IN SILENZIO PER ABBATTERE IL MURO DEL SILENZIO. GLI INTERVENTI ALLA STAMPA ESTERA.
Cari amici di Stilum Curiae, ieri si è svolta a piazza San Silvestro, a Roma, la manifestazione silenziosa di cento laici di tutto il mondo che sono rimasti in piedi in preghiera nel cuore della capitale, vicino alla chiesa dove è custodita una reliquia di San Giovanni, che non ebbe paura di perdere la sua vita per la verità. “In silenzio per abbattere il muro del silenzio” era il senso della manifestazione, e il silenzio è quello di troppi pastori che vedono che cosa stia accadendo nella Chiesa, e tacciono. Subito dopo nella sede della Stampa Estera si è svolta una conferenza stampa a cui hanno partecipato personalità laiche di diversi Paesi. Pensiamo di fare cosa gradita pubblicando i testi dei loro interventi introduttivi.
John Smeaton (GB), presidente della Society for the Protection of the Unborn Child
. Michael Matt (USA), direttore della rivista Remnant
. Scott Schittl (Canada), rappresentante del portale LifeSiteNews
. Julio Loredo (Perù), socio fondatore di Tradición y Acción por un Perú Mayor
. Jean-Pierre Maugendre (Francia), presidente di Renaissance Catholique
. Arkadiusz Stelmach (Polonia) – Vice-Presidente dell’Istituto Piotr Skarga
. Roberto de Mattei (Italia), presidente della Fondazione Lepanto
Modera: Giuseppe Rusconi.
Sala Stampa Estera
Conferenza stampa del 19 febbraio 2019
Intervento di John Smeaton
Papa Francesco risponde alla domanda di un giornalista che ha affermato che le ragazze in America Centrale rimangono incinte presto. Ha chiesto al Papa: questo problema è colpa della Chiesa perché la Chiesa Cattolica si oppone all’educazione sessuale?
Papa Francesco inizia la sua risposta, dicendo: “Credo che nelle scuole si debba insegnare educazione sessuale. Il sesso è un dono di Dio”, dice,” non è un mostro, è un dono di Dio da amare”. Quando Papa Francesco dice in questo contesto “Il sesso non è un mostro”, credo che travisi il problema presentato nella domanda del giornalista, e credo che il Santo Padre faccia questo deliberatamente per tre ragioni:
In primo luogo, per continuare a sostenere, in stile melodrammatico, il suo programma di educazione sessuale promosso nella sua Esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitiae al Sinodo sulla Famiglia del 2015.
In secondo luogo, il Papa usa questa espressione melodrammatica “Il sesso non è un mostro” per distrarre l’attenzione dal fatto che il suo insegnamento è contrario alla dottrina della Chiesa Cattolica, che si preoccupa, soprattutto, di preservare l’innocenza dei bambini e dei giovani.
E, in terzo luogo, Papa Francesco usa questa espressione melodrammatica “Il sesso non è un mostro” per distogliere l’attenzione pubblica dagli aspetti profondamente negativi e scandalosi contenuti nel tipo di educazione sessuale promossa dai funzionari della Chiesa Cattolica in Vaticano e dagli innumerevoli vescovi Cattolici. In effetti, i programmi di educazione sessuale promossi dai funzionari della Chiesa Cattolica in tutto il mondo, a cominciare dal Vaticano sono un mostro. Un mostro dalle molte teste, che divorano i diritti dei genitori come educatori primari dei loro figli, corrompono l’innocenza dei bambini e li confondono sul vero significato della sessualità umana.
Il programma di educazione sessuale del Vaticano si chiama Il Punto d’Incontro. È stato sviluppato dall’arcivescovo Paglia, ex capo del Pontificio Consiglio per la Famiglia. È descritto come segue dal dott. Rick Fitzgibbons, psichiatra e professore associato del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi sul Matrimonio e la Famiglia, presso l’Università Cattolica d’America.
Il dott. Fitzgibbons scrive: “Il programma “Punto d’Incontro” costituisce un abuso sessuale su adolescenti Cattolici in tutto il mondo e rivela che esso ignori l’enorme pressione sessuale che c’è sui giovani d’oggi che si tradurrà in una loro conseguente confusione nell’accettare gli insegnamenti della Chiesa. Rappresenta una grave crisi futura nella Chiesa e in particolare per i giovani e le famiglie Cattolici, di proporzioni di gran lunga maggiori rispetto alla scandalosa crisi degli abusi sessuali sui giovani recentemente così ampiamente riportata dalla stampa.
