SIAMO ARRIVATI AL BIVIO !
Siamo arrivati al bivio: e adesso? Dobbiamo fare una scelta le due strade, quella di Gesù e quella di Bergoglio si dividono: con dolore molti buoni cattolici stanno maturando la certezza che Bergoglio non è degno di essere papa
di Francesco Lamendola
Con
fatica, con dolore, con amarezza, molte persone, molti buoni cattolici,
molti non cattolici che si stavano avvicinando al cattolicesimo,
guidati dalla luce di Verità che si sprigiona, non certo per merito
degli uomini e delle loro opere (o qualche volta anche sì, per quanto
parzialmente e imperfettamente) dalla Persona e dalla Parola di Gesù
Cristo, stanno maturando la certezza che Bergoglio non è degno
di essere papa, che i Bassetti, i Galantino e i Paglia sono solo dei
politici, che i Bianchi e i Kasper e i Martin non sono dei teologi
cattolici, ma degli eretici impegnati ad adulterare impunemente la vera
dottrina cattolica. In altre parole, sono passati dalla fase in cui
avevano la sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto, alla fase in cui hanno dubitato,
sì, ma di se stessi, e si sono auto-colpevolizzati, e si sono sforzati
di essere figli obbedienti della santa Chiesa cattolica; alla fase in
cui hanno ricominciato a sospettare, ma con più forza, che
questa non sia più la vera Chiesa cattolica, ma una sua tragica
contraffazione, per giungere infine ad essere sicuri che le
cose stanno proprio così: che non c’è niente che non va in loro, in
quanto credenti, se non la poco fede: ma quello è un problema costante
di tutti i veri cattolici, e lo è soprattutto dei Santi: sentire che la
vera fede implicherebbe una conversone totale della persona, che ancora
non c’è stata. In altre parole, si sono sforzati di continuare a
camminare, pur con le scarpe piene di sassolini, che provocavano fitte
dolorose ad ogni passo, accusando se stessi di lasciarsi turbare da cose
in fondo secondarie; hanno fatto chilometri e chilometri con i piedi
sempre più piagati, sanguinanti; e solo da ultimo, quando il dolore si è
fatto insopportabile, si sono fermati, si sono tolti le scarpe, e si
sono resi conto che quelli non erano sassolini, ma frantumi di vetro
taglienti.
A quel punto hanno capito che qualcuno ce li aveva messi a
bella posta; e sono giunti così alla conclusione che il loro sacrificio
era stato inutile, che avevano sofferto in silenzio per niente; anzi,
che il loro silenzio e il loro stoicismo erano serviti solo a far
crescere a dismisura la tracotanza alla persona malvagia che aveva
giocato loro quel pessimo scherzo, evidentemente per certi suoi fini
inconfessabili. E adesso i camminatori dai piedi insanguinati si stanno
chiedendo quali fossero, anzi, quali siano quei fini; si interrogano su
chi possa essere stato l’autore di una beffa così atroce; e infine non
possono eludere ulteriormente l’amara verità, che quella sporca
operazione è stata pensata e voluta, contro di loro, dalle persone più
care, dalle più rispettate, da quelle in cui riponevano tutta la loro
fiducia.
Il papa misericordioso che non risponde alle domande: è un papa che semina dubbi, turbamenti, amarezza e angoscia.
Certo,
è una situazione inedita: in duemila anni di storia della Chiesa, non
si era mai presentata, o non si era mai presentata in queste dimensioni.
