempo di difficoltà e alimentate la fiamma del loro amore per Cristo e il loro impegno nel servizio dei loro fratelli e sorelle.
Infine il papa proponeva una figura di riferimento:
In questo Anno dedicato ai Sacerdoti, vi do in consegna in modo del tutto particolare la figura di San Giovanni Maria Vianney, che ebbe una così ricca comprensione del mistero del sacerdozio. “Il sacerdote, scrisse, ha la chiave dei tesori del cielo: è lui che apre la porta, è lui il dispensiere del buon Dio, l’amministratore dei suoi beni”. Il Curato d’Ars ben comprese quanto grandemente benedetta è una comunità quando è servita da un sacerdote buono e santo: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il tesoro più grande che il buon Dio può dare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della divina misericordia.
Chiudo con una citazione tratta dal formidabile discorso tenuto da Joseph Ratzinger al Meeting di Rimini del 1990 (testo tutto da rileggere), quando, parlando della riforma della Chiesa, disse:
Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, bensì di una Chiesa più divina; solo allora essa sarà anche veramente umana.
A.M.V.
*
Ancora fino a un mese fa la doppia finalità del summit che dal 21 al 24 febbraio riunirà attorno al papa i capofila della gerarchia cattolica mondiale era “la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili”, come scritto anche nella “lettera al popolo di Dio” diffusa da Francesco il 20 agosto.
Ne è prova “L’Osservatore Romano” dell’11 gennaio, che in un fondo di prima pagina di Andrea Tornielli, direttore editoriale di tutti i media vaticani e portavoce del papa, dava evidenza a quella doppia finalità persino nel titolo:
Poi però gli “adulti vulnerabili” sono spariti dall’agenda ufficiale del summit. E con loro è sparita la questione degli abusi omosessuali su giovani e giovanissimi, nonostante costituiscano statisticamente la gran parte degli abusi commessi dal clero.
Nell’affollatissima conferenza stampa del 18 febbraio di presentazione del summit (vedi foto), il cardinale Blase Cupich, numero uno della commissione organizzativa, ha tenuto anzi a negare che la pratica omosessuale sia causa di abusi, pur dopo aver detto che la riduzione di tali misfatti negli ultimi anni negli Stati Uniti è stata anche frutto di uno “screening” degli aspiranti al sacerdozio, con esclusione di quelli “a rischio”.
Sta di fatto che non solo la questione dell’omosessualità tra il clero, ma anche la stessa parola “omosessualità” è stata messa al bando, nella pur abbondante mole informativa sul summit offerta ai media di tutto il mondo:
La rimozione della questione dell’omosessualità dall’agenda del summit è chiaramente frutto di una decisione di papa Francesco, il quale non ha mai fatto mistero d’essere arciconvinto che non si tratti tanto di abusi di sesso ma di potere, non di singoli ma di casta, la casta clericale.
Ma che tutto sia da ridurre al “clericalismo”, molti nella Chiesa dubitano.
Non è la prima volta che Francesco fa sorgere dei “dubia” nella dottrina, nella morale e nella prassi. Restano memorabili quelli denunciati da quattro cardinali dopo la pubblicazione di “Amoris laetitia”, ai quali il papa non ha mai dato risposta.
E oggi di nuovo due di quei cardinali, i soli ancora in vita, il tedesco Walter Brandmüller e lo statunitense Raymond Leo Burke, si sono sentiti in dovere di uscire allo scoperto, con la lettera aperta pubblicata qui di seguito, rivolta ai vescovi che prenderanno parte al summit su “la protezione dei minori”.
Il loro è un accorato appello a non tacere su quell’altra “piaga dell’agenda omosessuale” che pervade la Chiesa e che a loro giudizio è abbandono della “verità del Vangelo” e quindi anch’essa all’origine dell’odierna crisi di fede.
Nel summit dei prossimi giorni si vedrà quanto troverà ascolto questo loro appello.
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LETTERA APERTA AI PRESIDENTI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
Cari Confratelli, Presidenti delle Conferenze Episcopali,
Ci rivolgiamo a Voi con profonda afflizione!
Il mondo cattolico è disorientato e si pone una domanda angosciante: dove sta andando la Chiesa?
Di fronte alla deriva in atto, sembra che il problema si riduca a quello degli abusi dei minori, un orribile crimine, specialmente quando perpetrato da un sacerdote, che però è solo parte di una crisi ben più vasta. La piaga dell’agenda omosessuale è diffusa all’interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà. Le radici di questo fenomeno evidentemente stanno in quell’atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l’esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione.
Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali, ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere, ma nell’essersi allontanato dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa.
Di fronte a questa situazione, cardinali e vescovi tacciono. Tacerete anche Voi in occasione della riunione convocata in Vaticano il prossimo 21 febbraio?
Siamo tra coloro che nel 2016 interpellarono il Santo Padre sui “dubia” che dividevano la Chiesa dopo le conclusioni del Sinodo sulla famiglia. Oggi quei “dubia” non solo non hanno avuto risposta, ma sono parte di una più generale crisi della fede. Perciò, Vi incoraggiamo ad alzare la voce per salvaguardare e proclamare l’integrità della dottrina della Chiesa.
Preghiamo lo Spirito Santo perché assista la Chiesa e illumini i pastori che la guidano. Un atto risolutore ora è urgente e necessario. Confidiamo nel Signore che ha promesso: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
Walter Card. Brandmüller
Raymond Leo Card. Burke
Raymond Leo Card. Burke
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Oltre che in italiano, inglese, spagnolo e francese, la lettera è disponibile in tedesco e in portoghese:
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Appelli analoghi a quello della lettera dei cardinali Brandmüller e Burke sono stati pubblicati, nell’immanenza del summit vaticano del 21-24 febbraio, anche dai cardinali Gerhard Müller e Wilfried Napier, dagli arcivescovi Charles Chaput e Carlo Maria Viganò e da altri esponenti cattolici di rilievo in un Symposium on line promosso dal National Catholic Register:
L’intervento di Viganò è in rete anche in italiano.
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Tra gli organizzatori del summit nominati dal papa stupisce l’esclusione di uno dei suoi ideatori: il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della pontificia commissione per la tutela dei minori istituita da Francesco nel 2013.
Tra i partecipanti al summit, O’Malley figura soltanto in quanto membro del consiglio dei cardinali che assistono il papa nel governo della Chiesa universale.
Il gelo tra il cardinale e Francesco è oggetto di un informato articolo di Francis X. Rocca su “The Wall Street Journal” del 14 febbraio.
Settimo Cielo
di Sandro Magister 19 feb
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