“I giovani sono anche danneggiati dal fatto di non essere messi in guardia dai pericoli a lungo termine dei comportamenti promiscui e dell’uso dei contraccettivi. Come professionista che ha lavorato sia con i sacerdoti abusanti che con le vittime della crisi degli abusi nella Chiesa, ciò che ho trovato particolarmente preoccupante è che le immagini pornografiche utilizzate in questo programma sono simili a quelle usate dai predatori di adolescenti adulti.
L’espressione del Papa “Il sesso non è un mostro” è una linea di argomentazione ingannevole che distoglie maldestramente l’attenzione dalla crisi probabilmente più seria che i giovani affrontano oggi e cioè – la loro corruzione nelle classi scolastiche da parte di programmi di educazione sessuale promossi in tutto il mondo dalle autorità secolari ed ecclesiastiche.
Sala Stampa Estera
Conferenza stampa del 19 febbraio 2019
Intervento di Michael Matt
I cattolici nel mio paese sono rimasti delusi il 20 agosto 2018 di fronte alla “Lettera di Sua Santità Papa Francesco al Popolo di Dio,” in cui il Pontefice da la colpa per la crisi degli abusi sessuali del clero a quello che egli chiama “clericalismo”.
Prima di tutto, si tratta di un termine che manca ancora di una definizione universalmente accettata. Il clericalismo può significare un atteggiamento disordinato verso il clero, che induce i cattolici laici a dare per scontata la loro superiorità morale. Papa Francesco sostiene che è quando “i chierici si sentono superiori, [e quando] sono lontani dalla gente.”
Ma il Papa osserva che il clericalismo può essere “favorito sia dagli stessi sacerdoti sia dai laici”. Anche il “popolo di Dio” può cadere nel clericalismo, col dare ai propri sacerdoti troppo potere sulle proprie vite quotidiane. Dunque nell’affrontare la crisi, la Chiesa deve cominciare dal popolo colpevole di clericalismo o dai sacerdoti?
Già adesso le pecore sono confuse da questa mancanza di chiarezza.
Certamente in un certo senso il “clericalismo” pare essere quello che sta esercitando proprio il Vaticano visto che, davanti a questa crisi, perfino lo stesso Papa usa il suo potere come capo della Chiesa per screditare l’Arcivescovo Carlo Maria Vigano, il quale in questo momento sta nel nascondimento e la cui testimonianza pertinente in questo incontro di vertice non sarà ascoltata.
Inoltre, in passato delle figure ecclesiali chiave che sono state coinvolte personalmente nell’abuso e l’insabbiamento sono state riabilitate e perfino promosse da Papa Francesco — dall’ex-Cardinale Theodore McCarrick al Cardinale belga Godfried Danneels, il cui tentativo di coprire anni di abusi è stato registrato su nastro e ciononostante è apparso sul loggiato quando Francesco è stato prescelto per diventare il prossimo papa e in seguito è stato scelto dal Papa per partecipare al Sinodo sulla famiglia. Anche qui, tutto questo parrebbe del clericalismo ai più alti livelli.
L’altro punto che preoccupa nei riferimenti di Francesco al “clericalismo” è che essenzialmente sembra fatto apposta per evitare di affrontare la vera radice della crisi, che è l’omosessualità fra i sacerdoti.
Dalla relazione di John Jay apprendiamo che l’81 per cento delle vittime degli abusi sessuali clericali sono maschi in età dai 14 ai 17 anni. Si tratta di crimini compiuti da maschi su altri maschi, dove i casi più vistosi riguardano vescovi che abusano sessualmente di seminaristi e di giovani preti.
Sono due le parole vistosamente assenti dalla lettera del Papa del 20 agosto: “Omosessualità” e “Vescovo”.
Il popolo di Dio non può mettere fine alla crisi del clero. Il popolo di Dio non può mettere fine all’insabbiamento. I cattolici americani concordano con il Cardinal Burke il quale in due diverse occasioni ha insistito che solo il Papa può affrontare la negligenza e la cattiva condotta dei vescovi: “E’ il Pontefice romano, il Santo Padre, che ha la responsabilità di disciplinare queste situazioni ed è lui che deve agire, secondo le procedure stabilite nella disciplina della Chiesa. È questo ciò che inciderà con efficacia sulla situazione.”