Finora, i fedeli laici avevano sempre potuto contare sulla fedeltà del
clero alla vera dottrina; e per quanto vedessero, non poche volte, che i
singoli membri di quel clero, e a volte intere comunità religiose,
erano tutt’altro che fedeli sul piano del comportamento personale; per
quanto vedessero che si trattava di servi iniqui e infedeli dal punto di
vista morale, nondimeno quasi mai succedeva che fossero anche delle
cattive guide sul piano dottrinale. O, almeno, non capitava quasi mai
che fossero delle cattive guide dottrinali in maniera intenzionale e
organizzata. In altre parole, il clero non aveva mai dato l’esempio
dell’eresia e dell’apostasia, per quanto, a volte, singoli membri di
esso vi fossero caduti. Ora, invece, succede che il clero, nel suo
complesso, anche se non senza eccezioni, ha imboccato la strada
dell’eresia e dell’apostasia generalizzate: il che rende difficilissimo e
oltremodo angoscioso, per il credente, accettare l’idea di non poter
più fidarsi di esso sul piano della dottrina, di non poter più prendere i
sacerdoti come guide nel cammino che conduce verso Gesù Cristo. E
molte persone si stanno rendendo conto che, se questa drammatica realtà
si manifesta ora apertamente, durante il pontificato di Bergoglio, in
effetti l’eresia e l’apostasia avevano incominciato a strisciare nel
giardino della Chiesa già da molto tempo: da più di cinquant’anni, dal
Concilio Vaticano II e dalla cosiddetta riforma liturgica voluta da
Paolo VI e realizzata dall’arcivescovo massone e piduista Annibale
Bugnini. Si stanno accorgendo che tutto ciò che hanno sempre sentito
dire, sia dentro sia fuori la Chiesa (strana
concordanza, che avrebbe dovuto, di per sé, metterli in guardia!), ossia
che il Concilio è stato l’evento più fausto e più benefico, addirittura
provvidenziale, in tutta la storia del cattolicesimo, forse non è stato
affatto tale, ma anzi, è stato il frutto di una oscura manovra di forze
interne ed esterne interessate a manipolare e addomesticare la Chiesa,
per trasformarla in un docile strumento di consenso verso il mondo, la
sua mentalità e la sua condotta di vita, basati su un edonismo sfrenato e
su un utilitarismo cinico e amorale.
Non risponde a monsignor Viganò !
Senza dubbio lo shock
di una tale scoperta, specialmente per i membri sani de clero, deve
essere stato tremendo. Se è stato drammatico per i laici, che cosa può
aver significato nella vita dei consacrati? Che cosa può aver voluto
dire nella vita delle centinaia di francescani e francescane
dell’Immacolata, commissariati, umiliati, perseguitati, molti dei quali
hanno perso la speranza e sono usciti dalla loro condizione di
religiosi? Che cosa possano provare un monaco o una suora, che hanno
offerto la loro esistenza a Dio e al voto mariano che fu già di san
Massimiliano Kolbe, e che hanno visto in san Pio da Pietrelcina la
figura del vero sacerdote, da imitare e venerare, quando sono stati
strappati dalla dolce chiostra, come direbbe Dante, non per
violenza di nemici della Chiesa, ma per opera del papa stesso? Se il
dolore di Piccarda Donati, strappata a forza del convento e dal velo
monacale, è terribile, sì, ma lenito in qualche modo dal fatto di essere
stato provocato da uomini a mal più che a ben usi,
come sarà il dolore dei francescani e delle francescane
dell’Immacolata, sapendo che la loro persecuzione è partita dal
Vaticano? Proviamo a metterci nei panni dei sacerdoti, dei vescovi e dei
cardinali che si sono resi conto della deriva apostatica della Chiesa, e
che non hanno trovato ascolto, anzi, sono stati circondati da un
silenzio ostile, e fatti oggetto di malevola attenzione da parte dei
vertici della Chiesa stessa, quasi colpevoli di voler creare, loro,
delle divisioni nel corpo mistico di Cristo.
Elogia Pannella e la Bonino !