Sala Stampa Estera
Conferenza stampa del 19 febbraio 2019
Intervento di Scott Schittl
Papa Francesco afferma che l’atteggiamento della chiesa verso l’omosessualità dev’essere di misericordia e cura pastorale. Come dovrebbe essere, secondo lei, la posizione della chiesa sull’omosessualità?
La posizione della chiesa sull’omosessualità dovrebbe essere sicuramente una di misericordia e cura pastorale. Ma la vera misericordia e cura pastorale dovrebbe essere basata su un interessamento caritatevole per quelli che stanno vivendo l’attrazione verso lo stesso sesso.
Non c’è né amore né misericordia nel permettere ai vostri figli di avere un comportamento scorretto senza correggerli. I genitori spesso ammettono che è più facile non guardare la realtà e non dare la giusta attenzione ad un comportamento sbagliato. Ma proprio per amore e misericordia i genitori devono correggere e disciplinare i loro figli per il bene dei figli stessi.
Per questo la chiesa, e soprattutto i suoi pastori – i padri delle anime – devono nutrire il loro gregge, devono insegnare le verità indipendentemente da quanto sia difficile o politicamente incorretto. Questa è la vera misericordia e cura pastorale.
Il Vaticano ha messo in guardia contro il silenzio sulla dura verità dell’omosessualità. Il papa emerito Benedetto, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha fatto una dichiarazione pubblica diretta ai vescovi della chiesa cattolica nella quale afferma che il SILENZIO sull’insegnamento della chiesa riguardo il pericolo spirituale causato degli atti omosessuali rappresenta una carità falsa e che questo ‘non è né amorevole né pastorale.’
Il documento del 1986 del CDF intitolato “Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, ha sottolineato la necessità di “affermare chiaramente che l’attività omosessuale è immorale.”
L’istruzione ai vescovi di tutto il mondo sull’omosessualità aggiunge: “Ma desideriamo enfatizzare che la deviazione dall’insegnamento della chiesa, o silenzio al riguardo, nello sforzo di offrire una cura pastorale, non è né caritatevole né pastorale. Soltanto quello che è vero può essere alla fine pastorale. Ignorare la posizione della chiesa ostacola gli uomini e le donne omosessuali dal ricevere la cura di cui hanno bisogno e che meritano.”
Non solo numerose riviste mediche hanno evidenziato i pericoli degli atti omosessuali, a volte gli attivisti omosessuali stessi hanno ammesso questi pericoli.
Il 17 febbraio 2009, il giornale gay più famoso della Canada, XTRA, ha segnalato un gruppo di attivisti omosessuali che hanno richiesto al sistema sanitario della Canada più attenzione verso la ‘comunità gay’. Gli attivisti omosessuali dichiarono: “Noi abbiamo uno dei peggiori livelli di salute di questo Paese… I queer Canadesi soffrono di un’aspettativa di vita più bassa di un cittadino Canadese medio, di livelli più alti di abuso di sostanze, di suicidio,didepressione, e di accesso inadeguato alle cure HIV/AIDS.” “Ci sono tanti problemi di salute che sono endemici alla nostra comunità.”
Conclude: “Ora che possiamo sposarci, tutti presumono che non abbiamo più problemi. Molti decessi nella nostra comunità sono nascosti, non li vediamo. Chi di noi lavorain prima linea di soccorso li vede, e io sono stanco di veder la mia comunità morire.”
Oltre ogni altra considerazione, anche quella della salute, la vita dipende da dove trascorreremo l’eternità – in paradiso o in inferno. Di fronte a questa netta realtà, non è un atto veramente caritatevole avvertire quelli con tendenze omosessuale o qualsiasi altro aberrazione sessuale, che stanno mettendo in pericolo la loro vita eterna?
Sala Stampa Estera
Conferenza stampa del 19 febbraio 2019
Intervento di Julio Loredo
Il Papa Pio XII ha definito l’evangelizzazione delle Americhe “la più grande epopea missionaria dopo la fondazione della Chiesa”. Infatti, in meno di cento anni, l’intero continente fu indirizzato amorevolmente verso la fede cattolica, per mano di valorosi missionari spagnoli e portoghesi, molti dei quali canonizzati. Tal epopea fu possibile perché avevano ben chiaro lo scopo della loro missione: annunciare a questi popoli la Buona Novella di Gesù Cristo, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, conducendoli così nel grembo di Santa Romana Chiesa, all’interno di quell’immensa famiglia spirituale che configura la Civiltà cristiana.
Questi missionari non operavano al ribasso, cioè non transigevano con i costumi pagani allora correnti tra gli indios, tra cui l’infanticidio, il cannibalismo, il genocidio, lo stupro rituale, la poligamia e l’omosessualità. Qualsiasi cedimento avrebbe implicato l’impoverimento del messaggio cristiano e, quindi, il fallimento della loro missione. Contro gli abusi sessuali, i missionari presentarono l’ideale cattolico nella sua integrità, sicuri che la grazia divina avrebbe fatto il resto.
Al di là delle considerazioni di ordine teologico, morale o canonico che si possano elaborare, questo approccio si rivelò storicamente vincente. Direi, pastoralmente vincente.
Questo approccio fu riproposto, più recentemente, da Papa Giovanni Paolo II quando, in occasione dei cinquecento anni dalla scoperta dell’America, convocò la XXV Congregazione generale dell’Assemblea speciale per l’America del Sinodo dei vescovi. Nell’esortazione post-sinodale Ecclesia in America, Papa Wojtyla fu molto chiaro: “I formatori abbiano cura di accompagnare e guidare i seminaristi verso una maturità affettiva che li renda atti ad abbracciare il celibato sacerdotale e capaci di vivere in comunione con i confratelli nella vocazione sacerdotale”[Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in America, 22 gennaio 1999, n° 40].
Io non credo affatto che l’abolizione del celibato sacerdotale sia il rimedio più efficace contro gli abusi sessuali. Il rimedio più efficace è la preghiera e la buona formazione sacerdotale, invertendo quindi l’ambiente di lassismo morale, liturgico e dottrinale introdottosi nei seminari dagli anni Sessanta. Il resto lo fa la grazia divina, nella quale dobbiamo confidare.
Come figlio riconoscente dell’epopea evangelizzatrice nel Nuovo Continente, questa è la mia ferma convinzione, suffragata dalla testimonianza della storia.
Sala Stampa Estera
Conferenza stampa del 19 febbraio 2019
Intervento di Jean-Pierre Maugendre
Che la Chiesa abbia bisogno di una riforma è indiscutibile. Ma occorre sapere quali sono i principi che guideranno questa riforma. Infatti, ineluttabilmente, i principi mostrano le loro conseguenze logiche. Non sembra che gli organizzatori del prossimo sinodo abbiano l’intenzione di ritornare ai principi che hanno portato la santa Chiesa di Dio alla situazione tragica che essa vive oggi. C’è da temere che non sia sempre attuale la riflessione piena di buon senso di Jacques-Bénigne Bossuet, allora vescovo di Meaux, alla fine del XVII secolo: Dio ride degli uomini che compiangono gli effetti di cui prediligono le cause. Quali sono allora le cause degli effetti che compiangiamo?
Mentre l’80% degli atti di pedofilia denunciati di recente sono di natura omosessuale, un silenzio assordante accompagna l’osservazione di questa realtà. Solo la verità rende liberi (Gv VIII, 32). Questa verità è che “Gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. In nessun caso possono essere approvati” (CEC § 2357). Cinquant’anni fa, in un’opera recentemente ripubblicata, Jean Madiran aveva denunciato l’Eresia del XX secolo, che era, secondo lui, quella dei vescovi che avevano rinunciato a insegnare la legge naturale, che non è altro che la legge di Dio. A chi gli ha appena chiesto: “Cosa devo fare per entrare nella vita eterna?”. Il Signore prima risponde: “Se vuoi entrare nella vita eterna osserva i comandamenti” e gli ricorda i comandamenti del Decalogo (cfr. Mt XIX, 16-19). Come afferma la saggezza popolare: chi tace acconsente. La Chiesa sembra essersi adeguata, con un silenzio complice, a una banalizzazione dell’omosessualità. Nulla di nuovo. Da 2.000 anni la Chiesa si confronta con la tentazione di conformarsi alla mentalità del mondo nonostante l’ammonimento di san Paolo: “Nolite conformari huic saeculo”, “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo” (Rom XII, 2). Lo spirito di conciliazione con il mondo ha svuotato i dogmi della loro sostanza, distrutto la liturgia, ridotto la morale a un vago sentimentalismo, annichilito lo spirito missionario e ridotto la Chiesa ad aspirare solo a essere un vago Movimento di Animazione Spirituale della Democrazia Universale.