Cosa avrà provato il cardinale Caffarra, vedendo ignorata sia la lettera con i dubia
espressi, rispettosamente e privatamente, da lui e da altri tre
cardinali, sia la richiesta di un incontro privato col pontefice, sia,
infine, il documento reso pubblico per sollecitare una risposta? Che
cosa avrà provato vedendo che il papa, nel corso di un incontro non
programmato, e pur stando seduto a pranzo proprio di fronte a lui, non
gli ha mai rivolto la parola su ciò che gli stava tanto a cuore:
ricevere i sospirati chiarimenti in fatto di dottrina, per il bene della
Chiesa e per la chiarezza morale di milioni e milioni di fedeli? Chi
può dire che la sua morte non sia stata provocato, o affrettata, dal
dolore per aver ricevuto un simile, oltraggioso trattamento, non solo
sul piano pastorale e della fede, ma anche sul piano personale ed umano,
e questo proprio da un papa che ha fatto della misericordia la parola
d’ordine del suo pontificato? Chi può dire che il tumore al cervello che
ha colpito monsignor Antonio Livi, uno degli ultimi, grandi teologi
cattolici che sono anche membri del clero, non abbia origine proprio da
un simile dolore, da una simile amarezza? Vedere la deriva della
Chiesa, lo sgretolamento dell’autentica dottrina, e vedersi,
contemporaneamente, osteggiato, bistrattato (per esempio da Marco
Tarquinio, il direttore del giornale su cui scriveva da decenni, L’Avvenire,
e ciò per aver rilevato le intollerabili eresie propagata dal sedicente
teologo Enzo Bianchi), messo in un angolo, mortificato dal papa e dalla
sua corte di pretoriani, e non difeso quasi da alcuno?
Non ha risposto ai quattro cardinali sui dubia !
Noi
conosciamo personalmente alcuni di questi casi. Eravamo amici ed
estimatori di un santo sacerdote, anziano, ma ancora perfettamente in
salute e lucidissimo, il quale, quasi da un giorno all’altro, si è
ammalato ed è tornato alla casa del Padre. Abbiamo visto il suo
turbamento, la sua tristezza, di fronte a quel che succede oggi nella
Chiesa; ne abbiamo parlato con lui e ci siamo resi conto che, pur se non
diceva una parola, né mai l’avrebbe detta, di critica aperta verso
questo pontificato e verso le nuove tendenze di tanti preti e vescovi,
ne era tuttavia intimamente e profondamente addolorato, e ne soffriva
sino in fondo all’anima. La sua coscienza integerrima di cristiano e di
sacerdote gli rendeva impossibile prendere le cose, come si usa dire
(impropriamente), “con filosofia”. La sua anima generosa ne soffriva,
invece, e molto; siamo certi che ne sanguinava. E conosciamo anche un
altro bravo e onesto sacerdote che è morto d’infarto letteralmente in un
attimo, e anche per lui sospettiamo che non sia stata una morte del
tutto “naturale”. Nel corso di una conversazione con un amico, era stato
posto di fronte alla questione sul giudizio che si può dare del papa
attuale e della sua azione; e sappiamo che era stato assai colpito,
anche se apparentemente era rimasto impassibile, dal durissimo giudizio
espresso dal comune amico. Aveva detto che ci avrebbe riflettuto; tre
ore dopo era morto.
Non dice ai francescani dell'Immacolata perché li perseguita !
Avevano
pranzato insieme, e dopo il pranzo era uscito a fare la sua solita
passeggiata. Era stato stroncato da un malore fulmineo. Una semplice
coincidenza, una fatalità? Forse. Ma di casi del genere ne conosciamo
parecchi. Proviamo a metterci nei panni di un consacrato che aveva
deciso di offrire la sua intera vita a Dio e alla Chiesa, e che ora si
vede giunto a un bivio, lo stesso bivio al quale sono giunti anche i
laici: se andare lungo la strada segnata da Dio, per mezzo della parola
e della vita di Gesù Cristo, oppure lungo la strada indicata dalla
neochiesa postconciliare, e specificamente da Bergoglio, da Bassetti, da
Galantino, da Paglia, da Martin, da Kasper e da Bianchi. Perché di un
bivio si tratta, non c’è il minimo dubbio: o si va da una parte, o si va
dall’altra. Per la prima vola nella sua storia due volte millenaria, la
via intrapresa dalla Chiesa non coincide con la via indicata da Gesù
Cristo. Il Signore disse infatti: Io sono la via, la verità e la vita; chi ha visto me, ha visto il Padre; e nessuno viene al padre se non per mezzo di me.