Ogni cosiddetta riforma della Chiesa sarebbe destinata al fallimento se non fosse innanzitutto una riforma non soltanto teocentrica ma più essenzialmente incentrata su Gesù Cristo. Al riguardo è urgente il ripristino del sacerdozio cattolico nella sua realtà sacrificale e oblativa. Noi semplici laici, agli ultimi posti, siamo testimoni abbattuti e feriti della desacralizzazione del sacerdozio cattolico. Al giovane a cui chiedeva la strada, il curato d’Ars promise di mostrargli la strada del cielo. È l’unica riforma della Chiesa alla quale aspiriamo: quella che, appunto, indicherà chiaramente le strade del cielo e darà al popolo cristiano i mezzi per superare questa strada disseminata di insidie.
Sala Stampa Estera
Conferenza stampa del 19 febbraio 2019
Intervento di Arkadiusz Stelmach
Vengo dalla Polonia, il paese che deve la sua esistenza alla Chiesa Cattolica, vengo da un paese che, in virtù di un atto regio, ha eletto la Beata Vergine Maria a Regina della Polonia.
Come l’intero mondo Cattolico, noi Polacchi, siamo tristi per la condizione della Chiesa e della Civiltà Cristiana. Sì, la Chiesa e la Civiltà Cristiana sono state distrutte per oltre cinque secoli dalla Rivoluzione gnostica ed egalitaria.
Oggi assistiamo a una drammatica lotta tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione all’interno della Chiesa. Vediamo come il drago rosso in una nuova forma di neo-comunismo o neo-Marxismo è insidiosamente penetrato nella Chiesa, creando in Lei una devastazione mai conosciuta prima.
Purtroppo anche la mia amata Polonia non è esente da questo flagello. Stiamo vivendo come parte della Chiesa cattolica. Stiamo lottando contro la crisi della Fede – che si manifesta nel calo delle vocazioni al sacerdozio, nel declino delle pratiche religiose specialmente tra i giovani, nel flagello dell’immoralità, nella promozione dell’omosessualità e l’ideologia di genere. Sfortunatamente, i nostri seminari e le nostre università non sono stati risparmiati dalla terribile ideologia del progressismo, che mina efficacemente la dottrina, gli insegnamenti e il lavoro pastorale della Chiesa.
Un anno fa, l’Istituto P. Piotr Skarga, che rappresento, ha condotto una campagna assolutamente unica “Polonia Semper Fidelis” in difesa dell’indissolubilità del matrimonio Cattolico e del Santissimo Sacramento. Questa azione ha rappresentato l’espressione della preoccupazione dei Cattolici Polacchi nei confronti di una dottrina poco chiara e pericolosa sull’indissolubilità del Sacramento del Matrimonio contenuta nel documento papale Amoris Laetitia. L’episcopato Polacco ricevette, in effetti, oltre 145.000 lettere, la maggior parte delle quali per posta tradizionale. Nelle lettere, i fedeli Polacchi facevano appello alla Conferenza Episcopale Polacca perchè confermasse l’insegnamento della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio, nonché impedisse ai Cattolici divorziati che vivono in unioni non sacramentali di ricevere la Santa Comunione.
È triste che fino ad ora non abbiamo ricevuto alcuna risposta dall’episcopato Polacco per la campagna. Sfortunatamente, i mesi scorsi hanno fornito ulteriori informazioni sull’entità della crisi e della confusione nella Chiesa.
Le lettere dell’Arcivescovo Viganò, che hanno smascherato gli scandali degli abusi sessuali contro i bambini e i seminaristi; i tentativi di democratizzare e distruggere la struttura gerarchica della Chiesa, suscitano la nostra più grande preoccupazione.
Purtroppo, tutto ciò coincide anche con gli attacchi sempre più furiosi contro la Chiesa in Polonia da parte di nemici esterni. Un triste esempio di questo è il film “Clergy”: che presenta un’immagine deformata e unilaterale della Chiesa come un’organizzazione corrotta.
Questa tragica situazione della Chiesa ci chiama ad essere fedeli alla chiara dottrina e agli insegnamenti cattolici tradizionali. In Polonia, il mio paese, la Madre di Dio, la Beata Vergine Maria, è stata sempre venerata ed è stata la nostra speranza nelle ore più buie della nostra storia. Ecco perché dobbiamo stare con Lei e pronunciare:Credo in Unam, Sanctam Catholicam Ecclesiam, Chiesa che le porte degli inferi non distruggeranno.
Sala Stampa Estera
Conferenza stampa del 19 febbraio 2019
Intervento di Roberto de Mattei
Se il vertice dei presidenti delle conferenze episcopali del mondo riuniti da papa Francesco si limiterà a trattare gli abusi sui minori, come annuncia il titolo del Summit, senza affrontare, ad esempio, la questione dell’omosessualità nella Chiesa, sarà un incontro destinato al fallimento, perché non risalirà alle vere cause del problema. Sarebbe ipocrisia limitare gli scandali alla pedofilia, ignorando la piaga dell’omosessualità che non è solo un vizio contro natura, ma anche una struttura di potere all’interno della Chiesa. E sarebbe ipocrita limitarsi a denunciare gli scandali morali, senza risalire alle loro radici dottrinali, che risalgono agli anni del Concilio e del postconcilio. Sembra invece che le autorità ecclesiastiche si interessino di crimini come la pedofilia o lo stupro, non perché sono una gravissima violazione della legge divina e naturale, e quindi costituiscono un’offesa a Dio, ma solo perché rappresentano una violenza verso il nostro prossimoe sono sanzionati penalmente dagli Stati moderni. Ma gli Stati moderni che condannano la pedofilia, promuovono l’omosessualità, e oggi gli uomini di Chiesa hanno paura di essere definiti “omofobi”. Proprio in questi giorni, c’è tutta un’operazione mediatica per lanciare il libro di Frédéric Martel, Sodoma, che sostiene che ogni uomo di Chiesa che condanni l’omosessualità è un omofobo, e ogni omofobo cela un omosessuale represso. Quindi il vero peccato è l’ipocrisia di chi non si confessa pubblicamente omosessuale.
Questo libro rappresenta il tentativo di esercitare una minacciosa pressione mediatica sui vescovi che si riuniscono a Roma, riducendoli al silenzio.Noi siamo qui per abbattere il muro del silenzio. Il silenzio si può rompere con le parole, come stiamo facendo con questa conferenza stampa, ma anche con dei gesti simbolici, come abbiamo fatto nella nostra manifestazione a piazza San Silvestro. Parlare non significa solo mormorare delle parole e una manifestazione pubblica può esprimere un messaggio più forte del linguaggio verbale.
San Gregorio Magno nella Regola pastoraledefinisce i cattivi Pastori, “cani muti, incapaci di abbaiare” (Is56, 10). “Cos’è infatti per un pastore la paura di dire la verità, se non un voltar le spalle al nemico con il suo silenzio?”.Il nostro è un appello ai Presidenti delle Conferenze episcopali, riuniti a Roma, e ai vescovi di tutto il mondo, perché qualcuno tra loro abbia il coraggio di levarsi in piedi e rompere il silenzio, come ha fatto l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Se ciò non accadrà, la nostra testimonianza resterà come un monito verso quei Pastori della Chiesa che, con il loro silenzio tombale, nato dalla pavidità o dalla arroganza, rinnegano di fatto la fede e la morale cattolica. Ma Nostro Signore Gesù Cristo ci ha detto che confesserà o rinnegherà davanti a Dio chiunque lo avrà confessato o rinnegato davanti agli uomini (Mt, XI, 32; LucaIX, 26: XIII, 8-9).
Il sito della manifestazione è: wwwaciesordinata.org
Oggi è il 170° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.
Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.
Marco Tosatti
http://www.marcotosatti.com/2019/02/20/in-silenzio-per-abbattere-il-muro-del-silenzio-gli-interventi-alla-stampa-estera/
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