Ma Bergoglio dice altre cose: molto, troppo diverse. Parla dei
migranti, parla dei diritti civili, parla dell’ambiente, parla del
clima. Parla poco del peccato e niente della vita eterna; poco della
grazia e niente del giudizio. Parla poco della divinità di Gesù e ancor
meno della mediazione della Vergine Maria. E quel che è peggio, alterna
continuamente affermazioni cattoliche e affermazioni semi-eretiche, e
non poche volte decisamente blasfeme, come quando disse che Gesù si è fatto serpente e si è fatto diavolo,
o come quando ha voluto festeggiare, con tanto di emissione filatelica,
i 500 anni della “riforma”, ovvero dell’eresia micidiale e dello scisma
di Lutero, salutandola (sono parole di Galantino) come un dono dello Spirito Santo.
... né alle francescane !
Siamo arrivati al bivio: e adesso?
di Francesco Lamendola
continua su:
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/7249-siamo-arrivati-al-bivio-e-adesso
NIENTE CHIUSURA PER LA CASA PONTIFICIA. VOCI SU MONS. CARBALLO A TOLEDO
Cari amici di Stilum Curiae, qualche tempo fa abbiamo raccolto voci che riguardavano la Prefettura della Casa Apostolica, e l’attuale prefetto, mons. Georg Gaenswein. Sembrava che fosse imminente la pubblicazione di un motu proprio che avrebbe sancito la scomparsa della Prefettura, e lo spostamento di mons. Gaenswein a una importante Congregazione romana. Da fonti autorevoli sembra che quell’ipotesi non avrà luogo. Non siamo in grado di dire però se ci sia stato un ripensamento, o se quelle voci, così insistenti in quel momento, fossero nate come conseguenza dei provvedimenti che invece sono stati presi riguardo al Coro della Cappella Sistina, al motu proprio che ne trattava e a quello che sanciva la fine della Commissione Ecclesia Dei.
Dalla Spagna al Vaticano si inseguono invece adesso le voci che vorrebbero ben presto l’attuale Segretario della Congregazione per i religiosi, mons. José Rodriguez Carballo, nominato alla prestigiosa diocesi di Toledo; e in un futuro non lontano magari insignito degli onori cardinalizi…
Non è un mistero per nessuno in Vaticano che mons. Carballo è l’uomo di fiducia del Pontefice regnante, nella Congregazione per la vita religiosa; ed è anche l’uomo al quale si devono ascrivere le operazioni più o meno crudeli ma sempre piuttosto punitive verso molte realtà di vita consacrata: a partire dai Francescani dell’Immacolata (ma da quanti anni sono commissariati) alle Petites Soeurs, al Verbo Encarnado e altri ancora. La maggior parte di essi non fa notizia: ma secondo alcune fonti sarebbero attualmente più di novanta le congregazoni o gli istituti nel mirino della Congregazione retta da Braz De Aviz e Carballo.
Che, inoltre, si è distinto nell’incitare in più di una visita a questo o quel monastero le suore di clausura a uscire, a uscire…suscitando anche qualche risposta piccata. Un elemento certamente singolare, in questo quadro, è che il grande organizzatore della vita consacrata, e forse futuro cardinale arcivescovo di Toledo è stato uno dei protagonisti del più grande disastro finanziario mai vissuto dal suo ordine, quello di san Francesco
C’è anche ci sostiene che la possibile nomina a Toledo abbia fra le altre cause, quello di allontanare dall’Italia, e dalla curiosità dei magistrati, l’ex Ministro Generale dell’ordine. Nei prossimi giorni a Milano si aprirà il processo nei confronti di tre frati economi; secondo le Costituzioni dell’Ordine, e il Codice di Diritto Canonico c’è però una responsabilità più generale del Ministro riguardo alla gestione amministrativa. E in questo senso Carballo non ha certo lasciato un bel ricordo di sé fra i suoi confratelli francescani.
Marco Tosatti
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